La Chiesa di S. Antonio in campo Paregnano: le origini del francescanesimo ascolano

La Chiesa di S. Antonio in campo Paregnano: le origini del francescanesimo ascolano di Riccardo Renzi

Il presente saggio intende dar luce su quale sia stato il primo insediamento francescano nella città di Ascoli Piceno.
Per lungo tempo la storiografia locale ascolana ha dibattuto su quale fosse il convento Francescano più antico della Città, senza però arrivare di fatto, ad una soluzione. Gli storici tra i più antichi hanno sempre inserito l’eremo francescano sul Monte San Marco, il convento di San Savino e l’eremo di San Lorenzo alle Piagge[1]. Però gli storici nell’annoverare tali strutture commettono un grande errore, poiché esse sono tutte di piccolissime dimensioni e potevano giusto fungere da romitorio per i frati, ma sicuramente non potevano essere veri e propri conventi. I documenti che testimoniano ciò presenti nell’Archivio di Stato di Ascoli e in parte riportati in varie sue pubblicazioni da Giacinto Pagnani sono molto vetusti, iniziano infatti nel 1237, 22 anni dopo la venuta di San Francesco in Ascoli e 11 anni dopo la sua morte.

Una rappresentazione degli anni venti del Novecento di Ponte Maggiore

[2]

Agli inizi del 1237 una certa «Beldea del fu Ruggero de Fazano»[3] lasciò in dono un’oncia d’oro ai Frati Minori de Esculo. Si è persa ormai memoria di quale sia tale luogo, ma doveva sicuramente trovarsi all’interno della città di Ascoli. La storiografia locale ha collocato tale edificio nei pressi di Ponte Maggiore, al di là del fiume Tronto, dove il viadotto riceve le acque dal Castellano[4]. La scoperta del luogo esatto è stata però fatta Pagnani andando a visionare la documentazione appartenente all’abazia di Fiastra e conservata presso l’Archivio di Stato di Roma[5]. Le fotografie delle due pergamene, entrambe in un elegante protogotica notarile, che riportano l’atto di vendita del convento da parte dei frati per trasferirsi dentro le mura, sono riportate dal medesimo storico nel volume San Francesco d’Assisi e Ascoli Piceno. La prima pergamena datata 10 ottobre 1258, riporta che i frati eleggono un loro procuratore (una sorta di rappresentante legale) che vada a trattare la vendita del convento[6]. La scelta del rappresentante viene fatta direttamente dal superiore, frate Umile, con l’avallo degli altri: «Breve recordationis qualiter nos frater Humilis guardianus fratrum Minorum et conventus de Esculo…yconomum ac procuratorem te dominum Tomasium Saraceni»[7]. Come si è detto in precedenza la decisione del superiore fu avallata dagli “anziani” del convento, rispettivamente: frate Corrado vicario, frate Berardo, frate Paolo Rainaldi, frate Gentile, frate Benvenuto de Murro[8], frate Filippo de Padua, frate Marode de Monte Sancte Marie[9], frate Antonio de Fornace, frate Deutesalvi, frate Pietro Bruni, frate Egidio, frate Adiuto, frate Gualtiero, frate Albertino, frate Giovanni, frate Petruccio, frate Cagnuccio, frate Salino e frate Pasquale da Casignano[10]. Il fatto che questi fossero i più anziani del convento lo si deduce in conclusione del documento, poiché appunto i più giovani non vengono nominati: «et omnuim aliorum jovinorum fratrum»[11]. Da tale affermazione si può dedure che i frati più giovani non decisero, ma si accodarono alla scelta degli anziani. Tale atto di procura risulta leggermente differente dagli atti successivi redatti per volere di comunità religiose. In primo luogo è da notarsi il fatto che il prescelto «te dominum Tomasium Saraceni» risulta in terza persona, inoltre il superiore e i confratelli più anziani agiscono simultaneamente, stando sullo stesso piano, ad eccezione dei più giovani. L’incipit «Breve recordationis» ricorda molto la modalità di redarre documenti in piena età feudale. Al Saraceni, dai frati viene dato l’incarico di vendere: «locum, domo hedificia et terras, ortos cum hortario dicti conventus, posita estra dictam civitatem in plano Parengiani […][12] iuxta viam publicam a capite et uno latere, ripam Trunti et Truntum ab alio latere»[13]. Questa è una vendita totale, il convento e tutti i suoi possedimenti. Come si evince dal documento viene indicato con precisione il luogo dove sorgeva l’edificio. Nella seconda pergamena si va a specificare anche il nome della chiesa annessa al convento, la chiesa di Sant’Antonio[14]. Ci troviamo dunque di fronte alla Chiesa di S. Antonio in campo Paregnano, che negli anni successivi tornerà in mano ai frati e subirà un restauro[15]. La chiesa nel corso degli anni cambiò diversi nomi, oggi è conosciuta come la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo[16]. Dunque, sapendo che i francescani si insediarono in Ascoli intorno agli anni trenta del Duecento e che come tutti gli ordini religiosi minori non entrarono subito dentro le mura, possiamo affermare con certezza che questo fu il primo convento francescano in Ascoli.
[1] G. Pagnani, I viaggi di S. Francesco d’Assisi nelle Marche, Milano, A. Giuffrè, 1962, pp. 50-56.
[2] Una rappresentazione degli anni venti del Novecento di Ponte Maggiore.
[3] Ivi., p. 53.
[4] Bullarium Franciscanum, II, Roma, Sbaraglia, 1761, p. 22.
[5] G. Pagnani, San Francesco d’Assisi e Ascoli Piceno, Ripatransone, Maroni, 1983.
[6] Nel documento è riportato il nome del procuratore: Tommaso Saraceni.
[7] G. Pagnani, San Francesco, cit., p. 23.
[8] Murro era il nome della cittadina di Morrovalle nel maceratese.
[9] Ci si riferisce a Santa Maria in Lapide a Montemonaco.
[10] Ci si riferisce alla vicina Castignano.
[11] G. Pagnani, San Francesco, cit., p. 23.
[12] Non più leggibile.
[13] G. Pagnani, San Francesco, cit., p. 23.
[14] Le origini risalgono all’anno 1206, prima dell’avvento dei francescani, quando una religiosa di nome Amata fondò la chiesa e l’annesso convento in perfetto stile romanico. Dopo varie vicende susseguitesi nel corso dei secoli, si arrivò al XX secolo dove per volere del vescovo Morgante la chiesa venne riportata alla semplicità delle sue spoglie medievali e riconsacrata al culto. L’intitolazione ai Santi Pietro e Paolo avvenne nel maggio del 1969. La chiesa, di forma compatta tipo parallelepipedo, è realizzata con blocchi regolari di travertino, tipico materiale del centro storico della città ascolana. La facciata anteriore presenta soltanto una finestra orbicolare e quindi modesta di elementi decorativi e rappresenta un romanico spoglio. Sul lato sinistro compaiono tre strette monofore. Più in fondo si trova il corpo circolare con copertura a cupola della sagrestia, fatta costruire nel 1740, mentre l’abside anch’essa non di origine medievali venne fatta ricostruire nel 1685. Il suo interno rispecchia la sobrietà dell’esterno essendo costituito da una sola navata a croce latina e volta a crociera. L’abside, unica zona intonacata, è costituita da una volta a botte scandita da vele a intervalli regolari
[15] G. Travaglini, Camminando per Ascoli – Guida ai monumenti della città, Ascoli, “Edizioni Lìbrati” Casa editrice della Libreria Rinascita di Ascoli Piceno, 2016, p. 47.
[16] Guida alle chiese romaniche di Ascoli Piceno, città di travertino, Ascoli Piceno, D’Auria, 2006.

