L’Antéchrist di Verona: un poemetto della fine del XIII secolo (2) di Alessia Marchiori
Prima di fornire qualche cenno sulle versioni dell’Anticristo pervenuteci ed evidenziare alcuni punti di contatto strutturali e retorici con la Légende in questione, è importante considerare, in primo luogo, come vengono rielaborati i materiali testuali afferenti alla tradizione latina di Adson da parte dell’autore del testo franco-veneto.
L’editore Emmaneul Walberg, nella sua breve introduzione, sottolinea precipuamente le somiglianze e i passaggi comuni tra il testo del X secolo e la versione presa in esame, utilizzando l’edizione del 1898 di Edmond Sackur[1] per i cinque casi di raffronto testuale mostrati. Di conseguenza, egli interpreta la composizione dell’Antéchrist dell’Arsenal come una sorta di translatio dell’originario ipotesto.
Per questo raffronto testuale utilizziamo qui, invece, l’edizione del Corpus christianorum di Daniel Verhelst,[2] il quale segnala come l’edizione precedente fosse scorretta poiché l’editore, nel suo taccuino di appunti, aveva attribuito alcune interpolazioni del testo ad Adson stesso ignorando quindi gli esemplari di versioni latine successive. Ad una prima rapida lettura di entrambi i testi, in realtà, i punti di raccordo sembrano pochi: la Légende dell’Antechrsit contenuta nel manoscritto dell’Arsenal 3645 si riallaccia all’ipotesto epistolare di Adson solamente per alcuni dettagli descrittivi, peraltro notevolmente circoscritti, presenti spesso anche nelle altre versioni.[3]
L’autore anonimo omette o adotta alcune tecniche di abreviatio in tutti quei punti del testo in cui la narrazione diventa più fedele alla fonte scritturale o lascia posto alla digressione esplicativa. Di converso, alla diffusa tendenza alla concentrazione e alla banalizzazione della nostra versione, fa da pendant l’amplificazione dell’inserto narrativo in alcuni casi, con l’aggiunta di particolari concreti, di discorsi indiretti dei diavoli, che conferiscono un maggiore dinamismo al récit edificante. La libertà dell’autore del testo franco-veneto rispetto all’ipotesto originario è dimostrata anche dall’ordine, spesso non rispettato, dei diversi segmenti discorsivi: ad esempio anticipa i segnali della fine del mondo, prima della venuta dell’Anticristo, oppure ritarda il fatto che questo si faccia chiamare Messia e così via.[4]
L’Antéchrist dell’Arsenal, ad una lettura più attenta, si presenta come un rimaneggiamento del testo di Adson, mentre si avvicina spesso, per alcuni dettagli rappresentativi e alcuni motivi e indizi stilistici,[5] alle versioni latine successive al testo di Adson, composte tra il XI e XII secolo e che hanno avuto anch’esse una notevole fortuna negli ambienti monastici ma non solo.
Da un rapido sguardo alla tabella 1 degli Allegati, possiamo notare come tutta la prima parte dell’epistola latina di Adson (spiegazione del nome dell’Anticristo, della sua origine e topografia della vicenda), venga del tutto ignorata dalla versione anonima dell’Arsenal 3645, diversamente da tutte le altre versioni che sono state consultate.[6] Di converso, è l’unica ad avere, all’interno del prologo, il riferimento ai libri della Sibilla: questi vengono dapprima esemplati in alcuni manoscritti contenenti le versioni latine successive dell’epistola di Adson,[7] in posizione subito consecutiva, mentre in seguito se ne selezionano alcuni passi che vengono integrati nella leggenda dell’Antéchrist stesso, in particolare nella Vita Antichristi di Alcuino. Inoltre, l’autore anonimo sembra trascurare, dei tre metodi attraverso i quali questo figlio di Satana corromperà l’uomo (ovvero il terrore, i miracoli ed il denaro), i primi due, che riduce giusto a un paio di versi per ripetere invece più volte all’interno del récit il motivo dell’«or et argent» (divitiae) che elargirà abbondantemente l’Anticristo, motivo ancora una volta rintracciabile e sviluppato nella profezia sibillina.[8] Egli si ricollega in tal modo alla conclusione contenente la critica al modus vivendi dei clercs, e al loro vizio di dissipazione.
