Probabilmente il dosso del castello come il vicino dosso del Tegazzo erano dei castellieri preistorici, perché nella zona del castello sono stati recuperati una macina, dei cocci e delle scorie di fusione e sul dosso del Tegazzo sono stati individuati dei fondi di capanna e ritrovati dei ciottoli incisi e dei cocci preistorici. Anche nel periodo romano la zona era molto frequentata, perché nel territorio intorno al castello e sul Tegazzo sono state raccolte numerose monete romane che sono depositate nei musei di Trento, Rovereto e Innsbruck. Al castello di Pergine sono state ritrovate anche alcune monete del periodo fra il 474 e il 572.
Il castello di Pergine è nominato nei documenti, conosciuti fino a questo momento, solo dal 1220, però i signori “da Pergine” vengono nominati in un documento dell’845. “Todo, Avardo e Corenziano de Pergines” erano vassalli di Lodovico re d’Italia. In un documento del 969 si ricorda che l’imperatore Ottone I Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, a “Percino”, concesse al vescovo di Treviso Rozone il castello di Asolo con la chiesa e altre proprietà.
Nel 1144 è nominato Riprando da Persines-Perzinum.
Nel 1155 Odolrico de Persene.
Nel 1159 Odolricus e Riprandus “germani” de Perzino.
Nel 1160 Odolrico de Perzino.
Nel famoso documento del 1166, forse falso, sono nominati Federico, Gundibaldo e Adelpreto.
Nel 1181 Adelpreto sposò Maria da “Prataglia” presso Isera.
Nel 1183 compare nei documenti Riprando de Perzine.
Nel 1185 si ricordano Ezelino e Riprandino de Perzine che accompagnano il Principe vescovo di Trento.
Nel 1190 Riprando de Percen seguì l’imperatore nel suo viaggio verso Roma.
Nel 1192 vengono nominati come signori da Pergine: Adelpretus, Uguzzonellus ed Ezelinus.
Nella carta di regola della comunità di Viarago del 1214 sono nominati come signori di Pergine Martino e Giovanni figli di Enrico.
In un documento del 1220, dove sono riportate le proprietà dei Canonici di Trento, si nomina per la prima volta un prato dietro il castello.
Nel più antico documento del 1247, conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Pergine, si ricorda ancora il prato dietro il castello.
Nel 1250 il castello era affidato a Morando da Fossalta, funzionario di Ezzelino da Romano e nel 1256 fu espugnato dalle truppe di Ezzelino da Romano. Dopo la morte di Ezzelino da Romano il castello venne riscattato da Adelpreto di Metz e in seguito ritornò a Cuniza, figlia di Redusio e a Martino da Pergine. Nel 1277 il castello fu riconsegnato dal Principe Vescovo di Trento ai signori da Pergine: Martino, Abriano, Oluradino.
Nel 1289 il castello dipendeva da Mainardo, conte del Tirolo.
All’inizio del 1300 fino al 1340 il castello venne assegnato a Eltele da Scena. È questo il periodo delle investiture dei masi di Fierozzo e della valle di Piné.
Nel 1322 la fortezza perginese fu consegnata agli armati del padovano Jacopo da Carrara, alleato del Vescovo e rimase sotto il controllo delle truppe padovane fino al 1356, quando il pievano tirolese capitano generale di Trento e vicario del Tirolo per i Brandeburgo, vi pose l’assedio e lo conquistò. Da questa data, segnata dalla pace di Padova conclusa tra Francesco Carrara, vicario imperiale di Padova, e Lodovico Brandeburgo, conte di Tirolo, il castello rimase legato allo stato Asburgico-Tirolese. I capitani tedeschi, che si avvicendarono nell’amministrazione del feudo, svolsero un’abile politica economica, rilanciando il Perginese come centro minerario mitteleuropeo.
Il periodo più significativo per l’attuale costruzione comincia nel 1503, quando il capitano del castello Cipriano da Sarentino, dietro ordine dell’imperatore Massimiliano, cominciò la ricostruzione dell’edificio. Ancora nel 1502 il capitano aveva pensato alla ricostruzione del castello, perché in un documento si ricorda che l’architetto Giovanni da Colonia, capomastro per le terre tirolesi, era passato da Pergine e aveva chiesto un acconto al capitano Cipriano per dei lavori effettuati. In seguito questi furono seguiti dall’architetto Jorg Kolderer e curati dagli scalpellini-architetti Cristoforo e Salomone da Lurago.
I lavori continuarono fino al 1525. Nel 1506 si iniziarono lavori di scavo e poi, a fasi alterne, nel 1507 fino al 1511, dal 1514 fino al 1518, nel 1520 e dal 1522 al 1525; si concentrarono principalmente sul palazzo principale, sul torrione detto di Massimiliano e sulla torre rotonda, mentre altre parti del castello non furono rimaneggiate. Dopo il 1525 seguirono altri interventi.
