
La creazione della terra, del cielo e del mare nel bestiario di Aberdeen di Enrico Laurito
Il bestiario di Aberdeen costituisce uno dei più famosi e decorati testi medievali dedicati alla descrizione di animali,piante e vicende bibliche. Custodito nella biblioteca della Aberdeen University, inventariato come MS 24, e risalente al XII secolo, il capolavoro inglese si presenta con una struttura complessa, con centinaia di fogli, divisi per categorie di animali, di piante o per storie religiose.
La parte che analizzo è la prima, dedicata alla Creazione, dove alcune pagine manoscritte raccontano il principio del mondo, la Genesi, che apre la Bibbia con l’azione di Dio creatore, che dona alla spoglia terra le creature umane, le creature animali, e l’ambiente dove le specie elette vivranno.
Per quanto riguarda la tradizione dei bestiari occidentali, il testo d’inizio è Il Fisiologo, opera proveniente da ambiente forse gnostico di Alessandria d’Egitto, e databile tra il II e il III secolo d.C., di mano anonima. Nel periodo medievale questo testo ha avuto grande diffusione, è stato imitato numerose volte ed ha ispirato il Fisiologo di Berna.
I bestiari1 accostano alle preziose rappresentazioni iconografiche di animali reali ed immaginari riferimenti biblici, richiami moralizzanti, descrizioni. Un bestiario alto-medievale che contiene unicamente le figure di animali fantastici e mostri è il Liber monstrorum de diversis generibus2, anch’esso di provenienza anglosassone e scritto entro il secolo VIII, forse ispirato dalle riflessioni dell’abate Aldelmo di Malmesbury. Dato il contenuto, scollegato dal mondo reale, si esclude la strada moralizzatrice in forza di uno spettacolore tentativo di creare una sorta di mirabilia.
Per tornare al manoscritto di Aberdeen, il recto del foglio 1 apre la narrazione biblica con la creazione del Paradiso e della Terra.
Dio è sospeso su delle rocce alte di diversi colori (che possono rappresentare i quattro elementi), con una posa frontale, la mano destra aperta dal gesto benedicente, e la mano sinistra che stringe un libro. A sinistra del Creatore c’è una colonna ornata da foglie, e dietro di lui tre cerchi decorati con semicerchi. Il rosso, il blu e l’oro rivestono quasi completamente il foglio. Si tratta di un’iconografia pensata sulla base dell’Hexaemeron illustrato di Sant’Ambrogio; altre scene simili, sempre di creazione, si vedono nella Bibbia di Michelbueren.
Il testo al di sotto della scena è relativo alla Genesi, 1: 1-5:
Terra autem erat inanis et vacua, et tenebre erant\ super faciem abyssi, et spiritus domini ferebatur super aquas.\ Dixitque deus: Fiat lux. Et facta est lux. Et vidit deus luc\em quod esset bona, et divisit lucem a tenebris.\ Appellavitque lucem diem, et tenebras noctem. Fac\tumque [e]st vespere et mane, dies unus3.
Nel verso del foglio 1 è raffigurata la creazione delle acque e del firmamento.

Dio è vesticome come nella creazione della Terra, con una veste rossa e un mantello blu; nella mano sinistra c’è sempre il libro. Rispetto all’immagine d’apertura, in questo caso Dio non ha la barba. Il braccio destro è spinto con enfasi oltre i cerchi, quasi a voler superare uno spazio impenetrabile. L’aureola raggiunge e supera il Cielo, rappresentato con onde blu, come un mare superiore. Sotto di lui, sotto la figura in punta di piedi, nasce il mare, con onde regolari e sinuose. Questo il testo, Genesi 1:6-8:
Dixit quoque deus: Fiat firmamentum in medio aqua\rum, et dividat aquas ab aquis. Et fecit deus firma\mentum, divisitque aquas que erant super firmamen\tum ab his que erant sub firmamento. Et fac\tum est ita. Vocavitque deus firmamentum celum, et\ factum est vespere et mane dies secundus.\4
Il recto del foglio 2 conclude la creazione del cielo, della terra e del mare con la presenza delle creature che volano e che nuotano, cioè le specie che vivono sopra e sotto l’uomo e che custodiscono gli ambienti irraggiungibili dall’umanità.
In questa rappresentazione Dio è a tre quarti, con il braccio destro alzato che sembra accennare una benedizione, e ammira i frutti della creazione. Per la prima volta l’altezza della figura occupa quasi completamente lo spazio del foglio, e in questo c’è la volonta di inglobare e proteggere ogni cosa che da lui ha avuto la vita. Nei primi due riquadri sono rappresentati degli uccelli: i primi sono probabilmente marini, e si nota una sorta di suka nero che appare dinamicamente da destra. Il grande uccello vicino a Dio, con un collo e un becco molto lunghi, sembra un marangone dal ciuffo. Nel quadro centrale è identificabile un pavone, animale che prende il nome da pavo, il grido che produce; il pavone, già dall’alto-Medioevo, è uno degli uccelli cristologici per eccellenza, alieno a rapporti con il diavolo, simbolo dell’immortalità.
L’uccello più vicino a Dio, in prossimità dello spazio marino, è una cicogna con in bocca un serpente, rappresentazione di Cristo che combatte il demonio. La cigogna verrà proposta di nuovo in questo bestiario, nel verso del foglio 48, così come appare in un manoscritto di Dioscoride del V secolo. Questo uccello prende il nome dal suo verso, il ciconio, che viene dalla bocca e non tanto dalla gola, perchè è un suono prodotto sbattendo il becco. Le cigogne rappresentano la primavera, e portano con loro un grande senso di comunità.
L’ambiente marino presenta un’anguilla, o un grongo, poi due salmoni, e due pesci con grandi teste. La rappresentazione iconografica di Dio è simile a quella che appare nel mosaico della Creazione nella Cappella Palatina di Palermo. Il testo è Genesi 1, 20-23:
D\ixit etiam\ deus: Pro\ducant\ aque rep\tile anime\ viventis\ et volatile\ super terram,\ sub firma\mento celi.\ Creavitque\ deus cete gran\dia, et om\nem ani\mam vi\ventem atque\ motabilem quam produxerant aque in species suas, et omne\ volatile secundum genus suum. Et vidit deus quod esset\ bonum, benedixitque eis dicens: Crescite et multiplicami\ni et replete aquas maris, avesque multiplicentur super\ terram. Et factum est vespere et mane dies quintus.\5