Riccardo RENZI (1994). Dopo la laurea triennale in Lettere classiche presso l’Università degli studi di Urbino, discutendo una tesi recante titolo “La nobiltà in Francia nei primi due secoli dell’età moderna” (febbraio 2017), ha conseguito la Laurea magistrale in Scienze Storiche presso l’Università di Macerata discutendo una tesi dal titolo “Latin historian’s manuscripts and incunabola preserved at Fermo Public Library Romolo Spezioli” (ottobre 2020). Ha inoltre conseguito una Summer school in metrica e ritmica greca presso la Scuola di metrica dell’Università di Urbino (2016), il percorso psico-pedagogico per l’insegnamento (24 CFU) presso l’Università di Macerata (2019) e i diplomi in LIM e Tablet. Nell’ottobre 2022 consegue il Master di primo livello in “Operatore delle biblioteche”. Ha insegnato materie letterarie presso l’Istituto di Formazione Professionale Artigianelli di Fermo dall’ottobre 2021 al marzo 2023, attualmente, dopo la vittoria del concorso pubblico di categoria D1 presso il IV settore del Comune di Fermo, lavora come Istruttore Direttivo presso la Biblioteca civica Romolo Spezioli di Fermo. È membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Scholia e Il Polo, è inoltre vicedirettore della rivista Scholia (Didattica) e membro del comitato scientifico del Centro Studi Sallustiani. È inoltre socio dell’Aib, della Società Dantesca Fermana, dell’Unipop di Fermo e dell’Associazione teste di Rapa di Rapagnano. Per contattare l’autore clicca qui !

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