
di Ornella Mariani.
Nato a Fontainebleu nel 1268 e spentosi il 29 novembre del 1314; figlio di Filippo III e di Isabella d’ Aragona; sposo dal 16 agosto del 1284 di Giovanna I di Navarra, che gli portò in dote la Champagne e il Brie, Filippo IV detto il Bello ascese al trono nel 1285 e dedicò la più gran parte del suo impegno politico al rafforzamento della Corona, modernizzando politicamente lo Stato e segnandone il passaggio da un governo incentrato sulla figura del Re ad una Monarchia burocratizzata.
Si consegnò, tuttavia, alla Storia per il durissimo conflitto con la Chiesa cui impose onerosi tributi per sollevare le Finanze nazionali. L’atteggiamento indispose la Curia di Bonifacio VIII che lo fece oggetto di scomunica ed emanò una serie di arroganti Bolle, a partire dalla Ausculta Filii e dalla Unam sanctam.
Gli attriti si esasperarono e degenerarono nella richiesta del Sovrano di invalidare l’elezione del Papa e di chiederne la condanna per eresia: con l’unanime consenso del Clero e degli Stati Generali, Filippo umiliò Bonifacio mandando nella sua residenza di Anagni un’armata capeggiata da Sciarra Colonna e Guillaume de Nogaret e di fatto rompendo la solida visione teocratica della Chiesa di Roma, da quel momento posta sotto le sue dirette dipendenze fino a procurarsi la prona complicità di Clemente V.
Al secolo Bertrand de Gouth, costui era nato a Villandraut nel 1264 ed era asceso al soglio pontificio nel 1305: già noto come il Cappellano del Re di Francia, passò al negativo giudizio della posterità per la drammatica soppressione dell’Ordine templare; per lo spostamento della sede papale ad Avignone; per la sanguinosa repressione delle eresie, conclusa con l’esecuzione di frà Dolcino; per la promulgazione della Costituzione Clementina del 1313.
Già Vicario Generale del fratello Arcivescovo di Lione, che nel 1294 era stato nominato Cardinale di Albano, Bertrand fu Cappellano di Bonifacio VIII dal quale fu designato Primate di Bordeaux nel 1297. In questa località, il 12 giugno del 1305 fu raggiunto dalla notizia della elezione decisa a Perugia il 5 precedente fra concitate contrapposizioni dell’Episcopato italo/francese.
Non era Porporato: secondo quanto asserito dal cronista Giovanni Villani, con un patto segreto concluso a saint Jean d’Angély in Saintonge, in cambio dell’appoggio alla designazione, egli aveva promesso a Filippo anche di devolvergli le decime ecclesiali per cinque anni.
Per compiacerlo, una volta incoronato con grande fasto a Lione il 13 novembre, tra i primi atti del mandato inserì il conferimento della Porpora a ben nove Cardinali francesi; eliminò quelle parti della Bolla Clericis Laicos che sembravano riferirsi a Filippo; revocò la sgradita Unam Sanctam; trasformò il Papato in uno strumento politico a servizio della Monarchia; incoraggiato dalle pressioni dell’ambiguo ed avido Sovrano, accettò di mettere sotto accusa Bonifacio VIII; aprì il processo il 2 febbraio del 1309 ad Avignone, concludendolo con l’assoluzione di quanti avevano preso parte ai gravi fatti di Anagni, a partire da Guillaume de Nogaret, già protagonista della persecuzione degli Ebrei del 1306; infine, il 13 ottobre del 1307 avallò l’ordine di arresto di tutti i Templari residenti in Francia; abolì l’Ordine più potente della Storia, assegnandone le proprietà agli Ospedalieri ed espropriandone le Banche a vantaggio di Filippo, malgrado il riconoscimento di estraneità alle accuse di usura e di alto tradimento nei confronti della Corona e dei reati di commercio di schiavi cristiani, di eresia, di apostasia, di idolatria e di sodomia.
In definitiva: anche quello di Clemente V fu un Pontificato vergognoso, le cui implicazioni politiche segnarono l’Europa e più in particolare l’Italia, con Roma dilaniata dalla faida fra gli Orsini e i Colonna; Ferrara lacerata dal conflitto con Venezia; la Toscana, la Liguria ed il Piemonte, la Sicilia ed il Regno di Napoli teatro di complessi fermenti.
