La Basilica di San Lorenzo

La facciataLa Basilica di San Lorenzo di Marta Frigerio

Tra le più alte espressioni dell’architettura paleocristiana di fine IV secolo, la basilica di San Lorenzo diventa punto di riferimento della Mediolanum di Ambrogio, vitale e colta capitale dell’Impero tra 286 e 402. Edificata fuori dalle mura urbane, sulla via per Ticinum, l’attuale Pavia, la basilica è uno dei più complessi e articolati edifici di culto della città.

Data l’assenza di riferimenti cronologici certi, sulle origini della basilica sono state avanzate ipotesi oscillanti tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, ovvero gli ultimi anni dell’imperatore Teodosio e il periodo di Onorio e Stilicone. Gli studiosi sono ormai concordi nell’attribuire l’edificazione della basilica alla committenza imperiale: innanzitutto perché la tipologia planimetrica, voluta da Ambrogio, è estranea a quella tipicamente basilicale; inoltre, perché furono impiegate enormi risorse economiche, sfruttando anche materiale edilizio di edifici pubblici preesistenti. L’edificio nascerebbe dunque dalla volontà dell’imperatore di affermare la propria dinastia e di ribadire il ruolo e la forza di Milano.

La basilica fu interessata da lavori di riqualificazione a partire dalla metà del X secolo, nel periodo Ottoniano, momento chiave per l’avvicinamento all’Impero Bizantino; al rifacimento della cupola, infatti, lavorarono probabilmente maestranze orientali.

Il periodo compreso tra XI e XII secolo fu particolarmente travagliato per la basilica: una serie di calamità, quali incendi e terremoti, minò la stabilità dell’edificio, già potenzialmente precario in quanto costruito su un luogo collinare e paludoso. Nei secoli successivi dunque, fino al XV, vennero portati avanti notevoli progetti di ristrutturazione, tesi a rinforzare e ad ampliare la struttura della chiesa. Fondamentale è il 1167, anno in cui la basilica di San Lorenzo, risparmiata dal Barbarossa per un eventuale uso militare, viene inglobata nella nuova cerchia muraria della città.

Una nuova cerchia difensiva, al di là dei Navigli, venne edificata nel 1548 per volontà del governatore Ferrante Gonzaga: la basilica si trovava ormai all’interno di una zona densamente popolata. Sul finire del XVI secolo, ad un nuovo cedimento della cupola, seguirono lavori di restauro e riqualificazione dell’edificio, comprendenti le canoniche, le cappelle e la facciata.

Alla fine dell’Ottocento iniziò la sistemazione della Vetra, l’area attorno alla basilica: la demolizione delle case circostanti permise alla chiesa di ricongiungersi visivamente con il colonnato antistante.

Negli anni ’30, in linea con il nazionalismo e l’inneggio alla romanità allora imperanti, di fronte alla facciata della basilica venne collocata la statua dell’imperatore Costantino, copia di quella in San Giovanni in Laterano.

In seguito ai bombardamenti su Milano durante la Seconda Guerra Mondiale, le case addossate alla basilica non vennero ricostruite e al loro posto venne creato il parco delle Basiliche.

Dal punto di vista planimetrico, la basilica di San Lorenzo vanta un complesso imponente e articolato.

L’impianto tetraconco del corpo principale prevede un quadrato arrotondato da quattro absidi, con torri quadrate angolari raccordate da doppie esedre.

Nel nucleo centrale si apre un deambulatorio colonnato a due piani.

La volta poggia su un tiburio ottagonale e presenta la struttura a spicchi tipica delle coperture tardo rinascimentali, in seguito ai rimaneggiamenti dovuti ad un rovinoso crollo nel 1573; originariamente, tuttavia, la volta doveva sfruttare le torri angolari come contrafforti, presentandosi con una lineare calotta semisferica.

L’ingresso della basilica, aperto in corrispondenza dell’esedra occidentale, era preceduto da un vasto atrio porticato, affacciato a sua volta sulla via Ticinensis mediante un ulteriore portico.

