
di Ornella Mariani.
Impero di Trebisonda
Alessio I Comneno dal 1204 al 1222; Andronico I Gidos, dal 1222 al 1235; Giovanni I Axiouch, dal 1235 al 1238; Manuele I, dal 1238 al 1263; Andronico II, dal 1263 al 1266; Giorgio, dal 1266 al 1280; Giovanni II, dal 1280 al 1297; Teodora, dal 1284 al 1285; Alessio II, dal 1297 al 1330; Andronico III, dal 1330 al 1332; Manuele II, dal 1332 al 1332; Basilio, dal 1332 al 1340; Irene, dal 1340 al 1341; Anna Anachoutlou, dal 1341 al 1341; Michele, dal 1341 al 1349; Giovanni III, dal 1342 al 1344; Alessio III, dal 1349 al 1390; Manuele III, dal 1390 al 1417; Alessio IV, dal 1417 al 1429; Giovanni IV Calojoannes, dal 1429 al 1458 furono i Sovrani dell’Impero di Trebisonda: uno dei tre Stati greci sopravvissuti alla caduta di Costantinopoli e fondato da Alessio I col sostegno della Regina Tamara di Georgia, con la quale conquistò il Sinope e la Paflagonia.
Mentre il Despotato d’Epiro visse soli sessant’anni e l’Impero di Nicea mirò a riconquistare Costantinopoli eliminando l’improbabile Impero Latino, fagocitato nel 1453 dagli Ottomani, Trebisonda durò fra alterne vicende circa duecentocinquantasette anni mantenendosi in costante conflitto col Sultanato d’Iconio, con gli Ottomani, con la stessa Costantinopoli e con le Repubbliche marinare. Fino al 1461, anno del crollo dell’ edificio istituzionale dapprima consistente del territorio ubicato sulla costa a Sud del mar Nero, con le attuali Province turche di Sinop, Ordu, Giresun, Trabzon, Bayburt, Gumushane, Rise e Artvin e nel XII secolo di Perateia nella quale ricadevano Cherson e Kerch in Crimea, i i suoi Regnanti ebbero il titolo di Megas Komnenos.
Nipote del Basileus Andronico I e discendente del Re di Georgia Davide il Costruttore attraverso la nonna Katay, proclamatosi autocrate Alessio I reclamò la legittimità ereditaria dell’Impero Bizantino col fratello David col quale divise il trono fino al 1214, succedendogli alla morte, nel 1222, il figlio Andronico I. Da allora, e fino alla fine, la difesa del territorio fu variamente garantita dall’abile contrapposizione dei nemici e da contratti nuziali; ma la complessiva insufficienza politica ed economica ne radicalizzò la precarietà rendendolo tributario dei Mongoli, dei Tartari, dei Turchi e dei Bizantini medesimi, malgrado lo sviluppo dei suoi porti, avvantaggiato dalla distruzione di Baghdad per opera del mongolo Hulegu Khane nel 1258, rendesse lo Stato, già florido per le sue miniere d’argento, estrema propaggine occidentale della Via della Seta procurandogli enormi ricchezze.
Alessio III rese l’Impero nodo internazionale di commercio e cultura, sollevando l’attenzione dei Genovesi tesi ad imporre il monopolio del commercio del mar Nero.
Figlio di Giovanni II, egli affrancò lo Stato dalla soggezione bizantina e ritenne che, lungi dal disperdere energie in guerre impossibili, fosse più proficuo intrecciare reti commerciali con altri Popoli sfruttando la posizione naturale che rendeva Trebisonda sbocco di un retroterra comprendente buona parte dell’Asia Minore. Pertanto, assegnò a Genovesi e Veneziani agevolazioni tali da garantirsi un ottimo livello di floridezza. Ma la minaccia turca si stagliava sempre più netta e i suoi successori furono troppo deboli per risolverla. Suo figlio Manuele III, insediatosi nel 1390, sodalizzò con Tamerlano avvantaggiandosi della vittoria di costui sugli Ottomani nel 1402, a margine della Battaglia di Ankara. Il suo erede Alessio IV sposò due figlie rispettivamente a Jihan Shah, Khane dei Kara Koyunlu e ad Alì Beg, Khane degli AK Koyunlu, concedendo la primogenita Maria all’Imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo.
Fu Giovanni IV ad assistere all’inizio del declino imperiale quando il Sultano ottomano Murad II tentò di prendere la capitale dal mare nel 1442 e quando il Governatore di Amiso la attaccò mentre Maometto II, nel 1456, assediava Belgrado ed il suo Luogotenente Chidr- Beg, pur sconfitto, devastava la città segnata da una epidemia di peste.
