La Castiglia: da Ferdinando I a Giovanni I

Incoronazione di Luigi VIII e Bianca di Castiglia (1223)
Incoronazione di Luigi VIII e Bianca di Castiglia (1223)

di Ornella Mariani.

Interna al Regno di Leòn ed abitata da genti cantabriche e basche, l’area compresa fra le attuali province di Cantabria, Burgos, La Rioja, Soria, Segovia, Avila, Palencia, Valladolid, Madrid, Toledo, Guadalajara, Cuenca, Utiel, Requena e Ciudad Real assunse il nome di Castiglia il 15 settembre dell’800 nel monastero di san Emeterio di Taranco de Mena, com’è provato da un atto notarile di donazione dell’Abate Vitulo …Bardulia quae nunc vocatur Castella… e fu resa autonoma nel 929 dal Conte Fernando Gonzàlez. La sua turbolenta storia cominciò però nel 1035, quando il Re di Navarra Sancho III divise il Regno fra i quattro figli maschi assegnando a Ferdinando I la Castiglia; a Garcìa la Navarra; a Gonzalo le Contee di Sobrarbe e Ribagorza; a Ramiro l’Aragona.

Il Sovrano era figlio di Garcìa II Sanchez e di Jimena Fernandez. Nel 1000 era subentrato al genitore nei titoli di Re di Navarra e Conte d’Aragona ed aveva governato sotto tutela della madre e di un Consiglio di Reggenza composto da membri della Nobiltà e dell’Alto Clero finché, raggiunta la maggiore età e spostata la residenza reale da Pamplona a Nàjera, aveva avviato una avveduta politica di relazioni economiche, religiose e culturali col Ducato di Guascogna creando, tra il 1021 ed il 1025, a Nord dei Pirenei, le Contee di Bayonne, Labourd e Batzàn.

Il suo governo coincise con la crisi di al-Andalus e con la morte di Almanzor, concludendosi con la soppressione del Califfato di Cordova. Nel 1010 Sancho III sposò Munia, figlia del Conte Sancho Garces di Castiglia; nel 1016 fece valere i suoi diritti sulla Contea per la minorità del cognato Garcìa Sanchez, del quale si fece nominare tutore. Non perse tempo Alfonso V di Leòn nell’ occupare alcuni territori fra i fiumi Cea e Pisuerga: il conflitto fu risolto nel 1027 con l’impegno di nozze tra il giovane Conte e l’Infanta Sancha, figlia dell’aggressore leònese. Tuttavia nel 1029, nel recarsi a Leòn per il matrimonio, Garcìa Sanchez fu assassinato avanti al palazzo reale da esuli castigliani. Di fatto, la sua Contea passò alla sorella Munia che la amministrò col marito fino al 1032, quando egli ne fu investito a condizione che alla sua morte il territorio restasse indipendente dal Regno di Navarra.

La guerra col Leòn, sul cui trono era intanto asceso Bermudo III, cessò in forza di un altro accordo nuziale: Ferdinando, primogenito di Sancho e Munia, avrebbe sposato Sancha, sorella del Sovrano leònese e mancata sposa del defunto Garcìa.

L’intesa fu sottoscritta nel 1032. Nello stesso anno moriva senza eredi maschi il Duca di Guascogna Sancho VI. Contro le pretese avanzate da Sancho III sul Ducato, il Duca d’Aquitania Guglielmo V, sposato a Brisca, figlia di Sancho VI di Guascogna, fece valere i diritti del loro figlio Oddone II che assunse il titolo. Parallelamente, malgrado l’unione conciliatrice di due anni avanti, il Re di Navarra rompeva i rapporti con il Leòn occupando una serie di città e costringendo Bermudo a riparare in Galizia: aveva, di fatto, riunito la quasi totalità dei territori cristiani in un solo Stato comprensivo di Navarra, Aragona, Contee di Sobrarte e Ribagorza, Castiglia e Leòn. Da allora, Sancho assunse il titolo di Imperator totus Hispaniae e, già sostenitore della Riforma clunyacense, si dette a vari pellegrinaggi a Santiago de Compostela finché nel 1035 si spense lasciando quattro figli maschi: Ferdinando, Garcìa, Gonzalo e l’illegittimo Ramiro nato da una relazione con Sancha d’Aybar. Prima di morire aveva diviso il patrimonio assegnando a la Castiglia e parte del Leòn a Ferdinando; attribuendo la Navarra a Garcìa; affidando a Gonzalo le Contee di Ribagorza e Sobrarbe; cedendo a Ramiro l’Aragona.

Inizialmente, i primi due fratelli tennero buone relazioni: nel 1037, in cambio dell’ appoggio nella conquista della zona fino a Sant’Ander, l’uno fu sostenuto dall’altro nella guerra contro Bermudo III Re del Leòn, caduto nella Battaglia di Tamaròn; tuttavia, quando emersero reciproche intenzioni prevaricatorie, essi entrarono in conflitto: nel 1054 Garcìa invase il territorio del germano dal quale fu sconfitto ed ucciso nella Battaglia di Atapuerca.

Nato verso il 1016, Ferdinando aveva sposato Sancha, sorella di Bermudo III Re di Leòn nel 1032, per ripianare le tensioni di confine. Consentito al nipote Sancho IV Garcés di succcedere al padre Garcìa, aveva rivolto la sua attenzione agli Arabi attaccando Siviglia; conquistando nel 1057 Viseu e Lamego; inoltrandosi nel territorio del Re di Saragozza e sottraendogli il controllo di alcune piazzeforti a Sud del Duero; aggredendo il Sovrano di Toledo e spingendosi fino ad Alcalà, sul fiume Henares. Dopo un’ulteriore incursione nell’area andalusa di Siviglia, nel 1063 aveva ridotto a tributarie le zone di Taifa, Badajoz, Toledo e Saragozza e nel 1064 aveva occupato Viseu e Coimbra, spostando il confine con al-Andalus fino al fiume Mondego; irrompendo nel Regno di Valenza; contraendovi quel morbo che, dopo averlo costretto a rientrare a Leòn, ne aveva causato il decesso il 27 dicembre del 1065.

Detto il Grande per le conquiste politiche ed il talento militare e per aver assunto il controllo della Spagna cristiana ed araba, lasciò cinque figli: Urraca, Signora di Zamora Signora di Zamora; Sancho II, Re di Castiglia e per qualche mese Re di Leòn; Elvira, Signora di Toro; Alfonso VI, Sovrano di Leòn e poi di Castiglia; Garcìa, Re di Galizia.

Sancho II detto il Forte, Re di Castiglia ascese al trono durante quelle tensioni con la Navarra sfociate, nel 1067, in quella che fu definita la Guerra dei tre Sancho ovvero quel conflitto che contrappose lui, Sancho IV di Navarra e Sancho I d’Aragona. Guidati da El Cid, i Castigliani vi prevalsero e recuperarono una gran parte dei territori che Ferdinando I aveva concesso, nel 1037, a Garcia Sanchez III: Bureba, l’alta Rioja e Álava. La guerra, tuttavia, cessò nel 1068 con sla sconfitta della Castiglia che dovette rinunciare ad altre pretese sulla Navarra. Nello stesso 1067 Sancho II si accordò con Alfonso VI per contrastare il fratello Garcìa ed invaderne il Regno. Dopo la vittoria pur riportata nella Battaglia di Vila Nova de Gaia nel 1070, ove sconfisse il ribelle Conte portoghese Mendes, costretto all’abdicazione ed all’esilio Garcìa si ritirò presso la Corte del Re di Siviglia al-Mutamid. Allora Sancho II si armò contro il fratello Re di Leòn Alfonso VI: lo sconfisse nella Battaglia di Llantada e nella Battaglia di Golpejera; lo prese prigioniero obbligandolo, una volta evaso, a riparare presso il Sovrano di Toledo ed occupò il Leòn così riportando il Regno allo stato in cui lo aveva tenuto suo padre. L’Aristocrazia leonese insorse e si strinse attorno alla sorella Urraca a Zamora. Sancho II, allora, aggredendo anche la germana Elvira, espugnò Toro e pose sotto assedio Zamora ove il nobile Bellido Dolfos, amante di Urraca, gli tese una trappola e lo assassinò.

