La donna della Sindone

La donna della Sindone di Átila Soares da Costa Filho. Traduzione di Valéria Vicentini

Anche la Bellezza e il pensiero medievale furono decisivi

Quello che potrebbe essere stato il vero volto della Vergine
(di Átila Soares, in base all’arte elaborata dal collega designer Ray Downing. IMMAGINE: Átila Soares/Ray Downing.)

Fino a oggi non sono stati trovati riferimenti testuali o artistici più dettagliati su come sarebbero stati i volti di Gesù o della sua famiglia, i personaggi più celebrati della civiltà occidentale, per cui spetta alla nostra generazione, utilizzando strumenti contemporanei, servirsi dei magri frammenti di possibili prove che ci sono rimasti… e con grande fede nell’anima.
Quindi, è importante sottolineare che questo esperimento da me proposto, un esercizio di speculazione, si basa sull’ipotetica legittimità della Sacra Sindone come reliquia cristiana, sul Catechismo e la Teologia di Roma. Va, inoltre, chiarito che la Chiesa non ha mai dichiarato ufficialmente il sigillo divino della Sacra Sindone, considerandola solo un pezzo di grande importanza come promotrice di profonde espressioni di fede da parte dei suoi seguaci.
Il mio punto di partenza (e base principale per il risultato che ne sarebbe seguito) è il volto dell’uomo nella Sindone, ripreso nel 2010 dal graphic designer nordamericano, vincitore di un Emmy, Ray Downing, e dallo Studio Macbeth. Questo, con la tecnologia forense più avanzata, ha rivelato quella che è considerata la rappresentazione più attendibile di quello che dovrebbe essere stato quel volto stampato, quando in vita.
Ho utilizzato quattro software, tra cui uno con un’ingegneria simile a quella di Photoshop, poi un programma di edizione di immagini, uno di intelligenza artificiale e reti neurali convoluzionali (per il cambiamento di genere) e un altro per la definizione della forma del viso. Le basi teoriche su cui si poggiano i miei studi derivano soprattutto dai miei studi sul Catechismo e dai dibattiti nei concili della Chiesa, dal pensiero greco sull’estetica e dalla filosofia medievale sulla Bellezza. Trattandosi di una visione teologica non ancora definitiva, mi sono basato su uno dei discorsi cattolici più convincenti – a mio avviso – su quale sarebbe il rapporto ereditario tra Gesù e Sua madre: quello che difende Maria come la sola responsabile dell’aspetto carnale del Messia.
Con tutto ciò e qualche tocco artistico manuale da parte mia, per meglio definire un volto antropologicamente femminile, ho ottenuto il risultato di una donna dal viso forte, intorno ai 30 anni. Nulla, infatti, che ricorda una Madonna rinascimentale o barocca, costruita per meglio stabilire un legame di serenità e interiorità con i suoi devoti, secondo i canoni artistici antichi.
Sono stato subito colpito da due aspetti: la bellezza plastica e la dignità del volto – da adulta, realizzato e portato alla luce per la prima volta dopo essere stato nascosto per tanti secoli. Come essenza del Bene, Egli è Verità e Bellezza (estetica). E Maria – colei che concepirà il Figlio del Creatore (il Padre) – dovrà ovviamente rispecchiare questa Sua proprietà: essere, quindi, molto bella. Alcuni santi – compresi i dottori della Chiesa – hanno fatto riferimento alla (grande) bellezza fisica della Vergine: Sant’Ambrogio, San Giovanni Damasceno, Sant’Antonio, San Tommaso da Villanova e San Francesco di Sales. Ma questa immensa bellezza non assomiglia a quella che siamo abituati a vedere, è molto più ‘tangibile’… Maria non era una ‘fata’ dei racconti di Tolkien; se così fosse, una ‘bacchetta magica’ avrebbe facilmente risolto tutte le sue grandi afflizioni, già dal momento in cui cercava un posto per partorire. Anzi: secondo la Bibbia, apparteneva al mondo in cui era nata e vissuta… ed è stato così – con i piedi per terra – che ha affrontato tutti i suoi problemi quotidiani e le più grandi sfide della sua missione.
Partendo da questa premessa più ampia, realistica e razionale, ho deciso di rappresentarla anche come una donna che faceva uso di prodotti cosmetici – usati anche dai più grandi eroi biblici – particolarmente attenta al proprio aspetto. La cosmetica era molto comune nell’antico Egitto, dove Maria era vissuta per alcuni anni. Inoltre, non dobbiamo ignorare che le donne in Oriente ricorrevano all’uso di creme – come quella rossa – per proteggere le labbra dalla secchezza e dalle screpolature. È naturale che anche lei si prendesse cura di sé.
Questa è la Maria di cui vi ho voluto portare – e che mi è stata portata anche dall’Intelligenza Artificiale: una donna di circa 30 anni, con un aspetto forte, ma solenne; una donna drammaticamente coinvolta nel sacrificio del Redentore… suo Figlio. Maria è gloria, ma anche dolore e dedizione assoluta. Inoltre, ho voluto presentare anche una versione più giovane della madre di Gesù, una Maria adolescente sorridente: è la freschezza giovanile, la rappresentazione della gioia e delle aspettative, delle promesse e della speranza su una vita appena iniziata…e, soprattutto, un preannuncio della Maternità Divina. E, particolarmente di questi tempi, vedere una Maria che ci sorride è speranza. Un sorriso illumina – E Dio è luce.
Vorrei sottolineare, inoltre, che le conclusioni di questo esperimento sono state approvate dal maggior sindonologo di fama mondiale, il ricercatore e conferenziere Barrie M. Schwortz, fotografo ufficiale dello storico Progetto STURP. Barrie è anche fondatore del SHROUD.COM, la più grande e importante fonte di informazioni sulla Sacra Sindone mai esistita, dove risulta la citazione del mio studio nelle indicazioni di lettura.

