Il Castello di Roccascalegna

Il Castello di Roccascalegna di Karmen Di Giovannangelo

Roccascalegna è un comune di 1.200 anime adagiato nella valle del Rio Secco. Il piccolo borgo negli ultimi anni è salito alla ribalta delle cronache nazionali ed internazionali, grazie alla CNN che gli ha dedicato un meraviglioso servizio per la possibilità di affittare l’antico Castello Medievale che sovrasta il paese come sede di matrimoni civili, ed al regista Matteo Garrone, che lo ha scelto per l’ambientazione di parte del suo film, “Il racconto dei racconti”, con Vincent Cassel e Salma Hayek. Lo scorso anno, inoltre, nella fortezza, sono state girate alcune scene di esterni della serie tv della Rai “Il nome della Rosa.” Scenario di videoclip musicali (Pico Rama ed Emilia Di Pasquale), visitato da personaggi noti che lo scelgono per le loro passeggiate domenicali, castello e borgo di Roccascalegna (grazie anche ai numerosi servizi tv di “Alle Falde del Kilimangiaro”, “Italia delle Meraviglie”, “Sereno Variabile”, “Linea Verde”, ecc), sono diventati un passaggio obbligato per tutti coloro che scelgono l’Abruzzo come meta delle loro vacanze o delle loro uscite fuori porta.
La parte antica di questo angolo d’Abruzzo si sviluppa ai piedi della roccia arenaria alla cui sommità svetta l’imponente castello, esistente già nel XII sec. Il primo proprietario del Castello di Roccascalegna fu Annichino de Annichinis, soldato di ventura, giunto in Abruzzo al seguito del feudatario Giacomo Caldora, che gli regalò il feudo di Roccascalegna come riconoscenza per i servigi resigli. Gli succedettero Raimondo, Alfonso e Giovanni Maria che si macchiò di diverse colpe, tra cui l’assassinio di un nobile, la complicità con i francesi, l’odio nei confronti del re Carlo V e la sua stretta relazione con i feudatari Riccio di Lanciano, eventi che, nel 1528, gli fecero perdere sia il titolo nobiliare, sia il feudo, che passò nelle mani dei Carafa di Napoli. Questi, a loro volta, lo persero allorché il barone Orazio, in seguito all’applicazione di “leggi ingiuste e lesive”, fu trucidato dagli abitanti di Roccascalegna nel 1584. Così il feudo tornò nelle mani del Regio Demanio per essere poi comprato dalla famiglia De Corvis di Sulmona che, nel 1599, lo acquistò per diecimila ducati per mano del barone Vincenzo Corvi.
Alla famiglia de Corvis è legata la leggenda dello jus primae noctis”, ovvero “il diritto della prima notte”: chi si sposava in paese doveva doveva pagare una tassa stabilita dal signore del castello, e chi non poteva permetterselo doveva cedere la propria sposa per una notte al barone. Questa legge determinò la scomunica del barone Corvo de Corvis da parte del sacerdote della vicina chiesa di San Pietro. Lo stesso religioso incitò la folla a ribellarsi al tiranno, che reagì inviando i suoi sgherri a intimidire il prete, che fu sorpreso mentre cercava di mettersi in salvo e trucidato ai piedi del castello stesso. La leggenda narra che un giorno si presentassero dal barone due giovani che volevano sposarsi, ma senza i soldi per adempiere allo “Ius primae noctis”. La sposa fu quindi ceduta al barone per la notte, e fu proprio lei, o forse il suo fidanzato travestito con abiti nunziali, ad assassinare il barone pugnalandolo nel talamo e gettandone il corpo giù dalla rupe. Il barone de Corvis, morente, poggiò una mano insanguinata sul muro prima di cadere giù, e la leggenda vuole che in epoche diverse si provasse più volte a cancellare la “mano di sangue”, ma che essa riaffiorasse sempre, finché nel 1940 parte del castello crollò, forse per le forti piogge o forse per una scossa di terremoto, portandosi via anche la camera dove avvenne l’omicidio. Non esiste comunque alcuna evidenza storica dei fatti legati a tale leggenda.
Si successero poi a capo del feudo Annibale, Giuseppe, Giovanni Battista ed Annibale III de Corvis. Il feudo finì quindi nelle mani di Pompeo, ed infine Pompeo Filippo lo vendette a un aristocratico di Palena, don Nicolò Nanni.