Allarmato, il Sovrano inviò il fratello David alla corte turca per manifestare la disponibilità a pagare un tributo annuo di duemila ducati, elevati da Maometto a tremila; favorì le nozze di sua figlia col figlio di Uzun Hasan, Khane degli Ak Koyunlu in cambio dell’impegno a difendere Trebisonda; guadagnò la protezione degli Emiri di Sinope e Karamania e dei Sovrani di Georgia; impegnò i suoi ultimi giorni nel progetto di una lega dei Principi Asiatici ed Occidentali sotto l’ègida di Papa Niccolò V per contrastare l’avido Sultano. Asceso al trono nel 1459, quale tutore del minore Giovanni, Davide fu incapace di amministrare la complessa eredità: l’Impero andava riducendosi alla sola città ed era sempre più urgente adottare provvedimenti adeguati: egli offrì per una nuova Crociata ventimila uomini e trenta biremi, ma l’ipotesi di collegare tante realtà diverse e distanti rese l’impresa improbabile e neppure il nuovo Pontefice Pio II riuscì ad avvicinare le posizioni di Sovrani divisi da reciproche diffidenze. Informato delle iniziative ed irritato dalla revoca dei tributi accettati dal predecessore, Maometto II mosse da Bursa alla testa di una imponente armata e devastò Sinope e poi l’Armenia: isolata Trebisonda, la assediò e ne ottenne la resa il 15 agosto del 1461, riducendone in schiavitù gli abitanti sopravvissuti al massacro.
David che pure avrebbe potuto resistere, grazie alla poderosa fortificazione muraria, fu tradotto in Tracia ove, nel 1563, fu decapitato per l’acccusa di cospirazione e di tentata evasione.
Così cessava di esistere il piccolo Impero di Trebisonda.
Impero di Nicea
L’Impero di Nicea, la cui durata si attestò attorno ai sessant’anni circa, fu il più esteso fra i tre Stati ellenici istituiti dai rifugiati dopo la caduta di Costantinopoli e sedicenti eredi dell’antica tradizione bizantina: invano gli Imperatori Latini Baldovino I ed Enrico tentarono di eliminare questo centro di resistenza ubicato a soli quaranta km dalla antica capitale: duramente impegnati contro i Bulgari, essi assistettero impotenti al consolidamento del suo fondatore Teodoro Lascaris, solennemente incoronato dal Patriarca Michele Autoriano.
Il suo governo fu assai brillante: pur subendo le iniziali sconfitte di Poemanenum e Bursa, egli prese gran parte dell’Anatolia nord/occidentale mentre Baldovino I era costretto a difendersi da un’aggressione di Kaloyan di Bulgaria; sconfisse un esercito di Trebisonda, guadagnando una posizione egemone tra le nuove realtà politiche; respinse la minaccia selgiucide di Conia nel 1210 ma, a fronte della esiguità delle sue risorse militari, rinunciò al recupero di Costantinopoli e concluse la pace con Enrico.
Legittimata la propria posizione attraverso la nomina di un nuovo Patriarca di Costantinopoli a Nicea, nel 1219 Teodoro sposò Maria, figlia dell’Imperatrice latina Jolanda di Fiandra; ma nel 1222 fu stroncato dalla morte e gli successe il nipote e genero Giovanni III Ducas Vatatzes.
Grande Statista e coraggioso combattente, egli dapprima resistette alla minaccia del Despota d’Epiro Teodoro Angelo, mirante al soglio bizantino; poi arginò le velleità espansive bulgare. Nel 1230, quando il rivale fu preso prigioniero dallo Zar Ivan II Asen a Klokotnica che strinse rapporti con l’Impero Latino, nell’ intento di occupare Costatinopoli egli divenne amico di Federico II del quale in seconde nozze sposò la figlia Costanza.
Morto Ivan II Asen e sventata una minaccia mongola, il Sovrano aggredì Tessalonica e nel 1246 se ne impadronì sottomettendo l’Epiro e così stringendo nella morsa di una minacciosa tenaglia l’Impero Latino d’Oriente, contro il quale combatté energicamente fino alla morte, nel 1254.
