Ancora sulla “questione colombiana”

Ancora sulla “questione colombiana” di Antonio Musarra

Cristoforo Colombo è nato a Savona? Vediamo di analizzare la questione. La pretesa savonesità di Colombo si fonda, innanzitutto, su alcuni atti notarili che dicono il nostro – o chi per lui – operare in città. Un atto rogato a Savona il 19 agosto del 1474 dal notaio Giovanni Rogerio, conservato nell’Archivio del Capitolo della cattedrale savonese, testimonia la cessione in enfiteusi a Domenico «de Columbo de Quinto Ianuae, habitatori Saonae, lanerio», da parte di Corrado «de Cuneo, civis Saonae», di un appezzamento di terra con vigne, campi, alberi e bosco e un’abitazione situato «in villa Legini districtus Saonae in contrata Valcadae». Corrado era il padre di Michele, che avrebbe preso parte al secondo viaggio. Generalmente, la storiografia ha ipotizzato un trasferimento della famiglia a Savona dovuto al mutare delle condizioni politiche. Si tratta, naturalmente, d’un’ipotesi, cui osta l’esistenza di un omonimo, nato nel 1436 (e non nel 1451, come solitamente ritenuto), attestata da altri atti; data, questa, confermata dalla testimonianza di Bernáldez Andrés (+ 1513), cappellano dell’arcivescovo di Siviglia, che conobbe Colombo in vita, il quale, nella sua “Historia de los Reyes Católicos”, afferma che «el cual dicho almirante don Cristóval Colón […] estando en Valladolid el año de mil e quimientos y seis, en el mes de mayo, murió, […] de hedad de setenta años». I conti, dunque, parrebbero tornare. A ciò si aggiungono, tuttavia, alcuni documenti che esplicitamente dicono Colombo savonese, il primo dei quali parimenti proveniente dalla penisola iberica. Secondo il “Memorial y registro breve de los lugares donde el Rey y Reina Católicos, nuestros señores, estuvieron cada año desde el de 1468 hasta que Dios los llevó para sí” di Lorenzo Galíndez de Carvajal, consigliere della corona, in cui si riporta notizia degli incontri e delle discussioni di corte, nel dicembre del 1491 i sovrani iberici avrebbero stretto un accordo («asiento») con «Christóbal Colón ginovés, natural de Saona». Di più: in una lettera di Giambattista Strozzi redatta a Cadice e recata alla corte di Francesco II Gonzaga di Mantova il 19 marzo 1494, forse da Antonio Salimbeni, ambasciatore di Francesco II Gonzaga in Spagna, si legge: «Adì VII de questo [Oggi 7 marzo 1494] arivorono qui a salvamento XII caravelle venute dalle isole trovate per Colombo savonese, armiraglio del óceano por lo re de Castiglia, venute in di XXV dalle ditte isole d’Antelia […] arivorono qui sopra a Calis a XXIII ore». Infine, un terzo documento, rogato a Madrid l’8 marzo del 1535, conservato presso l’Archivo Histórico Nacional de Madrid, fondo Órdenes Militares, Orden de Santiago, riporta il giuramento richiesto a don Diego Colón y Toledo, «natural de Santo Domingo», figlio di Diego Colón (dunque, nipote dell’Ammiraglio) prima di vestire l’abito dell’Ordine di Santiago. Il bambino, allora di undici anni, doveva fornire la propria genealogia e giurare di non essere figlio di ebrei, mori o plebei. A suo dire, il nonno paterno («abuelos paternos») era «Christóbal Colón, natural de Saona cerca de Génova, y doña Felipa Moniz natural de Lisboa». Il nipote allegava le testimonianze giurate e secretate di Diego Méndez de Segura, Pedro de Arana e di Rodrigo Barreda. Dunque, esiste una tradizione primo-cinquecentesca che faceva di Savona la città di nascita di Cristoforo. Tale tradizione si perpetua nel tempo, come mostra, nella seconda metà del secolo, Gabriello Chiabrera, che riteneva Colombo proprio concittadino. A ciò si aggiungono le rime anonime un tempo attribuite al genovese Lazzaro Pantaleo Murassana, residente a Sanremo, anch’esse attestanti la savonesità di Colombo. Altre testimonianze seguiranno nel Seicento.
