Il terremoto nelle Marche e le comunità ebraiche di Peter Hubscher
Le prime comunità ebraiche delle Marche, Abruzzi, Umbria si formarono nel primo Medioevo, proprio nelle città distrutte dal terremoto di Agosto. Terremoto che compare nella memorialistica ebraica quando nel 1275 gli ebrei di Ancona vengono accusati di averlo fomentato. La presenza ebraica nelle zone terremotate viene puntualizzata dall’articolo scritto da Ester Moscati per il periodico “Mosaico-cem.it” dal quale ho tratto gli elementi di questa relazione.
La distruzione di alcuni dei borghi più belli del pianeta ha sepolto sotto le macerie anche una grande pagina di storia dell’ebraismo italiano. Sono le cittadine e le strade dove si mossero mercanti medievali, scribi provenienti da Roma, filosofi e qabbalisti rinascimentali, eruditi e insigni sapienti della tradizione ebraica, che in lungo e in largo percorrevano quelle zone magiche del centro Italia, da Bachur Levita a Elia del Medigo, a Joseph Alemanno e Ghershom Soncino…
Questo cuore d’Italia di stupefacente splendore ha visto nei secoli una presenza ebraica radicata e importante.
La geografia delle Marche sconquassate dal terremoto, insieme ai territori limitrofi di Umbria e Lazio, è un catalogo di cognomi ebraici che testimoniano un legame millenario: Ancona, Ascoli, Belforte, Camerino, Cingoli, Osimo, Recanati, Tolentino. E ancora Barchi, Cagli, Fano, Della Pergola, Urbino, Iesi, Macerata, Mondolfo, Moresco, Pesaro, Pergola, Senigaglia … e tutte le loro varianti. Da Norcia, in Umbria, deriva invece il cognome Norsa, diffuso nel Nord Italia.
Là, dove la bellezza della natura e dei luoghi ha ispirato poeti e pittori, gli ebrei hanno trovato terre di lavoro e rifugio, muovendosi sul finire del primo millennio da Roma verso Ancona. La loro presenza fu capillare, come ci dicono ancora i cognomi di origine; chiamati dai Signori locali per le attività di prestito, che stimolarono l’economia, o imprenditori loro stessi, gli ebrei giunsero nei territori delle Marche attraverso le vie Salaria e Flaminia, e poi, secondo le vicende storiche incalzanti, dal Regno di Napoli dopo la Cacciata dei Re Cattolici, dalla Germania e dal Levante. Ebrei italiani, sefarditi e askenaziti trovarono qui accoglienza e relativa sicurezza, anche se non mancarono talvolta episodi di violenze e persecuzioni. Portarono mestieri nuovi, per i quali nei luoghi di origine avevano spesso l’esclusiva, come la tincta judeorum concessa dai Normanni in Sicilia. E così anche nelle terre delle Marche furono tintori, ma anche orefici, tessitori, mercanti di lana importata dalla Puglia e di seta, calzolai (da cui i cognomi Della Seta, Galligo, cioè calzolaio, da cui deriva la specializzazione marchigiana nell’industria calzaturiera).
Nelle Marche Meridionali oggi così severamente colpite dal terremoto, insediamenti ebraici si ebbero ad Amandola, Ascoli Piceno, Belforte del Chienti, Camerino, Casigliano, Cingoli, Corridonia, Fermo, Folignano, Macerata, Matelica, Montegiorgio, Monterubbiano, Offida, Recanati, Ripatransone, San Ginesio, San Severino Marche, Tolentino. Anche Amatrice aveva il suo ghetto.
In ognuno di questo luoghi, gli archivi conservavano documenti dell’antica presenza ebraica mentre, nelle mura, tra i vicoli di pietra e mattoni rosati, erano ancora leggibili le tracce delle giudecche e dei ghetti. Oggi, gran parte di questo patrimonio è in rovina o cancellato per sempre.