Gli subentrò il germano Alfonso VI detto el Bravo, che aveva dovuto difendersi dal suo espansionismo aggressivo. Dopo la Battaglia di Llantada del 1068 i due si erano riconciliati per invadere congiuntamente il territorio del terzo fratello Garcìa: nel 1071 erano entrati in Galizia e lo avevano liquidato. Nel 1072 le ostilità familiari si erano però riaccese: armatosi ancora contro Alfonso VI, Sancho lo annientò nella Battaglia di Golpejera grazie al valido appoggio di Rodrigo Diaz de Bivar, ovvero El Cid, e lo rinchiuse nelle carceri di Burgos donde egli fuggì riparando presso il Sovrano arabo di Toledo, suo tributario. Della latitanza profittò l’aggressore occupando il Leòn e riunendo nuovamente il Regno paterno; ma la Nobiltà si oppose all’iniziativa e si strinse intorno ad Urraca a Zamora mentre egli espugnava Toro, Signoria della sorella Elvira, ed assediava la stessa Zamora. Sotto le mura della città, Bellido Dolfos assassinò Sancho: Alfonso VI poté tornare in Leòn e, in mancanza di eredi del fratello, garantì che se fosse stato riconosciuto Re di Castiglia avrebbe attribuito alla Nobiltà castigliana le medesime prerogative assegnate a quella leònese; ma il diffuso sospetto che egli ed Urraca fossero complici nel fratricidio vanificò la promessa. Fu solo quando Rodrigo Diaz ed altri ottennero il pubblico giuramento della sua innocenza avanti alla chiesa di santa Gadea che egli fu salutato Sovrano di Castiglia.

Morto Sancho II, il fratello Garcìa aveva recuperato il Regno di Galizia ed accettato la sovranità di Alfonso che, invece, lo convocò a Corte; lo fece arrestare e nel 1073 lo fece rinchiudere nel castello di Luna ove, dopo diciassette anni di prigionia, si spense il 22 marzo del 1090. Da quel momento in poi, il Sovrano avviò una forte politica espansionistica: nel 1076, profittando della morte di Sancho IV Garcès di Navarra, occupò la Rioja; nel 1077 assunse il titolo di Imperatore; nel 1081 sposò Costanza di Borgogna, vedova di Ugo II di Châlon ed aumentò gradualmente la pressione sui piccoli Regni arabi rendendoli tributari; nel 1081 esiliò Rodrigo Diaz; sconfisse ripetutamente il Re di Siviglia Muhammad al –Mu’tamid, reo di aver appoggiato Garcìa nella guerra civile del decennio precedente; gli espropriò una serie di territori; lo rese tributario nel 1082; dopo aver sostenuto nel 1084 il Re di toledo al -Qādir a mantenere il titolo in cambio di alcune piazzeforti strategiche, a primavera del 1085 assediò Toledo nella quale entrò il 25 maggio e nella quale si proclamò garante delle due religioni; si assicurò il controllo di gran parte del percorso del Tago; conquistò Valencia affidandone il governo al Capitano Álvar Fáñez ma cedendola nel 1086 ad al- Qādir a ristoro della perdita di Toledo; nel 1088 con lo stesso Fáñez prese il castello di Aledo ed ottenne la sottomissione di tutti i Regno locali di Taifa.

Allarmati dalla sua potenza, i Signori dei Regni mori ed in particolare gli Emiri di Siviglia, Badajoz, Granada e Cordova si rivolsero agli Almoravidi che lasciarono il Marocco per la Spagna: Yusuf ibn Tasfin sconfisse Alfonso nella Battaglia di al- Zallaqa del 23 ottobre del 1086 ma non riuscì a prendere Toledo. La sconfitta almoravide e le pressioni esercitate dalla Regina Costanza indussero Alfonso a revocare l’esilio a Rodrigo Diaz: nel 1090 l’Emiro Yu¯suf Ibn Ta¯shfi¯n attaccò il castello di Aledo provocandogli tali danni da indurre il rivale a raderlo al suolo e ad imputare la sconfitta al Diaz, intervenuto in ritardo. A costui, che esigeva un equo processo, Alfonso oppose la confisca dei beni; l’esilio e l’arresto dei familiari.

Restato vedovo, nel 1093 il Re sposò Berta di Borgogna; concesse il governo della Galizia a Raimondo di Borgogna, sposo della figlia Urraca; affidò la Contea del Portogallo e Coimbra ad Enrico di Borgogna, promesso sposo della figlia naturale Teresa. Nell’estate del 1097 i Castigliani attaccarono gli Almoravidi nella zona di Toledo ed occuparono il castello di Consuegra ma, nello scontro del 15 agosto furono soverchiati dall’Emiro di Cordova Yūsuf Ibn Tāshfīn che, vittorioso, nel giugno del 1098 rientrò in NordAfrica.

Nel 1098 Alfonso sposò Zaida, vedova del Principe al- Mamun, figlio del Re di Siviglia Muhammad- al – Mu’tamid. Già sua amante, ella era figlia dell’Emiro di Denia e, prima delle nozze, s’era fatta battezzare a Burgos ove aveva assunto il nome di Isabella. Da quell’anno, Alfonso tentò di impedire il consolidamento almoravide in Spagna ma gli Arabi occuparono i Regni del Sud della penisola iberica sotto la guida di Alì ibn Yusuf: le truppe castigliane furono nuovamente battute nel 1108 ad Uclés dove Sancho Alfonsez, erede al trono ed unico figlio maschio del Sovrano, perse la vita. Di nuovo vedovo, nel 1109 Alfonso sposò Beatrice d’Aquitania ma si spense a Toledo e fu sepolto nel monastero di Sahagùn accanto al figlio ed alla consorte Zaida/Isabella lasciando viva costernazione nei sudditi in particolare ebrei, equiparati ai cristiani nei diritti.

Alfonso lasciò numerosa prole. Da Costanza erano nati avuto Urraca ed Elvira; da Isabella lo sfortunato Sancho, morto ad Uclès, Sancha ed un’altra Elvira; dall’amante Imena Muñoz, un’altra Elvira e Teresa: l’una sposa di Raimondo di saint-Giles e l’altra sposa di Enrico di Borgogna.

Al trono ascese Urraca, nata verso il 1080: ella fu Sovrana di Galizia dal 1107 al 1112, di Leòn e Castiglia dal 1109 al 1126 e Regina/consorte di Aragona e Pamplona dal 1109 al 1114, nel perdurare del matrimonio con Alfonso I il Battagliero Re di Navarra ed Aragona.

In prime nozze, ed a soli sette anni, aveva sposato il francese Raimondo di Borgogna che, nel 1086, dopo la sconfitta subita dal suocero per mano dell’Emiro almoravide Yusuf Ibn Tasfin nella Battaglia di al-Zallaqa, si era posto a suo servizio. Nel 1093, Alfonso lo aveva investito della Galizia mentre suo cugino Enrico, già destinato alla cognata Teresa, veniva infeudato della Contea del Portogallo. Ritenendosi deputato ad occupare il trono di Castiglia e Leòn, Raimondo si accordò col parente: se quando Alfonso fosse morto, lo avrebbe sostenuto nella successione, gli avrebbe ceduto la Galizia. Tuttavia premorì al Re e fu Urraca a cingere la corona. L’Aristocrazia castigliana spinse la giovane vedova a nozze con il Re di Aragona e Navarra Alfonso I il Battagliero: il rito fu officiato nel 1109 e gli sposi furono proclamati Re di Castiglia e Leòn, mentre al giovane erede Alfonso Raimundez veniva assegnata la Galizia.

L’unione fu resa infelice da contrapposizioni politiche e da infedeltà della Regina. Fu la guerra civile: Enrico di Borgogna, allora, arruolato un esercito in Francia, si accordò con Alfonso I per deporla ma una provvisoria riconciliazione coniugale fece sfumare l’intesa che, rinnovata nel 1111, portò alla sconfitta di Urraca a Campo d’Espina. La Sovrana fu rinchiusa in un maniero di Zamora ma il coniuge presto si rese inviso a larghi settori della Nobiltà, scontenti dei privilegi accordati ad Aragonesi e Navarresi: Urraca fu liberata e persuasa a consegnare gran parte del Regno alla sorellastra Teresa ed al marito. Nel 1112 col cognato ella pose il re di Navarra sotto assedio a Peñafiel e onorò la promessa ma, indispettita dall’arroganza della sorellastra, si accordò segretamente col marito ed annullò il patto stipulato con Teresa. Nel frattempo vedova, reclamati invano i diritti per sé e per il figlio treenne Alfonso, costei accusò Urraca di voler avvelenare il coniuge che si separò ancora e che fu costretto a rientrare in Aragona dall’Aristocrazia leònese e castigliana partigiana della moglie. La circostanza impose l’annullamento del vincolo coniugale: nel 1114 Paquale II dichiarò nulle le nozze per ragione di parentela della coppia ed Urraca restò Regina unica di Castiglia e Leòn. Da quel momento il Regno scivolò verso una pericolosa instabilità e presto le fazioni inclini alla Regina vennero a scontro con quelle favorevoli ad Alfonso I, con quelle favorevoli ad Alfonso di Galizia, appoggiato dal Vescovo di Santiago di Compostela Diego Gelmirez e con quelle della Contessa Teresa del Portogallo: si susseguirono molte rivolte, la più sanguinosa delle quali fu quella del 1115 a Sahagún ove Urraca fu costretta a sottoscrivere l’omonima tregua.

