Dante Alighieri negli Annali Camaldolesi

Busto di Pirt Damiani

Dante Alighieri negli Annali Camaldolesi di Fabio Serafini

In virtù dell’anno in corso, durante il quale si celebra il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, appare utile ricordare il Sommo Poeta con un ulteriore studio, presentandolo così come gli autori degli Annali Camaldolesi – monaci di quella Congregazione benedettina da cui la loro opera prese il nome – hanno voluto commemorare il poeta fiorentino.
I redattori degli Annali Camaldolesi, suddivisi in nove volumi, si soffermarono su Dante Alighieri in tre occasioni, la prima delle quali durante la narrazione per l’anno 1073 in cui si sono soffermati su quei biografi di Pier Damiani che fornirono notizie erronee su quest’ultimo.[1]
Secondo uno o più di tali biografi il Sommo Poeta avrebbe soggiornato presso l’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana – non vi è quindi la prova certa che il fiorentino abbia effettivamente risieduto presso l’edificio di culto appena menzionato – e fu durante questo periodo che egli avrebbe inserito Pier Damiani nel ventunesimo Canto del Paradiso de La Divina Commedia, con i versi: “In quel luogo fui io Pier Damiani, / Et Pietro peccator fu nella casa / Di nostra Donna in sul lito Adriano”.
Il santo ricordò all’Alighieri come egli visse a lungo a Fonte Avellana in modo umile, per poi trasferirsi con il nome di Pietro Peccatore in un edificio di culto locato sul litorale adriatico e dedicato alla Madonna, identificato da Dante con la basilica di santa Maria al Porto di Ravenna, locata nell’odierna via di Roma.
Come dimostrato anche da autori più recenti[ii], l’Alighieri cadde in errore nell’attribuire a Pier Damiani l’edificazione della basilica ravennate poiché quest’ultima fu costruita durante il 1096, ventiquattro anni dopo la morte del santo, da Pietro degli Onesti, anch’egli ricordato come Petrus peccator, sebbene dal Salimbeni.
Va inoltre ricordato come, in epoca medievale, la riva adriatica nel ravennate fosse più vicina il capoluogo romagnolo, tanto da essere a ridosso della basilica summenzionata ed è sicuramente per quanto appena riportato che alcuni abbiano voluto identificare la basilica ravennate con quella erroneamente attribuita a Pier Damiani.
Altri autori hanno tuttavia avanzato l’ipotesi che l’edificio di culto collegato al Pietro Peccatore dantesco debba essere invece identificata con santa Maria di Portonovo, edificata nel territorio anconetano, rifiutando così la proposta ravennate pur menzionando santa Maria in Porto Fuori – frazione del Comune di Ravenna – e non la basilica ravennate.[iii]
Questa alternativa potrebbe essere dovuta al fatto che Pier Damiani sarebbe stato il fondatore del monastero di santa Maria di Portonovo, costruito durante il 1038.[iv]
Tornando agli Annali Camaldolesi, Dante Alighieri trovò nuovamente spazio nel quinto volume, in cui gli autori degli Annali si soffermarono sulla morte del Sommo Poeta nel riportare gli avvenimenti risalenti al 1321.[v]
L’Alighieri, originario di Firenze, morì a Ravenna durante quell’anno – riferendosi al 1321 -, mentre era in esilio a causa dei pessimi rapporti fra il poeta ed una parte degli abitanti della sua madre Patria – intesa sicuramente con la sua città natale -.
Verona fu la prima – o fra le prime – città ad accogliere l’esiliato, grazie all’aiuto di Alberto Scaligero, identificabile con Alberto della Scala e vi è la possibilità che il Sommo Poeta abbia soggiornato nuovamente a Verona, alla corte del figlio di Alberto – Cangrande -, che raggiunse prima del 20 gennaio 1320, per lasciarla durante la primavera dello stesso anno affinché si potesse spostare a Ravenna.[vi]
Per gli autori camaldolesi, da Verona l’Alighieri si spostò a Parigi, con la speranza che Henrico Caesare potesse interessarsi della pacificazione di Firenze.
Stando ad uno studio ormai datato, l’Alighieri si recò nella capitale francese attorno il 1294 per motivi di studio[vii] e si può quindi supporre che abbia frequentato la Sorbona, ma Henrico Caesare va identificato con Enrico VII di Lussemburgo, il quale fu incoronato re d’Italia durante il 1311 ed imperatore nell’anno successivo e fu promotore di una spedizione in Italia durata dal 1311 al 1313, anno della sua morte.[viii]
I redattori degli Annali camaldolesi possono essersi quindi forse riferiti ad un eventuale viaggio risalente attorno il 1311 e gli stessi autori si sono poco dopo soffermati sulla guerra che l’imperatore mosse contro Siena, a cui seguì la sua morte a Buonconvento, nei pressi del capoluogo toscano appena menzionato.
Stando agli autori degli Annali Camaldolesi, sembra di capire che a seguito del decesso di Enrico VII il Sommo Poeta perse ogni speranza di tornare a Firenze, sebbene lo abbiano contemporaneamente  collegato a Guido Novello da Polenta, sebbene quest’ultimo prese il potere ravennate solo nel successivo 1316[ix] ed è improbabile che l’Alighieri si sia recato nel capoluogo romagnolo durante il 1313[x].
Per i redattori degli Annali presi in considerazione, fu in questo periodo che Dante raggiunse l’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana, sebbene già per gli stessi autori sembra vi siano dei dubbi su tale soggiorno dantesco, avendo riportato degli scritti sia dell’Alighieri che di terzi risalenti fra il 1318 ed il 1321 contrastanti fra loro.
La terza ed ultima menzione del Sommo Poeta che qui interessa fu inserito nel sesto volume degli Annali Camaldolesi, laddove gli autori si soffermarono a narrare le vicende risalenti al 1419, riportando la notizia di precedenti storici secondo i quali nella basilica di Santa Trinità di Firenze si trovava una effigie raffigurante Dante Alighieri, così come riportò il Petrarca.[xi]
L’edificio di culto fiorentino dedicato alla Santa Trinità fu una proprietà della Congregazione benedettina dei Vallombrosani e fu qui che i guelfi decisero sull’esilio del Sommo Poeta[xii]: è quindi probabilmente che sia per essere stata una proprietà di una Congregazione per così dire “cugina” di quella camaldolese che gli autori degli Annali più volte menzionati ricordarono la basilica fiorentina con l’aneddoto riguardante la vita dantesca.
Note

