900 anni fa. La consacrazione della Cattedrale di Genova

Cattedrale di Genova

900 anni fa. La consacrazione della cattedrale di GENOVA di Antonio Musarra
10 ottobre 1118/10 ottobre 2018 – Forse non tutti sanno che, esattamente 900 anni fa, la cattedrale di Genova veniva consacrata da papa Gelasio II. Ebbene: la questione non fu affatto irenica come sovente ci è presentata. Sappiamo di come, verso la fine dell’XI secolo, fosse avviato un vero e proprio cantiere per ridare un volto a San Lorenzo, perseguito, con forza, dal nuovo ordine imposto alla città a seguito della vittoria del partito riformatore, guidato dal vescovo Airaldo. Ricordiamoci che, a Genova, passata la fase di opposizione interna dovuta alla permanenza sul soglio vescovile, per oltre cinquant’anni, d’una serie di vescovi filo-imperiali, a partire dal 1099 si sarebbe palesata una singolare alleanza tra la Chiesa locale e l’élite militare ed economico-commerciale che avrebbe espresso, a prezzo di ripetute sperimentazioni, l’autogoverno per i decenni a venire. I primi regimi consolari a noi noti si affermano, infatti, nell’ambito dello schieramento riformatore, in concomitanza con l’elezione di Airaldo, nel 1097. L’annalista Caffaro ne lega l’operato al patto della «compagna»: un’associazione di carattere temporaneo e volontario, sorta – non è certo se per la prima volta – in occasione della partecipazione alla crociata: espressione del rinnovamento ecclesiastico operato dal papato.
Il 10 ottobre del 1118, papa Gelasio II consacrò l’altare e l’«oratorium» della nuova chiesa, quando ancora i lavori non erano terminati. Già prima di allora si ha notizia della riunione in essa del «parlamentum»: la grande assemblea degli «habitatores Ianue», che dovette avvenire o in una porzione della chiesa alto-medievale ancora in piedi o in uno spazio già abbastanza acconcio. Airaldo risulta, ormai, morto. E’ il vescovo Ottone a presenziare, assieme ad Aldo, vescovo di Piacenza, a Landolfo, vescovo di Asti e ad Azzone, vescovo di Acqui. Al contempo, il papa rinnovava una speciale indulgenza, ritrovata – leggiamo – nel messale del suo predecessore, che concedeva il perdono dei peccati a coloro che erano stati sepolti nel cimitero della chiesa o che lo sarebbero stati in futuro. Airaldo era ricordato come «pater» della chiesa genovese; di lui si aggiungeva che aveva donato, a rimedio della propria anima e di quella del proprio parentado, la chiesa di san Marco al molo ai canonici della cattedrale.
Il papa veniva da Pisa, dove aveva compiuto il medesimo gesto. Era diretto in Francia. Era stato costretto a lasciare Roma a causa della pressione della fazione guidata dai Frangipane, sostenitrice dell’imperatore Enrico V, che intendeva imporre il proprio controllo sulla nomina delle gerarchie ecclesiastiche nei territori a lui sottoposti. Giunto a Roma il 2 marzo del 1118, Enrico aveva tentato di farsi incoronare in San Pietro. Gelasio – che già qualche tempo prima aveva conosciuto la prigionia – gli aveva opposto un netto rifiuto, cui l’imperatore aveva risposto sostenendo l’elezione di Burdino, arcivescovo di Braga, che aveva assunto il nome di Gregorio VIII. Per ben due volte, il papa era stato costretto a lasciare Roma, salvo potervi rientrare per breve tempo sotto protezione normanna, sino a che, il 2 settembre, s’era risolto a prendere il mare per recarsi in Francia. Lungo il traggito si fermò a Pisa; quindi, a Genova, procedendo alla consacrazione delle rispettive sedi cattedrali. Ciò rispondeva alla necessità di cercare alleati da contrapporre al papa rivale.

Duomo di Pisa

Le due città si trovarono, dunque, per un momento, dalla stessa parte, benché la lotta per il controllo della Corsica e delle sue diocesi fosse entrata nel vivo. Gelasio giunse a Marsiglia in ottobre. Qui avrebbe probabilmente convocato un concilio se la morte non lo avesse colto. Era il 29 gennaio del 1119. Gli accordi di Worms sarebbero stati siglati solamente nel 1122.
A Genova, così come a Pisa, il papa era stato accolto in maniera trionfale. Attorno alla cattedrale s’era stretta l’intera cittadinanza. Si trattava della principale fabbrica della città, che, assieme alla canonica e al palazzo vescovile – poi, arcivescovile -, avrebbe ospitato per parecchio tempo le sedi del potere pubblico. Chi aveva e avrebbe finanziato la sua ricostruzione? Iacopo da Varagine, vissuto alla fine del Duecento, ha pochi dubbi: «Credimus autem quod opus tam sumptuosum et nobile ecclesie Sancti Laurentii fecit commune Ianue et non persona aliqua specialis». Non i privati, dunque, ma il «commune Ianue»: la «communitas». Potremmo dire, con qualche cautela, il potere pubblico. Non è un caso se la Chiesa genovese fosse ritenuta, a lungo, il principale soggetto giuridico cui indirizzare i privilegi ottenuti nel Mediterraneo. Ancora nel 1137, il presule – dal 1133, arcivescovo – poteva agire politicamente in assenza dei consoli.
Per lungo tempo, la fabbrica della cattedrale avrebbe incamerato, dunque, dazi e decime sul commercio, oltre al 10% delle imposte dei lasciti testamentari, diventando, a tutti gli effetti, un affare dei cittadini. Forse è bene che ce lo ricordiamo.