Nel 1121, protetto da Callisto II, assieme a Teresa ed al Conte di Trava Fernando Peres, il Vescovo di Compostela Diego Gelmirez organizzò una congiura perché Alfonso Raimundez Re di Galizia e nipote del Papa usurpasse il trono alla zia. Le due sorelle entrarono in aperto conflitto. Teresa fuggì nel castello di Lanhoso ove Urraca la tenne in assedio finchè non accettò di dichiararsi vassalla: allora ella fu confermata Contessa del Portogallo e Feudataria di Zamora, Toro, Salamanca ed Avila. Tuttavia l’instabilità perdurò fino al 1126, anno della morte della Regina che lasciò eredi Alfonso VII Raimundez, Sancha Raimundez e Fernando Perez Furtado: un figlio naturale riconosciuto nel 1123.

Detto l’Imperatore, Alfonso VII Raimundez fu Re di Galizia dal 1112 al 1126, quando il Regno fu riunito a Leòn, e fu Re di Castiglia dal 1126 al 1157: era nipote, per parte paterna, dei Conti Eudes, Rinaldo II e Stefano I di Borgogna e dell’Arcivescovo Guido di Vienne. Orfano del padre dal 1107, verso il 1112 fu incoronato Re di Galizia da Diego Gelmirez che, col Conte di Trava Fernando Peres gli fece da tutore. Nel 1121, su pressione papale, i due avevano tramato per portarlo al trono ma l’incertezza aveva dominato il Regno fino al 1126 quando Alfonso VII aveva assunto responsabilità dirette: Teresa, allora, non ritenendosi più vincolata dai patti del 1121, non aveva riconosciuto la sovranità del nipote che nella primavera del 1127 aveva attaccato il Portogallo obbligandola a piegarsi. Il figlio di costei, Alfonso Henriquez, che nel 1128 sconfisse la propria madre a Guimarães, non accettò l’autorità del cugino e nel 1130 invase il Sud della Galizia, feudo materno, facendone la base logistica per le sue incursioni.

Nel 1128 Alfonso VII sposò a Saldaña Berenguela di Barcellona, sorella di Raimondo Berengario IV. In quel periodo, i pessimi rapporti con il patrigno Re di Aragona e Navarra Alfonso I il Battagliero gli valsero la perdita di molti territori a Guipuzcoa e Alava; sicché, quando nel 1134 costui si spense, egli rivendicò con forza i suoi diritti castigliani invadendo Navarra ed Aragona fino ad occupare Saragozza ed in seguito portando i confini del suo Regno fino al fiume Ebro. Ristabilita la supremazia su tutti i Regni cristiani iberici, assunse il titolo di Imperatore.

Nel 1137 Alfonso Henriquez fomentò una rivolta in Galizia e, quando in seguito alla vittoria di Cerneja sull’esercito leònese stava per annettere la regione, gli Arabi attaccarono la fascia meridionale della Contea del Portogallo sconfiggendo Alfonso VII Raimundez a Thomar ed occupando la fortezza di Leiria. Allora il Sovrano invase il Portogallo e, grazie al Trattato di Tui, costrinse il cugino ribelle alla resa. Nel 1139 l’irriducibile, però, l’irriducibile Henriquez prese a considerarsi Re del Portogallo e nel 1140 invase ancora la Galizia: l’Imperatore a Val de Vez gli propose una tregua condivisa e nel 1143 a Zamora si siglò la pace, alla presenza del Legato di Innocenzo II: Alfonso VII Raimundez riconobbe al cugino il titolo di Re del Portogallo e autorizò le nozze tra il Conte di Barcellona Raimondo Berengario IV e la Regina Petronilla di Aragona, di fatto accettando l’unione di tutte le Contee catalane con l’Aragona, ormai divenuta un grande Regno. Nello stesso anno, a Carriòn de los Condes, Alfonso VII definì con Raimondo Berengario i confini tra Castiglia ed Aragona, impegnandosi in una azione militare congiunta contro la Navarra ed il suo Re Garcìa IV Ramirez. Nel 1140 costui fu sconfitto ed obbligato alla Pace di Tudela, consolidata da un impegno di nozze fra i reciproci figli Bianca di Navarra e Sancho di Castiglia.

Dopo il 1140 l’Impero almoravide cominciò a vacillare: l’Emiro ‘Alī ben Yūsuf ed il suo successore Tāshfīn ibn ʿAlī furono incapaci di fronteggiare l’anarchia ed Alfonso ne profittò per prendere Rueda, Cordova, la piazzaforte di Aurelia, Coira ed Almeria. Sei anni dopo, gli Almoravidi invasero la penisola iberica: il Sovrano, che nel 1151 aveva sottoscritto il Trattato di Tudilén con Raimondo Berengario riservando alla Castiglia le terre musulmane a Sud della Murcia e che nel 1152 aveva sposato Richenza, figlia del Re di Polonia Ladislao III l’Esiliato, rafforzò le frontiere ma nel 1157 perse le conquiste precedenti e pochi mesi dopo si spense. Con la sua morte il Regno fu di nuovo diviso: Sancho III prese la Castiglia e Ferdinando il Leòn.

Da Berenguela Alfonso VII aveva avuto sette figli: Sancho, Re di Castiglia; Raimondo; Sancha, maritata a Sancho IV di Navarra; Ferdinando II Re di Leòn; Costanza, coniugata a Luigi VII di Francia; Garcìa; Alfonso. Dalla Richenza erano nati Ferdinando e Sancha di Castiglia, moglie di Alfonso il Casto Re d’Aragona. L’amante Gontrada Pérez gli aveva dato Urraca di Castiglia, sposa di Garcìa IV Ramirez di Navarra. L’amante Sancha Fernandez aveva partorito Stefania, poi maritata a Ferdinando Ruiz de Castro.

Sposo nel 1151 di Bianca di Navarra, figlia del Re Garcìa IV Ramirez, Sancho III detto il Desiderato guidò il Regno dal 1157 al 1158, anno in cui morì a Toledo. Il suo brevissimo Regno fu impegnato dal conflitto col germano Ferdinando Re del Leòn che mirava a sottrargli la Castiglia e dalle minacce dei confinanti Re di Aragona e Navarra. Nel 1158 intervenne la riconciliazione: Sancho restituì Saragozza al fratello Ferdinando ed altre città indebitamente occupate a Raimondo Berengario; protesse i sudditi dalle invasioni di Sancho VI di Navarra e istituì l’Ordine di Calatrava con l’Abate Raimundo de Fitero e Diego Velàzquez.

Gli successe il figlio treenne Alfonso VIII detto il Nobile: nato a Soria l’11 novembre del 1155 e morto a Gutierre –Muñoz il 5 ottobre del 1214, egli fu Re di Castiglia dal 1158. Durante la minorità, lo zio Ferdinando II di Leòn; i Sovrani vicini e pezzi di Nobiltà schierati con la famiglia Lara e con la famiglia Castor si batterono per assumere la sua tutela. Ne conseguì che il primo si impadronì di molte fortezze, mentre Sancho IV di Navarra invadeva la regione della Rioja. L’erede al trono, in definitiva, era ostaggio in particolare dei Lara che lo tenevano a Soria ove nel 1166 un gruppo di Nobili lealisti lo rapì; lo condusse prima a san Esteban de Gormaz e poi ad Avila; lo fece infine incoronare undicenne a Toledo.