[1] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales camaldulenses ordinis sancti Benedicti, volume 2, Venezia 1756, pp. 347-348.
[ii] M. T. Balbiano d’Aramengo, Il Paradiso di Dante. Nuovi appunti di lettura., Torino 2017.
[iii] F. Filippetti – E. Ravaglia, Alla scoperta dei segreti perduti delle Marche, Roma 2017.
[iv] G. C. Argan, L’architettura protocristiana preromanica e romanica, Bari 1993, p. 49.
[v] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales camaldulenses ordinis sancti Benedicti, volume 5, Venezia 1760, pp. 316-318.
[vi] C. Ricci, L’ultimo rifugio di Dante Alighieri, Milano 1891, p. 40.
[vii] C. Troya, De’ viaggi di Dante in Parigi, 1845, p. 3.
[viii] F. Bertolini, Storia del Medioevo fino alla seconda metà del secolo XV, Milano 1847, pp. 433-446; A. Scriattoli, Viterbo nei suoi monumenti, Roma 1920, p. 46.
[ix] G. Papini, Dante e Michelangelo, Milano 1961, p. 115; V. Branca (a cura di), Letture Classensi, volume 12, Ravenna 1983, p. 11.
[x] G. Bernardoni, Sopra la lettera XXX di marzo XCCCXIIII a Guido Novello da Polenta, signore di Ravenna, attribuita a Dante, Milano 1845, p. 12.
[xi] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales camaldulenses ordinis sancti Benedicti, volume 6, Venezia 1761, pp. 278-279.
[xii] G. Marchini – E. Micheletti, La Chiesa di Santa Trinità di Firenze, Firenze 1987; P. Cesati, Le piazze di Firenze, Roma 1966, p. 96.

Fabio SerafiniFabio Serafini

Originario della regione del Montefeltro, oggi appartenente all’entroterra pesarese, si è poi trasferito a Fano, dove si è diplomato in Analista Contabile, per poi trasferirsi in altre città per motivi di lavoro, vivendo oggi a Ravenna. Fa parte della Libera Associazione di Ricerche Templari Italiani (L.A.R.T.I.), dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (A.r.a.r.) e dell’Archeoclub d’Italia – sede di Fano.

