I Medici

Arme della Casa de’ Medici

I Medici, origine, significato del cognome, ascesa finanziaria ed altro di Gaetano Dini
Le origini
La famiglia Medici sembra fosse originaria del Mugello, zona agricola corrispondente all’alta valle del fiume Sieve, affluente dell’Arno.
Ma tale informazione non ha fondamenti documentari certi e si basa su interpretazioni deduttive in quanto dal XIV secolo i Medici risultavano essere proprietari fondiari della zona del Mugello.
E’ ovvio che con le grandi ricchezze accumulate questa famiglia oltre ad immobili a Firenze e Roma dove avevano un importante Banco avesse acquistato in una logica di residenza di campagna, terre ed immobili nella zona del Mugello non lontano da Firenze.
Nel Duecento la famiglia Medici era già residente a Firenze.
La prima traccia scritta negli archivi della città sulla famiglia è del 1201 e si riferisce ad un tal Chiarissimo, figlio maggiore di un certo Giambuono dei Medici e membro del Consiglio del Comune.
Giambuono e Chiarissimo appartenevano alla buona borghesia fiorentina, con diversi immobili di proprietà nella zona del Vecchio Mercato cittadino.
A Firenze l’originaria famiglia Medici col tempo si divise con i matrimoni in varie altre famiglie Medici tutte imparentate l’un l’altra.
Queste famiglie alleandosi anche finanziariamente tra loro si dedicarono negli anni alla mercatura e si guadagnarono una ricchezza ragionevole con le manifatture laniere che in quel tempo videro un periodo di aumento di richieste in Italia ed all’estero, soprattutto in Francia e Spagna.
Il cognome Medici
Le interpretazioni del cognome Medici sono varie ed incerte.
Una vede in Medico di Petrone sembra vivente dal 1046 al 1102, il capostipite della famiglia.
I Medici sarebbero stati legati in regime di vassallaggio ai conti Ubaldini, allora potenti feudatari nel Mugello ed almeno dal 1030 la famiglia Medici sembra possedesse i castelli di Castagnolo e appunto di Petrone, situati presso l’odierno paese di Scarperia.
Sull’origine del nome o più probabilmente del soprannome Medico, esiste una tradizione popolare secondo la quale questo nome alluderebbe alle capacità taumaturgiche possedute da quel personaggio, Petrone.
Un’altra interpretazione è che il loro primo antenato conosciuto fosse stato un fabbricante di carbone (un piccolo imprenditore diremmo oggi, con operai al seguito) il cui figlio sarebbe diventato medico. Da qui l’origine del loro cognome.
Si presume che questa famiglia Medici vivesse in zone dove c’erano boschi in quanto la produzione di carbone vegetale si ottiene con la combustione della legna.
Il Mugello quindi sarebbe potuto essere benissimo la loro zona di provenienza.
Le Palle o Sfere erano il simbolo araldico della famiglia Medici quando essa divenne potente.
Le Palle o Sfere nella loro forma circolare avrebbero ricordato le pillole farmacologiche utilizzate dai medici per le loro terapie o addirittura le ventose, le sanguisughe usate dai medici dell’epoca per fare i salassi.
Per cui lo stemma araldico dei Medici derivante da simboli della professione medica, si adatterebbe bene ad entrambe queste interpretazioni.
Altra interpretazione dà invece allo stemma araldico una spiegazione romanzata.
All’epoca di Carlo Magno imperversava nelle terre del Sieve un gigante, Mugello.
Tutti, feudatari e villani avevano terrore di lui.
Solo uno ebbe il coraggio di sfidare il gigante, il Cavalier Averardo dei Medici.
Nel furioso combattimento Averardo colpì a morte il gigante.
Questi prima di morire avrebbe colpito lo scudo dell’avversario con la sua mazza ferrata da cui pendevano delle palle di ferro che avrebbero lasciato sullo scudo di Averardo delle infossature sferiche che sarebbero poi diventate le Palle o Sfere araldiche della famiglia Medici.
L’ascesa finanziaria della famiglia Medici
Nel ‘300 a Firenze tra i vari rami della famiglia Medici che operavano come cambiavalute, quello che poi diede i natali a Lorenzo il Magnifico era soprannominato “di Bicci” in riferimento
ad un noto usuraio fiorentino dell’epoca di Dante.
La fortuna di questo ramo della famiglia Medici la fecero Giovanni di Bicci e suo figlio Cosimo, conosciuto come il Grande Mercante.
Erano rispettivamente il bisnonno ed il nonno di Lorenzo il Magnifico.
Questi due abili banchieri nel corso degli anni partendo dalla loro Tavola di Cambio di Firenze che fungeva da banca centrale, aprirono una filiale a Venezia ed una a Roma.
Quest’ultima aveva una succursale a Gaeta ed una a Napoli.
La filiale di Roma riscuoteva canoni vari pagati al Vaticano e riceveva i depositi personali dei pellegrini e di tutti i religiosi di ogni ordine e grado che vivevano a Roma.
Col tempo la filiale di Roma si tramutò in banca ed incassava per conto del Papa le rendite annuali dei suoi beni temporali, i ricavati dei canoni per il rilascio di bolle papali, di indulgenze ed i ricavi da questue varie.
La banca Medici di Roma diventò così di fatto la Tesoreria della Santa Sede.
Intanto anche la filiale di Venezia registrava grandi guadagni con il commercio marittimo di spezie, lane e pellicce, la contrattazione di cambiali e le assicurazioni navali.
Giovanni e Cosimo oltre che banchieri decisero di diventare anche mercanti, comprando due fabbriche di stoffe di lana ed una fabbrica di stoffe di seta.
Si misero così a commerciare le proprie stoffe ed anche prodotti della terra quali olio d’oliva e limoni e poi spezie, pellicce del nord Europa, arazzi delle Fiandre ed anche lana, stagno e piombo inglesi.
Vendevano inoltre allume, un minerale usato per la concia delle pelli ed il fissaggio delle tinte.
Diventati ormai tra i banchieri più ricchi d’Europa, i Medici aprirono una filiale a Ginevra che poi verrà spostata a Lione a seguito dell’istituzione di grandi fiere annuali in quella città.
Un’altra importante loro filiale verrà aperta a Bruges nelle Fiandre con il commercio di arazzi fiamminghi, sete olandesi e lana inglese.
Da Bruges venne creato un asse finanziario con Londra aprendo in quella importante città una filiale che poi verrà trasformata in banca.
Durante la vita di questi due grandi banchieri sarà aperta anche una filiale nella importante città di Avignone che era stata sede papale durante la “cattività avignonese” ed altre due filiali in Italia, una a Pisa e l’altra a Milano.
Giovanni di Bicci, l’iniziatore dell’impero dei Medici morì nel 1429, mentre il figlio Cosimo ormai diventato il più ricco banchiere e mercante d’Europa, negli ultimi anni della sua vita, potè ritirarsi dagli affari dedicandosi alle cose belle, l’arte e le speculazioni filosofiche, circondato da opere d’arte magnifiche e frequentato dai grandi artisti e letterati del tempo.
Morì nel 1464.
Le nozze di Lorenzo il Magnifico
Piero dei Medici padre di Lorenzo il Magnifico, nel 1469 aveva combinato il matrimonio del figlio allora ventenne con Clarice Orsini, fanciulla sedicenne appartenente alla nobile e potente famiglia romana degli Orsini.