Appena insediato, Alfonso sottomise i ribelli; confermò l’Ordine di Calatrava e nel 1170 sposò a Burgos Eleonora Plantageneta che gli dette dodici figli e portò in dote il Ducato di Guascogna, strategico presidio di difesa della fascia pirenaica. Cominciò allora per la Castiglia, alleata di Alfonso II d’Aragona, una fase di espansione avviata dall’annessione di Cuenca, sottratta nel 1177 agli Arabi, e di Rioja, espropriata al Re di Navarra. Nel 1179, poi, a Cazorla, un trattato col governo aragonese fissò i nuovi confini e nel 1180 fu celebrata la conciliazione con il leònese Ferdinando II. Tuttavia, la vagheggiata Reconquista fu condizionata dalla disfatta conseguita nella Battaglia di Alarcos del 18 luglio del 1196 a causa di due infauste coincidenze: la mancata partecipazione di Alfonso IX del Leòn ed il fatale ritardo dell’arrivo di Sancho VII di Navarra. La circostanza riaccese le tensioni con Navarra e Leòn risolvendosi poi con una riconciliazione favorita dalla mediazione del Re Pietro II d’Aragona che, nel 1197, volle le nozze della figlia Berengaria con Alfonso IX di Leòn. Parallelamente, completata la conquista della Rioja, Alfonso VIII profittò dell’impegno militare in Murcia e Andalusia del filoalmoravide Sancho VII di Navarra, scomunicato da Innocenzo III per la sua alleanza col Califfo Yacub ben Yussuf, per sottrargli Álava e Guipúzcoa: conquiste ratificate dal Trattato di Guadalajara del 1207, quando furono colonizzate anche le città della costa cantabrica di Castro-Urdiales, San Vincente de la Barquera, Santander, Laredo, San Sebastian, Fuentarrabia. In quel periodo, sensibile all’appello di Innocenzo III, Alfonso riunì contro gli Almohadi i Re cristiani della penisola iberica, tranne Alfonso IX del Leòn: il 16 luglio del 1212 un formidabile esercito guidato da Sancho VII di Navarra, Pietro II d’Aragona ed Alfonso II del Portogallo battè i Mori nell’epocale Battaglia di Las Navas de Tolosa dando avvìo all’irreversibile declino degli Arabi.

Padre di dodici figli: Berenguela, Regina di Castiglia; Sancho; Sancha; Urraca, coniugata ad Alfonso II di Portogallo; Bianca di Castiglia, moglie di Luigi VIII di Francia; Fernando; Mafalda; Enrico; Costanza; Leonora, sposa di Giacomo d’Aragona; Costanza; Enrico I Re di Castiglia, nato verso il 1203 e morto a Palencia nel 1217, il Sovrano si spense nel 1214 designando il figlio decenne Enrico.

Re dal 5 ottobre del 1214 al 1217, regnò sotto reggenza della madre a sua volta mancata a ventisei giorni dal suo insediamento. Si aprì, allora, una fase di turbolenze per la contrapposizione tra la sorella maggiore Berenguela e Alvaro Nuñez de Lara, entrambi decisi ad assumere il ruolo di tutela: quest’ultimo prevalse e governò col sostegno dei Cavalieri dell’Ordine di san Giacomo.

Nel 1215 Berenguela negoziò con Sancho I del Portogallo l le nozze del giovanissimo Enrico con la Principessa Mafalda, ma esse furono poi annullate per consanguineità. Alvaro, allora, lo destinò a Sancha II, figlia primogenita di Alfonso IX di Leòn ma il matrimonio non fu contratto per la precoce ed improvvisa morte dello sposo sul quale, mentre giocava in un cortile, si abbatté la tegola di un tetto.

Assunse allora la successione proprio Berenguela che rinunciò al governo in favore del figlio Ferdinando, nato dal matrimonio con Alfonso IX di Leòn: anche questa unione fu sciolta per consanguineità fra gli sposi nel 1204 ma l’erede, benché considerato illegittimo, fu integrato nei suoi diritti e, assunto il nome di Ferdinando III, ridimensionato il potere dei Lara, avviò l’unione fra la Castiglia ed il Leòn.

Detto il Santo; nato a Zamora il 5 agosto del 1199 e morto a Siviglia il 30 maggio del 1252; Re di Castiglia e Leòn, fu contrastato militarmente dal genitore, aspirante alla corona castigliana quale nipote di Alfonso VII. Incapace di imporsi, nel 1218 egli venne a patti con la moglie e con il figlio designandolo erede.

Nel 1220 Ferdinando III, sposo da un anno di Elisabetta di Hohenstaufen detta Beatrice, figlia di Filippo di Svevia e di Irene degli Angeli, fu autorizzato da Onorio III a pagare i Maestri della prestigiosa Scuola di Palencia con un quarto dei cespiti destinati alla manutenzione dei frabbricati ecclesiali. L’ottimo rapporto col Papa lo indusse ad abbracciare l’idea di crociata antiaraba: nel 1225 attaccò la regione di Cordova ed occupò una serie di città e, verso il 1227, si alleò con l’Emiro degli Almohadi Abu¯ al –‘Alâ’ Idris al-Mamu¯n e, quando costui fu rovesciato, inviò truppe in suo aiuto consentendogli di riassumere il potere nel 1229 in cambio di un insediamento nordafricano.

Nel 1230, il padre si spense designando alla successione, contro ogni precedente impegno, le figlie di primo letto Sancha e Dolce: appoggiato da Aristocrazia e Clero, Ferdinando le esautorò mentre le due precedenti mogli di Alfonso: Berenguela e Teresa del Portogallo sottoscrivevano per i rispettivo figli il Trattato de las Tercerìas, col quale abdicavano in favore del fratellastro. Da quel momento Castiglia e Leòn furono una sola corona.

Nel 1236, Ferdinando conquistò Cordova e, vedovo dal 1235, nel 1237 sposò Giovanna di Ponthieu. Nel 1241 accolse la richiesta di aiuto del Re di Murcia Muhammad ibn Alì che gli si dichiarava vassallo: da quel patto in poi la Murcia, da Alicante ad Alhama, fu feudo castigliano. Nel 1243 col Re d’Aragona occupò i territori valenziani fissandone i limiti territoriali col Trattato di Almizra del 1244: vi si confermava l’intesa del 1179 siglata a Cazorla da Alfonso VIII di Castiglia e Alfonso II d’Aragona; vi si attribuivano alla Castiglia i territori a Sud della linea Biar/Villajoyosa, compreso il Regno di Murcia, e alla Corona di Aragona il Regno di Valencia poi ceduto solo nel 1305, per effetto del Trattato di Torrellas e del Trattato di Elx.

Nel 1245 il Sovrano di Granada offrì a Ferdinando la città di Jaen ed un contingente musulmano per la conquista dell’Andalusia, in cambio di sostegno militare: nel 1247 Ferdinando occupò Carmona e, mentre la Flotta cristiana comandata dall’Ammiraglio Raimondo Bonifaz annientava gli Arabi lungo le linee del Guadalquivir, assediò Siviglia, caduta dopo quindici mesi di serrata resistenza il 22 dicembre del 1248. Al crollo della città seguì la resa di Medina- Sidonia, Arcos, Cadice e Sanlucar. Recuperato il controllo di tutta l’Andalusia, tranne il Regno di Granada, Ferdinando allestì una spedizione in NordAfrica ma si spense nel perdurare dei preparativi.

Era il 30 maggio del 1252. Aveva avuto da Beatrice dieci figli: Alfonso Re di Castiglia; Federico, fatto giustiziare dal fratello maggiore; Ferdinando; Eleonora; Berengaria; Enrico II detto il Senatore; Filippo, Primate di Siviglia e poi sposo di Cristina di Norvegia; Sancho, Arcivescovo di Toledo; Giovanni Manuele; Maria e da Giovanna cinque figli: Ferdinando; Eleonora, sposa di Edoardo I d’Inghilterra; Luigi; Jimena; Giovanni.

