Artemisia, piante delle streghe di Emanuela Vacca
L’Artemisia fa parte delle composite, pianta perenne che può raggiungere anche un metro e mezzo di altezza, ha un bel fusto di colore rosso scuro, fiori gialli raggruppati in spighe dal profumo molto simile all’assenzio. Diffusa al Nord e nel Centro Italia, si trova spesso nelle zone incolte, lungo i muri, nei campi, nei prati, tra le rovine e vicino le siepi. La fioritura va da giugno ad agosto e se ne utilizzano tutte le parti, dalla radice ai fiori. L’artemisia è forse la pianta più famosa tra le erbe di San Giovanni (24 Giugno). In tempi antichi faceva parte del mazzetto degli odori e veniva solitamente raccolta allo spuntare del giorno, camminando all’indietro. Nel mito si racconta che l’Artemisia sia stata donata alle donne dalla Dea Artemide, da cui prende il nome, per rendere il ciclo mestruale regolare e per aiutare nei parti difficili. Nella medicina popolare, questa pianta, veniva però vietata alle puerpere, perché dava un sapore sgradevole al latte materno. Un vecchio detto dice: “Chi porterà l’artemisia nel suo cammino non si sentirà mai stanco”, infatti veniva usata come talismano contro la fatica e come amuleto dai viaggiatori. Questa pianta non protegge solo i viaggi fisici, ma offre la sua protezione anche durante i viaggi spirituali, quindi sarebbe opportuno bruciarne qualche rametto, durante le meditazioni.
Nel mondo greco-romano era nota per la sua efficacia contro le convulsioni e le crisi epilettiche che un tempo venivano chiamate “Mal di Luna”. Infatti l’Artemisia è legata ai cicli lunari e, come la Luna, induce l’abbassamento di veglia, i suoi fiori sprigionano “absintina”, un principio amaro che in passato veniva usato come droga, provocando allucinazioni, delirio e a volte anche la morte. L’artemisia è una pianta semplice, ma molto completa, è un’erba di vita, ma come abbiamo appena visto, anche di morte. Qui ci viene in aiuto la saggezza popolare, infatti erano le donne herbane che sapevano la giusta dose che serviva all’uopo nei vari casi di malattia. Dosavano con sapienza la medicina, ma ahimè, non sempre vi riuscivano.
La tradizione prevede che si intreccino corone di Artemisia per ornare il capo dei giovani, allontanare gli spiriti maligni e alleggerire il cuore dalla pena. In alcuni paesi, il giorno di ferragosto, gli sposi si regalano corone di artemisia per propiziare la fertilità. In quasi tutto l’oriente, vengono confezionate figure magiche con l’artemisia e vengono appese fuori dalla porta per allontanare il male dalle case. Per comunicare con gli Dei, gli antichi Greci, mescolavano fiori di Artemisia con il grasso degli animali sacrificati e il fumo che saliva al cielo era assai gradito agli dei. Una volta l’inchiostro veniva stemperato con succo di Artemisia, per rendere la carta inattaccabile dalle tarme.
Nel mondo ci sono varie leggende su questa pianta magica, ma una in particolare è più conosciuta delle altre. Racconta di una ragazza che andando a passeggio, finisce in una buca piena di serpenti. Sul fondo dell’antro c’è una pietra luminosa e i serpenti, per potersi saziare, ne leccano il succo che emette. La ragazza, per sopravvivere, imita i serpenti e, quando arriva la primavera, questi si snodano e compongono una scala cosi da poter fare uscire la ragazza all’aperto. La regina dei serpenti fa un dono alla ragazza, le concede la facoltà di comprendere il linguaggio delle piante e di conoscerne tutte le proprietà medicamentose, in cambio, lei non deve mai nominare l’Artemisia. La fanciulla ben presto si accorge di comprendere tutto ciò che le piante le dicono e suggeriscono. Un giorno, un uomo le domanda come si chiama quella pianta che nasce nei campi, ai bordi dei sentieri. La fanciulla, senza riflettere risponde: “Artemisia”, e di colpo le piante smettono di parlarle. Ecco perché l’Artemisia viene chiamata anche *Pianta dell’oblio*.