Gli eventi
Non v’è alcun dubbio che la vicenda templare fosse dettata da ragioni economiche e politiche: fin dall’inizio del 1300, se da una parte si sviluppò sempre di più il potere centralizzato, dall’altra il sistema fiscale era ancora in fieri, concependosi la tassazione dei sudditi come un fatto esigente il consenso degli stessi. Tale situazione indusse Filippo Il Bello, incapace di far fronte al deficit statale, a rivolgere la sua attenzione alla più potente organizzazione finanziaria dell’epoca: i Cavalieri del Tempio.
L’Ordine, nato nel periodo crociato come braccio armato della Chiesa, pur fondato su ideali di pauperismo ascetisco, disponeva di immense ricchezze: tali da dar vita ad una autonoma rete di potere internazionale al cui interno gli enormi profitti erano stati tratti dalla esenzione dagli obblighi doganali e dall’articolata attività di prestiti, favorita da interessi minori di quelli praticati dagli Ebrei.
Il Tempio di Parigi, in definitiva, si era trasformato nella più grande tesoreria europea, suscitando diffuse invidia e rivalità.
Il 14 settembre del 1307, con messaggi sigillati e segreti, Filippo IV ordinò a Balivi e Siniscalchi del Regno di arrestare tutti i Cavalieri Templari presenti in Francia.
Il 13 ottobre del 1307, venerdì: gli ordini furono eseguiti contemporaneamente su tutto il territorio nazionale ed i beni dell’Ordine furono confiscati.
Si aprì un drammatico ed artificioso processo, durato sette anni e concluso il 18 marzo del 1314 con la soppressione della Congregazione e con il rogo dell’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay.
Il 22 novembre del 1307, Clemente V promulgò la Bolla Pastoralis praeminentiae con la quale dispose che l’arresto dei Templari fosse portato a termine in tutti gli Stati Cristiani e sottrasse alla Corona francese la competenza processuale, rivendicandone la gestione.
Il 29 maggio del 1308, si riunì a Poitiers un Concistoro pubblico cui parteciparono le maggiori Autorità laiche ed ecclesiastiche. Alla presenza del Papa, il Ministro Guillaume de Plaisiance elencò i capi d’accusa contro i monaci/Cavalieri e nel nome del cristianissimo Filippo IV, che nel marzo precedente aveva riunito a Tours gli Stati Generali per ottenere la ratifica delle iniziative adottate contro l’Ordine, ne chiese la condanna e la espulsione dalla Chiesa. Tiepidamente il Papa, evidenziando che i Templari potevano essere perseguiti solo con il previo giudizio dei tribunali ecclesiastici, invitò il Re a consegnargli gli arrestati ed i loro beni.
Il 27 giugno del 1308, Filippo inviò settantadue Monaci al cospetto di Clemente V a Poitiers: essi confermarono le confessioni circa i crimini loro contestati. Nello stesso mese la Curia romana organizzò Commissioni episcopali in tutta Europa, per inquisire i Cavalieri residenti nelle rispettive Diocesi.
Il 12 agosto del 1308, la Bolla Faciens misericordiam riunì le accuse mosse al Tempio.
Il Re fece istruire, per la durata di tutto il 1312, processi tesi a dimostrare le colpe degli imputati. Nel diffuso clima di sconcerto e paura, uscì dal coro la sola voce del Primate di Ravenna Rinaldo da Concorezzo, responsabile delle inchieste in Italia settentrionale: egli assolse gli imputati e, in sede di Concilio Provinciale, nell’agosto del 1311 condannò l’uso di torture mirate ad estorcere confessioni. Ma nello stesso mese, con la Bolla Regnans in coelis Clemente V bandì per il 1° ottobre del 1311 un Concilio Generale a Vienne, per chiudere la vicenda con una sentenza definitiva di colpevolezza a carico dell’Ordine.
Il 14 agosto del 1308, i Cardinali Berengar Frédol, Landolfo Brancaccio ed Etienne de Suisy si recarono a Chinon per interrogare i capi della Congregazione e per riferirne al Papa: de Molay, Charney, Pairaud, Gonneville ed il Precettore della Provincia di Cipro Raimbaud de Caron confermarono tutte le confessioni rese l’anno precedente.
L’8 agosto del 1309, si insediò nel monastero di Sainte-Geneviève la Commissione ecclesiale d’inchiesta.
