Progetto “FERMO MEDIEVALE E I SUOI CASTELLI”
COMUNE DI FERMO (CAPOFILA) COMUNE DI BELMONTE PICENO COMUNE DI GROTTAZZOLINA COMUNE DI MONSAMPIETRO MORICO COMUNE DI MONTEGIBERTO COMUNE DI PONZANO DI FERMO COMUNE DI SERVIGLIANO
FINALITA’ E OBIETTIVI DEL PROGETTO
L’area rurale della Provincia di Fermo è un territorio ricco di storia, di cultura, di eccellenze gastronomiche e di bellezze paesaggistiche. Alcune tradizioni collegate a fatti storici accaduti nella zona sono state recuperate e valorizzate negli ultimi decenni in manifestazioni evocative: tra queste assumono un particolare rilievo il “Palio dell’Assunta” che si tiene a Fermo nel mese di Agosto – “I giorni di Azzolino”, che si svolge a Grottazzolina nel mese di Agosto e “Torneo cavalleresco Castel Clementino”, che si svolge a Servigliano nel mese di Agosto. Queste rievocazioni si riferiscono a fatti storici o tradizioni ludiche/cavalleresche del periodo medioevale – in particolare dei secoli XII e XIII – e costituiscono importanti occasioni nel territorio per valorizzare il patrimonio artistico-culturale e i prodotti enogastronomici, nonché per attrarre ed intrattenere i turisti.
Le manifestazioni si prestano ad essere ricollegate ad una serie di itinerari turistici che si snodano nei Comuni dell’area rurale (i Castelli della Marca Fermana del periodo medievale), generando così una ulteriore positiva ricaduta dei flussi turistici nei Comuni dell’entroterra della Provincia di Fermo e un’occasione per valorizzarne le eccellenze artistico-culturali, artigianali, naturali e storiche.
Altra tematica storico-culturale che caratterizza i Comuni dell’area rurale fermana è legata ai Piceni: in alcuni di essi sono infatti rinvenibili tracce degli insediamenti della civiltà dei Piceni, uno dei popoli più importanti dell’epoca pre-romana, e la valorizzazione e promozione di tale asset storico-culturale può costituire un ulteriore fattore di qualificazione ed attrazione turistica della zona.
Il progetto di promozione e valorizzazione turistica “Fermo medievale ed i suoi castelli” – cofinanziato dal GAL Fermano Leader nell’ambito del PSR Marche 2007-2013 – è focalizzato sui seguenti Comuni:
Fermo (Comune capofila): la Cavalcata dell’Assunta è considerato il Palio più antico d’Italia e si tiene ogni anno il 15 di Agosto. È del 1182 il primo documento che parla dell’obbligo di offrire un Palio da parte dei Castelli, in un periodo storico in cui Fermo era la città principale di un vasto territorio, la Marca Fermana, che si estendeva sulle odierne province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Originariamente la Cavalcata era una solenne processione religiosa che dalla chiesa di S. Lucia saliva in cattedrale; in seguito vi partecipano i magistrati, i vari notabili, le corporazioni e le delegazioni dei numerosi castelli soggetti alla città, che offrono anche il loro palio. La città di Fermo conserva attualmente importanti vestigia di epoca medievale: il castello di Fermo, che sorgeva ove oggi è la spianata del Girfalco, è stato abbattuto alla fine del Quattrocento dalla furia popolare che lo vedeva strumento di potere degli Sforza ma sono visitabili le chiese (la Cattedrale, Sant’Agostino, Oratorio di Santa Monica, San Zenone, San Pietro) e gli edifici pubblici (il Palazzo dei Priori nella Piazza del Popolo, la Torre Matteucci) di epoca medioevale, arricchiti da numerose opere d’arte dell’epoca. La frazione di Torre di Palme, di antiche origini picene, nel periodo medioevale è anch’essa un Castello di Fermo: nel 1214 è tra i Castelli di Fermo confermati da Aldobrandino d’Este. Meraviglioso borgo medioevale, conosciuto anche come “La terrazza dell’Adriatico” per la sua posizione panoramica a picco sul mare, Torre di Palme conserva la Chiesa di Santa Maria a Mare (sec. XII), la chiesa di San Giovanni (sec. X), l’Oratorio di San Rocco (sec. XII), il Palazzetto dei Priori (sec. XII) e la Chiesa di Sant’Agostino (sec. XIV-XV) dove è possibile ammirare il polittico “Madonna col bambino” di Vittore Crivelli (1480).