Ora, queste testimonianze si scontrano – apparentemente – con quelle che, invece, ne attestano la genovesità. Nel suo “De dictis factisque memorabilibus collectanea: a Camillo Gilino latina facta”, edito postumo a Milano da Giacomo Ferrari nel 1509, Battista Fregoso, doge di Genova dal 1478 al 1483, morto nel 1504, è piuttosto esplicito: «Christophorus Columbus natione Genuensi». Come si vede, siamo di fronte a un testo coevo. Non diversamente, del resto, dal “De navigatione Columbi per inaccessum antea Oceanum commentariolum” del notaio Antonio Gallo, redatto tra il 1496 e il 1498 (benché vi sia stato chi abbia tentato di posticiparlo al 1506). A suo dire, «Christophorus et Bartholomeus Columbi fratres, natione ligures ac Genue plebeis orti parentibus, et qui ex lanificii, nam textor pater, carminatores filii aliquando fuerunt, mercedibus victitarent». Cristoforo e il fratello Bartolomeo erano nati a Genova da una famiglia di popolo attiva nell’arte della lana. L’attendibilità della testimonianza si fonda sulla vicinanza del Gallo alla famiglia di Colombo: le terre di sua proprietà situate a Quinto confinavano, infatti, con quelle d’un certo Mico, cugino di Cristoforo, al quale il nostro aveva prestato denaro venendo rimborsato dalla moglie coi proventi del lavoro di tessitrice. Di più: tra il Gallo, in veste di cancelliere del Banco di San Giorgio, e Colombo era attiva una corrispondenza. Il 2 aprile del 1502, in procinto di partire per il suo quarto viaggio, il navigatore avrebbe inviato una lettera ai Protettori delle Compere di San Giorgio, a Genova, chiedendone l’appoggio a tutela del figlio Diego nei confronti della corona di Spagna. Nel comunicare la decisione di devolvere la decima parte delle proprie rendite annuali ai bisognosi, il navigatore si abbandonava ai sentimentalismi: «Bien que el coerpo ande acá, el coraçon está alí de continuo» («Benché il mio corpo sia qui, il mio cuore è continuamente con voi»). L’8 dicembre, i Protettori indirizzavano al navigatore la propria risposta, ringraziandolo per i sentimenti d’affetto ch’egli ancora nutriva per la propria terra natale, nonostante la lontananza decennale; congratulandosi, inoltre, per le sue scoperte, le quali avevano mutato l’orizzonte collettivo. La lettera – si legge nella minuta, redatta dal Gallo in qualità di notaio – «ne ha data una consolatione singularissima, vedendo per quela, Vostra Excelentia essere, como è consentaneo a la natura sua, afectionato de questa sua originaria patria, a la quale mostra portar singularissimo amore et carità». Genova è, dunque, la «patria» di Colombo. Nel corso del Cinquecento, la genovesità di Colombo sarà confermata da Francesco Guicciardini nella sua “Historia d’Italia” (1538): «Christofano Colombo Genovese». Tale ascendenza sarà data per certa, inoltre, dai portoghesi João de Barros, Damião de Goes e Garcia de Resende. Nella “Gerusalemme liberata”, Torquato Tasso lo dirà, invece, generalmente ligure (1581). Ma non è tutto. Anche l’ammiraglio ottomano Piri Ibn Ḥājjī Meḥmed, noto come Piri Reìs, nella celebre carta del 1513 lo dice genovese: «Amma şöyle rivayet ederler kim “Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō” derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur» («Ma si racconta che “un infedele di Genova di nome Colombo” ha scoperto questi paraggi»). Le ricerche di Aldo Agosto hanno restituito, altresì, oltre centodieci atti notarili relativi alla genealogia dei Colombo genovesi, attestandone le origini nella riviera di Levante; soprattutto, mettendo in connessione gli spostamenti della famiglia con le vicende politiche cittadine (questione quantomai problematica, vista la presenza di linee genealogiche diverse). A ciò si aggiungono due documenti di fondamentale importanza: nel