L’eredità di Dante a Verona

DGA766870 Dante Alighieri (1265-1321) reading Divine Comedy in Guido Novello's court, 1850, by Andrea Pierini (1798-1858), oil on canvas, Italy, 19th century; (add.info.: Florence, Palazzo Pitti (Pitti Palace) Galleria D'Arte Moderna (Gallery Of Modern Art)); De Agostini Picture Library / G. Nimatallah; FRENCH PUBLISHING RIGHTS NOT AVAILABLE; out of copyright
Dante alla corte di Guido Novello

Carissimi lettori, ben ritrovati. Proseguiamo nella nostra dissertazione specificando un particolare: i merli delle costruzioni medievali della città di Verona sono a coda di rondine proprio perché la città era ghibellina, per merito del già citato Cangrande, al quale il sommo poeta dedicò la terza cantica della Commedia, cioè il Paradiso.
Il nostro signore rese più adeguati al proprio potere gli Statuti, allungò le mura da Porta Vescovo a Porta San Giorgio (esse ci sono ancora a Verona) e da ponte Catena agli Orti di Spagna. Il vallo esterno a questo ampio circuito fu reso più profondo.
Dante, poco prima di morire, ultimò il “Paradiso” mentre si trovava presso la corte di Guido Novello Da Polenta. Aveva lasciato Verona nel 1320 c.a. e da Ravenna inviò il manoscritto al nostro condottiero, con la XIII epistola, affinché lo pubblicasse. Però Cangrande, nel 1320, aveva subito degli scacchi politici: era stato sconfitto a Padova, che si opponeva alle sue mire espansionistiche ed era stato anche scomunicato da papa Giovanni XXII. Pertanto, poiché il signore di Verona aveva valutato “scomode” le tematiche trattate dall’Alighieri, il “Paradiso” fu pubblicato dai figli del sommo poeta. Ricordiamo a questo punto che, dei quattro eredi di Dante uno si fermò a Verona ed i suoi discendenti, notabili cittadini, parteciparono attivamente ai governi nelle epoche successive finché l’ultima discendente diretta di Dante, Ginevra Alighieri, sposò il conte Serego. Da allora la nobile famiglia porta doppio cognome a ricordare la discendenza, per parte femminile, dal sommo poeta.
La XIII epistola è scritta in latino, ma noi leggeremo la prima parte tradotta in italiano. Eccola qui:
Al magnifico e vittorioso signore, signor Can Grande della Scala, Vicario generale del Santissimo Impero Cesareo nella città di Verona e presso il popolo di Vicenza, il suo devotissimo Dante Alighieri, Fiorentino di nascita e non di costumi, augura una vita felice per lungo tempo e continuo arricchimento della gloria del suo nome
[1]. La gloriosa lode della vostra magnificenza, che la fama vigile diffonde a volo, induce i diversi individui a differenti reazioni, così da esaltare gli uni alla speranza della propria prosperità e da prostrare gli altri nel terrore della morte. Un tempo io ritenevo esageratamente superflua, in verità, la vostra rinomanza, troppo al di sopra delle imprese degli uomini d’oggi, quasi al di fuori della realtà dei fatti. In verità, per non restare sospeso in un’eccessiva incertezza, come la regina della terra dove soffia l’Austro si diresse a Gerusalemme, come Pallade raggiunse l’Elicona, mi sono recato a Verona per controllare con i miei occhi ciò che avevo udito e lì ho visto le vostre grandi opere: le ho viste e, contemporaneamente, ne ho goduto i benefici; e allo stesso modo in cui, prima, sospettavo esagerato parte di quel che si diceva, dopo mi sono reso conto che le imprese in sé erano esorbitanti. Così è successo che in precedenza ero bendisposto, con una certa qual soggezione della mente, ma in seguito, da quanto ho visto, mi ritrovo a voi devotissimo e amico”
.
A questo punto dobbiamo concludere dicendo che l’opera del nostro condottiero fu interrotta bruscamente dalla sua morte, avvenuta durante l’assedio di Treviso il 22 luglio 1329. Pur avendo molti figli illegittimi e nessuno nato dal matrimonio con la legittima consorte Giovanna di Svevia, nessuno di loro lo sostituì al governo della città. Vedremo prossimamente che cosa accadde, anche se prima effettueremo una piccola digressione.

È possibile leggere i precedenti articoli di Cristina Biancamaria Sartori ai seguenti link:

cristinaCristina Biancamaria Sartori è laureata in lettere antiche e, oltre ad essere un consulente finanziario, ha ripreso ad insegnare come supplente presso le scuole statali.
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