Cenni sulla Polonia dal X secolo a Casimiro il Grande

Prima Dinastia PIAST

Fra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, stanziali lungo il corso del Warta in quella zona che, già nota come Polonia Magna fu in seguito denominata Wielkopolska, i Polanie aggiogarono le tribù dell’area circoscritta fra i fiumi Odra e Bug, il litorale baltico e i Carpazi; abbracciarono il Cristianesimo di rito slavo predicato da san Metodio; già tributari dell’Impero, si affidarono alla guida dei Duchi della dinastia dei Piast il cui capostipite istituì il solido Stato polacco e lo inserì nello scenario politico europeo.

Nel 1000 a Gniezno, la realtà politica regionale: una Monarchia ancorata a salde tradizioni familiari con un sistema di successione che assegnava pari diritti a tutti i figli maschi, fu riconosciuta dal S.R.I e dal Papa.

La Storia cominciò con Siemowit, a parer del Popolo designato dagli Angeli a regnare sul Paese per le doti di infaticabile e probo lavoratore. Gli fece seguito, fra il 900 ed il 930, il leggendario Lestek, citato nelle Cronache Polacche di Gallus Anonymus come padre di Siemomysl che, al potere fra il 930 e il 960, unificò quei territori della Grande Polonia successivamente ampliati dal figlio. Il vero grande Statista, tuttavia, fu Mieszko I: persuaso che la Polonia fosse patrimonium dinastico e appoggiato dai Magnati, egli regnò dal 960 al 992 ed attribuì alle terre conquistate un assetto politico omogeneo ed autonomo dall’Impero. Nei primi anni di governo forse conquistò parte della Pomerania occidentale e, in seguito, la Slesia e la Piccola Polonia; nel 964 sposò Dubrawka di Boemia; per i fausti esiti conseguiti a Sud del Baltico contro le tribù Vieleti e Volini ed i loro alleati sassoni del Conte Wichman, fece erigere una chiesa a Gniezno in onore di san Giorgio; nel 966 accettò il battesimo portando la sua gente nell’orbita cristiana europea e sottraendola all’ingerenza tedesca; fece ampie donazioni alla Chiesa e fondò nel 968 la Diocesi di Poznan; sodalizzò con l’Impero mantenendo sempre aperte la questione riferita al suo vassallaggio dell’intera Polonia o solo della zona indicata come usque Varta fluvium; nel 972, puntando ad aprirsi un varco verso le coste baltiche, sconfisse il Conte Dietrich della Marca del Nord a Cedynia, ove perse il fratello Czcybor; nel 976 raggiunse l’estuario dell’Oder assicurandosi il controllo dell’area con la battaglia decisiva del 979; estese la sua sovranità sulla Masovia e celebrò i suoi trionfi costruendo una fortezza a Danzica; nel 980, dopo averla rapita dal monastero di Kalbe, passò a nuove nozze con Oda von Haldensleben, figlia di Teodorico di Haldensleben; nel 981, tuttavia, ebbe sottratti dal Principe Wladymir I di Kiev i territori noti come Grody Czerwienskie; nel 986 sostenne la campagna imperiale contro i Polabi. Poco prima della morte affidò il Regno al Papa, con un documento detto Dagome Iudex.

