Depredata dalla Storia

Pavimento musivo di San Michele Maggiore

Depredata dalla Storia testo e immagini di Luca Palumbo
Pavia, città bellissima, dalla storia ricca e variegata, arriva a noi con numerosi monumenti che, a ben vedere, sono solo una minima parte di quello che era il suo firmamento artistico. Oggi, per fare un esempio, sono sopravvissute 23 o 24 torri, alcune delle quali svettano ancora per numerosi metri in altezza. Ecco, un tempo queste torri erano molto più numerose. Del periodo romano resta ben poco, almeno in superficie, se non qualche epigrafe, conservata presso i Musei Civici del Castello. Si conserva, invece l’impianto cittadino, con i decumani ed i cardi ancora pressoché identici a quelli originali. Del periodo longobardo, probabilmente il più fiorente della città, dal momento che ne era la capitale resta molto…ma non moltissimo. Pavia era ricca di Monasteri longobardi, dei quali poco o nulla resta. Possiamo citare San Felice, del quale resta la chiesa, che, seppur rimaneggiata nel tempo, presanta un fianco originale, con un abbozzo dell’abside, una cripta con arche bizantine e alcune sepolture longobarde, affrescate appartenenti ad una badessa ed alcune monache. Sempre longobarda vi è la cripta di Sant’Eusebio, e anche quella di San Giovanni a Domnarum. Se per Giovanni a Domnarum, l’edificio religioso soprastante la cripta è rimasto, anche se irriconoscibile, per Sant’Eusebio “resta” solo una copertura in cemento, realizzata qualche decina di anni fa, perché della chiesa non vi è traccia. Di Santa Maria Teodote, del quale resta poco più di un lacerto di campanile, o di Santa Maria delle Stuoie, di cui sopravvivono i magnifici mosaici medievali, conservati presso i Musei del Castello. La chiesa, sconsacrata di Santa Maria alle Cacce, di origine longobarda, conserva la sua cripta dell’VIII secolo. Una schiera di chiese, alcune delle quali ancora esistenti, seppur difficilmente leggibili, costellano le vie cittadine, baluardo storico di una Pavia grandiosa. Intendiamoci, molto è rimasto, da vedere. San Michele Maggiore, o San Pietro in Ciel d’Oro, o ancora San Lanfranco, San Teodoro, Santa Maria in Betlem. Una visita a San Michele, o a San Teodoro, e, infine, a San Pietro in Ciel d’oro permetterebbe di scoprire alcune lacerti di mosaici pavimentali, risaletni al XII secolo, molto presenti nelle chiese pavesi. Ciò che resta è solo una frazione. Per rendersi conto di quando vasta fosse la presenza dei mosaici pavimentali a Pavia, si deve fare riferimento sempre ai Musei Del Castello, dove sono presenti anche altri importantissimi elementi longobardi, e, più in generale, medievali, provennienti dalle chiese “scopmaparse”, come le due chiese che si erigevano al posto dell’attuale Duomo. Restano alcune (poche parti) di una delle due antiche chiese, in loco. Esisteva ancora la torre civica, crollata alla fine degli anni 80. Quindi, riassumendo, potremmo sostenere che le meraviglie che oggi Pavia ci porta, dalle sue torri, alle sue chiese, alle cripte, sono una minima parte di quello che c’era. A voler cercare si trovano altri tesori, nascosti, ma per voler vivere almeno un pezzo della Pavia più bella bisogna fare anche un salto ai Musei Civici del Castello.

Luca Palumbo
Sono un quarantaduenne alla perenne ricerca di castelli. Artigiano nel settore delle costruzioni meccaniche, ho la mania dei castelli e li vado a cercare dappertutto. Da qualche tempo ho iniziato ad interessarmi anche ai monasteri e alle chiese di epoca medievale, ma la passione più grande è per le merlature. Altre passioni sono per la meccanica ed i vecchi transatlantici. Transatlantici e castelli hanno in comune il fatto di esser realizzati dall’unione molte di molte persone che, come diceva un mio amico, si spezzavano la schiena per metterli in piedi, quando l’abilità dell’uomo era l’unica cosa che contava.
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