Grottazzolina: borgo di origini picene e antico Castello fermano, nel 1217 papa Onorio III concesse la marca ad Azzo VII (Azzolino) d’Este, signore di Ferrara. La manifestazione “I giorni di Azzolino” rievoca la figura storica di Azzo VII e si tiene nel mese di agosto di ogni anno. Il potente signore estense nell´anno del Signore 1225, muove da Este (Padova), e contro la volontà di Rinaldo, Vescovo di Fermo, conquista a forza tre castelli della Marca tra cui per l´appunto lo strategico fortilizio di Grottazzolina. La vicenda culmina col battesimo della città, l´antica Cripta Canonicorum, diventa così GruptaeAczolini. La rievocazione storica “I giorni di Azzolino” propone cene, spettacoli, botteghe di antichi mestieri, tornei di arco storico e la giostra medioevale con mazza ferrata. Grottazzolina fa parte del Consorzio storico culturale “Terre e Castelli Estensi” costituito insieme ad Este, la città veneta sede della famiglia marchio¬nale e Ferrara il cui palio è intitolato ad Azzo VII. Grottazzolina conserva ancora la sua struttura medioevale con porzioni originarie delle mura dell’epoca.
Belmonte Piceno: antico borgo di origini picene e romane, Castrum Belmontis Novum fu possedimento dei potenti monaci Farfensi fino al 1263, quando il Castello venne assoggettato a Fermo. Si riconosce ancora oggi la struttura medievale del borgo, al di fuori del quale si trova la chiesa romanica di Santa Maria in Muris (San Simone), la cui torre quadrangolare era un torrione di vedetta facente parte della cinta fortificata romana della cittadina.
Monte Giberto: antico borgo di epoca picena e romana, fin dal 1356 risulta Castello di Fermo, che lo munì di una cinta muraria con quattro torrioni, due dei quali ancora esistenti. E’ ancora presente l’antica struttura urbana che si snoda secondo una caratteristica pianta compatta che fa convergere l’abitato sulla piazza principale, forse l’antica corte del castello originario.
Monsampietro Morico: antichi insediamenti di epoca picena, la fondazione e l’attribuzione dei nomi ai due castelli di Monsampietro Morico e Sant’Elpidio Morico risalirebbe al 1061 allorquando tale Malugero Melo, figlio del conte delle Puglie Dragone Normanno, li dedicò ai figli avuti dalla moglie di nome Morica. Nel 1316 Sant’Elpidio Morico e nel 1317 Monsampietro Morico fecero atto di sottomissione alla città di Fermo, una sottomissione più volte riconfermata che unirà per molti secoli le vicende storiche dei due Castelli a Fermo. Ancora oggi a Monsampietro Morico è presente il castello merlato al centro del paese, che risale al 1061 ed è stato rimaneggiato nel quattrocento, mentre la chiesa romanica di San Paolo è del XIII secolo. Dell’antica struttura difensiva è interessante la torre, edificata in pietra con conci perfettamente squadrati. Nella frazione di Sant’Elpidio Morico è conservato il magnifico polittico di Vittore Crivelli (1496) nella chiesa di San Michele Arcangelo.