Figlio di primo letto ed erede, Boleslao I il Probo nacque nel 966; sposò nel 984 di Rikdaga, figlia del Margravio Riddag di Meissen e poi Judith, figlia del Principe Géza d’Ungheria ed ancora Enmilda, figlia del Principe Dobromir di Lusazia ed infine Oda. Morto il padre, riunì la Nazione e nel 997 inviò sant’Adalberto di Praga ad evangelizzare la Prussia supportando una spedizione del Vescovo cèco Wojcie in quella regione. Eletto nel 1000 Frater et Cooperator Imperii da Ottone III che gli donò copia della lancia di san Maurizio; istituita la prima Metropoli ecclesiastica polacca a Gniezno e reimpadronitosi della Slesia, della Pomerania e della Piccola Polonia con Cracovia, nel 999 annesse la Moravia e fra il 1000 e il 1001 la Slovacchia, perseguendo l’ambizioso progetto di riunire tutte le terre slave occidentali in un’unica Nazione cristiana. L’incoronazione a Sovrano di tutti gli Slavi occidentali dal Baltico al Danubio, celebrata a Praga senza il previo consenso e l’investitura imperiale, indispose Enrico II che gli mosse guerra ma fu sconfitto in Slesia: Boleslao I trionfò negli anni della campagna di Kijev e dell’annessione della Rutenia rossa, fra il 1002 ed il 1018 e nel 1002, occupati il Meissen e la Lusazia grazie alle dispute successorie al soglio tedesco, benché obbligato dall’Imperatore a sottoscrivere una alleanza per le terre possedute come vassallo, elevò la Polonia al rango di Regno e decretò il vassallaggio del Principe Sviatopolk, risolvendo le guerre intermittenti con la Germania con la Pace di Bautzen; consolidò la propria egemonia in Europa Centro/Orientale; occupò le regioni di Milsko e Luzyce; onorò la Chiesa istituendo anche gli Arcivescovati di Kolobrzeg, Wroclaw e Cracovia; sancì la definitiva indipendenza della Polonia. Si spense nel 1025 come autore della riunificazione di Grande Polonia, Piccola Polonia, Masovia, Pomerania e Slesia, assumendo la fama di eroe nazionale.

Ascese allora al trono il primogenito Mieszko II: coltissimo e noto come Gnuśny ovvero pigro malgrado l’illuminato talento politico e già Governatore di Cracovia dal 1013, egli affrontò e respinse nel 1028 gli eserciti di Germania; invase la Sassonia; si alleò con l’Ungheria contribuendo alla sua occupazione di Vienna e sfidò coraggiosamente Corrado II. Erede di un territorio assai esteso, ma sottoposto a continue pressioni dei Paesi a confine, subì nel 1031 l’invasione congiunta dell’Imperatore e del Principe di Kijev Jaroslaw il Saggio che presero Luzyce ad Ovest e Czerwien ad Est, mentre esplodeva una rivolta interna aizzata dalle pretese dei fratellastri Bezprym ed Ottone cui, contro le usanze slave, il padre non aveva lasciato beni. Della contrapposizione profittò Corrado II dividendo in tre Principati autonomi il territorio e avallando le incursioni del boemo Bratislao sulle aree sud/orientali. Incapace di tener testa alla situazione, Mieszko fuggì dalla Polonia ma fu arrestato dal Re cèco Udalryk, mentre Bezprym assumeva il potere. Nel 1032, tuttavia, costui fu brutalmente assassinato e l’usurpato, tornato in patria e pur costretto ad allearsi con l’Impero e a dividere il territorio col fratello superstite Ottone ed il poco noto cugino Thiedric, avviò quel faticoso processo di ricostruzione nazionale proseguito poi dal figlio Casimiro I il Rinnovatore e dal nipote Boleslao II l’Audace.

La sua morte fu accompagnata dalla reazione pagana: una rivolta scaturita dal malessere economico soprattutto per le onerose tasse imposte a favore della Chiesa; dalla precettazione per la leva militare e dalla militarizzazione del Ducato/Regno. Molti membri del Clero furono massacrati e vari monasteri dati alle fiamme: l’anarchia fu aggravata dall’invasione del Sud da parte dei Cèchi. Le terre vennero allora divise tra Reggenti locali. Parallelamente, avendo vestito il saio, Casimiro I otteneva la dispensa papale per assumere la guida della Polonia. Deposto, tuttavia, nel 1037 in esito ad un complotto che lo costrinse a riparare in Germania, fu sostenuto dagli Imperatori Corrado II ed Enrico III: ripresa la corona, sposò la Principessa russa Dobronega, sorella dell’alleato Granprincipe di Kiev Yaroslav il Saggio. Dall’unione nacquero Boleslao II e Ladislao Herman. Costretto a concedere ampi benefici a Nobili e Clero e, confermata la sovranità della Germania, solo tra il 1047 e il 1050 Casimiro I poté rivendicare la Masovia, la Pomeriana e la Slesia.