Gli successe il figlio Teodoro II Lascaris che dovette difendersi dalle invasioni bulgare e dalle pressioni dell’ Epiro. Nel 1258, gli subentrò l’infante Giovanni Lascaris IV sotto reggenza del Generale Giorgio Muzalon; ma la corona fu usurpata da Michele Paleologo che l’anno successivo si proclamò co/Imperatore; sventò un attacco congiunto del Despota d’Epiro Manfredi e del Principe latino di Acaia, alla battaglia della Pelagonia; si alleò con Genova a margine del Trattato di Ninfeo e nel luglio del 1261, in assenza dell’ esercito latino, dopo averne corrotta la guardia entrò in Costatinopoli e mise a ferro e a fuoco il quartiere dei Veneziani, colpevoli delle terribili conseguenze del saccheggio del 1204.
Poche settimane più tardi, si fece riconoscere Imperatore del restaurato Impero bizantino.
Della breve storia dell’Impero di Nicea, va apprezzata la tensione culturale alimentata da grandi letterati quali Niceforo Blemmida, Niceta Acominate, Giovanni e Nicola Mesarita.
Despotìa d’Epiro
Nella Despotìa d’Epiro s’avvicendarono la Dinastia Ducas e la Dinastia Orsini. L’una fu rappresentata da Michele I, dal 204 al 1214; Teodoro, dal 1214 al 1230; Michele II, dal 1230 al 1271; Niceforo I, dal 1271 al 1296; Tommaso, dal 1296 al 1318. L’altra, da Nicola, dal 1318 al 1323; Giovanni, dal 1323 al 1335; Niceforo II, dal 1335 al 1359.
Sorta anch’essa sulle macerie del vecchio Impero bizantino, nel 1204, consisteva dell’antica Provincia di Nicopoli nella quale Michele I prese sotto la sua protezione Greci della Tessaglia e del Peloponneso.
Malgrado ogni insistenza, il Patriarca di Costantinopoli Giovanni Camatero non volle riconoscerlo Imperatore preferendogli Teodoro di Nicea; provocandone l’adesione alla fede cattolica e spingendolo verso il sodalizio con Enrico di Fiandra, al cui fratello Eustachio nel 1209 dette in sposa la figlia. Quando, però, i parenti di Bonifacio avanzarono pretese sulla regione, Michele strinse alleanza con i Veneziani per assalire Tessalonica e fu tanto spietato con i suoi prigionieri da crocifiggere anche alcuni preti latini, incorrendo nella scomunica di Innocenzo III.
Enrico di Fiandra lo costrinse ad un nuovo sodalizio, ma egli si dedicò alla conquista di città strategiche poste sotto sovranità latina: Larissa, Durazzo, Ohrid, assicurandosi il controllo della via Ignatia in direzione di Costantinopoli; occupando i porti sul golfo di Corinto e sottraendo, nel 1214, Corfù ai Veneziani finché fu assassinato dal fratello Teodoro. Dopo aver contrastato i Bulgari, nel 1217 costui fece catturare ed uccidere Pietro di Courtenay e nel 1224 conquistò Tessalonica, profittando dell’interesse della Corona Latina verso la potenza nicena. Nel 1225, inoltre, sottrasse Adrianopoli a Giovanni III; nel 1226 si alleò con i Bulgari e scacciò i Latini dalla Tracia. Nel 1227, infine,indossò la tiara imperiale bizantina contro il consenso dei sudditi e del Patriarcato niceno. Ma la tregua ebbe breve durata: nel 1230 Teodoro infranse il sodalizio con la Bulgaria, mirando a detronizzare Ivan Asen II che lo sconfisse nella battaglia di Klokotnitsa; lo arrestò e ne ordinò l’accecamento per poi rilasciarlo e consentirgli di governare Tessalonica come vassallo insieme al fratello Manuele.
L’establishment epirota non si riebbe mai del tutto dalla sconfitta: Michele II perse Tessalonica a favore di Nicea nel 1246; si alleò con i Latini contro essa, ma fu costretto, nel 1248 a riconoscere Imperatore Giovanni III ottenendone in cambio il titolo di Despota d’Epiro; nello stesso anno suo figlio sposò Maria, nipote di Giovanni, e la sua primogenita andò a nozze col Principe d’Acaia Guglielmo II di Villehardouin; infine, si alleò con Teodoro II, titolare di Durazzo ed i loro rampolli, promessi fin da bambini, si sposarono nel 1256.