L’abreviatio viene applicata anche sulla lista di miracoli compiuti dal rivale di Cristo,[9] mentre, d’altra parte, i riferimenti dotti che sono disseminati nell’epistola di Adson (il quale talvolta riporta fedelmente interi passi dall’Apocalisse a San Paolo per l’uccisione dei profeti o dell’anticristo stesso),[10] vengono puntualmente omessi nell’Arsenal 3645, oppure ridotti ad un generico «livre, escrit, istoire» alla quale l’autore fa spesso riferimento. Quest’ultimo non fornisce alcune indicazione precisa (e lo stesso farà nelle altre sezioni del poema, nominando talvolta «un livre de Jacob, o Jérome», e null’altro) se non il fatto di garantire di aver trovato tutto per iscritto e quindi di non essersi inventato nulla, cosi come Adson recita in un solo punto del suo testo.[11]
Diversamente, l’amplificazione del testo dell’Arsenal riguarda la piccola parentesi della venuta dei profeti Enoch e Elia: non solo l’autore si preoccupa di riportare una sorta di sintesi del loro sermone sconosciuta in tutte le altre versioni, ma anche il dettaglio iconografico del vestito di «sac»,[12] che ritroviamo solo in un’altra versione vernacolare, quella di Geoffroi de Paris;[13] dettaglio che risale peraltro ad un passo del Vangelo di Giovanni.[14] Originali di questa versione sembrano essere invece i discorsi diretti inseriti nel testo e alcune apostrofi al pubblico: all’altezza dell’uccisione dei profeti, l’autore si rivolge al pubblico chiedendo cosa potranno pensare ora i fedeli vedendo questo fatto[15] e, ancora, un coro di diavoli si innalza di fronte all’annientamento dell’Anticristo da parte del Signore.[16]
Inoltre, il dettaglio cronologico del regno che durerà tre anni e mezzo sembra essere preso a prestito da altre versioni latine successive: quali la Descriptio de antechristo e l’Albuini de antichristo,[17] mentre il dettaglio narrativo degli ebrei che alla fine si convertiranno e battezzeranno, cosi come i quarantacinque giorni, anziché quaranta, di penitenza dopo la morte del figlio di Satana risalgono rispettivamente alla versione Vita antichristi dello Pseudo-Alcuino, e a quella attribuita ad un certo Alboino, precedentemente citata.[18]
D’altra parte, da un confronto con l’insieme delle altre versioni redatte in antico-francese,[19] alcune delle quali in anglonormanno, che ho potuto consultare nelle rispettive edizioni ma anche nei manoscritti stessi consultabili spesso su Gallica, è possibile affermare che il testo dell’Arsenal 3645 si lega raramente ad alcune di esse, solamente per alcuni riferimenti testuali o elementi descrittivi che ho tentato di riportare nella seconda tabella allegata. Queste versioni volgarizzate tendono quasi tutte ad aderire, sul piano dei materiali riportati e della dispositio, al testo originario di Adson, che viene sicuramente abbreviato ma rispettato nelle linee strutturali più generali.
Per esempio, la versione del monaco cistercense Thibaut de Marly,[20] un sermone di 850 versi alessandrini ripartiti in diciassette lasse, chiamata Vers de la mort e risalente alla fine del XII secolo, si lega al nostro Arsenal 3645 per l’insistenza sul motivo dell’ «or et argent», per il fatto di inserire nel récit un ridotto discorso diretto dell’Anticristo al riguardo dei profeti uccisi (mentre nel testo franco-veneto è l’autore stesso a prendere la parola), oltre che per il primo dei Quinze signes de la fin du monde: il pianto degli infanti nel ventre delle madri che implorano il Signore di non nascere.[21] Questo motivo è assente in tutte le altre versioni di questa sezione di poemetto, oltre che nella fonte principale dei Quinze signes, ovvero Pietro Comestore,[22] ed è presente invece in questa ma anche in quella di Geoffroi de Paris;[23] esso risale probabilmente al Mystère d’Adam, dramma teatrale sacro risalente al XII secolo.[24] Inoltre, la versione dell’Antéchrist di Geoffroi de Paris, che costituisce il VI libro della sua Bible des sept etats du monde, condivide, con la versione dell’Arsenal, il continuo riferimento al topos del libro fonte, senza nominare peraltro le fonti dotte, oltre il dettaglio del tessuto vestimentario della coppia di profeti Enoch e Elia sopramenzionato.