Nel 1531 il vescovo Bernardo Clesio riscattò la giurisdizione e il castello di Pergine, permutandoli con la giurisdizione vescovile di Bolzano e rimase al Principe-Vescovo di Trento fino al 1803. All’epoca della permuta era capitano ducale il barone Giorgio di Firmian, che rimase al castello come capitano vescovile e durante la sua amministrazione furono eseguiti lavori di migliorìa e venne costruita la cosiddetta ala clesiana.
Come risulta da un documento conservato nell’Archivio Parrocchiale di Viarago nel castello all’inizio del 1600 scoppiò un incendio che distrusse parte del tetto del palazzo. Nel 1615 il tetto venne ricostruito con la forma attuale.
Nel 1803, dopo la soppressione del Principato Vescovile di Trento, fino al 1806 il castello passò all’Austria.
Nel 1806 fino al 1809 il castello diventò proprietà del Regno di Baviera e in questo periodo al castello scoppiò un altro incendio.
1814-1826: il castello ritornò all’Austria.
1826-1905: il castello fu riassegnato dall’imperatore d’Austria Francesco I al Principe-Vescovo di Trento.
1905-1920: il castello fu venduto dalla Curia Vescovile di Trento all’avvocato Ferdinando Putz di Monaco di Baviera, il quale volle trasformarlo in un centro di propaganda pangermanista. Il contratto di compravendita è del 21 ottobre 1905.
Negli anni 1910-1914 vennero effettuati dei lavori di restauro in particolare nell’“ala clesiana”.
Dopo la prima guerra mondiale nel 1920 il castello fu acquistato per 200.000 lire dal comune di Pergine, che lo affittò a vari enti, associazioni e privati, tra i quali:
le Terme di Sant’Orsola;
l’americana Annie Halderman che era arrivata per la prima volta a Pergine nel 1923 e che in seguito dal 1930 al 1932 lo prese in affitto facendosi affiancare dalla teosofa francese Beatrice Marcault, la quale condusse il castello fino all’estate del 1936.
Nell’estate del 1924 dal 16 agosto al 28 settembre soggiornò al castello Jiddu Krisnamurti, che era stato scelto dalla Società Teosofica per divenire il “Maestro del Mondo”.
L’allora podestà di Pergine, Luciano Chimelli (1880-1943), era un convinto sostenitore dell’antroposofia di Rudolf Steiner e dei metodi di coltivazione biodinamici in agricoltura.
Nel 1946 il castello fu sede di una scuola professionale gestita da una società veronese e anche di colonie estive.
Nel 1956 il Comune di Pergine decise di vendere il castello all’ingegner Mario Oss originario di Pergine ed emigrato in Svizzera a Zurigo per la cifra di lire 15.500.000.
Il castello fu restaurato e trasformato in un ottimo albergo-ristorante gestito per molti anni fino al 1993 da Luigi Fontanari con la moglie Cristina e fino ai nostri giorni da Verena Neff e Theo Schneider che intendono cessare l’attività a fine stagione 2017.
Oggi il castello è in vendita e si è costituito un Comitato formato da un gruppo di perginesi che frequentano e amano il castello di Pergine e che a propria volta rappresentano molti amici, associazioni e istituzioni interessate a fare il possibile perché il castello continui ad essere quello che ora è, come venne pure delineato efficacemente nelle disposizioni n° 5, 7, 8, 12 e 13 dell’atto di compravendita sottoscritto nel 1956, quando, non senza sofferenza, fu decisa la cessione al privato: monumento storico aperto e vissuto da cittadini e ospiti, ristorante di grande livello, albergo accessibile a tutti.
Da quando a Pergine si è diffusa la notizia che il castello sarebbe stato venduto, molti cittadini si sono chiesti quale sarebbe stato il suo destino e se ci fosse stata la possibilità di mantenere a Pergine e in Trentino la sua proprietà, lo stile della sua conduzione, la sua idea di “casa” aperta alla cultura, all’accoglienza, all’incontro e luogo e occasione di lavoro per molti. Non è facile però muovere le persone e soprattutto muoverle con un obiettivo comune che non siano il business o la proprietà privata, ma coinvolgendole in un ambizioso progetto di cittadinanza attiva e responsabile, capace di condividere innanzitutto un’idea.
Raccogliendo le istanze e le sollecitazioni di molti altri amici che condividono preoccupazioni e aspirazioni si è pensato di organizzarsi come gruppo promotore dell’acquisizione popolare.
È nato così il progetto di sottoscrizione popolare per acquistare il castello di Pergine con l’ambizioso obbiettivo di raccogliere i fondi necessari entro la fine del 2017.
Per questo scopo è online il sito del Comitato dove è possibile trovare tutte le informazioni utili, le modalità contributive, gli strumenti ideati, l’avanzamento della raccolta, l’atto di costituzione del Comitato stesso nato il 14 aprile 2017.
Una lodevole iniziativa per la salvaguardia di un bene comune che va sostenuta da tutti coloro che hanno a cuore la vita del Castello nel rispetto della storia di quanto fatto fino ad oggi.