Ponzano di Fermo: importante centro di epoca Farfense, i monaci vi avevano costruito un vasto insediamento rurale di cui rimane la pieve romanica di Santa Maria Mater Domini (S. Marco), edificata nel XII secolo su una preesistente struttura del VI-VII secolo. La chiesa di Santa Maria Mater Domini è oggi l’ambientazione principale del Festival di musica da camera “Armonie della sera” che si tiene nei mesi di Luglio e Agosto di ogni anno e giunge quest’anno alla decima edizione. Nel 1214 Ponzano esisteva già organizzato come Castello di Fermo di una certa importanza – in quell’anno il marchese Aldovrandino, figlio di Azzo d’Este, confermava a Fermo i privilegi del conio delle monte e dei mercati. Nel 1570 Ponzano riacquista l’autonomia: la manifestazione storica “1570, da Castello a Comune autonomo” rievoca tale accadimento ogni anno nel mese di Luglio e in tale occasione vengono proposti il corteggio storico ed il “Palio delle botti” dove gareggiano le tre contrade del paese. Nella struttura urbana di Ponzano e’ riconoscibile l’antica struttura del Castello, con l’entrata principale e l’antico Torrione di vedetta. Sempre nel territorio del Comune di Ponzano di notevole interesse storico-culturale è anche la frazione di Torchiaro, Castrum Torchiarii, anch’esso nel 1300 Castello di Fermo. E’ ancora visibile la struttura del Castello con la porta a sesto acuto e una torre angolare.
Il nome Servigliano si fa risalire a Publio Servilio Rullo, tribuno, il quale possedeva terreni proprio qui: Servilianus, proprietà di Servilius. Databili intorno al 29 a. C. i resti visibili ancora lungo il tratto di strada provinciale Matenana. Durante il Medioevo la gente di Servigliano si sposta in posizione elevata rispetto agli antichi stanziamenti romani e all’attuale incasato tardo settecentesco. Questa zona resta un latifondo fino ad età longobarda e viene inglobata dai monaci dell’Abbazia di Farfa dopo la sconfitta di Carlo Magno. Sul legame tra questo castrum e Fermo rimangono documenti che ne testimoniano lo stretto rapporto e la fedeltà che la popolazione rinnovava periodicamente al Vescovo della città. Oggi, le sole tracce ancora visibili dell’antica struttura architettonica di Servigliano sono alcuni brevi tratti della cinta muraria medievale. L’attuale zona abitata era frazionata tra diversi nobili e la parte conosciuta come San Gualtiero veniva ceduta nel 1450 al castello di Servigliano dall’Abate di Farfa (dal 1969 giochi medievali e un avvincente torneo cavalleresco rievocano la vicenda del generoso dono fatto alla comunità dall’Abbazia farfense). Nel XVIII secolo la collina del medievale castello di Servigliano comincia a franare in maniera inarrestabile a causa delle infiltrazioni di acqua nel terreno, ciò comporta l’esodo degli abitanti sin dal 1758. Solo nel 1771 un chirografo papale dà l’autorizzazione alla popolazione di spostarsi. Ci si spostava dunque in pianura, in un luogo dove l’arch. Bracci definisce e disegna quello che è ancora oggi l’impianto urbanistico di Servigliano. La sua fondazione settecentesca si basa su una geometria elementare e razionale, un rettangolo elaborato sui modelli delle città ideali del ‘500, con l’incrocio tra il cardo e il decumano, che vanno dalle attuali Porta Marina a Porta Navarra e da Porta Santo Spirito fino alla Collegiata di San Marco. Molti dei materiali utilizzati per la costruzione del nuovo centro provengono dagli antichi edifici che vennero abbandonati e smantellati. Torneo Cavalleresco di Castel Clementino e Giostra dell’anello è la tenzone, il rumore prepotente degli zoccoli dei cavalli, la vittoria. La Giostra dell’anello ha il peso di un macigno sulla rievocazione: i vincitori possono gioire, fregiarsi del cencio conquistato; agli sconfitti non resta che l’onore delle armi (a talvolta neppure quello). Il Torneo Cavalleresco