È stato relatore durante i seguenti convegni della L.A.R.T.I.:

  • XXX convegno (Cesenatico, 2012), con lo studio Falsi ed inesattezze sull’Ordine del Tempio;
  • XXXI convegno (Bologna, 2013), con gli studi La magione templare de La Rochelle e Falsi ed inesattezze nella ricerca templare;
  • XXXII convegno (Perugia, 2014), con lo studio Le dipendenze templari della magione de La Rochelle;
  • XXXIII convegno (Vicenza, 2015), con lo studio terreni dipendenti dalla magione templare de La Rochelle;
  • XXXIV convegno (Nizza Monferrato, 2016), con lo studio La bolla papale “Dura nimis est” sull’eventuale fusione degli Ordini templare e giovannita;
  • XXXV convegno (Roma, 2017), con lo studio Il ruolo di templari e giovanniti nella lotta all’eresia catara;
  • XXXVI convegno (Ravenna, 2018), con lo studio soggiorno di Rinaldo da Concorezzo in Francia;
  • XXXVII convegno (Fano, 2019), con lo studio I templari e i giovanniti nella Quarta Crociata visti dalle bolle pontificie.
  • XXXVIII convegno (2020) non effettuato per covid-19

Gli sono stati pubblicati i seguenti studi negli atti della L.A.R.T.I.:

  • Falsi ed inesattezze sull’Ordine del Tempio negli Atti del XXX Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2013;
  • La magione templare de La Rochelle negli Atti del XXXI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2014;
  • Falsi ed inesattezze nella ricerca templare negli Atti nel XXXI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2014;
  • Le dipendenze templari della magione de La Rochelle nel XXXII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2015;
  • Falsi ed inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2015;
  • I terreni dipendenti dalla magione templare de La Rochelle negli Atti del XXXIII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2016;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXIII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2016;
  • La bolla papale “Dura nimis est” sull’eventuale fusione degli Ordini templare e giovannita negli Atti del XXXIV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2017;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXIV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2017;
  • Il ruolo di templari e giovanniti nella lotta all’eresia catara negli Atti del XXXV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2018;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2018;
  • Il soggiorno di Rinaldo da Concorezzo in Francia negli Atti del XXXVI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2019;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXVI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2019;
  • I templari e i giovanniti nella Quarta Crociata visti dalle bolle pontificie negli Atti del XXXVII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2020;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXVII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2020.

Gli sono stati pubblicati i seguenti studi nelle Ricerche A.R.S.O.M.:

  • I giochi dei Templari in Templari, Cavalieri, Architetture nella Sardegna medioevale – Ricerche A.R.S.O.M. 2013, edito nel 2013.

Ha pubblicato i seguenti studi nella rivista Cronache Medievali:

  • Piandimeleto, il paese dei Conti Oliva nel numero 43 (giugno-settembre 2014).

Per Italia Medievale ha pubblicato i seguenti studi:

  • La Rocca Brancaleone di Ravenna, il 5 dicembre 2014;
  • La Congregazione benedettina dei Silvestrini negli Annali Camaldolesi, il 21 dicembre 2020.

Nella rivista Medioevo Adriatico, della Società Internazionale per lo Studio dell’Adriatico nell’Età Medievale (Sisaem) ha pubblicato i seguenti studi:

  • San Marco, chiesa camaldolese e giovannita di Fano, inserito nel quinto volume, pubblicato nel 2015.

Gli sono stati pubblicati i seguenti studi astronomici sul bimestrale Oculus Enoch dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheytta Aps (A.R.A.R.):

  • Rheyta, un astronomo ed ottico boemo a Ravenna, nel numero 77 maggio-giugno 2019;
  • Paolo Maffei e l’infrarosso in astronomia, nel numero 81 gennaio-febbraio 2020;
  • Luigi Volta e la scoperta di cinque asteroidi, nel numero 84 luglio-agosto 2020;
  • Cassini, una dinastia scientifica, nel numero 86 novembre-dicembre 2020.

Sul mensile InStoria ha pubblicato i seguenti studi:

  • Platone Tiburtino Astronomo, matematico e “traduttore” del XII secolo, nel numero 150 del giugno 2020;
  • Gherardo da Cremona – Illustre traduttore di testi astronomici, nel numero 151 del luglio 2020;
  • Guido Bonatti – Illustre astronomo italiano di epoca medievale, nel numero 152 dell’agosto 2020;
  • Omero e l’astronomia – L’universo nell’Iliade e nell’Odissea, nel numero 153 del settembre 2020.

Sulla rivista Canonica del Centro Studi Pientini gli sono stati pubblicati i seguenti studi:

  • Corsignano nei documenti camaldolesi nel numero 10 del 2020.

Contatto e-mail dell’autore: fabio.serafini@hotmail.com

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