Il Castello di Maredolce

Castello di Maredolce, fronte Nord-Est
Castello di Maredolce, fronte Nord-Est

di Soumaya Bourougaaoui

Il castello Maredolce o il palazzo della Fawwarah (sorgente d’acqua), è una costruzione in stile islamico, risale al XII secolo, si trova all’interno del parco della Favara, nel quartiere di Brancaccio. Fu costruito nel 1071 e faceva parte di una cittadella fortificata situata alle falde di Monte Grifone. Ruggero II d’Altavilla, affascinato dall’incantevole posto, ordinò la costruzione di un muro di limitazione delle acque della Fawwarah, poi di creare una peschiera, una sorta di lago artificiale, talmente ampia e profonda che fu detta Maredolce, al centro della quale emergeva un’isola con un ricco e splendido palmeto.

Intorno al palazzo ed alla peschiera, si apprezza un giardino caratterizzato da numerosi alberi da frutto ed agrumi, corsi d’acqua ed animali esotici, come il modello dei giardini islamici africani e spagnoli dell’epoca. Specialmente simili ai giardini di Agdal di Marrakech caratterizzati da frutteti ed acqua. Nel corso del XVI secolo la peschiera divenne un’area agricola, esistente ancora oggi.

Castello di Maredolce, fronte Sud-Est
Castello di Maredolce, fronte Sud-Est

Alcuni storici riferiscono palesemente che il palazzo della Fawwarah esisteva già in epoca Kalbita, che faceva parte del Qasr dell’emiro Giafar, figlio di Abù-l-Futuh Yusuf, che regnò dal 998 al 1019. Il viaggiatore andaluso Ibn Giubayr, giunse a Palermo nel 1184, descrisse un castello che corrisponde al castello di Maredolce, dichiarando che il Qasr è dedicato a Giafar, l’emiro kalbita:

Non lungi dal Qasr Sa’d, ad un miglio circa che mena alla capitale, è un altro castello somigliante, che s’addimanda Qasr Gia’far dentro il quale è un vivaio [nutrito da] una polla d’acqua dolce.

cupola
Cupola dei Santi Filippo e Giacomo

Il cortile si apriva in un portico con volte a crociera, che possiamo ritrovare anche nella Cappella Palatina, caratterizzata da una cupola semisferica dedicata ai Santi Filippo e Giacomo. Nel 1460, il palazzo fu concesso alla famiglia di Bologna e nel XVII secolo fu presidio del Duca di Castelluccio, che dopo lo trasformò in azienda agricola.

A cogliere il fascino dello spettacolo del castello di Maredolce pensò il poeta arabo di Trapani Abd ar-Rahmàn di Trapani, contemporaneo di Ruggero II:

«Tu soggiorno di voluttà alle rive dei due mari. / […] Beve l’amore dai

tuoi laghi con delizioso piacere, / E nella tua corrente la voluttà piantò la

sua tenda. / […] Oh! Quale splendore nell’isola: dove simili a fiamme /

tra le fronde di smeraldo ardono le arance mature; / Ove pallido luccica

il limone, simile a giovin delizioso / Quando solingo passa la notte, dalla

sua amante lontano».

Oggi, questo monumento dell’itinerario arabo-normanno, situato nel Vicolo Castellaccio nel quartiere Brancaccio, descritto con grande ammirazione da vari cronisti del tempo, è una meraviglia millenaria in cui si vede un perfetto equilibrio tra l’acqua ed il verde e le architetture. E con un pò di immaginazione ci permette di sognare una Palermo splendida e felice di altri tempi.

La Favara
La Favara

La Favara Maredolce: si trovava all’interno della Fawwarah, il parco della Favara.
In epoca islamica, e più precisamente nel 973, la sorgente è descritta dal viaggiatore Ibn Hawqal, che riferisce:
“…scaturiscono intorno a Palermo altre fontane rinomate, le quali recano utilità al paese; come sarebbe il Qadus, e, nella campagna meridionale, la Fawwarah piccola e la grande; la quale sgorga dal naso della Montagna, ed è la più grossa sorgente dell’[agro palermitano]. Servon tutte queste acque a [innaffiare] i giardini.
Il nome Fawwarah, che significa “polla che sorge con impeto, quasi bollendo”, è un termine usato genericamente per designare una sorgente. Delle due sorgenti menzionate dall’autore, la Fawwarah piccola e la grande, solo la sorgente minore, che fuoriusciva “dal naso della montagna” di monte Grifone, ha mantenuto nel tempo il nome di Fawwarah, mentre la Fawwarah grande è stata chiamata Maredolce, come la peschiera che costruì Ruggero II davanti al Palazzo. (Michele Amari, Biblioteca arabo-sicula, Catania, Siracusa, 1982, p 23 ).

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Soumaya Bourougaaoui è Dottoranda in lingua, letteratura e civiltà italiana presso la facoltà di Lettere, delle Arti e dell’umanità di Manouba- Tunisia.
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