La Mansio templare milanese, il Brolio e via della Commenda

La Mansio templare milanese, il Brolio e via della Commenda di Emanuela Vacca

I due più antichi ordini religioso-militare, gli Ospitalieri di Gerusalemme o Gerosolimitani ed i Cavalieri Templari, compaiono in Milano con le proprie case o Commende, fuori la vecchia Porta Romana, fin dalla prima metà del XII secolo, cioè quasi subito dopo la loro fondazione.
L’ordine Gerosolimitano, deve la sua prima origine ad alcuni mercanti di Amalfi i quali, nel 1018, secondo Guglielmo di Tiro o nel 1021, secondo altri, avrebbero ottenuto dal califfo d’Egitto Daher Ledinillah, la concessione, mediante annuo tributo, di erigere vicino al Santo Sepolcro, una chiesa con annesso convento, chiamata Santa Maria Latina, cui venne in seguito aggiunto uno ospizio per malati, dedicato a S. Giovanni Battista.
La vera fondazione dell’Ordine dei Gerosolimitani è di mezzo secolo più tardi, dovuta al provenzale Gerardo di Tunc, già custode o guardiano del suddetto ospizio che, nel 1099 si staccò dai monaci di S. Maria Latina e diede un nuovo organismo all’associazione, ingiungendo ai confratelli di vestire l’abito religioso e ricevendo dal Patriarca di Gerusalemme il mantello nero insignito d’una croce di tela bianca.
Il primo documento milanese che fa cenno de’cavalieri del Tempio porta la data del 29 aprile 1142. Ugo e Guglielmo Girindelli, zio e nipote, cittadini milanesi, donano a Bacone converso del monastero di Chiaravalle “constructo in loco roueniano”, un campo di loro proprietà “in loco vigo majore” e ciò “pro rimedio et mercede animarum nostrarum”. (per la salvezza della loro anima).
Tale monastero è identificato anche in due pergamene dell’ottobre 1135 “ecclesie et monasterii sancte dei genetricis marie quod est constructum “in loco roueniano” et dicitur monasterius de cleravalle”, Chiaravalle.
L’atto, steso “in curte de templo” dal giudice e notaio Martino alla presenza de’ testi Arderico Gastaldo e Giovanni suo figlio, Uberto figlio di Gulino e Malvestito, che vi appongono il proprio segno di croce al pari dei donatori Ugo e Guglielmo, è controfirmato dal giudice e notaio del sacro palazzo Arduino.
L’importanza di questa pergamena non fu mai presa in seria considerazione dagli storici, ma si può dedurre che, il suddetto Ordine si sia propagato in Milano, soprattutto per opera di s. Bernardo di Chiaravalle negli anni tra il 1132 – 1135.
Sette anni dopo, in una carta del 25 maggio 1149 Bonifacio, maestro “ecclesie et mansionis que dicitur de templo, que est edifficata foris propre civitate Mediolani in capite broili sancti Ambrosii”, e i frati della stessa mansione Rustico detto Canzellario e Arnolfo detto Grasso, dietro consenso e conferma di prete Tedaldo, danno a livello perpetuo ad Adelardo, del fu Lanfranco detto Cumino, diacono “de ordine maiore sancte mediolanensis ecclesie”, tutti i beni già posseduti dal fu Dalmazio de Verzario, “qui fuit confrater ipsius mansionis” quindi già confratello dell’Ordine, in Paderno (pieve di Brivio) e da lui lasciati alla casa suddetta del Tempio, con l’annuo reddito di moggia sei di biada e tre di vino, mediante il corrispettivo canone di un denaro buono d’argento, da pagarsi ogni anno dell’investitura di quindici lire di buoni denari d’argento, le quali, insieme con altre lire centocinquantasette e mezzo, vengono dai frati di cui sopra adoperati per l’acquisto di undici iugeri di terreno “prope pontem trasonis” da certo Lanterio di Cantù.
