La Rocca Brancaleone di Ravenna

di Fabio Serafini.

Introduzione

Fra le città d’arte presenti in Italia occorre sicuramente inserire Ravenna, conosciuta in tutto il mondo innanzitutto – e forse principalmente – per i suoi mosaici, le chiese di Sant’Apollinare in Classe e San Vitale e le tombe di personaggi quali Dante Alighieri, Galla Placidia e Teodorico.
Non è mia intenzione soffermarmi sia su tali edifici che su tali personaggi, tanto sono ormai conosciuti gli uni e gli altri, grazie ai tanti lavori pubblicati nel corso del tempo che li riguardano. Tuttavia, come altre località, Ravenna ha altri per così dire angoli, forse poco o per nulla conosciuti ai più, che invece meriterebbero di essere maggiormente conosciuti.

Fra i luoghi di Ravenna forse meno conosciuti e meno visitati occorre inserire la Rocca Brancaleone, edificata non distante dal Mausoleo di Teodorico ed oggi ormai parte integrante del contesto cittadino.
Dopo i periodi romano, barbaro e bizantino, di cui non mi voglio qui occupare sia per mancanza di spazio che per il mio interesse per l’era medievale almeno per il presente studio, Ravenna vide l’epoca dei Comuni, durante la quale diverse furono le lotte per ottenere la supremazia delle Signorie1, con la città romagnola appena menzionata che non ha fatto eccezione2. Una di queste lotte avvenne nel corso del 1441, sebbene per lo storico ravennate Girolamo Rossi riporti il precedente 14393.

Durante il 1431, quando il potere ravennate era “nelle mani” della famiglia dei da Polenta, salì al potere Ostasio III, il quale succedette al padre Opizio e, come si vedrà a breve, diventerà l’ultimo della sua famiglia a sedersi per così dire sul trono di Ravenna e, stando ad un autore precedente, gli stessi da Polenta si estinsero con lui4. Dieci anni dopo, quindi nel già menzionato 1441, i Ravennati si ribellarono al dominio di Ostasio III e riuscirono a scacciarlo dalla città, con il da Polenta che si rifugiò o forse venne sequestrato da Venezia5.

A seguito della sollevazione popolare, nel marzo del medesimo anno Ravenna si assoggettava al dominio della stessa città lagunare6: la Serenissima prese quindi il posto dei da Polenta e rimase al potere a Ravenna fino al 15097, anno in cui la località romagnola passò allo Stato Pontificio8.

Si può essere convinti, facilmente senza cadere in errore, che Venezia accettò di buon grado di avere il territorio ravennate fra i propri domini.
I Veneti, infatti, consideravano Ravenna una città strategica, sia a livello commerciale che per il controllo di tutta la Romagna costiera e, quindi, Venezia era particolarmente interessata al porto di Ravenna, poiché quest’ultima città poteva essere per la stessa Serenissima un’ottima base di partenza sia per nuove conquiste che per la difesa dei territori già posseduti9.

La Rocca Brancaleone

Per quanto appena riportato, Venezia trovò indispensabile edificare una nuova rocca a Ravenna una volta che entrò in possesso della stessa ed il nuovo castello prenderà fin da subito il nome di Brancaleone – lo stesso ancora oggi in uso -, forse in riferimento alla zampa del leone di San Marco che faceva sfoggio del dominio veneziano10.

A seconda dello studio precedente preso in considerazione, che tuttavia trattano sinteticamente la rocca oggetto di questo studio, la costruzione della rocca venne intrapresa nel corso del 1456, quando Podestà di Ravenna risulta essere stato Benedetto Venieri, oppure sotto il successore, Pietro Giorgi, il quale divenne Podestà a partire dal 145711. I dubbi riscontrati sull’anno di costruzione della rocca si possono facilmente dipanare, come posso dimostrare qui di seguito.

Infatti, il 3 gennaio 1456 l’allora Doge di Venezia, Francesco Foscari, scrisse a Lorenzo Soranzo, Podestà di Ravenna in quel momento, affinché quest’ultimo ospitasse a Ravenna Giacomo Corner e Vitale Lando, i quali furono ordinati dallo stesso Doge di studiare il luogo della città romagnola dove sarebbe poi stata costruita la nuova rocca, oltre a dover decidere le caratteristiche che avrebbe dovuto avere il nuovo edificio militare12.