Sugli altri tre lati, tre sacelli minori si collegano al nucleo principale mediante brevi corridoi: a nord San Sisto, a est Sant’Ippolito e a sud Sant’Aquilino. Diverse per dimensioni e articolazione, le cappelle hanno in comune la forma ottagonale, secondo una soluzione destinata ad avere enorme seguito per oltre un millennio.

Nella teologia e nell’architettura dei primi secoli, infatti, il numero 8 e la sua trasposizione geometrica, l’ottagono, hanno una forte valenza simbolica. Ciò è testimoniato da un’iscrizione attribuita a sant’Ambrogio, un tempo collocata all’interno del Battistero di San Giovanni alle Fonti: «era giusto che l’aula del Sacro Battistero avesse otto lati, perché ai popoli venne concessa la vera salvezza quando, all’alba dell’ottavo giorno, Cristo risorse dalla morte». L’otto è il numero per eccellenza del Nuovo Testamento, è il numero della rinascita e della Resurrezione; inoltre, l’ottagono si inscrive perfettamente nel quadrato, originando dei triangoli equilateri, simbolo della Trinità.

L’impianto della basilica si ricollega liberamente non solo alla tradizione romana e alla mistica numerologica, ma pure a formule d’ispirazione greco-orientale, come le basiliche costantiniane dell’Anastasi a Gerusalemme e di Santa Sofia a Costantinopoli. Come queste, anche San Lorenzo presenta uno spazio accentrato ma complesso e articolato, giocato sull’incrocio di linee rette e curve, sull’effetto di moltiplicazione di esedre e colonne, sull’alternanza di luci ed ombre. Lo spettatore ha così l’impressione di trovarsi in uno spazio enormemente vasto, del quale non è possibile abbracciare l’insieme. Tale suggestione doveva essere ancora più intensa in epoca tardoantica, mediante i lucidi rivestimenti marmorei delle pareti, gli stucchi colorati e il mosaico dorato; un apparato straordinariamente ricco e fastoso, del quale attualmente non sopravvivono che pochi lacerti.

Particolarmente sfarzosa era la cappella di Sant’Aquilino, sul lato meridionale, anticamente dedicata a San Lorenzo. Il sacello, interpretato a lungo come battistero, era invece nato come mausoleo imperiale, sul modello del mausoleo di Diocleziano, a Spalato. Si tratta della prima attestazione in Italia della pianta ottagonale, la cui fortuna fu determinata dall’efficace combinazione tra la vasta centralità dello spazio interno e l’articolata discontinuità delle pareti laterali, che soddisfano l’esigenza di varietas del gusto tardoantico entro una soluzione razionale e coerente.

L’austerità della cappella, adeguata alla sepoltura imperiale, è ben evidente negli scabri paramenti esterni, il cui unico elemento dinamico è la galleria cieca al di sotto della copertura. A tale severo rigore si contrappone il lusso dei rivestimenti interni, secondo un riferimento estetico e ideologico di origine orientale: alla terrena materialità dell’esterno si oppone il paradisiaco spazio interno, con l’oro come simbolo celeste e il lusso come segno della distanza dal mondo degli uomini. Un modello che troverà largo consenso, in particolar modo nel secolo successivo nei battisteri di Ravenna (il mausoleo di galla Placidia e le basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e di San Vitale), nuova capitale imperiale dal 402.

Per approfondire visitate il sito ufficiale della Basilica.

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Marta Frigerio
marta_frigerioClasse 1990, comasca, vive e studia a Milano.
Conseguita la laurea triennale in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Milano, si trasferisce a Londra, dove perfeziona la conoscenza della cultura artistica britannica, nonché della lingua inglese. Tornata in patria, si iscrive al corso di laurea magistrale in Archeologia e Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Si interessa di storia dell’arte, editoria e critica d’arte contemporanea; fotografa per passione.
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