L’atto steso in Milano (non dice dove) dal notaio e giudice Ugo, è sottoscritto col proprio segno di croce, perché illetterati, da suddetti Bonifacio, Rustico et Arnolfo, manualmente da prete Tedaldo.
Sono presenti, come testi: Ambrogio detto Porcazoppa, Amicone Giringello, Arderico detto Zallino, Rogerio di Santa Maria del viv. Giovanni, Ambrogio detto Braga, Vitale di Casate, Giovanni di Monza e Rigizone, i quali tutti appongono il proprio segno di croce.
Segue come postilla, la garanzia da parte del succitato maestro Bonifacio, allo stesso Adelardo di ottenere il consenso di quanto sopra dal maestro del Tempio e dai suoi frati, e nel caso che quegli venisse in hic terra, di chiederne anche la conferma scritta.
Importanti deduzioni si possono ricavare dal documento del 1149 riguardo la chiesa e mansione “De Templo” nei suoi primordi in Milano.
Anzitutto l’ubicazione, la quale appare a sufficienza indicata dalle parole “que est edifficata foris propre civitate Mediolani in capite broili sancti Ambrosii”.
Il “brolo o brolio o pomerio di s.Ambrogio” è uno spazio cintato e a bosco, pressappoco come un parco moderno. Ve ne erano due tipi: il “brolium” o “pomerium” (il grande) e il “broletum” (il piccolo), un residuo di questo Brolo sarebbe l’odierna piazza Mercato di Porta Ticinese.
Altri “broli” ma più piccoli “broletti” nell’interno della città erano:
il Broletto Vecchio (Palazzo Reale), il Broletto Nuovo (piazza Mercanti), il Broletto Nuovissimo (vie Rovello, S.Tommaso, Broletto).
Ma il più famoso è senz’altro quello di Porta Romana. Ancora oggi infatti esiste la “via Brolo” e la piazzetta di “san Nazaro in Brolo”, con relativa chiesa, zona ormai più probabilmente documentata dell’insediamento originale Templare.
Milano verso l’anno 1300 di Ugo Monneret de Villard, M.Magistretti “Liber Notitiæ Sanctorum Mediolani”- Milano 1917 Biblioteca Ambrosiana.
Visibile l’insediamento fuori le mura e tra le due porte Romana e Tosa, oggi distrutta e chiusa.
La costruzione che all’inizio realizzarono i Templari fu modesta, successivamente si trasformò in una Mansione, una vera e propria Commanderia Militare, comprendente anche la cappella, Santa Maria del Tempio posta tra le attuali vie Santa Barnaba e Commenda, fuori dalle mura tra Porta Romana e Porta Tosa.
Posta quindi tra le principali vie d’accesso alla città e in grado di schierare con rapidità la Cavalleria in un ampio raggio d’azione.
Le precettorie, le “grangie” e gli “hospitalia” dei Templari erano decorate inizialmente con la “doppia croce patriarcale”, dopo la metà del XII secolo, la “croce patente” con bracci triangolari aperti in fuori.
Ad ovest di Milano è stata recentemente scoperta, nella chiesa di San Giovanni Battista a Cesano (l’antica Capo Pieve di Cascina Linterno) una tomba del XII secolo con le pareti dipinte con “croci patenti rosse”.
La tomba è stata rinvenuta già violata ma il riferimento immediato va ad un personaggio importante di sicuro collegato ai Templari.  Tombe analoghe si trovano solo nel Duomo di Monza e nella già citata Basilica di San Nazaro Maggiore in Brolio adiacente alla precettoria templare di Santa Maria del Tempio in Brolo.