Ascese al trono Alfonso X detto il Saggio, nato a Toledo nel 1221 e consegnato alla Storia anche per la vivacità intellettuale: egli dette impuso a quelle Scuole di Estudio General del Reino de León di Salamanca dette Universitad e fece pubblicare il Sentenario, ovvero un codice propedeutico alle grandi riforme attuate dal successore. Clemente X lo canonizzò nel 1671 rendendolo il primo Re spagnolo elevato alla gloria degli altari. Nel 1240 egli impalmò Maior Guillen de Guzman ma il vincolo fu poi sciolto e la prole da esso nata fu dichiarata illegittima. Nello stesso periodo, e fino a tutto il 1250, Alfonso X combattè accanto al padre per la conquista di Alicante, Murcia e Cadice dopo essersi risposato con Violante d’Aragona, figlia di Giacomo I. Succeduto al genitore, a tre anni dall’insediamento invase il Portogallo e si impadronì dell’Algarve: il portoghese Alfonso III si arrese e, benché ancora coniugato con Matilda II di Boulogne, chiese ed ottenne la mano di Beatrice, illegittima del Sovrano castigliano con la clausola che, quando il loro primo figlio avesse compiuto sette anni, l’Algarve sarebbe rientrato nel possesso del Portogallo. I patti furono rispettati nel 1263 e, in cambio di cinquanta Lancieri, la regione fu consegnata al terzogenito Dionigi, che contava due anni. Nello stesso anno, morta Matilda, le nozze di Alfonso III e Beatrice furono convalidate da Urbano IV.

Il 22 aprile del 1254, il Re Saggio si alleò con l’inglese Enrico III contro Luigi IX di Francia e il 18 ottobre successivo nel monastero di santa Marìa la Real de Las Huelgas a Burgos partecipò al matrimonio della sorellastra Eleonora di Castiglia col Plantageneto: il vincolo storicizzava la rinuncia castigliana al Ducato di Guascogna. Nello stesso anno, a Salamanca fu rilanciato l’Estudio General del Reino de Leòn: una scuola fondata tra il 1218 ed il 1220 da Alfonso IX e consolidata da donazioni e privilegi di Ferdinando III, con un documento attraverso il quale si attribuiva allo Scholasticus della cattedrale il diritto di promuovere gli Studenti e di esercitare giurisdizione su essi. Nel 1256, morto Guglielmo d’Olanda e restato vacante il soglio imperiale, Alfonso X chiese l’appoggio francese per rivendicarne la titolarità in virtù della parentela materna con gli Hohenstaufen: nel 1257 con il voto dei Grandi Elettori di Treviri, Sassonia e Brandeburgo egli fu eletto Imperatore del Sacro Romano Impero contro Riccardo di Cornovaglia, sostenuto dall’Episcopato di Colonia, Magonza e Palatinato mentre l’Elettore Ottokar di Boemia votava in tempi diversi per entrambi i pretendenti. Peraltro essi avevano pagato l’elezione, ma mentre Riccardo si recò spesso in Germania per far valere i suoi diritti, fino ad essere incoronato in Aquisgrana il 17 maggio del 1257, Alfonso non vi andò mai sostanzialmente aspirando al possesso dell’Italia: non a caso si alleò con Ezzelino da Romano e con i Ghibellini italiani alienandosi l’amicizia di Alessandro IV. Tant’è: quando la questione fu rimessa all’arbitrato del Papa, costui tergiversò analogamente ad i suoi successori Urbano IV e Clemente IV ed anche quando nel 1272 il Principe di Cornovaglia si spense, escludendo dall’assise di Francoforte dell’anno successivo Ottokar di Boemia, partigiano di Alfonso, i Grandi Elettori si espressero per Rodolfo d’Asburgo. Gregorio X accettò la designazione e rifiutò di ratificare la nomina del Castigliano, dichiarandolo decaduto e ponendo fine al Grande Interregno: nel 1275 Alfonso avrebbe cercato di raggiungere Guglielmo VII del Monferrato, suo Vicario in Italia in successione del deceduto Ezzelino, per guidare i Ghibellini piemontesi e lombardi contro Charles d’Anjou. Proprio il Pontefice lo avrebbe trattenuto in Provenza e costretto a rinunciare alla tiara imperiale.

Nel 1273 il Re di Castiglia dette vita alla Mesta: un organismo che raccoglieva oltre tremila proprietari di greggi. Costoro si riunivano ogni quattro mesi; riconoscevano pari diritti alle donne e fissavano le norme ed i diritti dei pastori, fatti oggetto della ostilità dei contadini, durante le transumanze. La stabilità interna del suo illuminato governo fu turbata nel 1275, quando il suo primogenito Ferdinando, già designato erede, morì combattendo i Mori di Granada nella Battaglia di Écija. In sprezzo dei diritti dei figli di costui, lasciati privi di ogni umano conforto con la madre, stando alle cronache di Guglielmo Nangis, Alfonso nominò successore il secondogenito Sancho IV. La nuora, allora, ricorse al fratello Sovrano di Francia Filippo l’Ardito che inoltrò numerose e vane proteste, minacciando l’invasione della Castiglia. In seguito, però, i rapporti fra padre e figlio si incrinarono: il tentativo del Sovrano, che proponeva a Sancho l’istituzione di un’enclave a Jaén da destinare al nipote Alfonso de la Cerda, fu duramente opposto e scoppiò la guerra civile risoltasi nel confino di Alfonso nel Sud castigliano. Dall’esilio, però, egli diseredò il figlio ribelle l’8 novembre del 1282. Ma se la sua politica fu non sempre condivisa, indiscusso fu il suo prestigio intellettuale e la passione per ogni sorta di attività culturale. Non a caso è considerato il fondatore della prosa castigliana; non a caso fondò la Scuola dei Traduttori di Toledo, consentendo a Dotti musulmani ed ebrei di tradurre in lingua castigliana le loro opere classiche; non a caso fornì un rilevante contributo all’ Astronomia con la Tavole Alfonsine; non a caso egli stesso fu un eccellente poeta in lingua galiziana; non a caso fu autore di un pregevole trattato sugli scacchi. Anche la sua attività giuridica assunse enorme importanza attraverso la nazionalizzazione del Diritto; la traduzione del Liber Iudiciorum del Re visigoto Reccesvindo, dal quale estrasse il Fuero Juzgo; la elaborazione di un Fuero Real (raccolta di tradizioni modificate da introduzioni di norme dello jus romano e canonico); il riordino del Libro de las Leges meglio noto come Siete Partidas per la cui redazione i Giureconsulti impegnati attinsero a fonti di Diritto canonico, Diritto romano e Diritto giustinianeo, ai Fueros di Castiglia e Leòn, adattati alle esigenze ed alle consuetudini locali senza, tuttavia, eliminare completamente i vigenti Fuero Juzgo e Fuero Real; la realizzazione della prima riforma ortografica, con la quale il Castigliano diventava lingua ufficiale del Regno. Tuttavia, malgrado la sua Corte si avvalesse di contributi ebraici ed arabi sia in ambito scientifico che letterario, egli accettò le pressioni ecclesiali nell’attuare una politica restrittiva in danno dei Giudei, confinati negli Aljama: quartieri/ghetto in cui potevano dedicarsi ad attività commerciali ed artigianali, mantenendo comunque il monopolio dell’appalto delle imposte e delle professioni mediche e finanziarie.

Alfonso morì a Siviglia il 4 aprile del 1284. Dalla moglie Maior Guillen de Guzman aveva avuto tre figli: Beatrice, sposa al Re Alfonso III del Portogallo e madre del Re Dionigi il Giusto; Martino Alfonso, morto a Valladolid; Urraca. Dalla moglie Violante erano invece nati ben dodici figli: Ferdinando, precocemente mancato; Berengaria, andata suora dopo la morte dell’erede di Luigi IX, cui era stata destinata; Beatrice, maritata a Guglielmo VII del Monferrato; Ferdinando de la Cerda, sposato con Bianca di Francia, anch’ella figlia di Luigi IX; Leonora; Sancho IV, Re di Castiglia e Leòn; Costanza, monaca; Pedro, Conte di Ledesma; Giovanni, Re di Leòn dal 1296 al 1301; Isabella prematuramente morta; Violante, coniugata col Signore di Biscaglia Diego Lopéz de Haro; Giacomo, Signore di Los Cameros.