Incoronato nel 1076, il figlio Boleslao II si alleò con Gregorio VII nella lotta contro Enrico IV ma, l’11 aprile del 1079, condannò a morte per tradimento il capo dell’opposizione Stanislao Vescovo di Cracovia provocando una violenta rivolta degenerata nell’esilio in Ungheria, ove si spense. Le sorti del Ducato furono rette, allora, dal fratello Ladislao I Herman. Dopo ventitre anni di governo debolmente guidato dal fiduciario Sieciech, egli lasciò eredi i figli Zbigniew e Boleslao III Labbrostorto astenendosi dal designare il Principe Supremo. I due germani governarono congiuntamente dal 1102 al 1107: il primo era stato inizialmente destinato alla vita clericale ed aveva trascorso molti anni nel monastero sassone di Quedlinburg. Riportato in Polonia da alcuni Nobili nemici del Voivodato di Sieciech, nel 1098 col fratello minore soverchiò il genitore per bandirne il Fiduciario; ma nel 1107, bandito dalla Polonia per un colpo di mano di Boleslao, si rivolse ad Enrico V appoggiandone l’anno successivo la campagna militare conclusa con la sconfitta tedesca di Glògow. Nel 1112 Zbigniew si spense.

Sposato in prime nozze a Zbyslava, figlia del Granduca Sviatopolk II di Kiev dalla quale ebbe Ladislao II l’Esiliato, ed in seconde a Salome von Berg-Schelklingen, dalla quale ebbe sei maschi ed otto femmine, Boleslao III assunse la guida del Paese presto rivelandosi accorto politico e valido guerriero; contrastando con successo l’Imperatore ed i Cèchi per il dominio della Slesia; riconquistando la Pomerania nella Battaglia di Naklo del 1109; tenendo il controllo della regione fino al 1123; guadagnando alla Polonia l’accesso al Baltico; riavviando la rinascita nazionale grazie al contrasto fra la Chiesa di Gregorio VII ed Enrico IV; trasferendo il tesoro pubblico da Gniezno a Cracovia, lontano dalle possibili invasioni nemiche; cedendo, nel 1135, come tributo a Lotario III, parte della Pomerania occidentale e Rügen; ricostruendo lo Stato e dividendolo in quattro Ducati ereditari sui quali avrebbe regnato il Seniore della dinastia; incorrendo nella collera di Federico I che, dopo aver definitivamente annientato le popolazioni slave stanziali fra l’Elba e l’Oder, lo obbligò a riconoscersi vassallo dell’Impero e, al fine di germanizzare il territorio, vi insediò migliaia di coloni. Prima della morte, avvenuta nel 1138, Boleslao pubblicò le sue volontà: ripartite le terre tra quattro dei suoi figli, in virtù del Principio del Signore ordinò che il membro più anziano della dinastia esercitasse potere sugli altri e controllasse la indivisibile parte del Signore: un vasto territorio da Nord a Sud fino a metà della Polonia, con Cracovia capitale e la Pomerania, già dipendenza del S.R.I.. La disposizione, che mirava a prevenire lotte fratricide e ad avvantaggiare il primogenito Ladislao II l’Esiliato, non fu rispettata e la Polonia si frantumò con pregiudizio della stabilità dinastica e dell’unità nazionale.