Credo ora utile fare una breve digressione: è da segnalare che quanto appena riportato va ad integrare lo storico ravennate Baldelli, il quale non riporta Lorenzo Soranzo fra i Podestà veneziani di Ravenna, né risulta nel suo lavoro alcuna persona con la carica appena menzionata per l’anno 1456. Il Baldelli, infatti, menziona Benedetto Venier come Podestà di Ravenna per il 1452, per poi inserire Pietro Giorgi almeno a partire dal successivo 1457 e, secondo il medesimo autore, è sotto quest’ultimo che si avviò l’edificazione della Rocca Brancaleone13.

Potendo ora tornare a narrare le vicende legate alla Rocca Brancaleone, è ormai accertato che, al 17 gennaio 1456, si era ormai trovato il luogo dove costruire il nuovo castello: esso sarebbe stato ubicato in Torre di Porta Nova, vennero decise le sue forme e, per far spazio allo stesso, si optò di demolire la chiesa di Sant’Andrea dei Goti, fatta edificare da Teodorico nel 51714, demolizione poi effettivamente effettuata ed avvenuta durante il 145715.

Ciò significa che gli inviati veneziani giunsero a Ravenna in un momento di poco successivo il 3 gennaio 1456, furono accolti dal Podestà locale nei modi indicati dal Doge, per terminare il proprio lavoro e poi tornare a Venezia entro il successivo giorno 17, durante il quale lo stesso Doge Francesco Foscari ha informato il Consiglio de’ Pregadi16 di quanto ho appena riportato. Tuttavia, i lavori di costruzione della rocca partirono solo il 25 maggio 1457, sotto la direzione dell’architetto Giovanni Francesco da Massa ed alla presenza sia dell’Arcivescovo Bartolomeo Roverella che del Podestà Pietro Giorgi17.

Per alcuni studi precedenti, fu il prelato ravennate a porre la prima pietra dell’edificio18, mentre per un altro autore ciò venne fatto dal Podestà, il quale avrebbe anche gettato una moneta d’oro, una d’argento ed una di rame in una fossa appositamente preparata per l’occasione19. Non è dato ad oggi sapere il motivo per il quale passò più di un anno per l’inizio dei lavori di costruzione della rocca: si può forse avanzare l’ipotesi – che, dal gennaio 1456 al maggio 1457, Venezia raccolse il denaro necessario e al lavoro e si organizzò nei preparativi per la stessa edificazione.

Tuttavia, è bene precisare che la mia teoria appena enunciata è solo una ipotesi, certamente logica, ma ad oggi tutta da dimostrare. Quello che è certo è che i lavori per la costruzione del castello furono intensi e veloci, tanto che furono requisite le fabbriche di mattoni ravennate affinché servissero a tale scopo e le stesse vennero obbligate a lavorare senza tregua, giorno e notte20. Questo fece sì che la nuova rocca raggiungesse notevoli dimensioni già nel 1461, con la conseguenza che Marco di Riniero ne fu nominato castello, mentre Pietro da Piemonte, nel medesimo periodo, fu incaricato di fondere le prime bombarde per il nuovo edificio militare21.

Nel 1461, quindi, la Rocca Brancaleone è già attiva, sebbene ancora non terminata e, con la nomina del suo primo castellano, forse essa ha potuto ospitare già un primo contingente militare, con le bombarde costruite da Pietro da Piemonte che, oltre a poter confermare quanto appena affermato, vennero costruite ed inserite nel nuovo castello in un momento non lontano.
Nel successivo 1467, invece, i lavori del castello furono ultimati ed esso ebbe grandi dimensioni, come si può notare ancora oggi, fu dotato di baluardi e torri merlate – questi ultimi oggi non più presenti -, oltre ad essere concluso anche il consolidamento della cinta muraria cittadina22.