Ancorché diseredato, Sancho IV, nato verso il 1257 e detto l’Ardito, occupò il trono in danno dei legittimi eredi: il nipote Alfonso de la Cerda in Castiglia ed il fratello Giovanni in Leòn. Quando, nel 1275, il padre si trovava in Provenza alla Corte di Gregorio X, i Merinidi, che avevano già conquistato il Maghreb, erano sbarcati sulle coste andaluse: suo fratello Ferdinando de la Cerda, Reggente del Regno, aveva tentato di contenere l’invasione ma era morto sul campo. Si era, allora, aperto un delicato problema successorio: ignorando i diritti dei figli della vittima, infatti, Alfonso X aveva designato al trono Sancho la cui cognata vedova, Bianca di Francia, aveva rivendicato invano la tutela degli interessi dei figli Alfonso e Ferdinando, rivolgendosi al fratello Filippo III di Francia presso il quale riparò. In quel difficile contesto si era incuneata Violante d’Aragona, madre dello stesso Sancho: temendo per la loro vita, ella aveva portato al sicuro i due nipotini presso la Corte d’Aragona, facendoli ospitare nella fortezza di Jàtiva prima di indurre il marito a riconsiderare la vicenda. Di fatto, quando Re Alfonso aveva proposto al figlio/erede di creare un piccolo Regno per il nipote omonimo nella città di Jaén, era maturata una durissima contrapposizione: Sancho era insorto; aveva sollevato la guerra civile ed obbligato a rifugiarsi in Murcia il padre che, l’8 novembre del 1282 lo aveva diseredato. In quello stesso anno, Sancho sposava a Toledo Maria di Molina, figlia del Re Alfonso IX di Leòn e di Berenguela di Castiglia. Malgrado le nozze fossero da ritenersi nulle per consanguineità: il nonno di Sancho ed il padre della Principessa erano fratelli, a sei anni dalla morte dello sposo Bonifacio VIII le avrebbe legittimate. Ancora in quell’anno, in aperto contrasto con le disposizioni del padre che aveva indicato suo erede in Castiglia il nipote Alfonso de la Cerda e suo erede in Leòn il figlio Giovanni, con inusitata arroganza l’irriducibile ribelle aveva usurpato la corona ad entrambi e si era proclamato Sovrano dei due Regni. Ne era scaturito un duro periodo di lotte nelle quali, a sostegno degli eredi legittimi si erano schierati Lope Diaz III de Haro ed il Re d’Aragona Alfonso III. Sancho aveva spietatamente fatto arrestare e giustiziare tutti i nemici a Bajadoz, a Talavera, ad Avila e a Toledo e, quando nel settembre del 1288 a Jaca il Sovrano aragonese fece proclamare Re di castiglia Alfonso de la Cerda, ne derivò un’aspra guerra di frontiera durata fino al 1291. In quegli anni, Sancho dovette difendersi anche dall’attacco musulmano di al- Andalus, dopo lo sbarco dei Merinidi guidati dal Califfo Abu¯ Yu¯suf Ya‘qu¯b che, a sua volta, era intervenuto a favore degli usurpati. Dopo l’assedio di Tarifa, eroicamente difesa da Guzmàn el Bueno, i ribelli deposero le armi ed i Merinidi rientrarono in Marocco: le tensioni si ripianarono del tutto quando ascese al trono d’Aragona Giacomo II, che indusse gli Infanti de la Cerda a rinunciare ad ulteriori rivendicazioni. Essi, però, le avrebbero rilanciate alla morte di Sancho, il 25 aprile del 1295, quando al trono castigliano sarebbe asceso il novenne figlio Ferdinando.

Sancho ebbe sette figli: Isabella, sposa di Giacomo II il Giusto Re d’Aragona; Ferdinando detto l’Emplaçat, Re di Castiglia e Leòn; Alfonso, Enrico; Pedro; Filippo; Beatrice, sposa di Alfonso IV del Portogallo.

Il primogenito Ferdinando IV governò sotto tutela della madre Reggente. Fu una stagione di grandi difficoltà poichè la corona fu contesa da altri due pretendenti: lo zio Giovanni ed il cugino Alfonso de la Cerda. Costui nel 1276 si era rifugiato alla Corte aragonese e nel 1288 a Jaca era stato proclamato Sovrano di Castiglia da Alfonso III d’Aragona: la corona gli era stata confermata anche dal nuovo Re Giacomo II. La circostanza, aggravata dalla minorità del Sovrano, indebolì la Monarchia castigliana alla quale dichiarò guerra Dionigi del Portogallo per riprendersi le città di Serpa, e Moura; per conquistare Aroche ed Aracena; per invadere il distretto di Ribacôa. Solo nel 1297 il Trattato di Alcañices sancì una pace quarantennale previa cessione castigliana del Ribacôa al Portogallo.

In definitiva, Ferdinando IV aveva conservato il trono solo grazie al talento diplomatico della madre/Reggente che si destreggiò fra pretese del Clero, dell’Aristocrazia e dei Comuni. Nel 1301 il Re fu dichiarato maggiorenne: da un anno Giacomo II aveva attaccato la Murcia per recuperare i territori spettantigli secondo il Trattato di Almizra del 1244, convenuto tra Giacomo I ed Alfonso X a conferma e rilancio delle clausole dell’accordo di Cazorla del 1179, intervenuto tra Alfonso VIII di Castiglia ed Alfonso II d’Aragona. Nel 1304 le parti trovarono una nuova intesa nota come Sentencia Arbitral de Torrellas, che portava il confine sul corso del Rio Segura. Essa fu convalidata l’anno successivo col Trattato di Elx: la Murcia veniva confermata alla Castiglia cui veniva resa anche Cartagena, mentre le città di Orihuela, Elx, Caudete, Elda ed Alicante venivano attribuite al Regno di Valencia, parte dell’Aragona. Contestualmente fu anche sancita la rinuncia di Alfonso de la Cerda ai diritti accampati sul trono, in cambio della Signoria su Alba, Béjar e Gibraleòn. A quel tempo, anche lo zio Giovanni aveva ricevuto cospicue donazioni impegnandosi non rivendicare ancora la corona leònese.

Ferdinando si era sposato fin dal 1302 con Costanza, figlia di Dionigi del Portogallo: con costui contrastò i Mori del Regno di Granada per la conquista di Gibilterra e per il programmato attacco di Algeciras, impedito nel 1312 dalla morte dell’Emplaçat cui successe il figlio Alfonso di meno di un anno, sotto reggenza della nonna Maria di Molina che si occupò anche delle due nipoti: Costanza ed Eleonora, sposa di Alfonso il Benigno Re d’Aragona.

Unico figlio maschio di Ferdinando IV; nato a Salamanca il 13 agosto del 1311; morto a Gibilterra il 26 marzo del 1350; detto El Justiciero per il rigore e la crudeltà con i quali represse le rivolte della Nobiltà, Alfonso XI fu Re di Castiglia e Leòn dal 1312 sotto tutela della nonna cui, nel 1321, si sostituì lo zio paterno Filippo. Nel 1325 sposò Costanza Manuel, imparentata con la Corte aragonese. La sposa contava otto anni: non le fu consentita la consumazione delle nozze ed il Sovrano, già attratto dalla Principessa Maria del Portogallo, la ripudiò per impalmare costei dopo la dichiarazione di nullità del vincolo coniugale. Poco dopo, tuttavia, avviò una relazione con Eleonora figlia del nobile castigliano Pietro Núñez di Guzmán. Il legame influì sulle sorti del Regno fino a portarlo alla deriva dinastica ed a consegnarlo ai Trastamara; tuttavia, il Re fu politicamente accorto: ingrandì il territorio in danno degli Arabi allungandosi a Gibilterra, rioccupata nel 1333 dai Merinidi; col sostegno di Pietro IV d’Aragona tenne in assedio Tarifa riportando la vittoria del Rio Salado del 4 aprile del 1340; il 10 luglio successivo a Siviglia concluse la pace col Portogallo, a margine della guerra che il suocero gli aveva mosso per la scandalosa relazione con la Guzmàn; nel 1344 conquistò Algeciras. Si spense di peste nel nuovo attacco a Gibilterra nel 1350, così evitando di scontrarsi con l’ostile figlio Pedro.

Le sue spoglie furono portate a Jerez de la Frontera e vi furono imbalsamate; il corpo fu inumato a Siviglia e gli organi interni furono conservati nella cappella reale.

Da Maria del Portogallo ebbe due figli: Ferdinando morto precocemente e Pedro I; da Eleonora di Guzmàn ebbe dieci figli dichiarati illegittimi: Pietro Signore di Aquilar; Giovanna Signora di Trastamara; Sancho Signore di Ledesma; Enrico, re di Castiglia e Leòn; il gemello Federico, Maestro dell’Ordine di Santiago e Signore di Haro; Ferdinando Signore di Ledesma; Tello Signore di Aquilar de Campos; Giovanni Signore di Bajadoz; Sancho Signore d’Albuquerque; Pietro.