Divisioni regionali

Granduca dal 1138 al 1146, Ladislao II l’Esiliato nacque a Cracovia nel 1105 e si spense ad Altemburg il 30 maggio del 1159. Figlio di Boleslao III e di Zbyslava di Kiev e sposo nel 1125 di Agnese di Babenberg, dalla quale ebbe Boleslao l’Alto e Richenza coniugata ad Alfonso VII di Castiglia e Léon, fu il primo Seniore nell’impianto di successione introdotto dal padre ma nel 1146, defraudato del trono dal fratello Boleslao IV il Ricciuto, andò esule in Germania. Il germano fu il primo dei Principi Maggiori della Polonia divisa e restò al potere fino al 1173, quando fu rovesciato dall’Imperatore Federico I in favore dei figli del legittimo pretendente, fondatori del ramo dei Piast di Slesia. Fu la volta del Duca di Cracovia Casimiro II il Giusto che, nel 1177, sconfisse ed esiliò il fratello Mieszko III dal Ducato di Slesia e nel 1186 annesse la Masovia istituendo la dinastia masoviana dei Piast. Gli successe Mieszko III il Vecchio, terzogenito di Boleslao III e di Salome di Berg. Sposo nel 1140 di Elisabetta d’Ungheria e nel 1154 di Eudoskia di Kiev, egli si attenne allo Statuto ducale: il padre aveva diviso la Polonia in quattro Province ereditarie distribuite tra i figli e la Provincia reale di Cracovia destinata al primogenito, futuro Granduca di tutta la Polonia. Nel 1173 egli ascese al trono divenendo Dux Maximus, Dux Totius Poloniae ma, malgrado esiliato dal fratello minore Casimiro il Giusto, non accettò di rinunciare ai suoi diritti e tornò in patria ben quattro volte spegnendovisi nel 1202. Ascesero allora al trono, per una manciata di mesi Ladislao Laskonogi e poi Leszek il Bianco, Principe di Sandomierz e di Cracovia. Nel 1205 costui sconfisse i Ruteni guidati dal Principe Romano il Grande nella Battaglia di Zawichost ma nel 1227, durante una dieta dei Baroni a Gasawa, fu assassinato su mandato del Duca Swiętopelk II di Pomerania. Si avvicendarono, così, alla guida del Granducato polacco Mieszko Platonogi, Duca di Slesia; di nuovo Ladislao Laskonogi e Konrad di Mazovia finché, nel 1232, Enrico il Barbuto figlio di Boleslao il Lungo unì la Grande e la Piccola Polonia alla Slesia. Nel 1238 gli subentrò il figlio Enrico il Pio la cui morte, nel 1241 nella Battaglia di Legnica contro i Mongoli, spianò la via ad un nuovo interregno di Konrad di Mazovia. Nel 1243 fu la volta di Boleslao V il Casto, figlio di Leszek I e marito della cattolica Kinga, a sua volta figlia di Bela IV d’Ungheria. Stando alle cronache, le nozze non furono mai consumate per il di lei rifiuto ad onorare gli obblighi matrimoniali. Egli non le si oppose nè prese amanti, ma si dedicò completamente all’attività politica in particolare ricostruendo Cracovia, già distrutta nel 1241, benché una nuova invasione di Nogai Khan vanificasse il suo impegno. Dal 1279 al 1288, poi, il governo fu tenuto da Leszek II il Nero che subì una terza invasione mongola. A lui successero Enrico IV il Probo fino al 1290; Przemysl II, fino al 1296 e Venceslao II, figlio di Ottokar di Boemia.

Trascorsi gli anni fra il 1278 e il 1283 presso il cugino/reggente Ottone IV di Brandeburgo e sposata Guta, sorella di Alberto I di Germania, Venceslao II tornò in Boemia: il Paese era gestito dall’amante della madre Zavis di Falkstein, arrestato e giustiziato nel 1290. Assunti il trono del Ducato di Cracovia e la corona di Polonia e rifiutata la tiara ungherese, che nel 1301 rivendicò per il figlio Venceslao III, nel 1304 egli si contrappose al cognato Alberto I rinunciando anche alla Polonia. Tuttavia, nel 1306, il suo erede fu assassinato proprio alla vigilia dell’incoronazione.