Nella versione di Huon le roi de Cambrai, d’altra parte, intitolata Le Regret de Nostre dame, la leggenda dell’Anticristo viene preceduta dal Dit du corps, il quale sembra riprodurre il modello strutturale della visione contenente il discorso dell’anima al corpo che troviamo nel testo dell’Arsenal, dopo la Légende (nella quale l’anima si rivolge in tono di rimprovero al suo carceriere).[25] Sempre nel Regret, l’autore sviluppa l’immagine per cui l’Anticristo indottrinerà la clergie con le sue ricchezze e le sue vesti preziose,[26] che a sua volta ritroviamo, quasi utilizzando lo stesso campo semantico, nei versi finali del nostro testo-franco veneto.[27] Infine, è importante mettere in luce alcune inserzioni a quanto pare del tutto originali del testo dell’Arsenal 3645: esse possono fornirci qualche indicazione sull’ orizzonte d’attesa per il quale questa opera venne composta.
Nel dodicesimo segno dei Quinze signes de la fin du monde, l’autore inserisce ben tre discorsi diretti, rispettivamente di Lucifer (vv. 436-495), di un diavolo detto «Lo maior» (vv. 501-593), ed infine di un certo «Maletrie» (vv. 606-736).[28] Quest’ultimo, in particolare, si presenta come il discorso più interessante poiché il locutore dipinge uno scenario di totale decadenza della penisola italiana dell’epoca, affermando il proprio potere «par le Marche et par Lombardie»[29] e sulle guerre causate a Roma. Ad una prima lettura, questa figura infernale potrebbe rappresentare indirettamente (anche se in modo non molto velato) l’imperatore Federico II. Ricordiamo a tal proposito la scomunica di quest’ultimo nel 1227 da parte di Gregorio IX, le alleanze territoriali della Lega lombarda, e, altresì, la posizione liminare della città di Verona nella disputa tra guelfi e ghibellini;[30] ancora la diffusione, dopo il concilio di Lione del 1245, di due libelli intitolati Aspidis nova e Iuxte vaticinum Ysaiae composti dal cardinale Raniero Capocci e ben conosciuti negli ambienti ecclesiastici. Questi ultimi contribuirono a creare un’aura diabolica, o comunque eretica, attorno al personaggio di Federico II. D’altra parte, questa tirade potrebbe essere pronunciata anche dall’altra figura storica apparentemente plausibile per rappresentare l’Anticristo, anch’essa appartenente allo schieramento imperiale e presente ad esempio nelle cronache dell’epoca, ovvero la figura di Ezzelino da Romano dipinta, per esempio, da Rolandino da Padova nel suo Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixiane.[31] Il nome che gli viene assegnato, inoltre, ovvero «Maletrie», sembra avvicinarsi al nome proprio Malestre o Malostr che veniva utilizzato nei Misteri.[32]
La Légende d’Antéchrist contenuta nell’Arsenal si connota, in ultima istanza, per la semplificazione dei contenuti, il ritmo incalzante di alcuni passaggi ravvivati dall’inserzione di discorsi diretti o enumerazioni, per la retorica fondata sull’utilizzo di serie dicotomiche o parallelismi, per l’omissione delle parentesi esplicative e dotte, senza nulla togliere alla sua autenticità rappresentata dai libri a cui attinge colui che scrive. Questa opera sembra presupporre, da una parte, un autore ben cosciente delle diverse possibilità stilistiche e contenutistiche offerte dalla tradizione del testo originario, tanto che egli decide di personalizzare la propria versione con le operazioni prima accennate, e non teme di innovare alcune scelte strutturali. D’altra parte, essa presuppone anche un uditore o lettore non particolarmente dotto, bensì un pubblico più largo e vario, attento ai risvolti drammatici del testo e, più che alle digressioni di sapore teologico, alla linea diegetica del récit nonché ai dettagli iconografici più coloriti e realistici della rappresentazione, alla resa di alcune scene fortemente stereotipate.
Nell’Antéchrist contenuto nell’Arsenal 3645, l’autore anonimo esalta soprattutto gli espedienti, potremmo quasi dire, teatrali, che lo avvicinano ai misteri biblici (certamente più tardi) o ai jeux, alle diableries, per ricordare anche, seppure lontanamente, quel Ludus de Antichristo composto in Germania nel 1160, assai diffuso in alcuni ambienti cittadini,[33] e con il quale sarebbe interessare confrontare il nostro testo. Si tratta di una delle tante piste di ricerca che esso può offrire, e che attendono di essere percorse.