Attorno a Milano, l’Ordine del Tempio aveva inoltre terre coltivate, boschi, cascine, botteghe, officine, mulini e mandrie e teneva mercati e fiere, in giorni o festività fisse. Secondo alcuni anche l’odierna via Larga si chiamava contrada del Brolio. Si racconta che in epoca romana, i sacerdoti se ne servissero per i loro incantesimi e i giovani per le esercitazioni militari. Nei primi tempi cristiani e quando la chiesa cominciò ad acquistare potere, passò in proprietà del vescovo milanese, il patrimonio di S.Ambrogio. Infatti nel 1301 gran parte del Brolo apparteneva all’arcivescovado, come è provato da una concessione fatta dall’arc. Francesco de Parma ai frati dell’ospedale del Brolo di 3 pertiche di terra per costruire un cimitero.
Non deve stupire se il Brolo si chiamasse di sant’Ambrogio”, perché in quel periodo, i militi, i castelli, i beni di sant’Ambrogio, erano tutte quelle cose che “appartenevano al patrimonio del patrono della chiesa milanese” e quindi dell’Arcivescovado di Milano.
Molto di tutto ciò che era nel Brolo era di proprietà arcivescovile, lo dimostrano le prime costruzioni sorte, tutte a carattere religioso o benefico come conventi, ospedali, chiese, ricoveri e cimiteri. Non dobbiamo dunque meravigliarci se, essendosi diffuso in tutta Europa l’ordine militare-religioso del Tempio, esso abbia posto sua sede nel “Grande Brolo” di Milano, in uno dei punti più strategici, cioè “in capite brolii sancti Ambrosii”, al confine di Porta Romana, a un passo dalla via Francigena.
Epoca approssimativa dell’istituzione presso Milano dei templari si può ritenere il triennio 1133-1135. In questi anni si registra la maggior attività di S.Bernardo, intorno al 1133 erano venuti a Milano alcuni suoi monaci cistercensi e, senza dubbio, per opera loro, si era formata una corrente contraria all’Arcivescovo Anselmo V della Posterla, fautore dell’antipapa Anacleto e di re Corrado. In altre occasioni troveremo posizioni politiche molto differenti tra Cistercensi e Chiesa, come nel caso dei Guglielmiti.
Questa corrente politica finì col far deporre Anselmo e voltare la città verso il legittimo pontefice, Innocenzo II e re Lotario.
Si era nel 1134 e S. Bernardo partecipò al Concilio di Pisa. Dopo la pace tra l’imperatore Lorario e Corrado, passò per la Lombardia e fu pregato dai Milanesi per via lettera, i quali erano interdetti e privati della Dignità Metropolitana, perché seguendo Anselmo, loro Arcivescovo, si erano dichiarati del partito di Corrado e di Anacleto, pregarono Bernardo di rimetterli nelle grazie del Papa. Il Santo promise loro, con le lettere 132 e 133 che, terminato il Concilio avrebbe provveduto. E così fu. A concilio chiuso egli andò a Milano seguito dalle sue fedeli truppe di monaci-guerrieri Templari che giovavano di una sua speciale protezione, e, con la loro coreografica presenza, impressionarono non poco i milanesi. L’entusiasmo del popolo fu tale che non poche chiese furono costruite sotto la spinta del suo operato. S. Bernardo infatti fondò la prima colonia del suo ordine nello stesso luogo cioè Cara-Valle, per errore da alcuni chiamata Chiaravalle. E così restò.
DOVE
Volendo ora precisare dove sorsero la “ecclesia” e la “mansio que dicitur de templo”, bisogna precisare i confini del Grande Brolo o di Sant’Ambrogio fino al momento in cui passò in mano ai Visconti.
Prima che Milano si ampliasse con la costruzione della cerchia comunale de’ terraggi” esso, il Brolio, si estendeva fuori delle mura massimianae fra la vecchia Porta Romana e l’odierno Verziere.
Due parole sull’antico Verzarium, donde il nome della famiglia milanese “de Verzario” a cui apparteneva il frate templare Dalmazio. Il Verzarium era nell’attuale Piazza Fontana, mentre l’attuale Verziere allora era il “corso di Porta Tosa”.