Riunificazione dei Piast

Nel XII secolo l’incremento demografico; la fondazione di nuovi centri urbani e la Legge di Magdeburgo avevano favorito l’autogestione locale assegnando ad ogni città un proprio sistema giuridico ed una propria gestione finanziaria. All’inizio del XIII, soprattutto dopo la costituzione della Lega delle città anseatiche e dopo l’assegnazione della Prussia orientale all’Ordine dei Cavalieri Teutonici, l’indipendenza polacca era crollata a causa del drammatico processo di snazionalizzazione attuato dai Margravi brandeburghesi che avevano sterminato e germanizzato brutalmente le genti del Warta e dell’Oder.

La frammentazione politico/territoriale aveva generato un insopprimibile impeto unitario, saldandolo al culto di santo Stanislao; ma la riunificazione nazionale non era un obiettivo facile e i tentativi dei Duchi della Slesia e della Piccola Polonia, nel 1295 si erano risolti con l’assassinio del Duca della Polonia Magna Przemyslaw II, incoronato nel 1295 a Gniezno nella cornice delle violenze dei Teutonici e del loro massacro degli abitanti di Gdansk, nel 1308.

Przemyslaw aveva riunito alcune Province ed introdotto lo stemma nazionale dell’aquila bianca su sfondo rosso quando era stato ucciso: il Paese era allora finito nelle mani del Re cèco Waclaw II, sprezzante dell’opposizione nazionalista dell’Alto Clero polacco guidato dal Vescovo Svinka di Gniezno. Alla fine, si erano contesi la successione il Duca di Sieradz Ladislao il Breve e Venceslao II della dinastia di Przemyslid che, incoronato nel 1300, aveva conquistato la Piccola Polonia, la Polonia Magna, la Pomerania di Danzica e una parte della regione di Kujawy. Il ricordo degli anni 1241, 1259 e 1287, funestati dalle devastanti incursioni mongole, era ormai sbiadito: finalmente si era avviato quel processo di ricostruzione, favorito dall’arrivo di coloni stranieri e di Ebrei a favore dei quali, con un provvido atto di protezione, si era già espresso fin dal 1264 Boleslao il Pio.

Principe della Grande Polonia e sposo di Jadwiga di Gniezno, Ladislao il Breve era figlio di Casimiro I di Kujawy cui era succeduto nel 1275. Persa la fedeltà dell’Aristocrazia e usurpato da Venceslao III di Boemia, a difesa dei suoi diritti egli gli mosse guerra col sostegno di Bonifacio VIII ottenendo di essere incoronato nel 1320 a Cracovia. Nel 1331, ancorché settantaduenne, sconfisse i Cavalieri Teutonici a Plowce; poi unì i Principati polacchi in un solo Regno e confederò la Lituania, donde la vittoriosa campagna contro Ludovico il Bavaro cui impedì di occupare la Marca del Brandeburgo. Nel 1333 si spense, ma il sentimento nazionale era ormai insopprimibile e se ne fece capofila l’unico figlio ed erede Casimiro il Grande che ampliò notevolmente i confini; rafforzò lo Stato e lo portò al pieno benessere: ultimo Sovrano polacco della dinastia dei Piast, nel 1370 egli trasmise il potere al nipote Luigi Re d’Ungheria, figlio della sorella Elisabetta. L’evento segnò l’inizio dell’Unione personale delle due corone, cessata con la morte dello stesso Luigi nel 1382 perché duramente avversata dai Grandi Nobili polacchi: per quanto egli avesse saggiamente retto i due Paesi, a fronte del suo decesso i Polacchi rifiutarono di accettare l’ereditarietà della primogenita Maria Regina d’Ungheria e di suo marito Sigismondo di Lussemburgo preferendogli la sorella Jadwiga, appena undicenne incoronata Re di Polonia a conferma del diritto della sua ascesa al trono.

Era il novembre del 1385.

