La Chiesa di San Pietro di Badia Pozzeveri

13631408_10210424798485058_1816951463132294908_nLa Chiesa di San Pietro di Badia a Pozzeveri testo e immagini di Alberto Reggioli

Per una volta voglio abbandonare le solite fotografie patinate di chiese con rosoni, absidi, amboni e capitelli bellissimi, per segnalarvi, invece, quello che per me, archeologo medievalista mancato (molto mancato), è uno spettacolo fantastico, uno dei pochi siti a cielo aperto di archeologia medievale appunto. Ma iniziamo innanzitutto con la sua geo – localizzazione, ci troviamo all’estremo nord della pianura di Bientina (famosa in Toscana, fino a qualche decennio fa, per le sue paludi)a ridosso della più rinomata città di Altopascio (la città del pane toscano “sciocco”), precisamente a Badia a Pozzeveri, più precisamente ancora, alla Chiesa di San Pietro.

L’edificio, un romanico lucchese, viene nominato per la prima volta come canonica nel 1039 ma già nel 1095 si ha il suo passaggio a monastero data la sua importanza per essere lungo la via Francigena. Nel 1103 il monastero passa all’ordine dei Camaldolesi venendo ampliato sia come edificio, sia come estensione territoriale, grazie a cospicue donazioni nobiliari e dei fedeli in pellegrinaggio. L’edificio inizia quindi a comprendere, oltre che alla chiesa, anche di un chiostro, un refettorio, degli alloggi per monaci e viandanti ma soprattutto di un piccolo ospedale. Di tutto questo oggi non vi è più traccia, sia perché il monastero venne soppresso nel 1408, sia perché dal XV secolo in poi la zona fu spesso teatro di razie e distruzioni.

Ma proprio grazie alle recenti ristrutturazioni siamo venuti alla scoperta di questo passato ormai estinto e sopratutto grazie all’Università di Pisa e dell’Ohio abbiamo riscoperto un piccolo cimitero che cingeva il monastero e lo studio dei cadaveri (ancora in corso) ha permesso di aprire una ancor più piccola luce su uno spaccato di vita medievale, infatti dai corpi (si pensa quasi tutti appartenenti ai monaci del monastero ma anche donne, bambini ed anziani) si suppone che intorno al Monastero sorgesse una piccola comunità contadina o che i cadaveri fossero di pellegrini in viaggio verso Roma che si erano ammalati, presumibilmente di malaria dato la zona paludosa, o forse sono il risultato delle continue guerre che si susseguirono in questa zona tra Lucca e Firenze.

Ecco….dare una risposta a queste supposizioni e capire come fosse strutturata la zona mille anni fa ha suscitato in me grande interesse e credo che possa essere molto interessante anche per tutti coloro che studiano storia medievale (sopratutto, in questo caso, se ha agganci universitari).

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Alberto Reggioli è un perito elettronico di 43 anni appassionato di Storia Medievale dall’età di 45!! Passione ereditata dallo zio professore di Storia Moderna all’Università di Firenze. Il suo interesse è rivolto particolarmente alle piccole e piccolissime realtà storiche di paesini semisconosciuti !

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