
La Congregazione benedettina dei Silvestrini negli Annali Camaldolesi di Fabio Serafini
I nove volumi che costituiscono gli Annali camaldolesi forniscono informazioni non solo sulla Congregazione da cui l’opera prende il nome, ma anche sulle altre Congregazioni collegate all’Ordine benedettino, oltre a luoghi e persone non appartenute a quest’ultimo, sebbene almeno il più delle volte collegate in qualche modo allo stesso Ordine.
Gli autori degli Annali camaldolesi si occuparono quindi anche della Congregazione silvestrina ed uno studio sulla sua presenza in tale Annales può permettere di meglio conoscere la stessa congregazione e, forse, dare la possibilità di redigere eventuali futuri contributi.
Gli stessi ideatori degli Annali camaldolesi ritrovarono, presso il monastero di san Biagio di Fabriano, una carta risalente al 1160 in cui fu menzionata la sommità di Montefano, laddove – come ricordato dai medesimi autori – morì e fu sepolto quel san Silvestro Guzzolini da cui prese il nome la congregazione da lui fondata ed a cui diede la regola benedettina.[1]
Si tratta quindi del luogo in cui fu fondato il monastero prima denominato san Benedetto e poi san Silvestro, in virtù del suo fondatore, edificato per volontà del medesimo ne 1231.[2]
Nell’indice dello stesso tomo degli Annali camaldolesi è stato riportato è stato riportato una seconda menzione del santo fondatore dei silvestrini, ma non è stato possibile avere riscontro dalla lettura del testo del medesimo volume[3] così come l’indice del sesto volume riporta alla pagina 52 del medesimo tomo[4], mentre il settimo volume riporta la pagina 204[5] apparentemente in modo erroneo.
Durante il febbraio 1199 il priore Giovanni della chiesa di Fonte Avellana – quindi si tratta della Congregazione avellanita, anch’essa nell’orbita benedettina -, alla presenza di tre testimoni, concesse in perpetuo a Vozzoni e Ballono consoli di Fabriano ogni proprietà avellanita locata a Fabriano, compresi gli uomini lì residenti e le proprietà site in altre città, fra cui a Monticellorum della curia di Genga, in quel periodo appartenente al distretto di Fabriano.[6]
Quest’ultima pertinenza diventerà una proprietà della Congregazione silvestrina durante il successivo XV secolo.
L’11 novembre 1243 venne redatto un altro atto notarile – anch’esso depositato presso il monastero di san Biagio di Fabriano – per il passaggio di proprietà di un appezzamento di terra di cui gli autori degli Annali camaldolesi non riportarono la dislocazione; i contraenti dell’atto furono Munaldus e Mainardo, quest’ultimo monaco di sancti Victoris de Clusis e risultano quattro testimoni, fra cui fra’ Silvestro monaco rettore dell’eremo di Montefano e Ventura Ugolini di Fabriano, monaco residente nel medesimo eremo.[7]
I redattori degli Annales camaldulenses aggiunsero che fra’ Silvestro fu il medesimo santo ad aver fondato la Congregazione silvestrina per cui scrisse una regola – così come previsto negli anni precedenti da papa Benedetto VIII per la congregazione camaldolese -.
A questa congregazione fu concesso, durante il 1231, di radunarsi nel territorio di Montefano, intendendo sicuramente il permesso di edificare in quella zona un proprio monastero, l’attuale santo Silvestro.
Sempre per gli autori degli stessi Annali la Congregazione fondata da san Silvestro fu un ramo dei Vallombrosani, anch’essi monaci di una congregazione all’interno dell’Ordine benedettino e la congregazione silvestrina fu approvata nel 1248.
A Silvestro, infine, furono attribuiti vari miracoli, datati sia durante la sua vita che dopo la sua morte ed in parte raccontati da tale Andrea, autore di una biografia del santo.
