In viaggio nel Medioevo tra le province di Parma e Piacenza

volantinoDomenica 1 e lunedì 2 marzo 2015, ho fatto un viaggio nel Medioevo tra le province di Parma e Piacenza.
Nel video e nelle immagini, realizzate in questa occasione, troverete il Duomo e il Battistero di Parma, l’Abbazia cistercense di Fontevivo, la Rocca Sanvitale di Fontanellato, il castello di Castelguelfo, il castello di Bardi, il castello di Vigoleno, la pieve di San Giorgio a Vigoleno, il Duomo di Fidenza, la pieve di San Genesio a San Secondo Parmense e la Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense.

La prima tappa è stata a Parma dove ho visitato il Duomo e il Battistero. Già dall’esterno questi due incredibili edifici mostrano tutta la loro bellezza.
Il Duomo, o meglio, la Cattedrale di Santa Maria Assunta ha una storia che risale fino alla basilica paleocristiana che faceva parte del complesso episcopale e che si trovava in una zona periferica rispetto al cuore della città di allora.
Nel IX secolo il vescovo Guibodo avviò i lavori di ricostruzione della chiesa, probabilmente distrutta da un incendio e nell’890 la nuova cattedrale venne chiamata Domus.
Anche questo edificio subì un incendio nel 1055 o 1058 e la ricostruzione iniziò ad opera del vescovo Cataldo e terminò nel 1074. La cattedrale fu consacrata da Pasquale II nel 1106. La torre campanaria venne ricostruita da Obizzo Sanvitale tra il 1284 e il 1291.
Splendida la facciata a capanna, con il portale centrale preceduto da un protiro, opera di Giambono di Bissone (1281), mentre i battenti del portale sono opera di Luchino Bianchino (1491).
La parte superiore della facciata presenta logge su livelli differenti con trifore e archetti poggianti su colonnine e al centro, sopra il protiro, una grande monofora con arco a tutto sesto.
A destra della facciata si erge la torre campanaria, in puro stile gotico, suddivisa in quattro fasce da cornicioni decorati con archetti ciechi ogivali in marmo.
L’interno della cattedrale è a croce latina con tre navate di sette campate ciascuna e un transetto costituito da due bracci gemelli.
Nel transetto destro è conservata la Deposizione dalla croce di Benedetto Antelami databile al 1178, che rappresenta la prima grande opera nota dell’Atelami e può considerarsi un vero capolavoro della scultura di questo autore.
Accanto al Duomo sorge il Battistero ottagonale che fu commissionato a Benedetto Antelami che diede inizio alla decorazione come risulta da un’iscrizione sul portale.
La conclusione del Battistero avvenne nel 1270 quando fu solennemente consacrato.
L’interno è mozzafiato. L’occhio non sa più dove posarsi tanta è la bellezza di questo sito composto da 16 arcate completamente affrescate. Affreschi e dipinti sono tutti databili al XIII e XIV secolo. La cupola a ombrello del soffitto è qualcosa di incredibile: sedici nervature tubolari si dipartono a raggiera dal centro per terminare su colonne che, sovrapposte ad altre scendono fino al suolo.
All’interno del Battistero sono collocate le sculture ad altorilievo che raffigurano un ciclo pressoché completo dei mesi e delle stagioni, probabilmente destinate in origine al portale principale della facciata del duomo.

Da qui sono passato all’Abbazia cistercense di Fontevivo, che purtroppo ho trovato chiusa. Venne fondata nel 1142 da un gruppo di 12 monaci provenienti dall’abbazia di Chiaravalle della Colomba. Il terreno su cui sorse fu donato dal vescovo di Parma Lanfranco e dal marchese Delfino Pallavicino. I monaci bonificarono la zona che era ricca di corsi d’acqua e di risorgive.
Papa Lucio II, al secolo Gherardo Caccianemici dall’Orso, confermò a Viviano, primo abate, i possedimenti di Fontevivo e pose l’abbazia sotto la protezione della Santa Sede.
La chiesa, a croce latina, conserva in una nicchia della seconda navata La Madonna col Bambino di recente attribuita a Benedetto Antelami e una lastra sepolcrale dedicata al templare Guidone Pallavicino, benefattore dell’abbazia.

La tappa successiva è stata alla Rocca Sanvitale che si erge possente nel centro di Fontanellato (PR), circondata da un profondo fossato d’acqua.
Dopo la costruzione di una prima torre di difesa nel 1124 voluta dai Pallavicino, si aggiunse il mastio che ancora oggi serve come porta d’ingresso. Nel 1386 le terre di Fontanellato vennero cedute ai Sanvitale insieme alla rocca che appartenne alla casata fino al 1948 quando venne venduta all’amministrazione comunale.
A pianta quadrata con quattro torri, di cui tre circolari e una quadrata, ha mantenuto una struttura fortemente militare con muri merlati.
Al suo interno, particolarmente pregiata è la saletta di Diana e Atteone affrescata dal Parmigianino nel 1523-24.

Il Castello di Castelguelfo è apparso inatteso percorrendo la via Emilia. È rivato e non si può visitare, ma basta un colpo d’occhio dall’esterno per rendersi conto della sua imponenza e perfetta conservazione. Edificato intorno ai primi del 1300, passò molte volte di mano, dai Fieschi ai Correggio, da Giangaleazzo Visconti ai Pallavicino. Venne conquistato da Ottobuono Terzi nel 1407 ma dopo la sua morte passò agli Este che lo cedettero ai Sanvitale nel 1416. Nel 1614 divenne dei Farnese e infine passò agli Scotti di Vigoleno che lo tennero fino ai primi anni del XIX secolo.