Il 4 aprile del 1310, Clemente V confermò il Concilio Generale di Vienne all’ottobre dell’anno successivo con la Bolla Alma mater. Nello stesso mese il Giureconsulto Pietro da Bologna, difensore degli imputati, depositò un imponente memoriale di innocenza dei Monaci.
Nel maggio del 1310, Pietro da Bologna scomparve nel nulla.
Nel settembre del 1310, centocinquanta Templari a Parigi affrontarono lo strazio del rogo, quali Relapsi.
Il 16 ottobre del 1311, si aprì solennemente la 1° sessione conciliare di Vienne. Vi parteciparono circa centosessanta personalità religiose, fra cui i quattro Patriarchi della Chiesa d’Oriente e i Presidenti delle commissioni inquirenti per discutere il destino della Terrasanta e la Riforma ecclesiastica e per emanare la sentenza nei confronti dei Templari: i Vescovi Jacques Duèze – in seguito Papa Giovanni XXII – e Guillaume Le Maire sostennero la sufficienza degli elementi di prova per condannare e sopprimere l’Ordine.
Il 22 marzo del 1312, la Bolla Vox in excelso, abolì l’Ordine del Tempio …Considerati i sospetti, le infamie, le insinuazioni e le altre cose suddette avanzate nei confronti dell’Ordine e l’accoglienza segreta e clandestina dei fratelli del detto Ordine, nonché il distacco di questi fratelli dalle usanze, dalla vita e dalle abitudini degli altri seguaci di Cristo, per il fatto che soprattutto nell’accogliere i nuovi membri facevano loro fare professione e giurare di non rivelare a nessuno le modalità dell’accoglienza e di non lasciare l’Ordine, un comportamento a seguito del quale sorsero sospetti contro di loro; considerato inoltre il grave scandalo suscitato da tali cose contro l’Ordine e che non sembra possibile arginare se detto Ordine rimanesse in vita; considerati anche il pericolo per la fede e per le anime, nonché le molte azioni terribili compiute da numerosissimi fratelli di questo Ordine… che si sono macchiati dell’odioso peccato di apostasia contro Gesù Cristo, nostro Signore, del detestabile crimine di idolatria, dell’esecrabile oltraggio dei sodomiti… considerato anche che la Chiesa di Roma ha fatto talvolta sopprimere altri Ordini illustri per motivi molto meno gravi di quelli menzionati sopra: non senza amarezza e tristezza nel cuore, non con una sentenza giudiziaria, ma con un provvedimento o un’ordinanza apostolica, noi aboliamo il detto Ordine del Tempio, la sua Regola, il suo abito e il suo nome con un decreto irrevocabile e valido in perpetuo…
Il 3 aprile del 1312, Papa e Sovrano di Francia si presentano avanti al Clero ed ai Principi d’Europa: il cronista Guglielmo di Nangis riferì che ai presenti, pena la scomunica, fu imposto il silenzio assoluto e che poi fu data lettura dell’ordinanza di soppressione dell’Ordine.
Il 6 maggio del 1312, la costituzione Considerantes dudum segnò le sorti dei singoli Cavalieri: quelli giudicati innocenti avrebbero goduto di una rendita commisurata al rango ricoperto nella Confraternita; nessuna pietà, invece, per i Relapsi.
Nello stesso mese con la Bolla Ad Providam Christi Vicari il Papa ripartì i beni della Confraternita fra gli Ospedalieri e la Corona francese, mentre continuarono per anni le attività dei Tribunali ecclesiastici e le esecuzioni capitali di tutti quelli condannati anche alla damnatio memoriae.
Il 18 marzo del 1314, XVII ed ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay arse con Godfrey de Charnay sull’isolotto parigino della Senna detto dei Giudei.
Da quel momento, non si parlò più del tesoro templare ma dell’irrivelato segreto templare: il Documento Rubant, basato su un testo dell’11 aprile del 1308, infatti, assume che Filippo non si impadronì dei documenti dell’Ordine, ma di …autentici falsi, prodotti molto tempo prima, nel caso avvenisse un attacco incontrollabile ed imprevedibile…
Resta, così, sconosciuto quel mistero che Jacques de Molay difese fino ad immolare la propria vita dopo avere gridato ai suoi Inquisitori, il 26 novembre del 1308, …mi piacerebbe dirvi certe cose, se soltanto non foste le persone che siete, e se foste autorizzate a sentirle…
Ci fu davvero un evento da tacere?