Successivamente, chi redasse gli Annales camaldulenses si soffermò sul monastero di sant’Agata di Firenze, trovando menzionate, alla data 24 aprile 1327, la badessa, le monache ed il convento-monastero – quindi femminile – Sanctucciarum dell’ordine di san Silvestro.[8]
Il termine “ordine” è sicuramente erroneo, in quanto quella silvestrina è una Congregazione; inoltre, con il termine Sanctucciarum si deve intendere un monastero dell’ordine femminile benedettino delle Santucce – fondato da Santuccia Carabotti, deceduta nel marzo 1305[9] -, forse quello fiorentino[10], il quale probabilmente fu affiliato alla Congregazione silvestrina almeno alla data in cui fu trovato menzionato.
Nel successivo 1310, in un momento attorno o di poco posteriore al 7 febbraio Arnaldo, cardinale diacono di santa Maria in Portico in quel momento anche Legato Apostolico, entrò in causa contro Crescenzio abbate di sancti Victoris de Clusis, monastero di proprietà silvestrina fino ad un momento di poco precedente la causa, in quanto l’abbate decise il cambio del colore del saio, fino a quel momento bianco,[11] usato dai benedettini.
Il testo consultato non riportò tuttavia l’eventuale sentenza o quantomeno la decisione cardinalizia sulla causa appena ricordata.
Durante il 1326, papa Giovanni XXII decise di mettere in pratica una riforma con cui Andrea, fino a quel momento priore generale della Congregazione silvestrina, diventò abbate di san Gregorio di Roma, almeno apparentemente con lo scopo che egli riuscisse a pagare, durante l’anno successivo, un debito del monastero appena menzionato.[12]
Fra gli avvenimenti risalenti al 1347, gli estensori degli Annali Camaldolesi si soffermarono su alcuni interrogatori riguardanti i beati Silvestro e Paola, dei quali non furono riportati l’Ordine né la Congregazione di appartenenza.[13]
Non è comprensibile se entrambi i beati od almeno uno di essi fossero collegati al monastero di santa Maria degli Angeli di Firenze, oggetto delle informazioni immediatamente successive a quelle riguardanti gli stessi beati.[14]
A metà maggio probabilmente del 1347 il priore generale silvestrino Ugo, residente nell’eremo di Montefano, concesse benefici a Nicola – o Nicolò -, abate di santa Maria della città di Firenze.
Non è comprensibile se quest’ultima chiesa debba identificarsi con santa Maria degli Angeli, la quale fu indicata da precedenti studi non come silvestrina ma camaldolese[15], per poi essere diventata proprietà cistercense entro il 1421[16].
Nella parte dedicata all’anno 1382, chi redasse gli Annales Camaldulenses ricordò la chiesa di santa Caterina di Fabriano, inserendo quanto precedentemente riportato da Lancellottus nella sua storia monteolivetana, probabilmente intesa come congregazione, anch’essa appartenente all’Ordine benedettino: secondo Lancellotto, durante il 1300 Giovanni da Fabriano fu un monaco silvestrino residente nel monastero di Montefano e quest’ultimo fu probabilmente collegato a qualche lavoro connesso a santa Caterina.[17]
L’unico documento riguardante i silvestrini inserito negli Annali Camaldolesi è una bolla di papa Gregorio XII del 13 ottobre 1410 con cui Anselmo, monaco silvestrino residente nel monastero di Montefano, divenne abate della chiesa di san Biagio di Fabriano, di proprietà benedettina.[18]
Durante il 1420, invece, la chiesa fiorentina di san Marco, dove era residente Bernardo forse originario di Sassoferrato, fino a quel momento silvestrina, passò alla congregazione camaldolese.[19]
Tale chiesa fu precedentemente domenicana e tornò allo stesso Ordine poté rientrare a Firenze nel 1418, ottenendo nuovamente la medesima chiesa nel successivo 1436,[20] sebbene nello stesso 1418 risulta una sentenza contro i silvestrini di Firenze con cui questi ultimi vennero obbligati ad allontanarsi dalla chiesa di San Marco affinché quest’ultima tornasse ai domenicani.[21]
Durante il 1440, invece, vennero decretati alcuni cambi al vertice di alcuni monasteri appartenenti a più congregazioni benedettine, mentre Stefano de Castelletta divenne priore generale della congregazione silvestrina.[22]
Le ultime notizie sulla Congregazione silvestrina pubblicate negli Annali camaldolesi sono presenti nell’ottavo volume: si riferiscono ad un periodo successivo a quello medievale, ma si vuole qui inserirle per completezza dell’argomento trattato dal presente studio.

