L’arte decorativa e le iscrizioni arabe nei monumenti arabo- normanni in Sicilia di Soumaya Bourougaaoui
In Sicilia al tempo della dominazione araba, si svilupparono un’arte e un’artigianato che erano espressione della civiltà dei conquistatori, in due secoli di presenza sull’isola, questo popolo ha influenzato profondamente la cultura, gli usi ed i costumi soprattutto a Palermo. Nel capoluogo siciliano, già crocevia delle più importanti culture del mediterraneo, gli arabi realizzarono un’infinità di edifici, palazzi, moschee, giardini e fontane. Poi, i normanni che succedettero gli arabi nella dominazione della Sicilia, posero mano a tutti gli edifici costruiti in precedenza, modificarono quasi tutto quello i loro predecessori avevano costruito in città.
Ma della Palermo capitale del dominio arabo resta poco, bisogna cercare nei dettagli sopravvissuti alla distruzione delle moschee e di tutti gli edifici islamici sotto il regno cattolico di Spagna.
D’altronde, si tratta della fusione tra due culture piuttosto diverse tra loro ma anche finiscono per scontrarsi/ incontrarsi. Il risultato è lo stile arabo-normanno, recentemente dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2015, e che risente dell’influenza contemporanea di tre stili presenti all’epoca; romanico, bizantino ed arabo.
Agli inizi dell’XI secolo, la conquista da parte dei normanni determinò un profondo cambiamento del quadro storico e culturale dell’Italia meridionale, i normanni si impadronirono dei territori meridionali della penisola e della Sicilia. E dopo una guerra durata trent’anni, i nuovi sovrani della potente dinastia degli Altavilla, favorirono l’integrazione della cultura islamica con il linguaggio nordico, impiegando costruttori e decoratori arabi.
Infatti, i sovrani normanni seppero far dialogare tra loro il mondo cristiano e quello islamico, valorizzando ed armonizzando gli apporti di maestranze di estrazione religiosa e culturale diverse, riuscendo a creare una forma artistica ed architettonica unica al mondo. Così coesistono chiese ed edifici civili con pianta basilicale a croce latina e greca, ma abbellite da cupole e cupolette rosse tipiche dell’architettura araba.
Tra i monumenti più visitati di Palermo, dentro il palazzo reale troviamo un gioiello d’arte la Cappella Palatina fu definita da Guy de Maupassant « la chiesa più bella del mondo », in cui si sposano culture bizantine, musulmane e latine. Ci sono altri monumenti come San Giovanni degli Eremiti, Santa Maria dell’Ammiraglio, il palazzo della Zisa, Castello di Maredolce ecc. Come scriveva il viaggiatore musulmano spagnolo Ibn Giubayr, vissuto tra XII e XIII secolo, rimasto stregato ed ammaliato dalla Palermo. Era appunto il primo a paragonare Palermo a Cordova, mentre il geografo ed il viaggiatore arabo-siculo del XII secolo, al-Idrisi, descriveva la città in epoca normanna, bella ed immensa città, il massimo splendido soggiorno, Palermo ha edifici di tanta bellezza che i viaggiatori si mettono in cammino [attirati dalla] fama delle [meraviglie che quivi offre] l’architettura, lo squisito lavorìo, [l’ornamento di tanti] peregrini trovati [dell’arte]. ( Il brano di Edrisi contenente la descrizione di Palermo è tratto dall’opera di M. AMARI, Biblioteca arabo-sicula, Torino-Roma, 1880, pp. 15-16. L’intera opera fu tradotta e commentata da M. AMARI e C. SCHIAPARELLI, L’Italia descritta nel Libro del re Ruggero compilato da Edrisi, in «Atti della R. Accademia dei Lincei», s. VII, vol. VIII. 1876-1877).
Lo stile artistico della cultura islamica ha avuto una profonda influenza sull’architettura di tutto il mondo ed in particolare sulla Sicilia. Gli elementi principali che lo rendono immediatamente riconoscibile sono le cupole, le colonne colorate, gli archi al sesto acuto (quelli cioè con U rovesciata ), le decorazioni vivaci ed i cornicioni degli edifici a forma merloni dentellati. Ancora oggi nell’architettura di molti edifici siciliani si possono riconoscere caratteri tipici della cultura araba.
Un punto di interesse per gli italiani è la Cappela Palatina a Palermo, costruita dal re Ruggero II. Egli importò artisti dall’Egitto Fatimide per decorare la parte interna della cupola della sua chiesa con i migliori esempi di pittura Abbaside passata dall’Iraq all’Egitto fino in Sicilia.