Giorgio Vasari, Ritratto di Lorenzo de’ Medici, olio su tela, seconda metà del XVI secolo, Galleria degli Uffizi.

Clarice portava col matrimonio una ricca dote ma soprattutto una preziosa alleanza per la famiglia Medici nel difficile ambiente pontificio.
Per il banchetto nuziale non si badò a spese.
I viveri per il pranzo nuziale ed i festeggiamenti arrivarono in casa Medici il 2 giugno 1469 da città e villaggi appartenenti al territorio fiorentino.
I viveri vennero così censiti.
Carne di 150 vitelli macellati, 2.000 coppie di capponi, di polli e di oche, grandi quantità di pesci, verdure varie, poi dolci, mandorle, pinoli, frutta secca, confetti, svariate botti e centinaia di bottiglie di vino italiano e straniero, innumerevoli sacchi di farina.
I cuochi si resero subito conto che era arrivata una quantità di alimenti superiore ai bisogni del banchetto.
Venne subito ordinata una distribuzione pubblica di carne per il popolo.
Dal 3 giugno giorno del matrimonio e per altri tre giorni si susseguirono banchetti, balli e concerti.
Le tavole erano apparecchiate in modo accuratissimo.
Tutte le portate erano precedute da squilli di trombe.
I maggiordomi servirono le pietanze a mezzogiorno e sera a 400 invitati seduti ai tavoli disposti nelle sale e sotto la loggia del palazzo Medici a Firenze.
Le tavole delle dame e dei cavalieri, come voleva la regola del tempo, erano rigorosamente separate.
Al tavolo della sposa erano sedute 50 giovani nobildonne mentre quelle più su d’età sedevano al tavolo presieduto dalla madre dello sposo, Lucrezia Tornabuoni.
In altri tavoli sedevano insieme le persone illustri ed i notabili della città.
Nei saloni da ballo c’erano magnifici “buffets”. Suonavano i migliori musici.
Alla fine dei festeggiamenti il cibo rimasto venne di nuovo distribuito al popolo ed anche ai monaci ed agli altri religiosi della città.
Elefanti a Roma
Dopo l’Antichità romana, il primo elefante che si vide a Roma fu nel 1514 ed era un elefante indiano albino che il re del Portogallo Manuele I donò a papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici figlio di Lorenzo il Magnifico.
Assieme all’elefante Manuele donò altri animali, pappagalli, cani indiani, un ghepardo, un cavallo bianco persiano.
Manuele era interessato, offriva infatti questi doni perchè aveva bisogno dell’aiuto del pontefice.
Portò degli animali esotici in quanto sapeva che il papa era appassionato di questo genere di bestie avendo infatti già allestito un proprio serraglio a Roma in cui c’erano leoni, leopardi, scimmie, orsi.
La curiosità per l’elefante fu così grande che Leone X permise al popolo romano di venirlo ad ammirare ogni domenica. Gli trovarono anche un nome, Annone.
Fu chiamato probabilmente così fraintendendo la parola “Ana” che il guardiano dell’elefante pronunciava quando gli chiedevano come si chiamasse l’animale.
Ana in lingua malese di allora stava per “elefante”.
Dagli osservatori dell’epoca l’elefante che nell’italiano di allora veniva chiamato “liofante” fu descritto grande “come tre bovi” e notarono che rispondeva ai comandi datigli sia in lingua portoghese che indiano/orientale.
Annone morì a Roma nel luglio 1516.

Gaetano Dini ha svolto lavoro amministrativo presso AUSL Rimini dal 1991, 10 anni di ricerche sociologiche, dal 1989 al 2017 insegnamento di Sociologia ed in seguito di Legislazione socio-sanitaria al corso infermieri (prima che diventasse corso di laurea) ed in seguito ai corsi di operatore socio-sanitario (OSS).
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