Allegati
Tabella 1 | ||
Ipotesto: Adson Dervensis, De ortu et tempore[1] | Légende Antéchrist, Arsenal 3645[2] | |
1 | Manca il riferimento alla Sibilla: presente invece nella versione di Alcuino: Vita Antichristi dello Pseudo-Alcuino («sicut ex sibyllinis libris habemus»), par. 175. | E sai ce que Sibile en dit
En un libre qi est escrit A Rome, o je l’ai bien veü E si l’ai maintes fois leü. (vv. 37-40) |
2 | Spiegazione del nome e delle caratteristiche dell’Anticristo rispetto a Cristo («quare sic vocatius sit»), par. 1. | Manca |
3 | Riferimento al presente: ci sono molti anticristi, par. 15. | Manca |
4 | Origine dalla tribù di Dan, nascita dalla copulazione di padre e madre, rovesciamento del modello di Cristo, nascita a Babilonia, par. 20-60. | Manca |
5 | «et omnipotentem Deum se nominabit», par. 10. | Mesia se fera clamer
(v. 122) (retardatio nominis rispetto all’ipotesto) |
6 | «Faciat quoque signa multa, miracula magna et inaudita». Descrizione dettagliata di questi «miracula», par. 65-75.
|
Adunques vendra Antecrist
qi les grans merveles fera e les mors resuscitera (vv. 100-102, abreviatio) |
7 | «eriget itaque se contra fideles tribus modis, id est, terrore, muneribus et miraculis. Dabit in se credentibus auri atque argenti copias» par. 80. | L’autore anonimo privilegia il motivo del munus, più volte ripetuto, facendo solo un cenno, invece, al terror e ai miraculi (v. 60 e ss.). |
8 | Lungo riferimento all’Epistola ai Tessalonicesi di Paolo (2 Thessal., 2, 3) nella quale l’Anticristo sarà l’ultimo imperatore dei Franchi, riferimento agli dèi pagani, par. 105-120. | Manca |
9 | Precisazione sul fatto di aver tutto trovato «in libris»: «non autem quo dico ex proprio sensu excogito vel fingo, at in libris diligenter relegendo hec omnia scripta invenio», par. 20. | Riferimento al livre ecrit che l’autore ha trovato che funziona come garante: vv. 37-38, vv. 160-173, vv. 344-346, vv. 403-404, v. 742, vv. 806-807, vv. 883-885. |
10 | Enoch e Elia arrivano prima della visita dell’Anticristo per istruire i fedeli e predicare tre anni e mezzo, par. 155. | Venuta dei profeti Enoch e Elia. Sintesi del loro sermone (che manca nell’ipotesto). Ritorna il motivo dell’oro e argento (vv. 139-152). |
11 | Manca | Dettaglio descrittivo sul tessuto del vestito dei due profeti: «De sac seront andui vestui» v. 153 Retardatio nominis sui questi. |
12 | Durata del regno dell’Anticristo. Dettaglio ripreso dalle versioni successive ad Adson:
Descriptio de antichristo par. 170 Albuini de antichirsto par. 110. |
Manca |
13 | Manca | Domande retoriche dell’autore rivolto al pubblico che ascolta, (vv. 189-196)
Discorso diretto dei diavoli dinnanzi all’uccisione di Lucifero, (vv. 225-232). |
14 | Riferimento ai giudei: Vita Antichristi Alcuino «iudei quoque tunc convertentur ad dominum» par. 190.