Inoltre, la Rocca fu dotata anche di una cittadella, di cisterne e di edifici quali armeria, arsenale, mulino e magazzini, oltre a possedere sia una fabbrica per le polveri che una per le palle di ferro e piombo, queste ultime usate dall’artiglieria23. Tuttavia, nel corso delle ricerche che hanno portato alla realizzazione del presente studio, è stato possibile riscontrare che vi è forse la possibilità di una costruzione dell’armeria in un momento successivo la fine dell’epoca medievale.

Infatti, lo storico ravennate Girolamo Fabri, che scrive nel 166424, afferma che tale armeria fu edificata durante il pontificato di Clemente VIII – sul trono di San Pietro dal 1592 al 160525 -, dopo la presa di Ferrara, avvenuta nel 159826, come dimostrerebbe una lapide di marmo posta sulla porta – forse il Fabri intende che tale porta appartiene alla Rocca Brancaleone -, la quale riporta il 1599 come anno di costruzione dell’armeria stessa. Ulteriori ricerche potrebbero forse dimostrare se l’armeria fu realizzata in epoca medievale e quindi contemporanea al resto dell’edificio, oppure se invece è di epoca posteriore, come affermato dallo studioso ravennate appena menzionato.

Al di là dell’anno in cui fu costruita l’armeria, si è facilmente già compreso che si è di fronte ad una rocca del tutto autosufficiente. Inoltre, lo stesso castello fu edificato in modo tale che lo stesso risultava sicuramente pronto a resistere agli eventuali attacchi degli eserciti nemici in modo efficace. È da segnalare, tuttavia, che Ravenna – e di conseguenza la Rocca Brancaleone – subì attacchi nemici solo in un’epoca successiva a quella medievale27: per questo motivo, è mia intenzione non soffermarmi su tali battaglie, nuovamente sia per mancanza di spazio che per il mio interesse preminente al Medioevo, almeno per questo studio.

Conclusioni

Posso ora giungere alle conclusioni di questo mio scritto, non essendo pervenuto ad altre notizie sulle Rocca Brancaleone per l’era di interesse, sebbene ulteriori ricerche potrebbero forse fornire ulteriori dati, che andrebbero così ad integrare quanto qui riportato.

Ravenna, come le altre zone della penisola italiana, ha subito la conquista di vari popoli e varie culture nel corso delle varie epoche. Come si è visto, nel 1441 la Repubblica veneziana si impossessò della città romagnola da poco menzionata, a seguito di una sollevazione popolare che scacciò dalla stessa la famiglia da Polenta, fino a quel momento al potere nella medesima località. La città lagunare era interessata al possesso di Ravenna in generale e del suo porto nello specifico, poiché quest’ultimo ritenuto utile da Venezia in quanto possibile ulteriore base sia per i propri commerci marittimi che per una migliore difesa militare delle acque adriatiche per la Serenissima.

Affinché Ravenna e, soprattutto, i traffici marittimi veneziani con base nella medesima città romagnola fossero meglio difendibili, nel successivo 1456 prese avvio il progetto di costruzione di una nuova rocca.
Infatti, il 3 gennaio dell’anno appena menzionato il Doge lagunare diede disposizioni a tal proposito e, entro il successivo 17 dello stesso mese, i suoi delegati fecero ritorno a Venezia, avendo ormai deciso il luogo ed il progetto della rocca. Per far spazio a quest’ultima, tuttavia, si perse per sempre la chiesa di Sant’Andrea dei Goti, fatta costruire nel 517 da Teodorico, il cui Mausoleo non è distante dallo stesso castello. Perdita, quella della chiesa, a mio parere di non poco conto: solo i documenti giunti fino a noi potrebbero raccontare la storia di tale edificio di culto, ma senza la possibilità per alcuno, dal 1457 in poi, di visitare un simile luogo.

