Video presentazione del racconto-saggio di Alessandro De Troia “Gli ultimi giorni di Guglielmo De Parisio”.
Il racconto “Gli ultimi giorni di Guglielmo De Parasio” di Alessandro De Troia si è classificato terzo all’edizione del 2018 del concorso letterario © Philobiblon, premio letterario Italia Medievale per racconti brevi e inediti liberamente ispirati al Medioevo.
Siamo nel 1268 in Capitanata, la “Magna Capitana” di Re Enzo, figlio dell’Imperatore Federico II, a quel tempo rinchiuso a Bologna dopo la cattura avvenuta nel 1249. Tutta la dinastia sveva è ormai stata sconfitta e dopo la morte dell’Imperatore Federico II, né Corrado IV né tantomeno Manfredi erano riusciti nell’intento di ultimare l’ambizioso progetto del padre di unione tra il Sacro Romano Impero e il Regno di Sicilia. Da due anni l’ultimo rampollo “biondo, bello e di gentil aspetto” era stato sconfitto in battaglia dall’altro rampollo della fazione opposta, Carlo I d’Angiò.
Quest’ultimo, complice dell’appoggio toscano e pontificio, era riuscito a penetrare nel Mezzogiorno e a convincere i fedeli di Manfredi a tradirlo proprio nel momento decisivo. Carlo non si era limitato a spazzare via la nobiltà locale fedele agli svevi ricompensando invece chi lo aveva appoggiato, ma aveva fatto occupare tutte le cariche più elevate alla nobiltà d’Oltralpe, provenzale e francese, imponendo, specialmente in Sicilia, una tassazione estenuante che porterà, qualche tempo dopo, ai famosi Vespri. In questo contesto si inserisce la figura di Guglielmo de Parisio. Di nobile stirpe, la sua famiglia si era insediata circa due secoli prima con l’arrivo dei normanni nel Mezzogiorno. Grazie anche alle gesta del padre Ruggero aveva il controllo di gran parte della Capitanata Nord-Occidentale detenendo, tra gli altri, i feudi di Fiorentino (luogo dove morì Federico II nel 1250), Castelnuovo della Daunia, Pietramontecorvino, Civitate, Larino, Dragonara, San Giuliano, San Marco la Catola, Visciglieto e altre terre in Basilicata e Terra d’Otranto grazie al matrimonio con Margherita de Tallia, di origini Brindisine.
Tralasciando l’importanza di Guglielmo come barone e fedele agli svevi sia sotto Federico II che sotto Manfredi, ci soffermeremo su una sua particolarità, il fatto che riuscì, in qualche modo, ad essere a capo della ribellione scatenata a seguito delle notizie dell’arrivo dell’ultimo svevo, Corradino, dalla Germania.
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