Epistola methodi de Antichristo «cumque iudei crediderunt et baptizati fuerint», par. 155. |
Li jue si batiçerunt
tuit cil qi a cel temps seront e creront l’incarnacion e avront tuit sauvation (vv. 235-238). |
15 | Dopo la morte dell’Anticristo, il mondo durerà ancora quarantacinque/cinquanta giorni:
Adson: «sicut ex libro Danielis intelligimus, quadriginta dies Dominus concedet electis, ut agant poenitentiam», par. 185. Albuini de antichirsto: «quarant cinq jours», par. 205. |
Solement qarante çinc jorz
puis la mort d’Antecrist durra li mundes, e puis finira (vv. 260-263) (cfr. Anche Beda, Epistola, 15, PL, 94, c. 708 B: «quadraginta quinque dierum silentium sit»). |
Tabella 2 | |||||
Altre versioni
Motivi e dettagli testuali presenti Nella versione dell’Arsenal 3645 |
Henri d’Arci,
Antécrhist |
Thibaut de Marly, Vers | Huon le Roi,
Li Regres Nostre Dame |
Geoffroi de Paris, livre vii de la Bible | Bérenger, Antéchrist |
Sibilla | |||||
Vestito di sacco dei profeti | Presente | ||||
Débat du corps et de l’ame | Dit du corps | ||||
Oro e argento | Presente | ||||
Apostrofe al pubblico del narratore riguardo i profeti | È Anticristo stesso a prendere la parola. | ||||
Primo segno dei Quinze signes: pianto degli infanti nei ventri delle madri | Presente | Presente |
[1] Tutti i riferimenti testuali sono ripresi da Adso Dervensis, De ortu et tempore antichristi, edidit D. Verhelst, Turnhout, Brepols, Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, XLV, 1976.
[2] Deux versions inédites de la Legende de l’Antéchrist, en vers français du XIIIe siècle, publiées par E. Walberg, Paris, Edouard Champion, 1928.
Versioni in volgare dell’Antéchrist:
- Henri d’Arci, Antéchrist (xii secolo, 358 alessandrini).
- Légende de l’Antéchrist (Arsenal 3645, 1214 octosyllabes, vv. 1-241).
- Versione inedita in prosa (prima metà del xiii secolo), segnalata da P. Meyer in «Romania», 15, 1888, pp. 366-400 (17 manoscritti), incipit: «Vous devés savoir premierement que Antecris».
- Altra versione inedita in prosa, del xiii secolo, tradita da un solo manoscritto (incipit: «Ici orrés vous les oevres et les faiz | de antecrist»).
- Thibaut de Marly, Vers (1182-1185, 851 alessandrini divisi in 17 lasse, vv. 746-793).
- Huon de Méry, Tournoiement Antéchrist (1234-1240, 3544 octosyllabes).
- Geoffroi de Paris, livre vi de la Bible de sept états du monde (1243 ca., 20722 octosyllabes).
- Huon le Roi de Cambrai, Li Regres Nostre Dame (1244-1248, strofe 176-187).
- Bérenger, Antéchrist intercalato con altri due poemi (Quinze signes du Jugement, Sermon au peuple) in una copia della Bible di Herman de Valenciennes (prima metà del xiii secolo, 812 alessandrini monorimi divisi in 43 lasse, vv. 1-190).
NOTE
[1] Edmon Sackur, Sibyllinische Texte und Forschungen (Pseudometodius, Adso und die Tiburtinische Sybille), Halle, 1989, pp. 104-113.
[2] Cfr. Nota 9.
[3] In realtà, dopo un’attenta disanima, notiamo come le altre versioni volgarizzate dell’Anticristo presentino dei legami testuali più consistenti con l’ipotesto di Adson, rispetto alla nostra: in primis, l’ordine dei motivi appartenenti alla leggenda, la provenienza dell’Anticristo, ovvero la città di Babilonia, la spiegazione del suo nome, la stirpe di appartenenza.
[4] Per l’anticipazione dei segnali apocalittici cfr. Arsenal 3645, Emmaneul Walberg, Deux versions, cit., vv. 69-99, e per la retardatio nominis v. 126. Si tratta di strategie, come vedremo, che fanno leva per attirare un pubblico più ampio, composito e popolare. Cfr. Punto 5 tabella 1 degli Allegati.
[5] Le versioni latine, sette in tutto, sono edite, precedute ogni volta da una piccola introduzione, dall’editore Daniel Verhelst nel suo Adso Dervensis, cit., da p. 33.
[6] In questo senso la versione contenuta nell’Arsenal 3645 rappresenta un’opera a sé, all’interno della tradizione della Légende.
[7] Per esemio nella Descriptio de Antichristo e anche nella Albuini de Antechristo, Adso Dervensis, De ortu et tempore, cit., da p. 33.
[8] «Sicut ex sibyllinis libris habemus, tempore predicti regis, cuius nomen erit C. Rex Romanorum totius imperii, statura grandis, aspectu decorus, vultu splendidus et per singula membrorum liniamenta decenter compositus, erunt divitie magne et terra dabit fructum suum, ita ut tritici modius denario uno vendatur, vini et olei similiter», Vita Antichristi ad Carolum magnum ab Alcuino edita, par. 175, p. 125, Adso Dervensis, De ortu et tempore, cit.