Pedro I fu l’ultimo discendente borgognone sul trono castigliano: detto El Cruel, nacque a Burgos il 30 agosto del 1334 e visse un’infanzia tormentata dalla gelosia per il fratello maggiore Ferdinando, designato erede e precocemente scomparso, e dalla indifferenza del padre che, coinvolto nella vicenda sentimentale con Eleonora di Guzmàn, lo abbandonò alle cure materne nell’Alcàzar di Siviglia. Istruito dal portoghese Giovanni Alfonso di Albuquerque, il giovane si alimentò d’odio anche per i fratellastri Federico Alfonso ed Enrico di Trastamara.

Nel 1350, morto il genitore, Pedro ascese al trono ed avviò la sua politica sanguinaria ordinando l’arresto e l’assassinio di Eleonora di Guzmàn; disponendo l’esecuzione del legittino erede treenne del Signore di Biscaglia; imponendo al fratellastro Tello di Castiglia le nozze con la sorella della vittima; decretando, infine, l’eliminazione anche di costei per annettere la regione alla Corona. Benchè temuto per la indicibile crudeltà, egli si rese comunque assai popolare per le iniziative adottate fra il 1351 ed il 1354 quando, riunite le Cortes a Valladolid, emanò importanti norme contro il brigantaggio ed a favore dello sviluppo del commercio e dell’agricoltura; limitò i privilegi della Nobiltà; varò norme a tutela degli Ebrei e liquidò Enrico di Trastamara che, capeggiata un’insurrezione delle Asturie e di Ciudad Rodrigo, fu costretto alla fuga prima in Francia e poi in Aragona ove contrasse alleanze con i rispettivi Sovrani.

Il 3 giugno del 1353 Pedro aveva sposato Bianca di Borbone, nipote del Re di Francia Giovanni II, ripudiandola ed esigendone l’arresto a soli tre giorni dalle nozze: ella era stata scelta per le pressioni esercitate dalla Corte castigliana, sensibile alla cospicua dote di trecentomila fiorini. Di fatto, al tempo delle nozze, egli intratteneva già una solida relazione con Maria di Padilla. Nel 1358, infatti, fece sopprimere il proprio fratellastro Federico Alfonso, Gran Maestro dell’Ordine di Calatrava, per insediare nell’incarico Giovanni Ferdinando, fratello dell’amante. La detenzione della moglie, intanto, oltre a causare la rottura del sodalizio col Sovrano francese, che rifiutò di corrispondergli la dote coniugale pattuita, sollevò un’indignata levata di scudi in tutto il Regno e provocò la reazione di Enrico di Trastamara che, appoggiato da Pedro IV d’Aragona, attaccò Nàjera con Fernando Ruiz de Castro; uccise il germano della Padilla ed occupò Toledo e Toro.

La rappresaglia fu durissima: Pedro fece giustiziare Giovanni Alfonso e Pietro di Castiglia, fratelli del ribelle, e convocò le Cortes: guadagnato di nuovo l’appoggio di Tello e dei cugini Principi d’Aragona Ferdinando e Giovanni, riconquistò le due città invase; ridusse all’obbedienza l’Albuquerque a Medina del Campo; fece assassinare a Burriana il cugino Ferdinando; sconfisse nel 1360 Enrico; pareggiò i conti anche al Re aragonese facendone eliminare il germano.

Bianca di Borbone, intanto trasferita dalle carceri di Siguenza a quelle di Arévalo a Jerez de la Frontera ed infine a quelle di Medina-Sidonia, nel 1361si appellò anche ad Innocenzo VI che invano ne sollecitò la restituzione della libertà e delle prerogative: benché minacciato di scomunica, diffusa voce che nel viaggio dalla Francia alla Castiglia la Principessa avesse tenuto una relazione col fratellastro Federico Alfonso, Pedro aveva ottenuto dal compiacente Episcopato di Avila e Salamanca la dichiarazione di nullità del vincolo coniugale; era passato a nuove nozze con la vedova galiziana Juana de Castro, abbandonata dopo una notte comunque utile a concepire un figlio e sfidò il Papa facendo avvelenare la legittima consorte.

In definitiva, commise tali e tante atrocità da indurre, nel 1366, Enrico di Trastamara ad allearsi col Sovrano francese Carlo il Saggio; a guidare una nuova sollevazione; ad impadronirsi di Toledo e di quasi tutta la Castiglia e a farsi proclamare Re a Calahorra. Si appellò, allora, pressantemente agli Inglesi che intervennero da Bordeaux con Edoardo di Galles il Principe nero ed il Sovrano di Navarra Carlo il Malvagio. Il 3 aprile del 1367, la coalizione anglo/spagnola sgominò le truppe del Trastamara nella Battaglia di Nàjera; catturò Bertrand du Guesclin, Comandante delle Grandes Compagnies inviate da Giovanni II di Francia e riconquistò gran parte del Regno. Tuttavia quando le truppe guasconi e navarresi, colpite da un’epidemia, abbandonarono l’area e lo stesso Principe inglese fu contagiato, Enrico riuscì a riprendere la parte orientale della Castiglia.

Per l’intero 1368 la situazione ristagnò; poi, all’inizio dell’anno successivo, col sostegno di Musulmani del Regno di Granada ed Ebrei, Pedro mosse dall’Andalusia e liberò Toledo scontrandosi a Montiel il 14 marzo del 1369 col fratellastro dal quale fu sconfitto. Per guadagnarsi la fuga, nella notte del successivo 22, si accordò con Bertrand Du Guesclin che proditoriamente lo introdusse, invece, al cospetto dell’ irriducibile ribelle: i due germani si misurarono in un violento corpo a corpo finché, grazie all’intervento del Comandante francese, Pedro fu soverchiato ed ucciso ed Enrico di Trastamara ascese al trono.

Detto El Fratricida o El Bastardo, era stato adottato dal Conte Rodrigo Alvarez Asturias cui era succeduto nel 1345 nel titolo e nei beni, dopo avere sposato Giovanna, figlia di Giovanni Manuele di Castiglia e di Bianca Núñez de Lara.

Il suo insediamento scatenò sulla Castiglia gli attacchi congiunti di Inghilterra, Navarra, Aragona e Portogallo e dei Lealisti di Galizia, Zamora e Ciudad Rodrigo: non gli restò che passare a vie di fatto attaccando il Portogallo; occupando Braganza; imponendo nel 1371 la Pace di Alcoutim al Re Ferdinando– aspirante alla tiara castigliana quale nipote di Sancho IV il Bravo-; battendo nel 1372 a La Rochelle gli Inglesi del Duca di Lancaster Giovanni di Gand– pretendente alla stessa corona quale coniuge della figlia di Pedro-; risolvendo una nuova impennata dei Portoghesi col Trattato di Santarem del 1373; recuperando i possedimenti precedentemente perduti in Navarra; umiliando Carlo il Malvagio con la Prima Pace di Briones; annientando Pietro IV d’Aragona e costringendolo al Trattato di Almazàn; pretendendo, infine, per restituire prestigio alla propria immagine appannata dal colpo di mano regicida, che ciascuno dei contratti di cessata belligeranza fosse ratificato da alleanze nuziali tra i suoi figli e la prole dei Sovrani di Portogallo, Navarra e Aragona. Tuttavia, nel 1378 invase proprio la Navarra ed assediò Pamplona, appropriandosi di una quindicina di castelli strategici ed imponendo a Carlo il Malvagio lo smacco del Secondo Trattato di Briones nel quale era assegnata alla Castiglia la proprietà decennale degli edifici occupati. Da allora, Enrico si dedicò alla ricostruzione dello Stato provato dalla guerra civile, avvalendosi dell’appoggio di una Aristocrazia accattivata con donazioni, privilegi e doni; ponendo fine alle persecuzioni antisemite iniziate con la morte del fratellastro Pedro e spegnendosi, infine, nel 1379 a Santo Domingo de la Calzada, forse avvelenato da agenti di Carlo il Malvagio.

Ascese allora al trono il figlio Giovanni, nato ad Épila il 24 agosto del 1358. Chiamato a pronunciarsi sul Grande Scisma causato dalla duplice elezione di Urbano IV e Clemente VII, malgrado la Francia si fosse espressa favorevolmente a quest’ultimo nel novembre del 1378, egli restò neutrale fino al maggio del 1380, quando inviò Ambascerie ad Avignone, a Roma e a Napoli per raccogliere le deposizioni dell’ Episcopato: resi noti i risultati dell’inchiesta solo nel successivo novembre nel corso di un’Assemblea a Medina del Campo, il 19 maggio del 1381 Giovanni si pronunciò favorevolmente a Clemente VII. Parallelamente attaccò il Re del Portogallo Ferdinando I, in aiuto del quale mossero gli Inglesi con Edmondo di Langley Conte di Cambridge; inviò la Flotta castigliana alla foce del Tago; assediò Lisbona, resistita strenuamente fino alla Pace di Salvaterra de Magos dell’agosto del 1382.

