Testo e immagini di Luca Palumbo
Quando entro in una chiesa romanica rimango sempre affascinato dai capitelli. La ricerca degli affreschi più nascosti o più vecchi. Dei loro lacerti, spesso picchettati per far posto a nuove coperture. La ricerca sulle colonne e sugli affreschi di graffiti di persone che, nei secoli sono passate di li. I simboli, più o meno nascosti, anch’essi da cercare con pazienza. E che dire degli elementi di riutilizzo o di quelli ritrovati in fase di restauro e incastonati come pietre preziose nelle pareti? E le cripte? Un mondo a parte, dove si respira un’atmosfera indescrivibile. Adoro la luce soffusa, se non scarsa, che si diffonde all’interno delle navate dalle poche fessure nelle pareti. Spesso però le chiese sono chiuse. Soprattutto quelle più piccole, nelle campagne o nei nuclei periferici, hanno le porte sprangate e, puoi starne sicuro, anche se bussi nessuno ti aprirà.
Molte volte però, il piacere della ricerca e della scoperta, viene appagato anche all’esterno. Percorrendo con attenzione tutto il perimetro dell’edificio (praticamente sempre) si possono cogliere simboli, elementi di recupero,tratti di muro particolari, che testimoniano le modifiche subite, e poi, ci sono loro: le absidi. Che sia una o tre poco importa. Il più delle volte sono una gioia per gli occhi. Con i loro archetti pensili, le finestre strombate e le semicolonne, ma, in particolare, la oro forma semicircolare, sono degli elementi molto affascinanti anche nelle chiese più spoglie. In moti casi sono anche l’unica testimonianza della vera età dell’edificio. Il più delle volte i restauri o i rifacimenti riguardano la facciata, o il campanile, ma la zona absidale rimane spesso intatta. Ci sono absidi in cui si vede, addirittura, ciò che resta delle absidi precedenti, dell’edificio più vecchio, costruito in epoca tardo antica e poi sostituito da quello romanico. Visitando la Collegiata di Castell’Arquato, piuttosto che l’Abbazia di Nonatola, o Santa Maria Maggiore a Oleggio, ma anche la Cattedrale di Fidenza, piuttosto che San Pietro in Tuscania o San Pietro Ad Oratorium negli Abruzzi, non si può non rimaner affascinati dalle zone absidali. E l’elenco potrebbe essere pressoché illimitato. Scherzosamente lo chiamo “il lato B” delle chiese. Manca una gobba alla lettera…ma la forma è quella…

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