I Nanni, imparentati con i Croce (famiglia che diede i natali al filosofo e statista Benedetto) acquistarono il feudo nella prima metà del 1700, ma in breve tempo lo abbandonarono e chiusero, preferendo vivere in un palazzo sito al centro del paese, oggi adibito ad abitazione privata, di cui ben poco resta delle antiche vestigia baronali. I Croce-Nanni, come gli altri signori del castello, ebbero un atteggiamento autoritario e niente affatto pietoso nei confronti dei loro sudditi paesani.
Durante il periodo del Brigantaggio il maniero, oramai decadente, fu sede della Guardia Nazionale e durante le due guerre mondiali divenne rifugio di disertori, sbandati e malfattori. Rimase proprietà dei Croce-Nanni fino al 1980, quando fu da questi donato al Comune di Roccascalegna, ormai ridotto ad un rudere pericolante.
I lavori di restauro iniziarono solo nell’aprile 1993, grazie ad un finanziamento elargito dal Ministero per il Mezzogiorno tramite la Comunità Aventino Medio Sangro, ottenuto con grandi sforzi dall’amministrazione capeggiata dal dottor. Di Giovannangelo che si spese con notevole impegno affinchè l’antico castello e la chiesa ad esso sottostante venissero recuperati. La maestosa opera di restauro durò oltre 3 anni, impiegando parecchi uomini, mezzi pesanti ed elicotteri.
Dalla sua riapertura, nell’agosto del 1996, il castello è adibito a spazio museale, sede di spettacoli musicali e presentazioni di libri, e, negli ultimi anni, come detto, di matrimoni civili al suo interno, e di matrimoni religiosi ai suoi piedi, nella sottostante Chiesa di San Pietro (al momento in restauro).
Il maniero, che sovrasta il borgo antico ed il paese nuovo, si raggiunge alla fine di una gradonata scavata nella roccia risalente al 1600, alla cui sommità vi sono i resti di un ponte levatoio che serviva come attraversamento del fossato antistante, oltre che ulteriore difesa del castello. Varcato il portone d’ingresso ci si trova su un grande cortile sul cui lato sinistro si ammirano i resti della torre crollata. Di fronte, entrando, c’è la torre di sentinella, poi la torre quadrata, quindi la cappella dedicata a Santa Maria del Rosario, la torre Angioina, il magazzino, la torre del Carcere e le segrete.
Meritano una visita anche la Chiesa di San Pietro (XVI secolo), collocata ai piedi del Castello, attualmente chiusa ed in fase di restauro a seguito di un importante crollo che l’ha vista coinvolta nel 2015, ed il nuovo percorso panoramico inaugurato nel 2020, che gira tutt’intorno alla fortezza. A circa due chilometri dal paese, nei pressi del cimitero, si trova l’antica abazia di San Pancrazio (XII secolo), datata 1205 dall’iscrizione sul portale, completamente ristrutturata.
Da oltre dieci anni il Castello, di proprietà del Comune di Roccascalegna, è gestito dalla locale Proloco che, impiegando quasi esclusivamente volontari locali e non godendo di alcun contributo statale, si occupa del servizio di biglietteria, di accompagnare i gruppi prenotati, di effettuare pulizia e manutenzione ordinaria dello stesso, di allestire mostre ed organizzare eventi, il cui culmine si ha, da alcuni anni, nella giornata di Pasquetta, quando l’intero paese si anima con spettacoli di falconieri, armigeri medievali, giocolieri, musicanti e burattinai.
Nel 2020 è giunta alla XXIV edizione il Roccascalegna in Festival, importante rassegna di musica classica, folk e cantautorale, anch’essa organizzata, dal 2012, dalla Proloco, che negli anni ha visto succedersi sul palco artisti di fama, quali Eugenio Finardi, Gianmaria Testa, Riccardo Tesi, Cisco, Kelly Joyce, Bobo Rondelli e Dente.
L’attuale presidente dell’Associazione Proloco di Roccascalegna è il dott. Silvano Giangiordano che, congiuntamente col direttivo tutto e col resto dei volontari, lavorando in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale e col sindaco, avvocato Domenico Giangiordano, fa sì che questo tesoro dell’Abruzzo rurale venga giornalmente visitato da centinaia di persone.
Per info e prenotazioni è possibile chiamare il numero 3358767589, o scrivere alle pagine social del Castello di Roccascalegna.

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