Tornando all’oggetto di questo mio studio, l’edificazione di quella che sarà chiamata fin da subito Rocca Brancaleone – forse per ricordare l’egemonia veneziana -, nome con il quale è chiamata ancora oggi, ebbe tuttavia inizio solo il 25 maggio 1457, quindi a poco più di un anno di distanza dalla sua progettazione. Inoltre, l’edificazione fu avviata alla presenza delle Autorità locali, quali l’Arcivescovo ed il Podestà di Ravenna ed uno di essi pose la prima pietra del castello, oltre a gettare tre monete – una d’oro, una d’argento e l’altra di rame – in una fossa creata appositamente, nel caso in cui fu il Podestà a porre anche la prima pietra. Per espressa volontà di Venezia, i lavori di costruzione procedettero spediti, anche attraverso l’obbligo alle fabbriche di mattoni locali di dedicarsi unicamente alla produzione di quanto occorreva per la nuova rocca, oltre all’obbligo, sempre per tali fabbriche, di lavorare per tutto l’arco della giornata.
Sebbene i lavori del castello siano terminati nel 1467, tanto esso era di grosse dimensioni, già nel 1461 – quindi solo quattro anni dopo l’inizio dei lavori – la rocca era già in parte costruita e così funzionante che, in tale anno, si ebbe la nomina del suo primo castellano.

Ciò può permettere di pensare che già nel 1461 l’oggetto di questo studio fosse abitato ed utilizzato da un contingente militare. Tale ipotesi viene maggiormente avvalorata dal fatto che, contemporaneamente alla nomina del primo castellano, venne dato mandato di fondere alcune bombarde per la rocca e si può essere convinti che tale lavoro venne eseguito nell’immediato, cosicché le armi appena menzionate vennero posizionate all’interno del medesimo castello dopo poco tempo. Una volta terminata, la Rocca Brancaleone fu del tutto autosufficiente, in virtù dei vari edifici costruiti al suo interno. Per volontà di Venezia, infatti, il castello ravennate doveva resistere perfettamente agli attacchi nemici, compresi quelli di lunga durata.

Tuttavia, le battaglie o le guerre avvenute che Ravenna subì una volta costruita la Rocca Brancaleone avvennero non durante l’epoca medievale, bensì solo in epoche successive. Tali battaglie, quindi, non hanno trovato spazio in questo mio studio, come non ha trovato spazio la narrazione riguardante la storia in generale della Rocca Brancaleone dopo il 1492: da una parte, per mancanza di spazio, dall’altra poiché è stato mio interesse soffermarmi solo sulla parte di epoca medievale.

Per il periodo successivo a quello da poco menzionato, mando perciò a quegli studi che ne fanno menzione e che costituiscono parte della biografia di questo mio scritto. Come si è visto, è breve il periodo di vita che la Rocca Brancaleone fece durante l’epoca di interesse: si parla, infatti, di poco più di 26 anni, prendendo in considerazione anche quel periodo la stessa rocca fu progettata. Nonostante questo breve periodo, come ho già avuto modo di scrivere nell’apertura delle conclusioni, allo stato attuale non tutto è conosciuto di tale edificio per l’epoca medievale.

Mi riferisco, per esempio, ai vari castellani che si sono succeduti nel tempo dopo l’unico menzionato nel corso di questo mio studio, oltre a poter sapere l’esatto momento in cui le bombarde di cui si è parlato furono assemblate e poi posizionate nella rocca. Ulteriori ricerche potrebbero forse portare alla scoperta di nuovi dati utili, i quali forse costituirebbero l’oggetto di un secondo studio, che così andrebbe ad integrare quanto riportato nel corso di questa mia ricerca.