[9] Cfr. punto 6 della tabella 1, Allegati.
[10] Si veda, come esempio indicativo, il punto 8 della tabella 1, Allegati.
[11] Cfr. Punto 9 della tabella 1, Allegati. Il motivo di aver consultato fonti scritte è ricorrente nella versione dell’Arsenal 3645: vv. 30-31 («E qe l’Apocalixe a dit | e Ysaie ai tot escrit»), vv. 37-39 («E sai ce que Sibile en dit | En un libre qi est escrit | A Rome, o je l’ai bien veu»), vv. 343-346 («lo tierz signe qe nos trovons | en escrit, e veu l’avons | qi sainz Geromes le nos dit | et reconte en un sun escrit») vv. 402-404 («Si come en escriture l’ay | veu e trové en escrit»), vv. 753-754 («E come les prophetes distrent | qi en escriture les mistrent»), vv. 807-808 («Ge ne vos ai encor toz dit | Zo qe je trovay en escrit»), vv. 883-885 («Mes je ne voil en escrit metre | fors ce qe j’ai trové en letre | et en escritures escrit»), vv. 1163-1165 («Bien dient encore l’escriture | tel çose qe je ne met cure | a raconter»).
[12] Cfr. Punto 10 e 11 della tabella 1, Allegati.
[13] Cfr. Colonna quinta della tabella 2, Allegati. Dell’autore Geoffroi de Paris non si sa quasi nulla, a parte che terminò la Bible des sept états du monde nel 1243. I sette libri percorrono le tappe principali della storia ecclesiastica: Antico Testamento, Nuovo Testamento, Inferno, Purgatorio, condizione umana, Anticristo, fine del mondo, cfr. la voce Geoffroi de Paris di Géneviève Hasenohr in Dictionnaire des lettres françaises, Le Moyen Âge, édition revue et mise à jour sous la direction de Géneviève Hasenohr et Michel Zink, Paris, Fayard, 1992 (1a ed. 1964), pp. 502-503. Per il dettaglio della veste di Geoffroi: «et si seront vestuz de sas | ce dist l’escreture sans gas», cfr. Leon Emile Kastner, Some Old French Poems on the Anticrhist, cit., vv. 123-124.
[14] Apocalisse di Giovanni 11, 3-11,13.
[15] «Hai Deu! Qe poront donqes dire | les gent qi qeus verunt ocire | qe Deus a fait si lonc tens estre | esanble en paradis terrestre, | e puis les avra fez venire | por crestienté maintenir, | e les leira si tost ocire | e morir a si grant martire? | Nus n’i puet respondre autrement | mais qu trop sont li jugiment | dei Nostre Seignor mervelos», Arsenal 3645, Emmanuel Walberg, Deux versions, cit., vv. 189-199.
[16] Cfr. Punto 13 tabella 1, Allegati.
[17] Cfr. Punto 12 della tabella 1, Allegati. Si tratta di versioni latine successive che omettono l’epistola iniziale di Adson alla regina e integrano il testo con diversi materiali testuali, cfr. Adso Dervensis, De ortu et tempore, cit., p. 33 e seguenti.
[18] Cfr. Punto 15 della tabella 1, Allegati. Anche su questo Alboino le informazioni scarseggiano, lui stesso firmandosi Albinus magister nei manoscritti e componendo ben tre versioni diverse dell’Anticristo, Adso Dervensis, De ortu et tempore, p. 55.
[19] Cfr. Tabella 2, Allegati.
[20] Cfr. Seconda colonna della tabella 2, Allegati.
[21] Per Thibaut de Marly: vv. 14-15 (ricchezze in oro e argento), vv. 40-43 (Anticristo prende la parola), v. 65 (per i bambini nel ventre), Vers sur la mort par Thibaut de Marly, Daniel Méon, cit., pp. 11-13, per la versione dell’Arsenal 3645, Emmaneul Walberg, Deux versions, cit., vv. 285 e seguenti.
[22] Autore del XII secolo, ricordiamo tra le sue opere: Historia scolastica, i Sermones, e le Quaestiones theologicae.
