Il viaggio della Dominica, 1294

Galea del XIV sec. xilografia dell’epoca

Il viaggio della Dominica, 1294 di Antonio Musarra

Non saprei comunicare tutta l’emozione che provai, alcune estati fa, presso l’Archivio di Stato di Genova, nell’imbattermi, tra le polverose carte d’un corposo cartolare notarile, in un viaggio dimenticato, compiuto nel 1294 alla volta del Mediterraneo orientale. I suoi contorni erano definiti dagli atti di un notaio locale, un certo Bonagiunta de Savio: un personaggio sconosciuto, che, tuttavia, risultava aver compiuto alcuni viaggi al seguito d’un noto armatore genovese: Tedisio Doria, passato alla storia per aver finanziato quel grandioso tentativo di navigare per mare Oceanum ad partes Indie compiuto nel 1291 dai fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi. Ebbene: a soli tre anni di distanza da quella sfortunata impresa, Tedisio faceva vela per il Levante, guadagnando Cipro, il regno armeno di Cilicia e la costa siro-palestinese; quest’ultima, ormai caduta in mano ai Mamelucchi. Iniziai, dunque, a seguirne le peripezie, seguendo gli spostamenti della galea del Doria, la Dominica, sulla quale era imbarcato. Senza dubbio, i miei venticinque lettori vorranno essere informati sul contenuto di quegli atti. Invece di tante parole, converrà, forse, mescolarci tra l’equipaggio, così d’avere un’idea chiara della situazione. Non ci troviamo a bordo d’una grossa nave commerciale, ma d’una galea da mercato, poco più grande d’una semplice galea. Lo spazio è limitato. Ma ci si accontenta. Gli atti di Bonagiunta nulla dicono delle ragioni del viaggio, che possiamo supporre, però, di natura squisitamente commerciale. Egli stesso, del resto, oltre ad affiancare il Doria nelle proprie necessità contrattuali, si riserva qualche affaruccio. Non sappiamo, a ogni modo, s’egli ricopra il ruolo di scriba navis, responsabile del libro di bordo; anche se ciò è molto probabile. Un atto rogato a Cipro da un collega, Lamberto di Sambuceto, il 7 aprile del 1301, lo cita, infatti, nelle vesti di scrivano di bordo della galea del podestà genovese di Famagosta.
Salpiamo da Genova in un momento imprecisato dell’autunno del 1294. Sì, in autunno. Il cielo è terso, e il tempo lo permette. D’altronde, la nostra sarà una navigazione per costeriam – di costa in costa, d’isola in isola –, ricca di soste, nel corso delle quali potremo rifornirci di vettovaglie fresche. E se la situazione dovesse farsi complicata, potremmo sempre votarci a qualche santo. Prima di partire recitiamo, infatti, la Bonna Parolla: una lunga litania contemplante una serie d’invocazione a Dio, alla Vergine e a una teoria di santi legati ad alcuni santuari che ci capiterà di scorgere lungo le coste. Un vero e proprio “portolano sacro” – così è stato brillantemente definito –, cui torneremo ad aggrapparci qualora qualcosa vada storto. La nostra meta è Cipro. Ma ci spingeremo oltre, sino alle coste del regno armeno di Cilicia, cercando di comprendere di che natura siano i rapporti tra la dinastia locale, tenacemente cristiana – per giunta, vicina al papato romano –, e i nuovi dominatori musulmani della Siria-Palestina. Partiamo, dunque, senza sapere cosa accadrà. Se non verso l’ignoto, quantomeno verso l’incognito. La prima tappa è Portovenere, dove carichiamo acqua, vino ed erbagio. A bordo v’è così poco spazio che le scorte durano sì e no due giorni. Proseguiamo alla volta di Livorno, Gaeta, Messina. Il mare è calmo. In assenza di vento diamo forza ai remi. La maggior parte dei marittimi proviene da Genova o dalle riviere liguri, ma a bordo vi sono anche anconetani, astigiani, milanesi e napoletani; e poi genovesi d’Oltremare, trapiantati a Cipro o nella Romània bizantina, occasionalmente presenti nel porto genovese in attesa d’un imbarco che consenta loro di fare ritorno a casa. Ripartiamo da Messina procedendo lungo le coste calabresi. Il 5 dicembre siamo a Reggio. Facciamo rotta per Corfù. Il 24 raggiungiamo Cefalonia. Qui, sostiamo per la notte di Natale. Giusto il tempo d’assistere alle sacre rappresentazioni. Tre giorni dopo siamo a Zante. Dopodiché, passando per Modone e deviando verso Creta – scali in cui forte è la presenza veneziana; e la cosa può essere un problema, visto che le relazioni con la città adriatica risultano interrotte ormai da qualche mese –, guadagniamo Cipro, passando molto probabilmente da Scarpanto, Rodi, forse Adalia, sulla costa anatolica. È trascorso almeno un mese e mezzo dalla partenza. Quel timore viscerale che ci attanagliava è, ormai, un ricordo.
Famagosta è una bella città, brulicante di latini, greci e siriani d’ogni genere. I mercanti italici (ma usiamo pure il termine “italiani”) – Genovesi, Veneziani e Pisani, per citare i principali – vi sono presenti da tempo; almeno dall’inizio del secolo. Non tanto per sfruttarne le risorse – ridottissime –, ma per godere d’un punto d’appoggio formidabile lungo la rotta di Levante, strettamente connesso con gli scali anatolici, cilici, siro-palestinesi ed egiziani. Ovvero, con i principali terminali occidentali delle vie della seta e delle spezie. A Famagosta, dunque, sostiamo qualche mese, intenti nel portare a termine qualche negozio. In attesa che la primavera faccia capolino. In marzo, partiamo per Laiazzo, il principale porto cilicio. La situazione è delicata, vista la crescente aggressività del Mamelucchi, decisi a completare quanto iniziato nel 1291; anche se la recente scomparsa del sultano e l’insicurezza sulla successione donano, momentaneamente, un po’ di tregua a queste terre martoriate. Il 17 sbarchiamo, dunque, in Siria, in loco ubi dicitur Caroso, probabilmente all’imboccatura della valle del Karasu Çayı, un affluente del fiume ‛Āṣī, situata nei pressi della Montana Nigra – la catena del Nur-Dağları –, a nord di Antiochia. Non sappiamo quali traffici portassero Tedisio da queste parti. Bonagiunta non lo dice. Tra i suoi atti troviamo per lo più mutui di modesto importo, stipulati dai membri dell’equipaggio per sopperire alle necessità quotidiane. Non mancano, a ogni modo, le compravendite di schiavi – è il caso, ad esempio, d’un certo Oberto Pecholo, che acquista da Alegrino Fatinanti, habitator Famaguste, uno schiavo bianco di nome Brancham per 50 soldi – e alcuni atti di procura in favore di Tedisio, rogati per la maggior parte a Cipro (in portu, in galea Thedicii Aurie, ante o apud logiam Ianuensium oppure in domo in qua habitat societas Florentinorum). È qui, del resto, che facciamo ritorno.

