La chiesa di San Cristoforo sul Naviglio di Marta Frigerio
Sita nell’omonima via sull’alzaia del Naviglio Grande, la chiesa di San Cristoforo rappresenta nel panorama meneghino un raro caso di chiesa doppia, insieme con Santa Maria dell’Incoronata e con San Michele alla chiusa, edificio oggi scomparso.
Il complesso sorge in un punto strategico delle vie di comunicazione d’acqua della città, sul percorso che dalla Lomellina conduceva a Milano.
Secondo un’ipotesi avanzata da più fonti (Ausonio, Castiglioni, Tamborini), ma in realtà mai verificata, la chiesa sarebbe stata edificata su un antico tempio pagano dedicato ad Ercole, con una successiva intitolazione a Cristoforo, il santo dalla forza smisurata, patrono dei pellegrini.
L’edificio primitivo corrisponde approssimativamente all’attuale navata sinistra; antiche narrazioni attestano l’originale impianto a cappella coperta da due falde a capanna. La pianta ad aula unica era conclusa da un’abside semicircolare, introdotta da un arco a pieno centro, tradotto successivamente in un arco a sesto acuto. La copertura originaria, leggera a capriate lignee, venne sostituita dall’attuale soffitto a cassettoni. Sulla facciata spicca il portale a pieno centro in cotto quattrocentesco, ornato da un prezioso rosone a raggi intrecciati e sormontato dagli stemmi dei Visconti (si riconosce il biscione della dinastia), del Comune di Milano (cruciforme) e del cardinale Pier Filargo da Candia, futuro papa Alessandro V (con cappello cardinalizio e sole radiante tra le stelle). La facciata originaria presentava sicuramente un aspetto più semplice, con un portale sopra il quale si apriva un oculo, ancora leggibile all’interno.
Fu in questo piccolo sacello che, nel 1176, i milanesi ricevettero l’annuncio della sconfitta dell’imperatore Federico Barbarossa a Legnano da parte della Lega Lombarda.
Nel 1192, la chiesetta venne ricostruita e ulteriori manomissioni avvennero nel corso del Trecento, tra cui l’aggiunta di un ospedale per i pellegrini ad opera di frate Pietro Franzoni di Tavernasco.
Successiva è invece la chiesa di destra, risalente al XV secolo. L’edificio, comunemente noto come Cappella Ducale, venne eretto per volontà del popolo milanese sotto il patrocinio di Gian Galeazzo Visconti (1351-1402), come voto a seguito dell’improvvisa cessazione della peste nel 1399, per intercessione del santo. La nuova chiesa ripeté l’intitolazione a Cristoforo, affiancadovi i Santi Giovanni Battista, Giacomo e la Beata Cristina, protettori dei Visconti, commemorando così la vittoria riportata sugli Armagnacchi ad Alessandria il 25 luglio (festa di San Cristoforo) 1391. Il legame visconteo si esprime nello stemma dinastico inserito in facciata; inoltre, cronache popolari supposero che qui avvenne la sepoltura segreta di Matteo I (1250-1322), secondo signore di Milano, morto scomunicato a Crescenzago. Tale credenza non è in verità mai stata storicamente documentata, né comprovata dai recenti lavori archeologici e di restauro.
La nuova chiesa è scandita da due campate coperte da volte a crociera. La facciata è edificata in stile tardogotico, in linea con il gusto milanese dell’epoca; il portale a sesto acuto è affiancato da due alte monofore e sormontato anch’esso dagli stemmi dei Visconti e del Comune di Milano. Cinquecentesca è invece l’erezione del campanile, con cuspide a cono e monofore.
Nel 1408 venne soppresso l’attiguo lazzaretto; al suo posto venne creata una schola, che comprendeva una vera e propria scuola e la Confraternita dei santi Giacomo, Cristoforo e Cristina.
Sul finire del secolo, Ludovico il Moro (1452-1508) scelse la chiesa di San Cristoforo come privilegiato luogo d’incontro con la giovane sposa Beatrice d’Este (1491).
La chiesa fu nuovamente palcoscenico di avvenimenti storici nel 1813 quando, sul ponte antistante l’edificio, la popolazione milanese diede alle fiamme gli atti della Repubblica Cisalpina.
L’articolazione interna della chiesa, rimodellata nel 1625, si sviluppa in due navate, in seguito all’apertura di due grandi archi nel setto murario che separava i due nuclei.
L’apparato decorativo è di eccezionale valore. Tre sculture lignee decorano la chiesa: un San Cristoforo di XIV secolo (navata sinistra), una seconda statua del medesimo santo di XVI secolo (navata destra) e infine un San Giuseppe di fine XVI secolo (su una mensola presso il portale quattrocentesco in cotto).
Il complesso è poi riccamente decorato da preziosi affreschi. Sulla facciata della chiesa primitiva, si intravede un lacerto raffigurante San Cristoforo visto di scorcio, risalente forse al XVIII secolo. All’interno, sul grande arco trionfale, compare un’Annunciazione opera di due maestri anonimi; ad uno di essi, per merito dei recenti restauri e indagini, è stato possibile attribuire anche la Maestà di fine XV sec. sulla parete sinistra, opera precedentemente data alla scuola del Bergognone, e gli affreschi dell’abside. Nel catino, è raffigurato Dio Padre con i simboli degli Evangelisti, ripartiti da una cornice tipicamente rinascimentale lombarda, mentre nel registro inferiore trovano posto i santi Giovanni Battista, Giacomo, Caterina da Siena e Cristina. L’arco ogivale, decorato da tondi con Apostoli a mezzo busto, presenta sulla sinistra un tardo Cristo benedicente di influenza bizantina, di fine XII-inizio XIII secolo.
Anche la Cappella Ducale è impreziosita da numerosi affreschi. La facciata è decorata con una Teoria di santi di XV sec., al cui centro si riconosce l’Incontro di Maria con Elisabetta. Sulla controfacciata, su due registri, si riconosce una Crocifissione sormontata da una Madonna in trono affiancata da Sant’Antonio abate, San Cristoforo e due committenti, opera del 1405. Sul trono è apposta la firma dell’autore, Bassanolo de Magistris, fedele al linguaggio e alla cultura pittorica del secolo precedente; alla sua mano è riferibile anche il riquadro con due Santi vescovi nella prima campata. Successivi sono invece il Cristo in mandorla, l’Adorazione dei Magi e i Sette dormienti di Efeso, anch’essi nella prima campata. Sulla controfacciata, una Crocifissione di fine XV sec. incorniciata da gigli bianchi richiama l’analoga incorniciatura delle due figure sulla seconda campata. Al centro della parete di fondo compare una splendida Madonna con Bambino, di scuola di Bernardino Luini, sulla quale da sempre si focalizza la devozione dei fedeli.

Conseguita la laurea triennale in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Milano, si trasferisce a Londra, dove perfeziona la conoscenza della cultura artistica britannica, nonché della lingua inglese. Tornata in patria, si iscrive al corso di laurea magistrale in Archeologia e Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Si interessa di storia dell’arte, editoria e critica d’arte contemporanea; fotografa per passione.
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