In questo foglio la forte presenza di uccelli simboleggianti la lotta contro il nemico oscuro attribuisce all’opera un valore pienamente apotropaico, come se già nell’atto primitivo della creazione esistesse già l’intrinseca necessità di combattere le presenze del male, che sono nel mondo dal principio, e che attraverso Adamo ed Eva si inseriscono pienamente in un ambiente incontaminato.
L’analisi simbologica si conclude con l’osservazione del verso del foglio 2, dove è narrata la creazione degli animali.
Anche in questo caso Dio è rivolto a tre quarti, come nel retro dello stesso foglio. L’elefante, in alto, è lo stesso che poi comparirà nel verso del foglio 65, l’unica differenza è il cambio di direzione verso cui guarda; si tratta di una presenza che rappresenta castità e saggezza. Sotto di lui, nel quadro centrale, appaiono una lepre (che tral’altro non è mai menzionata nel bestiario), uno scoiattolo con una noce, che rappresenta il diavolo, e un gatto. L’immagine del gatto con la coda che passa in mezzo alle zampe sarà proposta anche nel retro del foglio 9. E’ una creatura da sempre legata alla figura del serpente, e quindi simbolo del peccato; nei secoli, poi, la cattiva fama del gatto è aumentata e questo spiega la rara presenza del felino nelle iconografie medievali.
Il terzo riquadro, quello danneggiato, presenta un toro e un leone, simbolo di superbia, poi un cervo, una capra e un cavallo, tutte e tre rappresentazioni di abbondanza e agilità.
Un’immagine complessivamente simile, con Dio accanto a molti animali, si può trovare nei mosaici di San Marco a Venezia. Il testo è Genesi, 1, 24-25:
D\ixit quoque\ deus:\ Produ\cat ter\ra ani\mam\ vivent\em in\ genere\ suo,\ iu\menta et\ reptilia\ et bestias terre secundum species suas. Factumque est\ ita. Et fecit deus bestias terre iuxta species suas, et iu\menta et omne reptile terre in genere suo.\6

Con questi due fogli abbiamo visto la creazione del mondo prima dell’uomo. Si tratta della preparazione dell’ambiente che dovrà accogliere le creature umane. Nei fogli successivi sono rappresentati altri animali e specie vegetali (molto lunga la lista degli uccelli e degli alberi). La precisione con cui sono rappresentati gli animali e le piante, e l’intonazione moraleggiante e aneddotica che accompagna ogni esemplare, rende queste bestiario7 uno dei più completi del Medioevo e uno dei testi più entusiasmanti per gli amanti della simbologia8.
- Per uno studio introduttivo sui bestiari si può leggere L. MORINI, Bestiari medievali, Torino, Einaudi, 1996;
- Si legga F. PORSIA, Liber monstrorum, Bari, Dedalo, 1976;
- In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
- Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
- Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
- Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
- La più importante raccolta critica di bestiari è di F. ZAMBON, R. CAPELLI, Bestiari tardoantichi e medievali. I testi fontamentali della zoologia sacra cristiana, Milano, Bompiani, 2018.
- Marie-Madeleine Davy, Il simbolismo medievale (traduzione di B. PAVAROTTI), Roma, Edizioni Mediterranee, 1988.
Enrico Laurito
Laureato in Storia Medievale, è appassionato di Storia della Chiesa nel Medioevo e nell’età contemporanea. Per L’Opinione delle Libertà scrive editoriali su storia, società e politica.
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