Testo e immagini di Luca Palumbo
Uno dei viaggi più incredibili che abbia fatto mi ha portato in uno dei posti più affascinanti. Si potrebbe intitolare “dalla Lomellina alla Tuscia Viterbese”, due zone d’Italia così lontane, così diverse eppure entrambe incredibilmente affascinanti. Turisticamente Viterbo soffre molto la vicinanza con Roma. Questa sorta di “senso di inferiorità” lo sentono anche i cittadini. Viterbo potrebbe, a mio avviso, vivere di turismo. HA un centro storico interamente circondato dalla cinta muraria medievale. All’interno del centro storico c’è un intero quartiere detto “quartiere medievale”. Ha una serie di fontane bellissime che abbracciano un periodo di costruzione molto ampio. I monumenti più importanti sono certamente il Palazzo dei Papi, costruito nella metà del XIII secolo, per ospitare la Curia Papale, in contrasto con il popolo e la borghesia romana, e all’interno del quale si tenne il conclave più lungo della storia (1006 giorni), e il Duomo, intitolato a San Lorenzo, eretto nel XII secolo, affiancato da un maestoso campanile, che è l’unica parte visibile esternamente ad essere rimasta originale. La facciata, infatti, è rinascimentale. Ma le chiese di Viterbo degne di nota sono davvero tante. A cominciare da Santa Maria Nuova. E’ certamente quella che mi è piaciuta di più, forse anche perché è quella che ha conservato meglio la sua struttura originale. Affianco c’è il bel Chiostro Longobardo, che merita assolutamente una visita. Altra chiesa bellissima è San Sisto, addossata alle mura delle città. Tanto che le sue tre absidi sono visibili dall’esterno della cinta. Spettacolare è il campanile longobardo, unica parte supersitite della chiesa originaria del IX secolo. Da notare la seconda torre campanaria, che, in origine, era un torrione difensivo. Potrei andare avanti nell’elenco delle chiese Viterbesi. Le ho girate quasi tutte e ognuna ha qualcosa con cui stupisce chi la visita. Usciti da Viterbo ho fatto un salto a Civita di Bagnoregio. Basta il nome per descrivere questa meraviglia. E’ un emozione trovarsela di fronte quasi sospesa a metà fra cielo e terra, raggiungibile solo attraverso un ponte che sembra volare nel vuoto. Qui anche entrare in un bar per un caffè può diventare un’emozione. Scopri che il locale è di costruzione longobarda, e ha ancora un vecchio sistema con cui si espellevano certi tipi di rifiuti attraverso un foro nella parete. Tornando a zonzo, in questa terra che sa di etrusco e di romano, dove le necropoli e i siti archeologici si susseguono da sembrare uno solo immenso, si arriva a Tuscania. E appena entrati in territorio comunale si viene accolti da una chiesa in grado di rapire cuore e anima. DI prenderti di peso e portarti indietro, con lei, nel tempo per secoli e secoli. Siamo a Santa Maria Maggiore. Impossibile descriverla. Non basterebbero le lettere, non sarebbe sufficiente la carta e nemmeno il tempo. Santa Maria è un libro di storia fra i più coinvolgenti che abbia mai gustato. Inebriato esci, alzi lo sguardo e ti trovi un’altra chiesa, in posizione dominante, a poche centinaia di metri. La raggiungi e ti lasci nuovamente ubriacare, coinvolgere e rapire da San Pietro. Da San pietro, davvero, fatichi ad uscire. Elementi del romanico più bello accompagnati da frammenti romani sapientemente recuperati e riutilizzati. San Pietro è meravigliosa dentro e fuori, con il suo piazzale, l’isolato arco in mattoni, e le stupende torri che la fiancheggiano. Gli occhi ammirano, estasiati, cercano di non perdersi nell’osservare la facciata, con decorazioni cosmatesche. Entusiasmo allo stato puro. In una zona che non dimenticherò mai. Di cui sento costantemente la mancanza. Ancora.

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