Il Sovrano portoghese era detto O Belo per l’avvenenza e O Inconsciente per la sconsiderata politica estera: era asceso al trono a ventidue anni, il 18 gennaio del 1367, mentre la guerra civile fratricida insanguinava la Castiglia. Nel 1369, morto Pedro I senza discendenza diretta poiché la sua prole fu considerata illegittima, Ferdinando se ne era proposto erede quale nipote del castigliano Sancho IV l’Ardito. La pretesa aveva infuriato Enrico II di Trastamara e provocato un pesante conflitto che aveva coinvolto Carlo il Malvagio di Navarra, l’aragonese Pietro IV il Cerimonioso ed il Duca di Lancaster Giovanni di Gand, che di Pedro I aveva sposato la figlia Costanza. Ferdinando aveva invaso la Galizia ma la strenua resistenza locale lo aveva indotto ad una ignominiosa ritirata, mentre il Trastamara occupava vari territori strategici del Portogallo, a partire dalla Braganza. Nel 1370 la Fotta portoghese entrata nel Guadalquivir aveva attaccato Siviglia ma, soverchiata, aveva dovuto piegarsi alla Pace di Alcoutim sollecitata da Gregorio XI nel 1371 ed esaltata dal contratto matrimoniale del Re portoghese con Eleonora, figlia dell’antagonista. Il matrimonio, tuttavia, non fu mai celebrato per la relazione intrattenuta dal promesso sposo con Eleonora Telles de Menezes, già maritata ad un Nobile di Corte ma impalmata nel 1372 previo annullamento del vincolo coniugale, mentre la figlia del Trastamara era stata destinata a Carlo il Nobile, erede al trono di Navarra. Le ostilità fra Castiglia e Portogallo, pertanto, erano si erano riaccese poiché, influenzato dalla consorte, Ferdinando aveva stretto sodalizio con Giovanni di Gand. Trastamara, allora aveva occupato Lisbona, ove i pur attesi rinforzi inglesi non erano mai giunti: nel marzo del 1373, dunque, il Re portoghese aveva dovuto subire le pressioni dell’ invasore ed accettare il Trattato di Santarem col quale archiviava i rapporti con gli Alleati d’oltreManica e cedeva alla Castiglia la sovranità su sei città. Alla fine del 1379, sullo scisma provocato dalla doppia elezione di Urbano IV e Clemente VII, si era poi schierato per il primo ritrattando il 29 agosto del 1381. Morto Enrico II di Tastamara intanto, ne aveva attaccato il successore Giovanni I avvalendosi ancora del sostegno delle truppe inglesi del Conte di Cambridge Edmondo di Langley, impegnate contro la Flotta castigliana alla foce de Tago e, nel marzo del 1382, contro l’assedio di Lisbona. Nell’agosto successivo, a conferma di una condotta politica non lineare, alle spalle degli Alleati, Ferdinando aveva poi aderito al Trattato di Salvaterra de Magos e dato assenso alle nozze della propria terzogenita con il Sovrano di Castiglia nel frattempo afflitto dalla vedovanza: Beatrice era erede al trono, per la prematura morte dei germani. Il contratto saldò i Regni di Portogallo e Castiglia e fondò su una clausola rispetto alla quale, nell’eventualità di decesso del legittimo Re, la reggenza sarebbe stata amministrata dalla Regina vedova fino a quando un figlio della coppia non avesse compiuto i quattordici anni. Il matrimonio fu celebrato nell’aprile del 1383 nella cattedrale di Badajoz. La sposa contava undici anni: era nata a Coimbra il 9 dicembre del 1372 e si sarebbe spenta a Madrigal l’8 marzo del 1408. Il 22 ottobre dello stesso 1383, Ferdinando morì: come da accordi, Eleonora assunse le redini del Regno per conto della figlia ma i sudditi insorsero, sia per la sua disdicevole e consolidata relazione col Conte di Ourém Giovanni Fernandez Andeiro; sia per il timore che, se anche Beatrice fosse premorta a Giovanni di Castiglia, al trono sarebbe asceso uno straniero. Un gruppo di Nobili, tra cui Nuno Álvares Pereira, pertanto, in dicembre assegnò la tiara a Giovanni di Aviz, figlio naturale di Pietro il Giustiziere e fratellastro dello stesso Ferdinando I. Nel perdurare della dura opposizione, l’Andeiro fu assassinato e nel gennaio del 1384, sollecitato dalla Reggente ritiratasi a Santarem, Giovanni di Castiglia invase il Portogallo; si proclamò titolare del trono ed assediò Lisbona, in soccorso della quale intervenne l’Arcivescovo di Compostela. Una epidemia di peste ed il contagio subìto anche da Beatrice, però, lo indussero a rientrare in Castiglia mentre la guerra civile nota come Interregnum insanguinava il Portogallo. Nell’aprile del 1385, le Cortes si riunirono a Coimbra per pronunciarsi sulla contesa: gli Autonomisti erano divisi tra Giovanni di Aviz ed il fratellastro Duca Giovanni di Valencia de Campos.

Fu il primo a cingere la corona col nome di Giovanni I.

In conseguenza di tanto, il Re di Castiglia inviò la Flotta alla foce del Tago; bloccò Lisbona; si sostituì alla suocera ed in giugno invase ancora il Paese, alla testa di trentaduemila uomini cui il rivale poteva opporre solo circa seimila Fanti e duecento Arcieri inglesi, guidati dall’abilissimo Nuno Álvares Pereira. Lo scontro si combatté il 14 agosto del 1385 ad Aljubarrota ove la imprevedibile vittoria portoghese fu tanto schiacciante da segnare anche il fausto esito conseguito sui Castigliani a Valverde, nel successivo ottobre. Il 9 maggio del 1386 Giovanni I del Portogallo e Riccardo II d’Inghilterra firmarono il Trattato di Windsor. Il successivo accordo siglato con la Corona di Castiglia nel 1387 si risolse in una tregua triennale e nelle nozze tra Caterina di Lancaster ed Enrico III di Trastamara, così legittimandone i diritti dinastici sul trono già occupato da Pedro I. A Beatrice, infine, fu concessa in appannaggio la Signoria su Medina del Campo, Cuéllar, Olmedo ed Arévalo.

Giovanni di Castiglia si spense nel 1390 per una caduta da cavallo e lasciò il Regno al figlio undicenne. Dal primo matrimonio aveva avuto Enrico III, Re di Castiglia e Leòn; Ferdinando d’Antequera, Re d’Aragona ed Eleonora; dal secondo era nato Michele, mancato erede al trono del Portogallo.

Bibliografia:
J. Fernández del Villar: Don Pedro El Cruel
P. García Toraño: El Rey Don Pedro el cruel y su mundo
H. V. Livermore: Le origini della Spagna e del Portogallo

Ornella Mariani

Ornella Mariani, sannita. Negli anni scorsi: Opinionista e controfondista di prima pagina e curatore di Terza Pagina per testate nazionali; autore di saggi, studi e ricerche sulla Questione Meridionale. Ha pubblicato saggi economici vari e:
Pironti, Per rabbia e per amore
Pironti, E così sia
Bastogi, Viaggio nell’ entroterra della disperazione
Controcorrente Editore, Federico II di Hohenstaufen
Adda Editore, Morte di un eretico (dramma in due atti)
Siciliano Editore, La storia negata

A metà novembre 2006, per le Edizioni Mephite:
“Matilde” -dramma in due atti; a teatro interpretata da Manuela Kustermann e Roberto Alinghieri.
GIUDITTA (edizioni Mephite – 2006)
COSTANZA (edizioni Mephite – 2006)
Aprile 2007, “Profili di perle. Donne nella storia”, Edizioni Mephite.

Collaborazione a siti vari di storia medievale. Ha in corso l’incarico di coordinatore per una Storia di Benevento in due volumi, (720 pagine) commissionata dall’Ente Comune di Benevento e diretta dal Prof. Enrico Cuozzo). Nel 2007 ha concluso un accordo di programma col Paleoantropologo Prof. Francesco Mallegni dell’Università di Pisa per pubblicare, assieme all’antropologo Giacomo Michelini, un gruppo di monografie in termini scientifico/storici. La prima riguarderà Enrico VII.

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