di Castel Clementino si caratterizza per la contesa del Palio, cresciuta a dismisura negli anni Settanta e consolidatasi negli ultimi tre lustri. Per un cavaliere giostrante, vincere a Servigliano equivale ad arricchire il palmares personale di un grande sigillo. Alla stregua di quelli di Foligno, Ascoli Piceno, Faenza. A rendere dura e selettiva la competizione sono le quattro tornate, caso unico nelle Giostre dove il percorso si cavalca in più di sessanta secondi. Quattro manches sono dure e massacranti (per il binomio cavaliere-destriero), ma assicurano spettacolo nelle due ore di gara, dove l’adrenalina la fa da padrona nello stato d’animo degli spettatori. Cinque protagonisti, uno contro l’altro, intenti ad infilare dodici anelli di dimensioni a scalare di 8, 7, 6, 4.5 centimetri: ecco la Giostra dell’anello. La pista, lunga 880 metri, è a forma di otto ed è delimitata da circa 450 bandierine colorate in legno. Percorrendola nel tempo record di 1’02”8, significa volare a 14 metri al secondo o 50 chilometri orari. In ogni tornata i duellanti sono chiamati ad affrontare tre rettilinei, cinque piegate e tre diagonali al centro delle quali c’è il braccio porta anelli alto 213 centimetri dove vengono posizionati i ‘bersagli’. Dal 1969 al 1989 le tenzoni hanno avuto luogo nel vecchio campo de li giochi, ovvero sul rettangolo di gioco del campo sportivo “E. Settimi”. Abili mani hanno garantito un tracciato perfetto: morbido in curva, abbastanza veloce lungo i tratti dove il berbero può sfogarsi. Il 1990, anno della XXII edizione, può essere considerato come l’inizio dell’era moderna: la Giostra cambia sede. Da allora viene disputata nel centro ippico, un impianto da diecimila posti seduti, vero fiore all’occhiello della vallata del Tenna, corredato da paddock, settore scuderia e box all’avanguardia. I rionanti vivono la Giostra dell’anello con ansia e trepidazione. Inutile nasconderlo: godono nel veder primeggiare il proprio amato cavaliere, ma in caso contrario può bastare la resa del protagonista del rione rivale per lenire delusioni e sofferenze. Ma il Palio è anche questo: gioie e dolori sovente vanno a braccetto. Nella settimana antecedente la tenzone trovano spazio l’attesa, i pronostici, i riti scaramantici. I cavalieri giostranti hanno tre giorni a disposizione per provare cavalcata, lance, speroni e morsetti, e far adattare il destriero all’otto serviglianese. Questo avviene il giovedì, venerdì e sabato mattina. Nel frattempo è compito degli addetti al tifo posizionare al campo de li giochi vessilli e bandiere a mo’ di curva di stampo calcistico. La notte prima del grande evento in molti la passano senza chiudere occhio: chi a vegliare il cavallo (un tempo tutto ciò era più romantico…), chi a gozzovigliare nelle taverne rionali nel tentativo di propiziare la vittoria. Ma in pista, il pomeriggio susseguente, saranno loro, i cavalieri, le uniche vedette da ammirare e venerare. Il successo arriderà al più valoroso, proprio come avveniva nel medioevo.
Il territorio rurale di Fermo e dei suoi Castelli è inoltre ricco di eccellenze artigianali e enogastronomiche, quali i salumi (ciauscolo), la pasta (maccheroncini di Campofilone e più in generale pasta all’uovo), i formaggi (pecorino), l’olio extravergine d’oliva (Piantone di Falerone), la carne bovina (razza Marchigiana, Frisona, Meticcia) e ovina (agnello del Centro Italia), il vino (Rosso Piceno, Falerio, Pecorino e Passerina), il vino cotto, e piatti tipici quali le olive all’ascolana, la crema fritta, i vincisgrassi, la galantina di pollo e le cacciannanze.
Il territorio offre inoltre paesaggi naturali suggestivi ed emozionanti, con colline coltivate con cura tra le valli del fiume Ete e Tenna (Parco Provinciale Fiume Tenna nel territorio del Comune di Fermo).
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