Tuttavia l’irrequieto Despota, nel 1257 contestandogli il possesso della città, ingaggiò battaglia contro Teodoro e lo battè ma, mentre marciava su Tessalonica, subì un’aggressione di Manfredi di Sicilia che prese Albania e Corfù. Costretto ad una estemporanea alleanza con costui, la sancì facendogli sposare la figlia Elena e, morto il rivale, con Manuele e Guglielmo II si dette a contrastare il nuovo Imperatore di Nicea Michele VIII Paleologo.
L’alleanza risultò precaria e nella infausta battaglia di Pelagonia, nel 1259, Guglielmo di Villehardouin, suo alleato, fu catturato mentre Michele VIII seguitava a battersi per conquistare Arta lasciando a Michele II le sole città di Giannina e Vonitsa: Arta fu presa nel 1260, quando Michele II era impegnato contro Costantinopoli.
Restaurato il potere imperiale Michele VIII, che considerava l’Epiro uno Stato vassallo, nel 1261 prese ad aggredirlo sistematicamente finché Niceforo, figlio di Michele II, sposò sua nipote Anna Cantacuzena mentre Michele II e Niceforo seguitavano a tenere relazioni d’intesa con i Principi d’Acaia e coi Duchi di Atene. Nel 1267, a sorpresa, Corfù e gran parte dell’Epiro furono occupati da Carlo d’Angiò e nel 1271 Michele II morì: Michele VIII non annesse la Despotìa, ma consentì a Niceforo di salire al trono e di trattare con l’Angioino che prese Durazzo nello stesso anno. Con costui, nel 1279 Niceforo si alleò contro Michele accettando il vassallaggio e perdendo, dopo la sua sconfitta, l’Albania a favore dei bizantini.
Sotto Andronico II, Niceforo rinnovò l’alleanza con Costantinopoli; tuttavia sodalizzò nel 1292 con Carlo II di Napoli, poi sconfitto dalla flotta di Andronico ed al cui figlio Filippo I di Taranto diede in sposa la propria figlia.
Dopo la morte di Niceforo, però, l’influenza bizantina aumentò sotto Anna, Reggente per l’erede Tommaso. Nel 1306 ella in favore di Andronico contrastò Filippo, cui dovette restituire alcuni territori ed egli, nel 1312, sospese le pretese sull’Epiro rivendicando l’inesistente Impero latino. Anna fece sposare Tommaso con una figlia di Andronico, ma egli fu assassinato nel 1318 da Nicola Orsini che ne sposò la vedova e prese il controllo dello Stato. Riconosciuto da Andronico, egli fu detronizzato nel 1323 dal fratello Giovanni, a sua volta avvelenato nel 1335 dalla moglie che tenne la reggenza per il figlio Niceforo II. Nel 1337 Andronico III, pronto a supportare gli Albanesi contro gli Ottomani, riconquistò tutto l’Epiro. Niceforo II si rifugiò in Italia, dove Caterina di Valois, vedova di Filippo di Taranto, lo pose a capo di una rivolta in Epiro. L’insurrezione fallì ed egli sposò Maria Cantacuzena, figlia di Giovanni VI Cantazuzeno.
L’Impero cadde presto in una guerra civile tra Giovanni V Paleologo e Giovanni VI e l’Epiro finì in mano serba. Niceforo II riuscì a riconquistarlo nel 1356, assieme alla Tessaglia. Niceforo morì sedando una rivolta albanese nel 1359 e la Despotìa fu reintegrata nell’Impero e nuovamente perduta nei decenni seguenti a favore della famiglia Tocco di Cefalonia, che successivamente dovette lasciarla agli Ottomani.
Bibliografia
G. Ostrogorsky: Storia dell’Impero bizantino
G. Ravegnani: I Bizantini in Italia
J. J. Norwich: Bisanzio
G. Herm: I bizantini
Ornella Mariani, sannita. Negli anni scorsi: Opinionista e controfondista di prima pagina e curatore di Terza Pagina per testate nazionali; autore di saggi, studi e ricerche sulla Questione Meridionale. Ha pubblicato saggi economici vari e:
Pironti, Per rabbia e per amore
Pironti, E così sia
Bastogi, Viaggio nell’ entroterra della disperazione
Controcorrente Editore, Federico II di Hohenstaufen
Adda Editore, Morte di un eretico (dramma in due atti)
Siciliano Editore, La storia negata
Mefite Editore, Matilde (dramma in due atti)
Mefite Editore, Donne nella storia
Collaborazione a siti vari di storia medievale. Ha in corso l’incarico di coordinatore per una Storia di Benevento in due volumi, (720 pagine) commissionata dall’Ente Comune di Benevento e diretta dal Prof. Enrico Cuozzo.