primo, rogato a Genova il 31 ottobre del 1470, rinvenuto da Marcello Staglieno nell’Archivio di Stato di Genova, un certo Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, dichiara di non avere un’età superiore ai 19 anni. Nel secondo, ritrovato dal colonnello Ugo Assereto (si tratta del famoso “documento Assereto”), rogato a Genova il 25 agosto del 1479, Cristoforo Colombo dichiara di essere «civis Ianue», di avere approssimativamente 27 anni, di avere soggiornato a Lisbona da più di un anno, di avere fatto un viaggio a Madera, di essere sul punto di tornare a Lisbona e di essere cliente fiduciario di alcuni mercanti genovesi lì stabilitisi, Lodisio Centurione e Paolo Di Negro, i cui eredi saranno ricordati sia dall’Ammiraglio, sia dal figlio Diego nei rispettivi testamenti, risalenti al 1506, il primo, al 1523, il secondo. È lecito, dunque, identificare il Colombo citato col futuro Ammiraglio, la cui biografia ne è sostanzialmente ricalcata, e attribuirne i natali al 1451. Certo, non si attesta il luogo di nascita ma unicamente la cittadinanza. Questo, a ogni modo, basterebbe per smorzare ogni pretesa di farne una bandiera politico-ideologica. Non può, invece, essere considerata una prova la scrittura di maggiorasco risalente al 22 febbraio 1498, volta a regolare la successione del primogenito Diego, in cui si legge «Siendo yo nacido in Genova». Di questo testo non è pervenuto l’originale ma una copia del XVII secolo, ricavata, in parte, da quella presentatoail 17 marzo 1587 da Baldassarre Colombo di Cuccaro Monferrato al Tribunale di Madrid a reclamo della propria (presunta) eredità.
Come si vede, esistono ragioni favorevoli e contrarie alla savonesità di Colombo. Va detto come le testimonianze favorevoli, pur provenendo da osservatori esterni, siano particolarmente problematiche. Lorenzo Galíndez de Carvajal conosceva Colombo; si può presumere ch’egli abbia tratto l’informazione dall’ammiraglio stesso. L’origine delle notizie di Giambattista Strozzi e Diego Colón y Toledo (o chi per lui), invece, è ignota, benché si possa pensare che quest’ultimo riporti l’opinione del figlio Diego. Per converso, la genovesità di Colombo sembra indubbia per il doge Fregoso, che, tuttavia, si riferisce genericamente alla sua «natio», concetto estensibile alle riviere. Dal canto suo, il “documento Assereto” ne attesta la cittadinanza genovese: «civis Ianue». Si può presumere, forse, che Cristoforo fosse nato a Savona e che la famiglia si sia successivamente spostata a Genova? È una strada possibile. Ma è anche possibile il contrario; che, cioè, il nostro fosse nato a Genova e che, successivamente, si sia trasferito a Savona, pur mantenendo la cittadinanza genovese; e che, per ragioni ignote – ma che potrebbero ricondursi a tensioni politiche interne alla città (ripeto: questione problematica, che necessita di approfondimenti, vista la presenza di vari “Colombo”) – decidesse di farsi passare per savonese. Si tratta d’una strada plausibile ma, forse, non necessaria. La testimonianza di Antonio Gallo ne attesta chiaramente la «patria». Dietro la presunta nascita savonese potrebbe celarsi, a ogni modo, tanto il supposto trasferimento di Colombo in città, quanto la presenza di omonimi, quanto, ancora, la perdita di memoria, la mala informazione, il tentativo deliberato di appropriarsene i natali e così via. Come risolvere la questione? Non tanto estrapolando nuovi documenti ma ristudiando i documenti esistenti, contestualizzandoli, cercando di coglierne le trame sottese; di più: tracciando il quadro delle relazioni tra Genova e Savona al tempo di Carlo V e cercando di comprendere quale ruolo avesse il navigatore in età doriana. Mi limito a un solo esempio, riguardante la testimonianza più antica, quella del “Memorial y registro