Stemma nobiliare della famiglia Doria

La nostra permanenza nelle acque cipriote si prolunga almeno sino al 6 di giugno. Dopodiché, dirigiamo la prua verso casa. Bonagiunta farà ritorno nel Levante due anni dopo – il 12 marzo del 1297 lo troviamo, infatti, a Nicosia nell’atto di ricevere in affitto dal notaio Niccolino Binello la propria scribania –; quindi, al principio del nuovo secolo. Nuovamente a Cipro. In stretto contatto col podestà genovese di Famagosta, Tommaso Panzano. Quali le impressioni, quali i ricordi, quali le esperienze vissute dal nostro non è dato sapere. Forse, la comunanza con Tedisio – figlio, è bene ricordarlo, di Lamba Doria, artefice della disfatta veneziana di Curzola del 1298 – dovette avvantaggiarlo. I Doria guidavano la cosa pubblica da almeno cinque lustri. Intrattenevano relazioni con tutte le maggiori famiglie genovesi del tempo, appartenenti indifferentemente all’aristocrazia o al ricco ceto mercantile. Non pare affatto un caso, a ogni modo, che a bordo della Dominica fosse presente un membro dei Vivaldi. Si tratta di Mateino, figlio di Gabriele e nipote di Vadino e Ugolino, protagonisti di quello che il contemporaneo annalista Iacopo – un altro Doria: fratello di Lamba e zio di Tedisio – dice essere stato un viaggio memorabile, mai tentato prima di allora («ceperunt facere quoddam viagium, quod aliquis usque nunc facere minime attemptavit»). Si era nel mese di maggio. In quello stesso maggio odoroso, carico di piogge, che vedeva contemporaneamente consumarsi la presenza latina in Terrasanta. Dopo aver armato e rifornito di vettovaglie due galee, Ugolino e Vadino, accompagnati da un manipolo d’ignoti marinai e da due frati minori, volsero le prue verso Occidente, oltrepassando lo stretto di Ceuta. Solo che – possiamo immaginare –, avevano scelto male i propri mezzi, addentrandosi nel Mare Oceano con due semplici galee, del tutto inadatte a sopportare i venti e le correnti esterne alle acque del Mediterraneo. Di quegl’uomini s’era persa ogni traccia. Eppure, quel loro precoce tentativo di buscar el Levante por el Poniente – verosimilmente, circumnavigando l’Africa – sarebbe rimasto nella memoria (quel viaggio – afferma Iacopo – «mirabile fuit non solum videntibus, sed etiam audientibus»), come mostra l’utilizzo letterario fattone di lì a poco dall’Alighieri, che vi modellò – è un’ipotesi credibile – l’episodio del “folle volo” di Ulisse del canto XXVI dell’Inferno. Si trattò, senz’altro, d’un evento fuori dall’ordinario – che fosse argomento di discussione a bordo della Dominica mi piace immaginarlo –, che dice molto circa la straordinaria mobilità della gente di mare del Duecento, mostrando, al contempo, tutta la real politik con cui i mercanti genovesi guardavano alle vicende della Terrasanta cristiana. No. Quello dei Vivaldi non fu affatto un “folle volo”, ma un progetto pianificato con cura, ancorché dotato d’una buona dose d’avventura: di quell’aventure che aveva portato – e portava – i cavalieri a errare e i monaci a ritirarsi in solitudine; e che, a Genova, si traduceva – affatto in modo prosaico – nel desidero di spingersi altrove. Oltre i confini di quel mare nostrum, crocevia di merci e di culture, che aveva fatto la fortuna di coloro che, come Tedisio, Vadino, Ugolino e lo stesso Bonagiunta, ne percorrevano le rotte.