Quindi fra la via Commenda e Francesco Sforza a sud, a nord con “Brera” come angolo acuto, ad ovest con Porta Romana, si forma un triangolo equilatero di circa 1000 metri per lato ed è al suo interno che si deve cercare il “caput brolii”, non lontano dalle due case dei Templari che però rimangono fuori dal perimetro urbano. In seguito alla costruzione della linea dei terraggi, una parte del Brolo venne inglobata e diede origine a Porta Tosa, ma le case Templari rimasero sempre all’esterno.
Il funzionamento della “mansio” milanese della Milizia del Tempio viene così descritta dal Giulini: “La magione di Milano aveva un maestro e diversi frati. Di solito gli ascritti a quest’Ordine, soprattutto i frati, erano di nobile lignaggio. In particolare, nel documento sulla magione milanese viene citato il maestro Bonifacio e i frati Rustico, Arnulfo e Tedaldo prete, qui si legge : omnes fratres habitantes in dicta Mansione e, continua il documento..et aliorum fratrum habitantium ad ipsam mansionem. Alla stessa mansione apparteneva Dalmazio de Verzario donatore dei beni al diacono Adelardo Comino.
L’accenno a Tedaldo prete prova che prima del 1172, in antitesi con quanto affermano gli storiografi dell’Ordine, esisteva anche la classe de’ sacerdoti incaricati degli uffici divini e della corrispondenza, oltre alle altre tre classi: cavalieri, scuderi e fratelli laici. Quindi se ne aggiunse una quarta, quella dei sacerdoti.
Tutti gli ascritti portavano una cintura bianca di lino, simbolo di castità e capelli corti, probabilmente per igiene. La veste dei sacerdoti era bianca, dei laici grigia o nera. Sopra l’armatura tenevano un lungo mantello bianco fregiato da una grande croce latina o patta. All’indice della mano sinistra, un anello con la stessa croce.
PRECETTORIA di MILANO
Ora veniamo a che tipo di magione fosse quella di Milano e che grado avesse. Sappiamo da un documento che il capo di essa Bonifacio, viene chiamato “frater” e “magister”. Altri documenti più tardivi parlano di un “presbiter” e “preceptor”, mai di un “major magister” e men che meno di un “generalis preceptor”. Da ciò si evince che Milano non fu mai sede di un grande priorato ma solo di una “precettoria” o casa.
Per questo motivo, nel 1149, il maestro Bonifacio promette al diacono Adelardo di far approvare l’investitura al major megister del Tempio. Non sappiamo dove fosse ubicata tale residenza, ma altri documenti confortano la tesi che sia sempre stata Cremona.
Infatti su una lettera con sigillo “baylie (baiulia o commenda ) lombardie” di fra Uguzone da Vercelli, “cubicularius sumi pontificis ac domorum Militie templi jn lombardia preceptor [generalis]” vi è la data Cremona 5 giugno 1300, con la quale si autorizza il precettore della “domus militie templi mediolani” (fra Jacopo da Pigazano) a permutare “quoddam pratum mansionis mediolani pro alia re jnmobili que maioris sit utilitatis mansioni” nell’interesse dell’Ordine.
Invece in un altro atto del 6 aprile 1308 si evince come la precettoria di Milano sia una dipendenza diretta del precettore generale di Lombardia, Roma e Sardegna. Di speciale importanza è il testamento di Guerenzone de Cairate fu Bonifacio, di legge longobarda, che nel documento del 6 giugno 1152 così dispone: “Itemque uolo et iudico,si decessero,sine filijs masculis, uel si habuero et infra etatem decesserint, ut habeat super meis rebus canonica Sancti Ambrosij ad corpus omni anno fictum ad mensuram Mediol. sicalis et panici modios trex….et templum Domini de Brolio centum et hospitale de sancta Cruce solidos quadraginta..”
