La Basilica di Sant’Eustorgio testo di Marta Frigerio, immagini di Mauro Piergigli
Tra le più antiche e venerate chiese di Milano, la Basilica di Sant’Eustorgio sorge nei pressi di Porta Ticinese, decisiva zona strategica sin dall’epoca romana, per la presenza della direttrice viaria che collegava Milano a Pavia.
La fondazione della basilica è attribuita a Eustorgio I, vescovo di Milano tra 344 e 350. La tradizione narra che Eustorgio, in viaggio con le resta dei Magi da Costantinopoli verso la Basilica di Santa Tecla, dove avrebbe dovuto deporle, fu costretto a fermarsi a causa dell’inspiegabile blocco del suo carro, fondando così una nuova chiesa in cui conservare le reliquie.
La basilica sarebbe stata edificata sull’area cimiteriale dove l’apostolo Barnaba battezzò i primi cristiani milanesi. In effetti, al di sotto della pavimentazione, gli scavi hanno rinvenuto i resti di una necropoli romana cristianizzata, ma le prime fonti documentarie risalgono solo al XIII secolo.
Sull’originaria chiesa, di cui sono ancora visibili resti paleocristiani (VI secolo), in epoca romanica venne edificata una nuova muratura (XI secolo), cui seguirono rimaneggiamenti importanti in seguito al saccheggio di Milano perpetrato dall’imperatore Federico I di Svevia, il Barbarossa (1162); in tale occasione, le reliquie dei Magi vennero trafugate e trasferite nella Cattedrale di Colonia, per essere poi rese alla Basilica di Sant’Eustorgio solo a inizio XX secolo.
Risale presumibilmente a quest’epoca la trasformazione planimetrica della basilica, con volta a botte, tre absidi semicircolari e impianto longitudinale costituito da tre navate a otto campate.
Nel XIII secolo, la basilica divenne sede dei domenicani, mediante l’assegnazione del complesso edificale all’Ordine da parte del vicario arcivescovile Ugolino (1220). L’Ordine acquisì sempre maggior prestigio, fino ad ottenere l’incarico del tribunale dell’Inquisizione (1234), a capo del quale nel 1251 fu posto il frate Pietro da Verona, strenuo combattente dell’eresia catara, presto martirizzato. La basilica dunque, luogo di sepoltura delle spoglie di san Pietro martire, si configurò in breve tempo come uno dei maggiori luoghi di culto e venerazione di Milano.
È a partire da questi anni che ebbe inizio la riqualificazione dell’edificio: vennero eretti un alzato e un pulpito, adatti alle esigenze dell’ordine; si rinnovò la copertura delle volte, ora a crociera e costolonate; ebbe inizio l’innalzamento del campanile. Parallelamente, la basilica vide in questo periodo un’intensa attività di decorazione artistica: numerose cappelle gentilizie vennero fondate da prestigiose famiglie milanesi e decorate con monumenti funebri, tavole e pitture parietali.
Un progressivo declino interessò la Basilica di Sant’Eustorgio a partire dalla seconda metà del XVI secolo, in concomitanza con gli scontri tra Francia e Spagna per la conquista di Milano (1526), e con il trasferimento del Tribunale dell’Inquisizione nel convento domenicano di Santa Maria delle Grazie (1559).
Tale declino non influenzò tuttavia l’apporto artistico e decorativo della basilica, che, tra XVI e XVIII secolo, procedette con commissioni ai migliori artisti lombardi dell’epoca.
La napoleonica Repubblica Cisalpina decretò, nel 1798, la soppressione del convento di Sant’Eustorgio, che con la Restaurazione venne istituito a sede militare. Risale alla fine del XIX secolo un imponente intervento di restauro, finalizzato alla riedificazione neoromanica della facciata, su progetto di Giovanni Brocca ed Enrico Terzaghi. Essa venne strutturata con una bassa fronte a capanna in cotto, decorata con archetti pensili. Sulla facciata si aprono tre portali con lunette musive: i laterali sormontati da una bifora ciascuno, mentre il centrale da una bifora e due monofore, in sostituzione dell’antico rosone.
In seguito ai bombardamenti su Milano nell’agosto del 1943, che distrussero parzialmente la basilica, il Comune diede avvio a lavori di ripristino e consolidamento del complesso; un progetto tuttora attivo, con la fondazione del Museo Diocesano e con lavori di scavo e ricerca.
Sul fianco meridionale della basilica, lungo la navata destra, si collocano le sfarzose cappelle gentilizie.
La tardo-quattrocentesca cappella Brivio conserva un polittico raffigurante una Madonna con Bambino e santi, capolavoro del Bergognone.
Nella cappella Torelli troviamo l’elegante Monumento funebre a Pietro Torelli, in stile tardogotico, attribuito a Jacopino da Tradate.
Di gran valore sono pure le cappelle dei Torriani e di San Paolo, affrescate rispettivamente da Michelino da Besozzo e da Daniele Crespi.
La cappella dei Magi conserva un sarcofago romano in cui, secondo la leggenda, erano collocate le spoglie dei tre Re, che Eustorgio trasportò da Costantinopoli a Milano e che vennero successivamente trafugate dal Barbarossa.
Nella cappella Visconti, accanto ai monumenti funebri della famiglia, si notano affreschi di influenza giottesca (il maestro, difatti, soggiornò presso la corte di Azzone attorno al 1336).
La più prestigiosa delle cappelle gentilizie della basilica è però quella della famiglia Portinari, commissionata dal banchiere mediceo Pigello Portinari (1421-1468) per custodirvi la reliquia del capo di San Pietro Martire. Decorata da affreschi di Vincenzo Foppa con storie della vita del Santo e della Vergine, la cappella conserva uno dei capolavori milanesi di Giovanni di Balduccio: l’Arca di San Pietro Martire. Si tratta di un monumento funebre per il santo, commissionato dal Capitolo Generale dei domenicani e realizzato tra 1337 e 1339. Progettato sul modello dell’Arca di San Domenico di Bologna, il monumento in marmo di Carrara è sorretto da cariatidi simboleggianti le Virtù ed è concluso da un’edicola cuspidata. Sulla cassa, intervallate da sculture di santi a tutto tondo, sono scolpite a bassorilievo otto storie di Pietro, tra cui il Miracolo della Nube, episodio affrescato da Foppa nello stesso contesto.
Infine, grande rilievo assume il campanile. Collocato sul retro della basilica ed edificato tra 1297 e 1309, è il più alto della città e conserva l’orologio pubblico più antico di’Italia (1305); in cima alla torre è posta una stella a otto punte, immagine simbolica della cometa che aveva guidato i Magi verso Betlemme.
cliccare sulle immagini per ingrandirle

Conseguita la laurea triennale in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Milano, si trasferisce a Londra, dove perfeziona la conoscenza della cultura artistica britannica, nonché della lingua inglese. Tornata in patria, si iscrive al corso di laurea magistrale in Archeologia e Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Si interessa di storia dell’arte, editoria e critica d’arte contemporanea; fotografa per passione.
Scrivi a Marta Frigerio.