Il Piceno da Carlo Magno a Enrico I di Albino Gobbi
Widukind è un monaco di etnia sassone che scrive intorno al 970 sulla storia del suo popolo “Rerum Gestarum Saxonicarum – libri tres”. Grazie alla traduzione del primo libro, ora curata dal prof. Carnevale e Antognozzi in “Il Piceno da Carlo Magno a Enrico I”, è possibile gettare un fascio di luce sul secolo oscuro.
Widukind sostiene che i Sassoni sono arrivati nella penisola italiana insieme ai Longobardi (quindi nel 568) e si sono stanziati a nord del fiume Musone, nell’attuale provincia di Ancona. Nell’836 le reliquie di S. Vito, fino ad allora conservate a Corveia vecchia nella Francia Picena (individuata dai due Autori in località Corva di Porto S. Elpidio di Fermo), vengono traslate, per ripararle dagli attacchi Saraceni, a Corveia nuova (oggi Monte San Vito di Ancona) strategicamente più protetta nel territorio sassone in Italia. E il Santo diventa il loro protettore. Questi sono gli anni in cui Enrico I e il figlio Ottone I sostituiranno i Carolingi ai vertici dell’impero, anche perché imparentati con loro in linea femminile.
Ancora una volta, come già nelle sue precedenti undici opere, il professore di storia dell’arte Carnevale, coadiuvato da Antognozzi, smaschera l’azione depistante degli storici tedeschi dell’MGH che hanno posto Corvey in Westfalia senza che in quella località vi sia alcuna reliquia di San Vito. Per ammissione degli stessi tedeschi, quell’abazia, pur avendo una grande biblioteca di ben 75.000 volumi, non possiede alcun testo originale risalente a quel periodo storico, neanche di Widukind che pure si definiva “Corveius” (di Corveia).
Gli Autori, seguendo gli spostamenti, documentati, delle principali reliquie di San Vito, sono giunti alla conclusione che queste non sono mai uscite dalla penisola italiana. A Praga, dove secondo gli storici ufficiali si troverebbe il cranio portato dalla Germania, c’è invece il cranio di San Luca scambiato, da alcuni, per quello di San Vito, di cui viceversa risulta solo una piccola reliquia. Il 17 settembre1998, dopo quasi cinque secoli, l’arca contenente le reliquie di San Luca in Santa Giustina (basilica del monastero benedettino di Padova) è stata aperta per avviare una ricognizione scientifica[1] del corpo privo di testa. Documenti del 1354 attestano che Carlo IV aveva prelevato dall’urna, portandolo a Praga, il cranio che proprio in questa occasione è stato ricondotto a Padova per essere sottoposto ad attenti esami. Il risultato inconfutabile è che appartiene per l’appunto alle spoglie di S. Luca rinvenute nell’accertamento, dato che si inserisce perfettamente nella prima vertebra cervicale dello scheletro di Padova. Quindi la testa venerata a Praga non è quella di San Vito che non è mai arrivata in Germania, perché rimasta a Monte S.Vito.
Con la traduzione di Widukind, tra le altre novità, gli Autori hanno scoperto e dimostrano che la famosa battaglia di Lechfeld contro gli Ungari è da spostare nel tempo e nello spazio: è infatti avvenuta nel 933 ad Urbisaglia di Macerata (ed è stata combattuta da Enrico I).
Infine, nell’ultima parte del lavoro gli Autori mettono in evidenza che nella chiesa di Aachen davanti al cosiddetto trono di Carlo Magno c’è un cancelletto che però dà stranamente nel vuoto, segno evidente che le cancellate sono materiale di spoglio, prelevato secondo gli Autori dalla chiesa di San Claudio al Chienti. Altra particolarità: la “porta del lupo” ad Aachen presenta una protome leonina identica a quella del palazzo Bonafede di Monte San Giusto (MC), ad ulteriore dimostrazione che la porta è stata costruita nelle Marche utilizzando un calco in cera ricavato dal bassorilievo Sangiustese.
Carnevale Giovanni nato a Capracotta in Molise nel 1924, laureato in Lettere con una tesi in Archeologia sulle chiese ravennate, in Lingue (Tedesco e Francese), oltre che in Teologia, nel 1992, con un lungo inserto sulla rivista della Provincia di Macerata, rivela che la chiesa di San Claudio al Chienti ha la stessa pianta di quella carolingia di Germigny des Près ed è in verità la Basilica di Santa Maria Mater Domini di Aquisgrana. Sono seguiti dodici libri, sei dei quali con l’aiuto di vari collaboratori.
Antognozzi Domenico nato a Monte San Martino (MC) nel 1949 ha collaborato con Carnevale per “Vita di Carlo Magno Imperatore nella Francia Picena” del 2014, unica traduzione in Italiano di Notker Balbulus, e per “Il Piceno da Carlo Magno a Enrico I” del 2016.
[1] http://www.30giorni.it/articoli_id_14423_l1.htm
Il Piceno da Carlo Magno a Enrico I
di Giovanni Carnevale e Domenico Antognozzi
pp. 208, € 18,00
Edizioni Simple, 2016
ISBN: 8869241793