Trad: “Parimenti voglio e impongo che ,se morissi senza figli maschi , o, che se gli avessi ed essi morissero prima, la canonica di Sant’Ambrogio disponga dai miei beni una sostanza  annuale, secondo la misura Milanese di tre moggi….e il Tempio del Signore del Brolio (disponga di) cento solidi e l’Ospedale di santa Croce di quattrocento solidi ( i solidi erano una moneta).
Nel “templum Domini de Brolio” viene di certo identificata la nostra casa dei Templari, mentre l’hospitale de sancta Cruce il monastero dei Crociferi è situato a Porta Ticinese, non molto lontano dalla basilica di S. Eustorgio, in via S.Croce.
L’origine dell’Ordine dei Crociferi è così oscura da non potere stabilire l’epoca approssimativa della sua istituzione. Il fatto strano è che in tutti i documenti si faccia riferimento, in carte milanesi mai precedenti al XII secolo, all’hospitale Cruciferorum Sancte Marie” e mai all’ “hospitale de sancta Cruce”.
Si può dunque supporre che la citazione sull’atto notarile del Guerenzone sia relativa all’ospedale dei Gerosolimitani, detto semplicemente “de sancta Cruce”, sia perché tale era il nome ad esso unita, sia perché, col nome di questa chiesa, compare, nei documenti della città di Milano, l’ospedale de’ Cavalieri di S.Giovanni di Gerusalemme o Gerosolimitani.
Siamo quindi di fronte al più antico documento che attesti la presenza in Milano dei Gerosolimitani e come per l’Ordine del Tempio, cosi dunque per quello dei Giovanniti, Milano fu sede solo di “precettorie”.
Il   BARBAROSSA
Dal 1152 fino al 1215, dai documenti cittadini, non si ha più testimonianza della presenza dei due ordini, ma i cronisti ne parlano in un evento che segnala la presenza dei Templari a Milano, descrivendo anche un pezzo della storia d’Italia.
Nell’anno 1158, l’imperatore Federico di Svevia, detto il Barbarossa scende in Italia “ sexto die mensis Augusti castra sua in Brolio Mediolani.” Nella sua prima discesa, nel 1154, aveva distrutto alcuni castelli e punito città più piccole di Milano, non potendola espugnare perché troppo potente e per via delle sue esigue forze, l’aveva messa al bando dell’impero, ma nella seconda discesa egli ha un esercito nutrito “ Et quidem milites fuerunt appretiati quindecim millia”, seguito da capitani,conti,marchesi,soldati, principi e prelati. Dopo aver espugnato il castello di Trezzo d’Adda assediò Milano con più di 100 mila uomini divisi in sette corpi, era il 6 agosto 1158, “sexto die mensis Augusti”. Giunti sotto le porte di Milano si distribuirono verso le varie porte della città. Sistemati i principi e l’arcivescovo, Federico piazzò il proprio quartier generale in una stanza “in Solario Templi de Brolo” ,cioè nel piano superiore della casa o mansione de’ Cavalieri Templari.
Tale località era “apud Ecclesiam quae dicitur Omnes Sancti, quae est Ecclesia Templi”, cioè la casa dei Templari era attigua alla loro chiesa dedicata a tutti i santi (dove alloggiava l’imperatore). L’ubicazione della Chiesa templare di Ognissanti non è accertata, ma la vicinanza della precettoria di Santa Maria del Tempio con la Basilica di San Nazaro Maggiore in Brolio (in corso di Porta Romana) dedicata a tutti gli apostoli e la presenza qui di tombe con “croci patenti” può far ritenere che le due chiese fossero in stretta relazione.
Dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio, fu comandato agli scalpellini di eliminarne simboli, croci patenti e qualsiasi altra testimonianza che potesse ricordare ai posteri l’obbrobrio commesso dalla chiesa cattolica.
Nell’archivio dell’Ospedale Maggiore si conserva una pergamena del secolo XIV rogata da Signorolo da Cisnuscolo, dove si parla della magione o sia casa de Frati di S.Giovanni Gerosolimitano o sia del Tempio “Mansio seu domus Fratrum…seu de Templo
Tale importantissima affermazione fatta da un testimone dell’epoca e in più oculare, ci fa arrivare al punto cruciale : stabilire l’identificazione della chiesa del Tempio.