Un presunto volto di Maria adolescente
(di Átila Soares, in base all’arte elaborata dal collega designer Ray Downing. IMMAGINE: Átila Soares/Ray Downing.)

C’è da chiedersi: come si può arrivare a una rappresentazione attendibile, prendendo come base solo il volto del Figlio?
La risposta è molto semplice: secondo le Scritture, Giuseppe, essendo il padre adottivo di Gesù, non aveva alcuna partecipazione biologica alla formazione carnale del Messia. La natura di questa consustanziazione (come sostiene la Chiesa Cattolica) si traduce in una concomitanza teologica la cui conseguenza è stata il Cristo-uomo come riproduzione biologica esclusivamente della madre – poiché, pur essendo Dio, si era fatto carne per ‘unione ipostatica della natura divina e umana’. Quindi, solo a Maria, Sua madre, spetterebbe questa attribuzione riguardo alla natura umana di Cristo. Ora, seguendo il millenario pensiero cattolico, Gesù avrebbe ricevuto il 50% del DNA da Maria, umana, e gli altri 50% dallo Spirito Santo, immateriale, in una concezione completamente immacolata. In merito, Papa Pio IX, nel 1854, proclamerà la bolla Ineffabilis Deus, definendo la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria. Inoltre, va ricordato che Cristo era comunemente riferito come ‘appartenente alla progenie (o Casa) di Davide’ e di ‘lignaggio reale’, dalla parte materna, il che ci porta a considerare questa condizione genetica dell’uomo-Gesù in relazione alla persona di Maria.
Le discussioni al riguardo sono infinite, ma è abbastanza ragionevole supporre che il materiale biologico che avrebbe definito l’aspetto di Gesù, trovando il suo patrimonio genetico solo in Maria (perché è umana e non immateriale), avrebbe definito l’aspetto di quello – il “frutto del seno” – molto simile a questa, la sua unica genitrice carnale.
Partendo da tutto ciò, è stato possibile ottenere questa versione del volto di Maria utilizzando pennelli pixel e byte, algoritmi, matematica, alcune considerazioni antropomorfe e un tocco artistico finale.
Le conclusioni di questo esperimento sono state approvate dal Dr. Marco Daniel Duarte e lo studio risulta anche negli archivi del Dipartimento degli Studi del Santuario di Fatima, in Portogallo, di cui Marco è direttore. Inoltre, è stato riferito che questo progetto avrà un impatto significativo sugli studi mariani d’ora in poi.
Un altro fatto interessante e significativo è che le due immagini (Maria adolescente e adulta) stanno diventando molto popolari, soprattutto nelle manifestazioni di fede in Europa Orientale, in particolare in Polonia. Entrambe appaiono vincolate a questioni politiche in quei paesi e sono diventate addirittura un’icona delle cause umanitarie: “Maria, Santa Patrona dei profughi”.
Quando la straordinaria tecnologia del XXI secolo affronta questioni così controverse come la fede e l’invisibile, capiamo perché la fede e la scienza non avrebbero mai dovuto essere separate.

Átila Soares è brasiliano, insegnante, stimatore di opere d’arte, ricercatore e autore di quattro libri. Ha una laurea in Disegno Industriale conseguita presso la Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro nonché titoli di specializzazione post laurea in Storia, Filosofia, Chiesa Medievale, Sociologia, Storia dell’Arte, Antropologia, Archeologia e Beni Culturali.
È, inoltre, collaboratore nella rivista “Humanitas” (Ed.Escala, São Paulo) e nei siti web “Italia Medievale” (Milano) e “Nova Acrópole” (Lisbona). Fa parte del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del progetto L’Invisibile nell’Arte (Roma). Per visitare il suo sito clicca qui !

Valéria Vicentini è brasiliana, traduttrice di portoghese-italiano, laureata presso L’Università Federale del Paraná (Brasile) e l’Università degli Studi di Firenze. Esegue traduzioni sin dal 1995 per clienti privati e aziende, agenzie di traduzione ed editori.

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