di Maria Stelladoro.
Daniele, monaco, esplicò la sua attività di amanuense scevofilace nel monastero del SS.mo Salvatore di Messina tra la fine del ‘200 e i primi del ‘300: oltre a qualche esito minore di carattere liturgico, ha messo assieme i due famosi volumi del tardo panegirico messinese, che si conserva nei codici Mess. gr. 30 + 29 (olim = 42 e olim = 41), vergati nel 1307-13084.
Il menologio di Daniele è composto da testi metafrastici, premetafrastici ma soprattutto da una ricca collezione di Vitae di santi locali, per alcuni dei quali tale panegirico risulta spesso testis unicus. È proprio a Daniele che si deve quel ricco corpus menologico in cui figurano, spesso tràdite da fonte unica, tante Vitae di eroi della fede che avevano operato nell’Italia Meridionale a partire dal fondatore dell’Acroterio, Bartolomeo di Simeri.
Lo scriba Daniele ha voluto lasciare memoria di sé, oltre che nei manoscritti, anche nell’autoritratto posto all’inizio del di Bartolomeo di Simeri, conservato nel Mess. gr. 29, f. 213v, prima colonna. L’autoritratto, al margine sinistro della prima colonna del f. 213v del Mess. gr. 29, mostra Daniele monaco seduto proprio nell’atto di offrire la sua opera di calligrafo alla Madonna Odigitria e a Bartolomeo di Simeri, i cui ritratti sono posti in un riquadro incorniciato in rosso, di fattura provinciale, collocato un poco più in alto rispetto a quello di Daniele, che, raffigurato nell’atto di scrivere, volge proprio il suo sguardo in alto verso di loro. Sul lato sinistro, proprio accanto all’autoritratto di Daniele, si legge, ad inchiostro rosso, il suo nome distribuito su due linee, invece, in alto, esattamente al margine superiore dello stesso f. 213v nella prima colonna, proprio sopra la cornice in rosso del riquadro contenente al suo interno le icone della Madonna Odigitria a sn. e di Bartolomeo di Simeri a ds., si legge, ad inchiostro rosso. Per amore di completezza ricordiamo che Bartolomeo di Simeri, dopo avere fondato il cenobio di S. Maria Odigitria a Rossano, fondò pure il monastero del SS. mo Salvatore de lingua phari di Messina.
Maria Stelladoro è docente ordinario di lettere classiche e specialista in paleografia e codicologia greca presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatistica e Archivistica. Ha pure conseguito un perfezionamento in Studi Patristici e Tardo Antichi presso l’Istituto Patristico Augustiniano della Pontificia Università Lateranense e due perfezionamenti in Paleografia e Codicologia Greca e titolo equipollente al dottorato di ricerca.
Ha pubblicato saggi di agiografica siciliana greco-latina e di paleografia greco-latina su riviste specializzate (Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, Analecta Bollandiana di Bruxelles, Codices Manuscripti di Vienna, Hagiographica del SISMEL, Studi sull’Oriente Cristiano) e ha partecipato a Convegni Internazionali i cui Atti sono stati pubblicati in Studia Ephemeridis Augustinianum di Roma) e a progetti di ricerche pubblicate in Raccolta di Studi Internazionali su Pecia Resourcess en Médiévistiques a Saint-Denis.
Socio ordinario dell’Associazione Italiana per lo Studio dei Santi, dei Culti e dell’Agiografia promossa dal Dipartimento di Studi Storici, Geografici e Antropologici della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma Tre.
Ha pubblicato la monografia Agata. La martire. Dalla tradizione greca manoscritta, Milano, Jaka Book, 2005. Euplo/Euplio martire. Dalla tradizione greca manoscritta, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2006, Lucia la martire, Jaca Book 2010. Santa Febronia. Vergine e Martire sotto Diocleziano, Elledici, 2011.