DOVE SI TROVA?
Premesso che la voce templum significa l’ordine de’ cavalieri Templari, all’inizio del XIV secolo dopo l’abolizione dell’ordine, molti dei loro beni, comprese case,chiese e il cospicuo archivio, pervennero ai Gerosolimitani. Due documenti in particolare, del 19 ottobre 1227 e del 1385, attestano che la casa dei Gerosolimitani “Mansio seu Domus fratrum Sancti Johannis Gerosolimitani seu de Templo”è senza ombra di dubbio, la casa o mansione precedentemente dell’Ordine del Tempio.
Pertanto la chiesetta di Ognissanti e la casa vicina dei Templari, dove alloggiò lo svevo Federico II, fosse il sito dove ora si trova la commenda dei Cavalieri di Malta. Permangono dei dubbi sul fatto che la chiesa fosse stata, in qualche periodo, intitolata a Ognissanti, infatti in nessun documento che appartenesse al Tempio prima e ai Gerosolimitani dopo, fa cenno a questo nome, ma parlano sempre di una “domus templi” o di una “mansio de templo”. Interessante notare che già prima della fine ufficiale dell’Ordine, nei suoi ultimi anni di vita, troviamo un atto di permuta del 16 ottobre 1304. Alcune delle terre permutate erano di proprietà “domini fratris Ricobaldi spitiarij filii condam domini mori Ordinis Militie Sancte Marie”. Il templare Ricobaldo Speziario le aveva vendute e cambiate con altri siti milanesi templari “extra porta Tonsam” e saluis e reseruatis sempre preceptis domini magisteri maioris Militie templi qui est vltra mare et citra mare”. Le parole “Ordini Militie Sancte Marie” testimoniano il fatto che la chiesa dei Templari fosse dedicata alla Vergine. Infine la frase “qui est vitra mare et citra mare” indica chiaramente la presenza del Gran Maestro dell’Ordine.
CONCLUSIONI
Intorno al 1134 i Templari venuti a Milano al seguito di Bernardo di Clervaux, si stabilirono “in capite Brolii” ed eressero una “domus”, una “mansio” e una “ecclesia”. Uno dei primi capi della precettoria milanese, Dalmazio de Verzario, morendo nel 1149, lasciava parte delle sue sostanze all’Ordine.
La chiesa di Santa Maria ebbe come sottotitolo anche quello di Ognissanti. Di fianco ad essa esisteva un lazzaretto che divenne poi nei secoli l’Ospedale Maggiore.
Nel 1226 appare vicino alla mansione una “scola” di cui erano decani il precettore della mansio e il nobile Domenico de Picconano. Poco dopo la venuta dei Templari, vicino a loro, nel Brolo di S. Ambrogio, i cavalieri Gerosolimitani, fondando una chiesa, S.Croce e un ospedale, S.Giovanni Battista, dove nel 1259 troviamo anche delle converse e sorelle. Sia l’una che l’altro andarono loro in eredità, e alla distruzione totale dell’ordine, si trasferirono definitivamente nella più grande mansio templare.
Mansio che per ben due volte aveva ospitato, nel 1158 e nel 1161 l’imperatore svevo FedericoII.
Ancora nel 1398, risulta ed è riportata dal “Notizia Cleri Mediolanensis”, che accanto all”Hospitale Sancte Crucis” esisteva ancora la “Domus de Templo”.
La potenza dei due ordini è attestata in Milano dai documenti che ad essi si riferiscono, per lo più atti di compra-vendita o investiture, sicuramente più numerose per i Gerosolimitani che per i Templari. Una piccola parte dei loro beni, si trovava nelle vicinanze delle loro case, ma fuori dalle porte Romana e Tonsa, lungo la strada pavese, a Monluè e in località detta “Braida”, l’attuale Brera.