Casimiro il Grande

Nato il 30 aprile del 1310 e morto il 5 novembre del 1370, Casimiro cinse la corona in un momento di grave pericolo per il suo trono: non a caso i vicini governanti si limitarono a considerarlo solo Re di Cracovia.

La situazione politica polacca di quel momento era fragilissima; l’economia era al collasso e perdurava, fin dal 1329 e con tutte le possibili conseguenze, il conflitto con Giovanni di Boemia per il dominio della Slesia.

Recedendo dalle ambizioni paterne, nel 1335 Casimiro propose la Pace di Vyšehrad per effetto della quale, in cambio della Slesia, il Sovrano boemo rinunciava al titolo di Re di Polonia pur mantenuto nei documenti dai tempi di Venceslao. Ma si trattò di una tregua: nel 1348, dopo aver invano tentato di respingere i Cèchi dalla regione, la Polonia riconobbe la sovranità a Giovanni e al figlio Carlo IV col Trattato di Namyslaw. Neppure nella guerra contro l’Ordine Teutonico, Casimiro seguì la linea politica tracciata dal padre che, ancora nel 1331, combatteva gli eserciti riuniti dei Crociati e dei Lussemburgo: mirando ad un accesso al mare per conferire al commercio nazionale nuovo impulso, egli chiese l’aiuto del Papa e nel 1339 ottenne che la Chiesa imponesse ai Cavalieri l’abbandono del territorio limitrofo alla foce della Vistola e la consegna di Danzica. La disposizione, tuttavia, non fu rispettata e l’insufficienza delle forze per opporsi ai Teutonici indusse la Corona ad una soluzione di compromesso: con la Pace di Kalisz del 1343, la Polonia assumeva il controllo di una parte del territorio del corso inferiore della Vistola, assegnando al pugnace Ordine il possesso della costa e di Danzica come eterna elemosina.