breve” di Lorenzo Galíndez de Carvajal. Leggiamo la testimonianza in maniera più estesa: «Y en este año tomaron sus altezas asiento con Cristóval Colón, ginoves natural de Saona, sobre el descubrimiento de las Yslas i Yndias del mar Océano, de que tanta honra y provecho se ha seguido a estos reinos» (sorvolo sull’errata trascrizione del testo da parte dei sostenitori della savonesità del navigatore, rifacentesi verosimilmente a un errore perpetrato da tutti i trascrittori a partire dal 1850 ca.: «sobre el descubrimento de las Indias e Islas del Mar Oceano», segno della mancata conoscenza diretta del testo). Come si vede, se inserita nel proprio contesto, l’affermazione suggerisce conclusioni diverse: si tratta evidentemente d’una testimonianza posteriore agli eventi; non, certo, d’una registrazione in “presa diretta”. Del resto, ciò è implicito nel titolo dell’opera, che possediamo in copie del 1553 e del 1555: https://datos.bne.es/obra/XX2123843.html Siamo di fronte, dunque, a un testo quantomeno rielaborato se non decisamente tardo, redatto verosimilmente negli stessi anni in cui il piccolo Diego Colon costruiva la propria genealogia savonese. La domanda, dunque, è “perché”. Il motivo va cercato nei nuovi equilibri instaurati al tempo di Andrea Doria con la corona iberica ma anche nel ruolo della famiglia di Colombo a corte, nei rapporti tra Diego e Fernando, in quello di Savona, nelle pretese degli “altri” Colombo e via dicendo. Questa è – a mio avviso – la via storicamente efficace per risolvere la controversia. Quel che nuoce alla causa è, invece, fare di Colombo una bandiera: il mito della sua genovesità così come quello della sua savonesità nuocciono alla comprensione dei reali problemi della biografia colombiana, che non possono affatto ridursi al tentativo di stabilirne il luogo di nascita. In fondo, che differenza fa se sia nato a Genova o a Savona? Storia ed erudizione procedono su binari paralleli. A volte s’incontrano. Ma non necessariamente. L’erudizione, se fine a sé stessa, non ne è che l’antitesi.

Antonio Musarra dal 17 giugno 2022 è Professore Associato di Storia medievale presso Sapienza Università di Roma.
Laureato in Storia presso l’Università degli Studi di Genova (2007) e in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Genova-Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (2012), diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Genova (2012), ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di San Marino (2012) con una tesi sui rapporti politici, economici e culturali tra Genova e la Terrasanta nella seconda metà del XIII secolo. Ahmanson Fellow 2016-2017 presso Villa I Tatti (The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies), docente a contratto di Paleografia latina presso il Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’Università degli Studi di Sassari (2017-2018), assegnista di ricerca presso il Dipartimento di eccellenza di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo (SAGAS) dell’Università degli Studi di Firenze (2017-2018; 2018-2019), ricercatore in Storia medievale (tipologia b) presso il Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo di Sapienza Università di Roma (2019-2022), ha all’attivo un’ampia partecipazione a convegni nazionali e internazionali, nel corso dei quali ha presentato i risultati delle proprie ricerche, incentrate sulla storia del Mediterraneo medievale, con particolare riguardo alla storia delle crociate e dell’Oriente latino, alla storia della navigazione e della guerra navale, alla storia del viaggio e del pellegrinaggio, alla storia del francescanesimo e del minoritismo e alla storia politica, economica e sociale delle città italiane nel Medioevo.

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