Abolita per la sua potenza e per la bramosia che destavano le immense ricchezze della sacra Milizia del Tempio, i beni immobili passano, dopo il 1312, all’ordine de’ cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, oggi Ordine di Malta, molto vicino alla Chiesa.
Con tutta probabilità il passaggio avvenne tra il 1316 e il 1319 e le operazioni di trapasso non furono per nulla facili, infatti, lo stesso priore delle case gerosolimitane in Lombardia dovette assumere la reggenza della casa, dal 1321 al 1326, ben 5 anni.
Dal 1327 continua la serie di precettori milanesi, la cui carica rimane elettiva fino alla fine del XIV secolo, da allora assunsero anche la qualifica di domus seu mansionis S.Cricis et S.Marie, quondam Templi de Mediolano, ordinis sancti Johannis Gerosolimitani (cfr.atto 15 ottobre 1365 ASM, sede cit. cart. 193) quando cioè trasportarono la loro sede nella casa de’ Templari nel documento 23 giugno 1325 (V.Appendice,II,B,doc 30, e fra gli altri posteriori, oltre la citazione “presa di possesso” del 4 aprile 1411, i doc. in data 1°giugno 1457 e 7 marzo 1458 (ASM, Sede cit. cart. 194) dove troviamo dei “confessi”, ricevute di pagamento, instrumento d’affitto. Un esempio. Il 2 ottobre 1458 dal precettore Fr. Gabriele de Bene, locatore a nome della propria precettoria di una vigna a tal Pietro de Gafori, redige un documento su un affitto in Porta Romana, “extra redefossum ubi dicitur ad pongionum” chiamato “Preceptor domus seu Mansionis ecclesie sancti Johannis Yerosolimitani et sncte Crucis extra muros Mediolani alias de Templo nuncupate”.
Infine, l’importanza della “precettoria” oltre che dal numero di beni posseduti e dal loro vistoso reddito (valutato nel XV secolo a circa 1500 fiorini d’oro), è dimostrata dal fatto che fino dal 1290 ebbe un proprio “capitolo” e, ad inizio secolo XV assunse anche il titolo di “baiulia” e di “commenda”.
Infatti nel documento del 10 marzo 1410 contenente l’investitura spirituale di Giorgio de Crivelli, si legge: Cuius fructus reddito et proventus Mille Quingentorum florenorum auru secundum extimationem valorem annuum, diligenti inquisitione, reperimus non excedere.”
Altro particolare di una qualche rilevanza, affermano alcuni storici, (Bosio, Rotta) non si sa su quale fondamento, che alla chiesa di S.Maria del Tempio, fu dato il titolo di S.Giovanni Battista, da Ludovico il Moro.
Carta di Milano del 1737 – punto n.40 – s. Giovanni Bat.ta Comenda –
Durante il pontificato di Sisto IV, la commenda venne elevata a “Priorato e Capo della Lombardia”, ma il primo priore, un certo Fr. Girolamo Bequet, cade in disgrazia presso il Duca di Milano, Ludovico il Moro e dopo la morte del Papa viene privato della sua carica e sostituito con Fr. Andrea Birago, che subito rinunciò alle bolle e alle provvigioni ducali, sostenendo che quel priorato stava causando gravi danni alla Religione. Anche Bequet aveva rinunciato in favore di un certo Ferullino al quale papa Alessandro VI aveva fatto regolare bolla di nomina. Ma ne nacque un’incresciosa questione fra il Gran Maestro e il Ferullino. Si aprì un’inchiesta sulla sua condotta ed emerse che il frate aveva comportamenti poco consoni al ruolo che ricopriva. La conseguenza fu che Frullino venne destituito e il priorato di Milano venne abolito.
Questa tentata elevazione della precettoria a priorato è cosa davvero poco chiara, anche perché in tal modo ne veniva privata la storica sede di Asti.
