Video presentazione del saggio “Inferni medievali” (Viella, 2021) di Andrea Gamberini con la partecipazione dell’autore.
Come ben sapevano i predicatori medievali, delle due grandi leve del comportamento umano – la paura del castigo e la speranza del premio – la più efficace era la prima. Di qui, allora, lo sviluppo di immagini dell’Inferno che fra Tre e Quattrocento sono sempre più complesse e crude, così da turbare gli animi e smuovere le coscienze. Ma in che direzione? E a quale scopo? La domanda è assai meno scontata di quanto non possa apparire. Dal momento, infatti, che gli exempla negativi avevano senso solo in funzione di quelli positivi, il grande teatro dei reprobi si prestava anche ad una lettura al contrario, in cui le figure dei peccatori, lungi dal costituire solo un terribile ammonimento, indirizzavano il fedele verso atteggiamenti speculari e opposti a quelli puniti. La critica si faceva insomma proposta, complici le scelte iconografiche di artisti e committenti (comunità, privati, confraternite, ordini religiosi, ecc.), che attraverso il tema dell’Inferno potevano esprimere i propri ideali di convivenza civile.
Andrea Gamberini insegna Storia medievale presso l’Università di Milano. Con i nostri tipi ha pubblicato, fra gli altri, La città assediata (2003), Oltre le città (2009), La legittimità contesa (2016), e ha curato, con Isabella Lazzarini, Lo Stato del Rinascimento in Italia (2014).
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