Note

1 Caravita R., Rinaldo da Concorrezzo Arcivescovo di Ravenna (1303-1321) al Tempo di Dante, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1964, p. 37.
2 Baldelli M., Memoria intorno i dominj e governi della città di Ravenna, Faenza 1822, pp. 4-23.
3 Rossi G., Ravenna dall’anno 1500 sino all’anno 1513 volgarizzamento dalla latina storia, Ravenna 1826, p. 5.
4 Baldelli M., cit., p. 18; Fabri G., Ravenna ricercata overo compendio istorico delle cose più notabili dell’antica città di Ravenna ora disoccupate, Bologna 1678, pp. 77, 110.
5 Baldelli M., cit., pp. 18-19; Fabri G., cit., pp. 77-78; Cortesi P., I castelli dell’Emilia Romagna – Un viaggio affascinante alla scoperta delle fortezze, dei manieri e delle residenze nobiliari fortificate disseminate per la regione, Newton Compton Editori, Roma 2007, pp. 215-216.
6 Ibidem.
7 Baldelli M., cit., pp. 19-24; Cortesi P., cit., p. 215.
8 Baldelli M., cit., pp. 24-41; Rossi G., cit., pp. 30-32.
9 Cortesi P., cit., pp. 215, 216.
10 Cortesi P., cit., p. 216; Fabri G., Le sagre memorie di Ravenna antica – Parte Prima, Venezia 1664, p. 260.
11 Baldelli M., cit., p. 21; Mallett M. E. – Hale J. R., The military organisation of a renaissance State: Venice c. 1440 to 1617, Cambridge University Press, Cambridge 2006, p. 91.
12 Cortesi P., cit., p. 216.
13 Baldelli M., cit., p. 21.
14 Cortesi P., cit., p. 216; Barnish S. J. – Marazzi F., The Ostrogoths from the migration period to the sixth century, The Boydell Press, Woodbridge 2007, p. 250; Pautrier M. (a cura di), La Cronaca di Benedetto monaco del Soratte, lulu.com, 2011, p. 49.
15 Cappelletti G., Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, II, Editore Giuseppe Antonelli, Venezia 1844, p. 38.
16 Cortesi P., cit., p. 216.
17 Cortesi P., cit., p. 216; Baldelli M., cit., p. 21; Mallett M.E. – Hale J.R., cit., p. 91; Fabri G., cit., p. 260.
18 Baldelli M., cit., p. 21; Fabri G., Le sagre…, cit., p. 260.
19 Cortesi P., cit., p. 216.
20 Ibidem.
21 Cortesi P., cit., p. 216; Fabri G., Le sagre…, cit., p. 260.
22 Baldelli M., cit., p. 21; AA.VV., Ragguaglio istorico della diversione dei duo fiumi il Ronco, ed il Montone della città di Ravenna, Bologna 1741, p. 33; Mallett M. E. – Hale J. R., cit., pp. 90-91; Cortesi P., cit., p. 216.
23 Cortesi P., cit., p. 216; Fabri G., cit., p. 260.
24 Fabri G., Le sagre…, cit., p. 260.
25 Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Clemente VIII (1592 – 1605) – Il Papa di Fano, Grapho 5, Fano 2005.
26 Motta F., Bellarmino: una teologia politica della Controriforma, Editrice Morcelliana, Brescia 2005, pp. 565-568.
27 Cortesi P., cit., pp. 216-218; Mallett M.E. – Hale J.R., cit., p. 91; Rossi G., cit., pp. 21, 31.

Fabio SerafiniFabio Serafini

Originario della regione del Montefeltro, oggi appartenente all’entroterra pesarese, si è poi trasferito a Fano, dove si è diplomato in Analista Contabile, per poi trasferirsi in altre città per motivi di lavoro, vivendo oggi a Ravenna. Fa parte della Libera Associazione di Ricerche Templari Italiani (L.A.R.T.I.), dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (A.r.a.r.) e dell’Archeoclub d’Italia – sede di Fano.

Ad oggi, sono già pubblicati vari suoi studi sull’Ordine del Tempio: Falsi ed inesattezze sull’Ordine del Tempio, pubblicato nel XXX Convegno di Ricerche Templari, La magione templare de La Rochelle e Falsi ed inesattezze nella ricerca templare, pubblicati nel XXXI Convegno di Ricerche Templari, I giochi dei Templari in Templari, Cavalieri, Architetture nella Sardegna medioevale. Sono in fase di pubblicazione Le dipendenze templari della magione de La Rochelle e Falsi ed inesattezze nella ricerca templare, entrambi in XXXII Convegno di Ricerche Templari.

Infine, è anche pubblicato nel numero 43 (giugno-settembre 2014) della rivista quadrimestrale Cronache Medievali il suo articolo Piandimeleto, il paese dei Conti Oliva.

Contatto e-mail dell’autore: fabio.serafini@hotmail.com

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