Nell’antica casa Templare, convenientemente ampliata e adattata al pari dell’unita chiesetta in seguito chiamata, prima dell’avvento di Ludovico il Moro, S. Giovanni al Tempio, i Gerosolimitani rimasero fino al 1798, fino a che la chiesa venne soppressa e trasformata in oratorio.
Nel 1787 sulla guida di Milano così si legge a pag 114: “dirigendo il cammino al borgo di Porta Romana si può vedere la Chiesa di S.Giovanni Battista Commenda di Malta, anticamente de’ Templari, non ha di pregio che esternamente l’antica sua semplicità.”
Le ultime notizie relative alla precettoria di Santa Maria del Tempio si trovano nelle Mappe Catastali del 1881, prima della demolizione avvenuta per la costruzione del padiglione “Riva” e della clinica “De Marchi” del Policlinico. Di tale edificio, detto la “Commenda” oggi non esiste più nemmeno la sede dei Cavalieri di Malta, ma solo la via contigua.
Nel 1291 cadde Acri, ultimo baluardo cristiano in Terrasanta.
I cavalieri del Tempio provocano il crollo della torre dove erano asserragliati e rimangono sepolti assieme agli assalitori.
Uno di questi era antenato di Goffredo de Charnay, colui che 40 anni dopo avrebbe reso pubblica la Sacra Sindone.
Anche a Milano succede ciò che stava avvenendo in tutta Europa: Papa Clemente V attraverso i commissari Domenicani, sottopose al giudizio dell’Inquisizione, con la tortura e la condanna, i monaci-guerrieri.
Il 22 novembre 1307 inizia il loro calvario: una pergamena papale da Poitiers ordina il loro arresto immediato e la confisca dei beni a favore degli stessi Domenicani: da questo si può avere un’idea del “trattamento speciale” a loro riservato.
Entrare nell’universo dei cavalieri “senza macchia e senza paura” è un viaggio, come lo intendevano gli antichi Celti, un’esperienza e insieme un percorso all’interno di se stessi, una via mistica alla ricerca della Conoscenza e forse del Sacro Graal.
Fonti:

  1. Colombo – I Gerosolimitani e i Templari a Milano
  2. Conte G.Giulini – Memorie spettanti alla storia, al governo e alla descrizione della città e campagna di Milano nei secoli bassi.
  3. Archivio Storico Milanese – Fondo Chiaravalle – Mappe
  4. Manara- storie dei cavalieri di Malta nei suoi Gran Maestri e Cavalieri.
  5. Cibrario – Dei Templari e della loro abolizione.
  6. Morigi – Sommario delle cose mirabili della città di Milano.
  7. V. Vercelloni – Atlante storico di Milano, città di Lombardia, 1987
Emanuela Vaccaa
15078707_1766304006957201_7973846883344951837_nEmanuela Vacca nasce a Milano nel 1953 e vive a Cassano d’Adda, dove lavora come insegnante. Ha pubblicato una raccolta di racconti brevi dal titolo “Scritti tra la penna e la Luna”, una novella dal titolo “ Io, donna”.
Nel 2005 e 2006 si posiziona tra i primi posti dei premi letterari Marguerite Yourcenar a Milano e “Angela Starace” a Napoli coi racconti “La tana” e “Noi due”. Dal 1996 fino al 2003 collabora con diverse riviste letterarie e con siti di storia medievale. Scrive e pubblica articoli e fotografie sul blog “Perle di Strega”.
In fotografia ha esordito con mostre fotografiche, reportages e pubblicazioni col Comune di Cassano d’Adda il catalogo “Ecoismi” 2012/2013. Componente della giuria “il fotogramma d’oro” promosso dalla città di Treviglio. Nel 2016 pubblica con Edizioni Meravigli il romanzo storico “Vanina, la zoppa”. Attualmente collaboratrice esterna del sito Pressenza.
Scrivi a Emanuela Vacca.
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