Il soffitto nella Cappella Palatina, è coperto da un gran numero di pannelli, che rappresentano le varie attività di corte, gli episodi profani e le scene religiose, completamente fatti con le caratteristiche stilistiche sviluppate nell’Iraq Abbaside. Le pitture attribuite agli artisti arabi portati dall’Egitto da Ruggero II, sono eseguite in luccicanti colori rosso, marrone, porpora, azzurro, verde, bianco, oro sono chiaramente differenti dai mosaici bizantini della stessa chiesa. E queste pitture di Palermo, seguono lo stesso stile di base dello stile Abbaside derivano dall’arte Sassanide, che mostra la vitalità e l’estensione di questo stile.
Durante il regno di Ruggero d’Altavilla e dei suoi successori, le iscrizioni in arabo costituirono parte integrante della decorazione di palazzi regi, quindi, la lingua araba fu ampiamente usata, pure le iscrizioni arabe si trovano tuttora nel palazzo ecclesiastico. Già, Ruggero I, il conte normanno adottò molti modi e stili islamici. Dopo che vari studiosi indietro sino ad Amari, si sono occupati delle iscrizioni arabe. Dal punto di vista dello storico ed il medievista inglese Jeremy Johns, che ha offerto una nuova lettura e vede in senso delle iscrizioni nel far intendere come prima, è più importante cosa, che il Re Ruggero padroneggiava la lingua araba. Johns dice che queste iscrizioni possono essere divise in vari gruppi, un gruppo commemora iniziative di costruzione come l’iscrizione trilingue sull’orologio ad acqua di Re Ruggero II (fig1), un altro gruppo che riunisce i versi di panegirico che un tempo decoravano i palazzi regi, comprese le iscrizioni in opus sectile della Cappella Palatina (fig2) ed un altro gruppo che consiste di suppliche ( adiya in arabo ) rivolte a Dio perchè conceda al re molteplici benedizioni, qualità e virtù che dicono ( lunga vita, accrescimento, sostegno, grazia, magnificenza, bontà, vigilanza, protezione, dichiarazione di fede, durevole, custodia, buona sorte, prosperità, sicurezza, completo, successo, potere, benessere, felicità, perfezione ecc. E l’ultimo gruppo è quello che si è conservato meglio e comprende tutte le iscrizioni arabe del soffitto dipinto della Cappella Palatina (fig3) ed altre all’iscrizione sulla maniglia della porta sud del transetto meridionale. (vedi Jeremy Johns, Iscrizione araba nella Cappella Palatina ( saggi ), Franco Cosimo Panini editore spa, 2010, pp 353-368).
Il grande arabista siciliano Michele Amari nella sua opera del 1875 sulle epigrafi cufiche di Sicilia, menzionava le iscrizioni su tre colonne in marmo precisamente a Trapani, due presso la Biblioteca Fardelliana ed un’altra attualmente al museo Pepoli. Le colonne della Fardelliana furono trovate nel 1574 durante lo scavo delle fondazioni della Chiesa S. Rocco, dove rimasero fino alla fondazione della Biblioteca Fardelliana. Poi, nel 1830, le colonne furono inserite nella sala di lettura. Invece l’altro fusto entrò nelle collezioni del Pepoli solo all’inizio del secolo scorso, proveniente dalla Biblioteca Fardelliana e prima da una collezione privata. Le colonne hanno iscrizioni in caratteri cufici, la più antica scrittura araba. Per esempio, sulla colonna a sinistra entrando si legge Besmillah al-Rahmàn al- Rahim, Thiqati billah ( Nel nome di Dio, Mi affido in Dio ), mentre su quella a destra, si legge Bismillah al-Rahmàn al-Rahim, Hasbi allah ( Nel nome di Dio clemente e Misericordioso ).
Un altro esempio nel portico meridionale della Cattedrale di Palermo si trova ancora una colonna con un’iscrizione araba, probabilmente originale, che riporta il versetto 54 della sura 7 del Corano, detta “del Limbo”, che recita “Egli copre il giorno del velo della notte che avida l’insegue; e il sole e la luna e le stelle creò, soggiogate al Suo comando. Non è a Lui che appartengono la creazione e l’Ordine? Sia benedetto Iddio, il Signor del Creato!“
Ed un esempio del genere si trova nella chiesa Martorana, dove due colonne con iscrizione araba furono inserite nell’ampliamento barocco.
Restano ancora poco conosciute tracce di iscrizioni cufiche che se valorizzate potrebbero invece ricostruire un tessuto storico valido per la nuova rivalutazione di un periodo storico affascinante. Fra queste vi è una testimonianza di fede=sciadda (leggasi shahāda) sul Monte Altesina nella provincia di Enna.



Soumaya Bourougaaoui è Dottoranda in lingua, letteratura e civiltà italiana presso la facoltà di Lettere, delle Arti e dell’umanità di Manouba- Tunisia.
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