antonio_musarraAntonio Musarra
è nato a Genova il 22 aprile del 1983.
Si è laureato in Storia presso l’Università degli Studi di Genova nell’ottobre del 2007 con una tesi dal titolo La guerra di San Saba. Genova nel Grande Gioco delle potenze marittime italiche nel Mediterraneo (relatrice: Marina Montesano; votazione: 110/110 e lode). Ha approfondito l’interesse per l’espansione genovese nel Mediterraneo basso-medievale, con particolare riguardo alla partecipazione al movimento crociato e alla presenza in Siria-Palestina, durante il corso di Dottorato di ricerca in Scienze Storiche, frequentato, fruendo di una borsa di studio, presso l’Università degli Studi di San Marino nel triennio 2009-2012 (IX ciclo). Il 12 giugno 2012 ha difeso una tesi dal titolo Praepotens Ianuensium Praesidium. Genova, la crociata e la Terrasanta nella seconda metà del Duecento (tutor: Anthony Molho; votazione: 60/60 e dignità di stampa). Il 24 luglio 2012 ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Genova (Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale) con una tesi dal titolo Il latino di un notaio ecclesiastico tardo-medievale. L’inedita Historia translationis beati Ioannis Baptiste ad Civitatem Ianue di Nicolò de Porta (relatore: P. Prof. Mauro De Gioia, CO; votazione: 60/60 e lode). L’11 novembre dello stesso anno ha conseguito il Diploma in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Genova.
Nel 2014 ha ottenuto una borsa di studio da parte della Fondazione Spinola di Genova per la realizzazione di uno studio monografico sulle origini, lo sviluppo e il ruolo della famiglia Spinola nel contesto comunale genovese dei secoli XII-XIV. Nel 2015 ha partecipato in qualità di borsista all’VIIIe atelier doctoral «Sources pour l’histoire économique européenne (XIIIe-XVIIe siècle) – De la source aux réseaux», organizzato dall’École Française de Rome, dall’Università degli Studi di Siena e dall’Istituto storico italiano per il Medio Evo.
Ha all’attivo un’ampia partecipazione a convegni nazionali e internazionali, nel corso dei quali ha presentato i risultati delle proprie ricerche, incentrate prevalentemente sulla storia politica, istituzionale, economica e culturale del medioevo genovese (con particolare riguardo all’espansione mediterranea e al mondo coloniale), sulla storia della navigazione e della guerra navale nel Mediterraneo basso-medievale, sulla storia della partecipazione italiana al movimento crociato e sulla storia del viaggio e del pellegrinaggio in età medievale.
Autore di articoli e saggi, pubblicati in riviste nazionali e internazionali e in volumi miscellanei, redattore di voci per il Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani), ha prestato particolare attenzione alla trascrizione ed edizione di documenti inediti, prevalentemente di provenienza notarile, per lo più legati alla vita a bordo delle galee genovesi nei secoli XIII e XIV.
L’interesse per il Levante crociato lo ha portato ad approfondire diversi aspetti dell’insediamento genovese, e italiano in genere, in Oltremare, mediante la redazione di articoli e pannelli per alcune mostre tenutesi presso l’Archivio di Stato di Genova, e la cura degli atti di un convegno, organizzato in collaborazione con Franco Cardini, incentrato sulla presenza italiana in Terrasanta (SISMEL, 2015). Tale interesse lo ha spinto ad ampliare lo sguardo verso altri soggetti presenti nel medesimo contesto, tra cui l’Ordine francescano.
Oltre alla pubblicazione della tesi di laurea specialistica (Pacini, 2009) e della dissertazione dottorale (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2016), ha curato, in collaborazione con Marina Montesano, la traduzione italiana delle opere di alcuni annalisti genovesi (Frilli, 2010), e si è cimentato nella redazione di una sintesi divulgativa sui rapporti tra Genova e il mare in età medievale (il Mulino, 2015). Ha da poco pubblicato “1284 La Battaglia della Meloria (Laterza, 2018).
Fra i suoi attuali interessi di ricerca rientrano alcune tematiche legate alla guerra navale nel Mediterraneo basso-medievale, con particolare riguardo alle fonti dei conflitti tra Genova e Venezia tra XIII e XIV secolo, e ai rapporti tra Genova e l’impero ottomano nel secolo XV; sta approfondendo, inoltre, alcuni aspetti della sensibilità religioso-folklorica dell’Italia tre-quattrocentesca a partire da alcune fonti cronachistiche e testamentarie.
E’ sposato con Sonia ed è papà di Francesco e Federico.
E-mail: a.musarra1983@gmail.com
Web: www.antoniomusarra.it.
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