Gli interessi di Casimiro si spostarono, allora, verso la Galizia usurpata nel 1323 dal Duca di Masovia Boleslao Trojdenovič, in occasione dell’estinzione della casata regnante nel Principato russo: morto costui nel 1344, il combattivo Piast invase la regione e occupò le terre contigue ai castelli di Sanok e di Przemysł garantendosi un accesso al Mar Nero ed alle colonie genovesi e veneziane; nel 1346, poi, assunto il titolo di Signore ed erede della Russia, decise di assicurarsi il predominio sui Ducati e Principati all’estremo limite orientale dell’Europa e, annessa anche l’Ucraina, incoraggiò le speranze di rinascita nazionale; gettò le basi della futura Democrazia dei Nobili nella Confederazione polacco/lituana consolidata dall’Unione di Krewo del 1385 e l’11 marzo del 1347, al Sejm di Wislica, o Camera Bassa, presentò un programma di innovazioni di enorme portata. In seguito, malgrado non riuscisse a conquistare nè la Slesia né la Pomerania sulla quale conservò una sovranità solo nominale, riprese la Rutenia rossa con l’aiuto di Carlo Roberto d’Angiò Re d’ungheria; appoggiò la colonizzazione delle terre; potenziò il commercio; promulgò norme circa l’estrazione di salgemma, minerali, piombo, argento e ferro; attuò la trasformazione monetaria; unificò il Diritto consuetudinario; stanziò fondi per la costruzione di un solido impianto castellare composto da cinquantatre edifici gotici; ristrutturò l’esercito; rese la Monarchia garante della legge; guidò l’espansione del Paese verso Sud/Ovest; dominò il Ducato russo di Halicz della dinastia dei Rurykowicz; guadagnandosi l’appellativo di Giustiniano polacco, emanò un Codice di Leggi per la Piccola e per la Grande Polonia; recepite le istanze degli Aristocratici Szlachta, ridusse gli interessi sui prestiti concessi dai Banchieri ebrei ai Cristiani contenendoli nel limite massimo dell’8% contro il praticato 108-180%; applicò una politica tollerante e garantista nei confronti degli Ebrei cui, il 9 ottobre del 1334, confermò i benefici già concessi nel 1264 da Boleslao V; fissò la pena di morte per quanti si fossero macchiati del reato di rapimento dei loro bambini per imporgli il Battesimo cristiano; emanò rigorosissime sanzioni in danno di chi ne avesse profanato i cimiteri; gli permise di stabilirsi liberamente su tutto il territorio, tenendoli sotto sua protezione come Gente del Re; fondò l’Università o Accademia di Cracovia; nel 1349 occupò Leopoli, Brzešč e Włodzimierz e rese gli Ortodossi sudditi di una Monarchia cattolica; estese la sua egemonia su Masovia e Podolia, creando un vasto Stato che precludeva ai Russi l’accesso dal Baltico al Mar Nero; assumendone il sostegno militare, rese egèmoni gli Szlachta rispetto ai Mieszczanstwo o Ceti borghesi; rafforzò la Corona saldandola a Nobiltà e Clero e si rivelò acuto Amministratore se è vero, come è vero, che assunse il governo di una Polonia di legno e consegnò ai successori una Polonia di pietra; favorì la colonizzazione; fondò molte nuove realtà urbane; potenziò l’economia; sull’esempio di Venceslao II, cercò l’appoggio degli Starosta, incaricati dell’esercizio del potere statale, conferendogli oltre ai diritti politici anche poteri militari, di polizia e giudiziari così prevenendo l’arbitrio della Nobiltà; chiamò a far parte del Consiglio reale membri del Patriziato di Cracovia; invitò i rappresentanti delle città a partecipare alle Assemblee reali, nodali alla vita politica nazionale; favorì la Piccola e Media Nobiltà limitando i privilegi della grande Aristocrazia; contrastò il Clero tutte le volte che tentò di soverchiare il potere reale, come nel caso del Vescovo di Cracovia Giovanni Grot; oppose all’insofferenza nobiliare un sistema centralizzato di potere ed unificò il Diritto codificandolo nei cosiddetti Statuti di Wislica-Piotrkov: fino allora in Polonia i tribunali decidevano secondo norme consuetudinarie senza assumere criteri omogenei di interpretazione: pur accolte con disappunto dai Ceti alti, che in esse colsero una limitazione delle libertà fino ad allora godute, le nuove disposizioni garantirono unitaria sicurezza giuridica. Tale circostanza e l’impegno della Corona a costituire un esercito nazionale causarono nel 1352 un’insurrezione nobiliare stroncata solo dopo sei anni quando, nel 1358, il capo degli insorti Macˇk Borkowic fu arrestato e condannato alla morte per fame.

Sotto Casimiro il Grande la Polonia, in sostanza, conseguì un ruolo di primo piano in àmbito politico europeo, com’è confermato dall’assise del novembre del 1335 a Vyšehrad con Giovanni di Boemia e il Margravio Carlo di Moravia e dalle trattative ungaro/polacche per il controllo della Galizia. Il ruolo della Polonia nella diplomazia internazionale spiccò in particolare nel 1364 quando a Cracovia convennero i Sovrani di Cipro, di Danimarca, di Polonia e di Boemia: nell’occasione, la città fu teatro non solo di sontuosi ricevimenti, ma anche della solenne cerimonia d’inaugurazione della Università per la quale il Sovrano, cui premeva disporre di una Accademia nazionale capace di formare valenti giuristi, si ispirò agli ordinamenti universitari di Bologna e di Padova: mancava solo la facoltà di teologia, ritenuta non fondamentale nel contesto dello studium generale polacco. Essa fu istituita solo nel 1400, su modello della organizzazione interna della Sorbona.

L’ultimo dei Piast, dunque, portò la Polonia ad un altissimo livello di sviluppo culturale provato non solo dal benessere economico e sociale, ma anche dall’arte gotica e dalla tradizione cavalleresca, cui dettero vivo impulso cronisti come Janko di Czarnow.