Di fatto, l’11 aprile del 1309 fu chiamato a testimoniare il Giureconsulto Radulphe de Praellis: egli dichiarò sotto giuramento, che il Cavaliere templare Gervais della Commenda di Laon, gli aveva rivelato la custodia, da parte dei Monaci, di una circostanza di tale importanza che …avrebbe preferito perdere la testa piuttosto che rivelarlo; un punto così segreto che se il Re di Francia lo avesse visto, sarebbe stato messo a morte dai Templari che custodiscono il Capitolo…
V’era davvero, al di sopra dei vertici ufficiali dell’Ordine, uno sconosciuto e potente organismo superiore?
Jacques de Molay disse …Io sono solo un povero cavaliere illetterato… e, facendogli eco, il Precettore d’Aquitania e di Poitou Geoffroy de Gonnoville …Sono illetterato e quindi incapace di difendere l’Ordine…
Eventi incrociati
Venerdì 13 ottobre del 1307, dopo mesi di preparative, fu portata a termine una imponente retata. Tutti i Templari presenti su suolo francese, già oggetto di una campagna diffamatoria, furono arrestati e sottoposti ad un processo farsa per colpe confessate sotto indicibili torture mentre al trono inglese ascendeva Edoardo II, sposo della figlia di Filippo il Bello: Isabella
Per sette anni, la più barbarica, superstizionsa ed avida malvagità s’abbatté sui Monaci/Cavalieri che pure avevano dato lustro alla Chiesa.
Nello stesso periodo, a Ferrara si spegneva Azzo VIII d’Este: il suo decesso fu causa di una aspra lotta per la successione tra il figlio Fresco ed il nipote Folco, rispettivamente sostenuti dai Veneziani e da Clemente V. La contrapposizione presto degenerò in guerra aperta fra Chiesa e Repubblica veneta sull’onda di pretesti oscillanti dagli interessi commerciali a presunti diritti acquisiti dai Papi nei secoli precedenti.
Il regolamento di conti avvenne il 10 gennaio del 1308 e fu condotto con l’uso spregiudicato di tutte le armi possibili: dalla spada alla scomunica, fino alla vittoria decisiva delle truppe papali a Castel Tedardo nel 1309.
Le trattative di pace fissarono l’annessione di Ferrara alla Chiesa avignonese, ma Venezia mantenne comunque i suoi privilegi commerciali sulla città e, in cambio di cinquantamila fiorini d’oro, ottenne anche la revoca dell’anatema.
Lo stesso turbolento anno, fu caratterizzato da altri rilevanti eventi: l’assassinio del Re Alberto di Germania cui succedeva Enrico VII del Lussemburgo; la concessione della città di Avignone, già feudo del Regno di Napoli, a Clemente V da parte di Roberto d’Angiò in cambio della promessa della corona imperiale; l’esecuzione di Corso Donati per opera dei Neri di Firenze, per l’accusa di dispotismo; l’incoronazione di Carlo Roberto d’Angiò a Sovrano d’Ungheria.
Eletto il 27 novembre del 1309 a Francoforte, Enrico VII di Lussemburgo scese in un’ Italia insanguinata dalle lotte tra Guelfi e dei Ghibellini: su di lui erano concentrate le speranze laiche; tuttavia, ricevuto con entusiastica benevolenza iniziale, egli fu presto contrastato a causa degli odi e delle vendette del settarismo comunale che lo indussero all’abbandono della penisola.
Parallelamente, a Genova veniva deposto Bernabò Doria e designato a vita Capitano del Popolo e Rettore Opizzino Spinola di Luccoli, esiliato l’anno successivo per effetto di una congiura dei Doria, alleatisi ai Guelfi; il Sovrano di Castiglia Ferdinando IV, schierandosi col Re d’Aragona Giacomo II, sottraeva Gibilterra e l’Andalusia ai Musulmani; si spegneva Carlo d’Angiò cui succedeva Roberto.
L’estate del 1310, pertanto, si presentò densa di stravolgimenti politici: a Venezia, Baiamonte Tiepolo, già Podestà di Ferrara, animò una sommossa contro il Maggior Consiglio: il 15 giugno, esclusi dalla gestione del potere, le potenti famiglie dell’Aristocrazia lagunare insanguinarono Piazza san Marco ma, sconfitte, furono esiliate. Mentre l’agitatore riparava in Slovenia, Luigi di Savoia, eletto Principe dal Papa, curava i preparativi per l’incoronazione di Enrico VII contro il quale gli Orsini chiedevano un intervento armato degli Angioini.
