Le Arche Scaligere

Arche_ScaligereLe Arche Scaligere di Cristina Biancamaria Sartori

Carissimi lettori, voglio introdurvi nella Verona medievale conducendovi alla scoperta di un sepolcreto originale e meno conosciuto degli altri monumenti presenti in città ma i cui lasciti sono importantissimi per i Veronesi. Molti simboli di questo cimitero, infatti, sono rievocati costantemente tuttora nella vita quotidiana specialmente delle innumerevoli società sportive del circondario. Stiamo parlando delle Arche Scaligere, annesse alla chiesta si Santa Maria Antica. Si tratta del luogo in cui riposano i signori della Verona medievale, gli Scaligeri appunto. Lo stemma della famiglia rappresentava una scala bianca con due cani rampanti su fondo rosso. Uno dei più importanti esponenti fu Can Francesco della Scala, detto Cangrande, di fede risolutamente ghibellina. Il nome sembra che possa derivare dall’assonanza con il termine “Gran Khan”, eco dei viaggi di Marco Polo. Però potrebbe anche essere un attributo positivamente percepito all’epoca. Solo più tardi il paragone con il migliore amico dell’uomo ebbe connotati dispregiativi, cosa che accadde molto spesso e per altri modi di dire. Dante Alighieri fu ospitato da Cangrande durante il suo soggiorno in Veneto. Il nostro condottiero e signore di Verona morì durante l’assedio di Treviso e l’analisi sui suoi resti hanno evidenziato che aveva assunto una dose letale di digitale purpurea, che veniva all’epoca usata come medicamento. Abbiamo pertanto il dubbio che Cangrande sia stato avvelenato oppure che abbia assunto una dose errata di medicina. Vi risparmio l’elenco delle innumerevoli gesta militari compiute dal nostro per focalizzare la vostra attenzione sul suo sarcofago in pietra posto esattamente sopra la porta della chiesta si Santa Maria Antica.

Tomba di Cangrande
Tomba di Cangrande

La sagoma della sua statua equestre, il cui originale troneggia nel museo di Castelvecchio, è ricamata fedelmente negli scudi di molte società sportive veronesi mentre il tema della cancellata di ferro battuto che circonda il cimitero, snodabile in alcuni punti, è il simbolo stesso della città. Si tratta di una corta scala a pioli, spesso riprodotta dappertutto a Verona insieme ai merli ghibellini a coda di rondine. Le tombe più impressionanti sono invece quelle agli angoli del cimitero. Sono sopraelevate, in stile gotico assolutamente fiammeggiante. La prima, più vicina alla porta d’entrata della chiesa, è quella di Mastino II mentre l’altra è quella di Cansignorio. Tra l’una e l’altra, a terra, riposano altri membri della famiglia.
Per concludere citiamo anche Salvatore Quasimodo, per valutare come egli fu impressionato da:
“LE ARCHE SCALIGERE”
Ora che gli eroi sono fossili arguti
nei musei di storia – soldato, ape soldato
morto ai limiti di verità – e l’uomo
si prova eroe d’astuzia e d’ingiustizia,
e vanno ai secoli moduli e schede
della sua gloria quotidiana a uno a uno,
i segnati di Cristo e d’Anticristo,
torno e saluto la tua arca, Cangrande
della Scala, anche se il tuo corpo intatto
sparì per l’aria e nell’Adige in polvere
viola principesca. Tu fra l’icona
di gerani del vicolo dei Mori
e le bianche botteghe di merciai
eri, sollevato da terra,
un’armatura da schiantare senza pioggia
e fango dalla pietra dura. Pure
i miei padri per millenni tirarono
i loro morti per nasconderli
nelle tane dell’arnia di Pantàlica.
Più vicino al cielo, Cangrande, alla lucente
immaginazione degli astri, più lontano
da terre che l’uomo teme da vivo e da morto.

cristinaCristina Biancamaria Sartori è laureata in lettere antiche e, oltre ad essere un consulente finanziario, ha ripreso ad insegnare come supplente presso le scuole statali.
Contatta l’autrice.
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