Fascinazioni lacustri per un distratto fuori porta Testo e immagini di Francesco Venturini
La chiesa di San Giovanni Battista, a Torno (CO), racconta la trita storia di origini incerte, tra dodicesimo e tredicesimo secolo, e di numerose, e almen più certe, aggiunte e sovrapposizioni, fino ai soliti novecenteschi restauri, che più di tanto non potevano fare. Così, se ancora si intuisce l’architettura a capanna della facciata, non la si può ammirare intera a causa del campanile trecentesco addossato, del rosone cementizio e del portale quattrocentesco, per altro generoso di raffinate sculture: vi si contempla, tra le altre scene edificanti, il Battista aggrappato alle vesti di Salomè (o Erodiade, non si può mai giurarci), nell’atto che sembra implorare la restituzione del maltolto.
L’interno, a navata unica, è scandito da sei campate con archi moderatamente acuti e insolitamente dicromi. Insolitamente per questi luoghi, si intenda, l’altro e più imponente esempio essendo la chiesa di Santa Maria del Tiglio a Gravedona. E fanno due in tutto il bacino del Lario.
Il presbiterio, al quale si accede per l’arco trionfale a tre fornici, presenta sulle volte dipinti che si direbbero tardocinquecenteschi, nei quali affiora una qualche tendenza alla grottesca che rischia di sviare l’attenzione dei semplici dall’intenzione didattica certamente esclusiva nel dipintore (per esempio: gli strumenti della Passione, e più il mascherone sottostante all’ovale).
Si accede per mera usanza del dire, perché il presbiterio è chiuso da ferrea cancellata. E ciò tanto più dispiace, in quanto dietro l’altare si cela il tesoro che rende questa chiesa preclara fra tutte quelle del circondario: entro una cassa dalle molteplici serrature sono custodite sia una spina della corona di Cristo, sia una gamba (imprecisata) di una delle innocenti vittime di Erode. Portate fin qui da un vescovo tedesco (non stupirà sapere che si chiamasse Allemanno), il quale, reduce dalla prima crociata nel 1099, qui si fermò, e riuscì a ripartire verso casa solo dopo aver lasciato le reliquie dove la volontà divina aveva stabilito che rimanessero (e ci volle una tempesta sul lago, per spiegarlo al teutonico prelato). Se ne deduce che già nel secolo decimo primo esistesse a Torno una chiesa, e neppure questo stupisce.
Nato nel 1950. Per molti lunghi anni docente di materie letterarie in un liceo. Ora dedito a interessi vari e per la maggior parte innocenti, come l’esplorazione di chiese romaniche, delle quali parlo ai miei coetanei nelle Unitre.
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