[23] Cfr. Quinta colonna della tabella 2, Allegati.
[24] Il Mystère d’Adam, o Jeu, è tramandato da un solo manoscritto conservato a Tours, ed è composto da 943 versi in francese, per le battute dei personaggi, e da passaggi in prosa in latino, utilizzati per gli incipit e per le indicazioni della messa in scena. Cfr. Adamo ed Eva. Le Jeu d’Adam: alle origini del testo sacro, edizione critica, traduzione e note a cura di Sonia Maura Barillari, Roma, Carocci, 2010, v. 455 e seguenti.
[25] Cfr. Quarta colonna della tabella 2, Allegati. L’editore non ha addotto alcuna fonte al riguardo, tuttavia la somiglianza tra le due sezioni testuali è notevole.
[26] «Au grant torment de ceste hustin | n’avront pas coue ne train | celes qui mainent or posnee | La n’avra jaune meloquin, | Pelicon vair ne gris hermin | ne chemise de lin ridee; | Ja n’i avra cancon cantee, | ne dame n’iert galonee | ne en voie ne en chemin | Tex est ores mout coloree | qui sera laidement muee | ainsi que le siecle traie a fin», cfr. Huon le Roi, Le Regret Nostre Dame, cit., lassa 188 (qui citata), p. 100 e lassa 177, p. 95.
[27] «A respondre destroitement | des provendes qu’il ont eües, | coment il les ont despendues | Qe il nen devoient fors solement | avoir vië e vestiment, | et il ont les granz vesteüres | e les rices cevaucheüres, | et sont fort…vermeil. | Qil veroit le lor aparail | de granz deliz, de guarniment, | Ja ne cuideroit autrement, | qi les veroit aparaeiler, | mes qu’il deüst prendre moiller», Arsenal 3645, Emmanuel Walberg, Deux versions, cit., vv. 1183-1214, qui vv. 1186-1198.
[28] Lucifero si lascia andare ad una plainte che ripercorre le tappe principali della storia ecclesiastica, «lo maior», invece, dopo aver ricordato con nostalgia il suo dominio passato su tutto il mondo, riconosce l’onnipotenza di Cristo e la sua venuta. Nella lista di paesi un tempo assoggettati a questo diavolo è interessante la citazione di un certo «Morguele» («Tote France e tote la tere | De toz les reignes d’Engletere | E de Morguele e d’Alemagne | E de toz les reignes d’Espagne» vv. 502-505), lessema probabilmente inventato dall’autore: il sostantivo «morgue» può designare diversi tipi di oggetti così come l’aspetto e l’apparenza, mentre il verbo «morguer» significa «prendersi gioco di», Cfr. Frédéric Godefroy, Dictionnaire de l’ancienne langue française et de tous ses dialectes du IX au XVème siècle, Paris, 1880-1902, 10 voll., vol. 5, p. 409; d’altra parte potrebbe anche trattarsi di un toponimo che trae ispirazione, in maniera fantasiosa, dal personaggio di Morgane.
[29] Con il toponimo «Marche» vengono indicati i territori liminari all’Italia settentrionale («Lombardie»), nella fattispecie la Marca trevigiana, dai confini non ben precisati (da Verona a Treviso).
[30] Per la situazione politica di Verona si veda l’utile panorama che ne fa Raoul Manselli: Cangrande e il mondo ghibellino nell’Italia settentrionale in Dante e la cultura veneta, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Leo S. Olschki, pp. 39-49.
[31] Sulla figura di Ezzelino demonizzato da Rolandino si veda Ezio Raimondi, Dante e il mondo ezzeliniano in Dante e la cultura veneta, cit., pp. 51-69, in particolare pp. 52-53.
[32] Potrebbe anche riferirsi al lessema «estrie» (da STRIGA) e quindi «strega», oppure l’entrata «malestru/malostru» da *AUSTRUCUS, «sfortunato, miserabile, deforme»; si veda la voce corrispondente sul Dictionnaire du moyen français dell’Atilf consultabile online al sito http://www.atilf.fr/spip.php?rubrique174
[33] Si tratta di un dramma composto da un religioso bavarese tra il 1160 e il 1190, sulla falsariga dell’opera di Adson. Cfr. Ezio Franceschini, Un dramma latino del secolo XII: il Ludus de Antichristo, «Rivista italiana del dramma», XVIII/1, 1940, pp. 328-352.