Da qui ho proseguito per Il Castello di Bardi o dei Landi che sorge maestoso e imponente su uno sperone di diaspro rosso nell’omonimo paese in provincia di Parma.
Il nome “Bardi” deriva da Longobardi e l’esistenza di un primo fortilizio risale al regno di Berengario del Friuli. Ceduto al vescovo di Piacenza nel 898, divenne un sicuro rifugio dalle incursioni degli ungari che in quel periodo razziavano la pianura Padana.
Governato fino al XII secolo dai Bardi, una consorteria di nobili locali, fu acquistato nel 1257 da Umbertino Landi che ne fece la capitale dei domini della famiglia. Nel XV i Landi modificarono la rocca adeguandola alle nuove esigenze difensive, dandole l’aspetto attuale.
Completamente circondato dalle mura, è dotato di un cammino di ronda interamente percorribile e all’interno comprende vari edifici, posti su diversi livelli, tutti collegati tra loro. Una sola torre rotonda sporge da uno spigolo del palazzo.

A sera sono arrivato al castello di Vigoleno, un imponente complesso fortificato che sorge nel comune di Vernasca in provincia di Piacenza.
La sua fondazione dovrebbe risalire al X secolo, ma la prima notizia documentata è del 1141.
Passò spesso di mano, dagli Scotti, ai Pallavicino, ai Farnese e negli anni ’80 qui vennero girate parti del film Lady Hawke.
Le mura circondano il borgo e vi si accede attraverso un rivelino che da sulla piazza della cinquecentesca fontana dove si affacciano anche il mastio, la parte residenziale del castello, l’oratorio e la cisterna. Oggi il castello è un albergo con ristorante.

All’interno del borgo si trova la Pieve di San Giorgio, edificata intorno al XII secolo e situata in prossimità delle mura orientali.
La lunetta contiene un rilievo dove è raffigurato San Giorgio che a cavallo uccide il drago, assistito da un angelo, opera di chiara scuola antelamica risalente probabilmente al Duecento.
Tre imponenti absidi caratterizzano l’edificio; l’abside centrale, notevolmente più alta di quelle laterali incomplete, è sormontata da un’elegante galleria di archetti e da una fascia sottogronda.

La mattina dopo sono ripartito per il Duomo di Fidenza, l’antica Borgo San Donnino, che è un vero e proprio caleidoscopio di meraviglie !!
Come per il Battistero di Parma non si sa più dove volgere l’occhio. La facciata è semplicemente splendida, ricoperta nella parte più bassa di marmo finemente scolpito. È attribuita a Benedetto Antelami che però fu richiamato a Roma, lasciando l’opera incompiuta. Edificata nel XII secolo dopo il terremoto del 1117, è una delle più spettacolari testimonianze del romanico italiano.
La parte inferiore ella facciata è aperta da tre portali di cui quello centrale, dotato di protiro aggettante su colonne, è molto più grande degli altri. Tra i portali si distribuisce una decorazione scultorea di grande complessità.
Nella realizzazione dei lavori è ipotizzata la presenza di Benedetto Antelami, che potrebbe essere intervenuto, con la sua “scuola”, in due supposti e distinti periodi di tempo, dal 1180 al 1190 e dal 1210 al 1216.
Comunque sia, l’Antelami segnò col suo dettato la transizione dall’arte romanica a quella gotica creando influssi, oltre che nel Duomo di Borgo San Donnino in tutta l’Italia del Nord.
Ma nel Duomo di Borgo vengono pure ravvisate forti influenze extra-lombarde quali le borgognone, le provenzali e quelle dell’Ile-de-France, conseguenza forse dei fitti rapporti della civiltà romanica padana con la Francia e la Spagna.

Ripreso il cammino, a due chilometri da San Secondo Parmense sorge la Pieve di San Genesio, la costruzione sacra romanica più antica della Bassa parmense: sicuramente risalente a ben prima del 1016, quando viene restaurata, appartiene fino al1365 al Capitolo della Cattedrale di Parma, e da questa data ai conti Rossi di San Secondo.
Isolata tra i campi e immersa in un paesaggio che rispetta ancora la tradizionale suddivisione degli appezzamenti, l’ambientazione della Pieve è oggi molto simile a quella originaria: si può così comprendere il significato e il ruolo delle pievi come contesto aggregativo delle comunità rurali.
Nel 1470 ne fu soppressa la parrocchialità. La chiesetta ha tre navatelle absidate lunghe 18 metri, ben conservate anche se la pianta fu accorciata nel 1787 di tre campate.

Infine, ultima tappa alla Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense, prima fortezza medievale poi sfarzosa residenza rinascimentale, che fu abitata da una delle famiglie più illustri del Parmense: i Rossi.
All’interno della Rocca si trova superba la Sala delle Gesta Rossiane; suggestivo e unico il racconto, in 17 riquadri, dell'”Asino d’Oro” di Apuleio.
La Rocca dei Rossi di San Secondo custodisce interventi artistici di allievi di Giulio Romano, Baglione, Samacchini, Bertoja, Procaccini, Paganino.
Anche un tour di modeste dimensioni come questo è sufficiente per riaffermare, casomai ve ne fosse ancora bisogno, la grandiosità del patrimonio medievale italiano che tutto il mondo ci invidia.

Tutte le immagini sono di Elisabetta Sinigaglia.

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