Sul piano sentimentale, Casimiro ebbe una vita assai movimentata: quattro mogli, molte amanti, numerosi figli illegittimi: il 16 ottobre del 1325 sposò Anna, detta anche Aldona Ona, figlia del granduca Gediminas di Lituania. Dall’unione nacquero Elisabetta, sposa di Bogislao V Duca di Pomerania, e Cunegonda, coniugata al Duca di Baviera e Margravio di Brandeburgo Luigi VI il Romano; il 29 settembre del 1341 impalmò Adelaide di Hessen, da cui si separò nel 1356 per assenza di prole; in quello stesso anno, passò a nozze con una oscura dama di nome Cristina, dalla quale divorziò nel 1364; l’anno successivo procedette al quarto matrimonio con Jadwiga di Glogòw e Sagan, dalla quale ebbe tre figlie: Anna, coniugata al Conte Guglielmo di Cillo e poi a Ulrich Duca di Teck; un’altra Cunegonda ed Edvige. Privo, pertanto, di prole maschia legittima, decise le linee della successione già nel 1355 a Buda designando erede, malgrado nel 1351 la secondogenita Elisabetta avesse dato alla luce un figlio battezzato Casimiro di Pomerania, il nipote Luigi I d’Angiò, figlio della sorella Elisabetta Regina Madre d’Ungheria.

Il 5 novembre del 1370 Casimiro III si spense: l’Angioino fu abile Re pur a fronte della opposizione dell’Aristocrazia e dei Magnati della Grande Polonia. L’unione personale della corona polacca a quella ungherese fu consolidata nel 1374 dall’emanazione del privilegio a favore dei Domini, Magnati et Nobiles cui furono ridotti al minimo gli obblighi tributari: il Sovrano avrebbe riscosso da essi tasse e tributi solo previo consenso dei rappresentanti della nobiltà, convocati ad hoc. Il provvedimento però lo privò di quelle risorse finanziarie utili a organizzare l’esercito e a centralizzare il potere statale, gettando il Paese nell’anarchia: quando nel 1382, egli si spense senza prole mascha, il Popolo negò l’eredità alla primogenita ed al di lei coniuge: la scelta dei Magnati ricadde sulla piccola Jadwiga cui essi stessi cercarono un marito, individuandolo nel Sovrano dello Stato limitrofo: il Duca Jagellone di Lituania.

Cessava così nel 1370 la Dinastia Piast, a margine della breve esperienza ungaro/angioina.

Bibliografia:
G.E. Slocombe: Storia di Polonia

Ornella Mariani

Ornella Mariani, sannita. Negli anni scorsi: Opinionista e controfondista di prima pagina e curatore di Terza Pagina per testate nazionali; autore di saggi, studi e ricerche sulla Questione Meridionale. Ha pubblicato saggi economici vari e:
Pironti, Per rabbia e per amore
Pironti, E così sia
Bastogi, Viaggio nell’ entroterra della disperazione
Controcorrente Editore, Federico II di Hohenstaufen
Adda Editore, Morte di un eretico (dramma in due atti)
Siciliano Editore, La storia negata

A metà novembre 2006, per le Edizioni Mephite:
“Matilde” -dramma in due atti; a teatro interpretata da Manuela Kustermann e Roberto Alinghieri.
GIUDITTA (edizioni Mephite – 2006)
COSTANZA (edizioni Mephite – 2006)
Aprile 2007, “Profili di perle. Donne nella storia”, Edizioni Mephite.

Collaborazione a siti vari di storia medievale. Ha in corso l’incarico di coordinatore per una Storia di Benevento in due volumi, (720 pagine) commissionata dall’Ente Comune di Benevento e diretta dal Prof. Enrico Cuozzo). Nel 2007 ha concluso un accordo di programma col Paleoantropologo Prof. Francesco Mallegni dell’Università di Pisa per pubblicare, assieme all’antropologo Giacomo Michelini, un gruppo di monografie in termini scientifico/storici. La prima riguarderà Enrico VII.

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