antonio_musarraAntonio Musarra
è nato a Genova il 22 aprile del 1983.
Si è laureato in Storia presso l’Università degli Studi di Genova nell’ottobre del 2007 con una tesi dal titolo La guerra di San Saba. Genova nel Grande Gioco delle potenze marittime italiche nel Mediterraneo (relatrice: Marina Montesano; votazione: 110/110 e lode). Ha approfondito l’interesse per l’espansione genovese nel Mediterraneo basso-medievale, con particolare riguardo alla partecipazione al movimento crociato e alla presenza in Siria-Palestina, durante il corso di Dottorato di ricerca in Scienze Storiche, frequentato, fruendo di una borsa di studio, presso l’Università degli Studi di San Marino nel triennio 2009-2012 (IX ciclo). Il 12 giugno 2012 ha difeso una tesi dal titolo Praepotens Ianuensium Praesidium. Genova, la crociata e la Terrasanta nella seconda metà del Duecento (tutor: Anthony Molho; votazione: 60/60 e dignità di stampa). Il 24 luglio 2012 ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Genova (Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale) con una tesi dal titolo Il latino di un notaio ecclesiastico tardo-medievale. L’inedita Historia translationis beati Ioannis Baptiste ad Civitatem Ianue di Nicolò de Porta (relatore: P. Prof. Mauro De Gioia, CO; votazione: 60/60 e lode). L’11 novembre dello stesso anno ha conseguito il Diploma in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Genova.
Nel 2014 ha ottenuto una borsa di studio da parte della Fondazione Spinola di Genova per la realizzazione di uno studio monografico sulle origini, lo sviluppo e il ruolo della famiglia Spinola nel contesto comunale genovese dei secoli XII-XIV. Nel 2015 ha partecipato in qualità di borsista all’VIIIe atelier doctoral «Sources pour l’histoire économique européenne (XIIIe-XVIIe siècle) – De la source aux réseaux», organizzato dall’École Française de Rome, dall’Università degli Studi di Siena e dall’Istituto storico italiano per il Medio Evo.
Ha all’attivo un’ampia partecipazione a convegni nazionali e internazionali, nel corso dei quali ha presentato i risultati delle proprie ricerche, incentrate prevalentemente sulla storia politica, istituzionale, economica e culturale del medioevo genovese (con particolare riguardo all’espansione mediterranea e al mondo coloniale), sulla storia della navigazione e della guerra navale nel Mediterraneo basso-medievale, sulla storia della partecipazione italiana al movimento crociato e sulla storia del viaggio e del pellegrinaggio in età medievale.
Autore di articoli e saggi, pubblicati in riviste nazionali e internazionali e in volumi miscellanei, redattore di voci per il Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani), ha prestato particolare attenzione alla trascrizione ed edizione di documenti inediti, prevalentemente di provenienza notarile, per lo più legati alla vita a bordo delle galee genovesi nei secoli XIII e XIV.
L’interesse per il Levante crociato lo ha portato ad approfondire diversi aspetti dell’insediamento genovese, e italiano in genere, in Oltremare, mediante la redazione di articoli e pannelli per alcune mostre tenutesi presso l’Archivio di Stato di Genova, e la cura degli atti di un convegno, organizzato in collaborazione con Franco Cardini, incentrato sulla presenza italiana in Terrasanta (SISMEL, 2015). Tale interesse lo ha spinto ad ampliare lo sguardo verso altri soggetti presenti nel medesimo contesto, tra cui l’Ordine francescano.
Oltre alla pubblicazione della tesi di laurea specialistica (Pacini, 2009) e della dissertazione dottorale (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2016), ha curato, in collaborazione con Marina Montesano, la traduzione italiana delle opere di alcuni annalisti genovesi (Frilli, 2010), e si è cimentato nella redazione di una sintesi divulgativa sui rapporti tra Genova e il mare in età medievale (il Mulino, 2015). Ha da poco pubblicato “1284 La Battaglia della Meloria (Laterza, 2018).
Fra i suoi attuali interessi di ricerca rientrano alcune tematiche legate alla guerra navale nel Mediterraneo basso-medievale, con particolare riguardo alle fonti dei conflitti tra Genova e Venezia tra XIII e XIV secolo, e ai rapporti tra Genova e l’impero ottomano nel secolo XV; sta approfondendo, inoltre, alcuni aspetti della sensibilità religioso-folklorica dell’Italia tre-quattrocentesca a partire da alcune fonti cronachistiche e testamentarie.
E’ sposato con Sonia ed è papà di Francesco e Federico.
E-mail: a.musarra1983@gmail.com
Web: www.antoniomusarra.it.
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