L’Italia versava nel caos comunalistico e, in particolare a Milano, la situazione era assai tesa: la vagheggiata autonomia svaniva con la nomina di Matteo Visconti a Vicario Imperiale, mentre il Sovrano tedesco marciava contro tutte le forze lombarde ostili al suo potere: il 12 aprile del 1311 cingeva d’assedio Cremona e, col conforto del Signore di Verona Cangrande Della Scala, conquistava Vicenza e poi Brescia, crollata il 16 settembre.
Occupata Modena, e nominati Vicari imperiali prima Guidalosto Dei Vercellesi e poi Francesco Pico Della Mirandola, finalmente Errico VII cinse la corona ferrea.
Sul complesso contesto politico internazionale pesava intanto la condotta di Clemente V che per il 16 ottobre aveva convocato il Concilio di Vienne per liquidare la Questione templare.
All’alba del 1312, sullo sfondo della umiliante soppressione dell’Ordine, Fiorentini, Pisani e Romani sollecitarono gli Angiò contro l’Imperatore: irritato, Enrico VII si alleò con gli Aragona di Sicilia pronti a marciare contro il Regno di Napoli.
A Ferdinando IV, intanto, successe il figlio Alfonso XI la cui reggenza per minorità fu assunta dalla nonna Maria De Molina.
Il 21 maggio gli anti-Imperiali occuparono Roma opponendosi ai Colonna: alla fine del mese, Enrico VII giunse in città e fu solennemente incoronato in san Giovanni in Laterano; poi, marciò sulla ribelle Firenze che attaccò il 19 settembre; a pochi giorni dall’inizio del suo assedio, infine, si spostò a Pisa stipulandovi un sodalizio con i Genovesi e con Ferdinando d’Aragona per un’aggressione congiunta agli Angiò.
A Roma, intanto, una insurrezione popolare stroncò la guerra fra gli Orsini e i Colonna; espulse entrambe le famiglie; insediò un governo democratico retto da un Consiglio di Saggi e dal Capitano del Popolo Giacomo Arlotti degli Stefaneschi.
In quella fase, il Papa fece il suo dirompente ingresso sulla scena politica diffidando invano Enrico VII dall’attaccare Napoli: nel 1313, infatti, il Sovrano si spense alle porte di Siena.
Parallelamente, a Genova si costituiva un Consiglio di docici Nobili e dodici Popolani a seguito della avvenuta destituzione di Uguccione della Faggiuola, ormai privo della protezione imperiale. Sessantenne, Condottiero di grande valore militare e di solida fede ghibellina, egli veniva invocato al governo di Pisa, della quale il 20 settembre veniva nominato Podestà, Capitano del Popolo e Capitano di guerra.
Ma nuovi sussulti scossero il panorama politico europeo: in Francia a novembre morì anche Filippo IV e al trono ascese Luigi X l’Attaccabrighe, già Re di Navarra; in Germania il trono ancora vacante fu a lungo conteso da Federico d’Asburgo e Ludovico il Bavaro; il 20 aprile del 1314, mancò a Roquemaure lo stesso Clemente; gli Scozzesi di Robert Bruce a Bannockburn sconfissero gli Inglesi, scongiurando l’annessione della Scozia all’Inghilterra.
L’eco delle strazianti urla di Jacques de Molay rimbalzava ancora in tutte le contrade europee.
Bibliografia:
P. Giudici, Storia d’Italia
C. Grimberg, Storia Universale
Ornella Mariani, sannita. Negli anni scorsi: Opinionista e controfondista di prima pagina e curatore di Terza Pagina per testate nazionali; autore di saggi, studi e ricerche sulla Questione Meridionale. Ha pubblicato saggi economici vari e:
Pironti, Per rabbia e per amore
Pironti, E così sia
Bastogi, Viaggio nell’ entroterra della disperazione
Controcorrente Editore, Federico II di Hohenstaufen
Adda Editore, Morte di un eretico (dramma in due atti)
Siciliano Editore, La storia negata
Mefite Editore, Matilde (dramma in due atti)
Mefite Editore, Donne nella storia
Collaborazione a siti vari di storia medievale. Ha in corso l’incarico di coordinatore per una Storia di Benevento in due volumi, (720 pagine) commissionata dall’Ente Comune di Benevento e diretta dal Prof. Enrico Cuozzo.