Dapprima fu dato spazio alla morte dell’eremita camaldolese Antonio Recinetensis, avvenuta durante il 1522 e gli autori degli Annales attinsero da un testo del 1634 di Luca Hispanus. su Modesto Benvenuti, monaco della congregazione di san Silvestro.[23]
Nelle pagine successive fu dato spazio all’abbazia di santa Croce di Sassoferrato, diventata camaldolese probabilmente durante il 1613 sebbene fosse stata edificata precedentemente: gli autori degli Annali camaldolesi menzionarono i beati Ugo e Ugone, entrambi monaci silvestrini vissuti più probabilmente durante la prima metà del XVI secolo, che sarebbero stati in contatto con l’abbazia di Sassoferrato apparentemente attorno al 13 gennaio 1524, data in cui al cenobio appena menzionato furono assegnati alcuni privilegi.[24]
NOTE
[1] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, tomo 3, Venezia 1758, pp. 357-358.
[2] G. Penco, Storia del monachesimo in Italia, Milano 2002, p. 267.
[3] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 3, cit., p. 653, dove si rimanda ad una pagina non completamente comprensibile.
[4] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, tomo 6, Venezia, pp. 52, 861.
[5] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, tomo 7, Venezia 1762, pp. 204, 484 dell’indice.
[6] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, tomo 4, Venezia 1759, p. 176.
[7] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 4, cit., p. 365.
[8] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, tomo 5, Venezia 1760, pp. 249-252.
[9] S. L. Waugh – P. D. Diehl, Christendom and its discontents, Cambridge 2002, p. 191.
[10] D. M. Manni, Delle antiche terme di Firenze, Firenze 1751, p. 69.
[11] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 5, cit., p. 277.
[12] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 5, cit., p. 333.
[13] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 5, cit., p. 393.
[14] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 5, cit., p. 393; id., tomo 6, cit., p. 55.
[15] D. Savelli – R. Nencioni, Il chiostro degli angeli, Firenze 2008; id., Il convento di santa Maria degli Angeli a Firenze, Firenze 1983.
[16] AA.VV., Santa Maria a Chianni, Gambassi Terme 2003, p. 73.
[17] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 6, cit., p. 143.
[18] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 6, cit., pp. 678-679 dell’appendice, documento LXXXVII.
[19] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 6, cit., pp. 279-281.
[20] G. Malandrino, Appunti di storia dell’arte, Raleigh 2013, p. 49.
[21] T. S. Centi, La chiesa e il convento di San Marco di Firenze, volume 1, Firenze 1989, p. 262.
[22] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 7, cit., pp. 200-201.
[23] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, tomo 8, Venezia 1764, pp. 24-26.
[24] G. B. Mittarelli – A. Costadoni, tomo 8, cit., pp. 238-239.
Fabio Serafini
Originario della regione del Montefeltro, oggi appartenente all’entroterra pesarese, si è poi trasferito a Fano, dove si è diplomato in Analista Contabile, per poi trasferirsi in altre città per motivi di lavoro, vivendo oggi a Ravenna. Fa parte della Libera Associazione di Ricerche Templari Italiani (L.A.R.T.I.), dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (A.r.a.r.) e dell’Archeoclub d’Italia – sede di Fano.
Ad oggi, sono già pubblicati vari suoi studi sull’Ordine del Tempio: Falsi ed inesattezze sull’Ordine del Tempio, pubblicato nel XXX Convegno di Ricerche Templari, La magione templare de La Rochelle e Falsi ed inesattezze nella ricerca templare, pubblicati nel XXXI Convegno di Ricerche Templari, I giochi dei Templari in Templari, Cavalieri, Architetture nella Sardegna medioevale. Sono in fase di pubblicazione Le dipendenze templari della magione de La Rochelle e Falsi ed inesattezze nella ricerca templare, entrambi in XXXII Convegno di Ricerche Templari.
Infine, è anche pubblicato nel numero 43 (giugno-settembre 2014) della rivista quadrimestrale Cronache Medievali il suo articolo Piandimeleto, il paese dei Conti Oliva.
Contatto e-mail dell’autore: fabio.serafini@hotmail.com