L’artemisia si brucia insieme a altre erbe per purificare ambienti e persone, e il fumo aspirato favorisce le visioni. Viene usata nei talismani di protezione contro le disgrazie e nei rituali per proteggere la fedeltà e la felicità coniugale. Esiste un rapporto molto stretto tra le Donne e le Erbe che si perde nella notte dei tempi. Le erbe possono curare, nutrono il fisico e lo spirito, ma queste stesse erbe, possono anche uccidere. E’ questo il motivo per cui, spesso, l’uomo è spaventato dalle *Donne Herbane*, che conoscono ciò che da la vita, ma che può anche procurare la morte. Prima delle persecuzioni alle Streghe, la Donna Herbana era riconosciuta a livello sociale, occupava un ruolo importante e di riferimento per la collettività, perché era *Colei che guariva*, ma la fobia delle streghe, accentuò la paura che dietro questa antichissima sapienza erboristica, si nascondessero osceni rituali diabolici.

L’Artemisia Annua o “erba magica” perché pare sia in grado di distruggere le cellule tumorali. A sostenere la tesi sono alcuni medici dell’Università della California che hanno condotto studi che “mostrano che “l’artemisina” ferma e interviene nella distruzione delle cellule tumorali. Questa erba da sempre usata nella medicina cinese, venne dimenticata per un lungo periodo, fino a quando negli anni ’70 si ritrovarono manoscritti che ne indicavano l’uso come antimalarico.
STORIA DI UN NOBEL
I Vietcong stavano perdendo più soldati per colpa della malaria che dei nemici americani. La classica clorochina cominciava a non funzionare più e il Presidente nordvietnamita Ho Chi Minh si decise a chiedere un aiuto al suo alleato Mao Zedong: forse la medicina orientale poteva trovare una soluzione. «Conoscevo molti rimedi dell’antica farmacopea cinese compreso il qinghao, citato in alcuni scritti già nel 168 avanti Cristo, poi menzionato in un libro dell’ alchimista Ge Hong nel 340 dopo Cristo e adottato nel 1956 da un famoso naturopata di nome Li Shizhen come antidoto contro “febbre e brividi”». A parlare oggi è la settantasettenne dottoressa Tu Youyou che all’epoca della Guerra del Vietnam lavorava come ricercatrice all’Accademia della medicina tradizionale cinese di Pechino. Nel 1969, il progetto top secret 523 (dove il 5 indica il mese di maggio e il 23 il giorno della data del suo inizio), uno dei pochi sopravvissuti per la sua importanza alla furia delle Guardie Rosse, era finito nelle sue mani. Fino a quel momento se n’erano occupati i militari.
Dunque non bisogna assumere un atteggiamento di chiusura verso eventuali cure alternative, non convenzionali. L’Artemisia è come molte altre piante che possono salvare il mondo, quindi consideriamola come una goccia di speranza.

Nel 2005 e 2006 si posiziona tra i primi posti dei premi letterari Marguerite Yourcenar a Milano e “Angela Starace” a Napoli coi racconti “La tana” e “Noi due”. Dal 1996 fino al 2003 collabora con diverse riviste letterarie e con siti di storia medievale. Scrive e pubblica articoli e fotografie sul blog “Perle di Strega”.
In fotografia ha esordito con mostre fotografiche, reportages e pubblicazioni col Comune di Cassano d’Adda il catalogo “Ecoismi” 2012/2013. Componente della giuria “il fotogramma d’oro” promosso dalla città di Treviglio. Nel 2016 pubblica con Edizioni Meravigli il romanzo storico “Vanina, la zoppa”. Attualmente collaboratrice esterna del sito Pressenza.
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