L’Ordine Ospitaliero dei Canonici di S. Antonio Abate

Stefano di Giovanni detto il Sassetta: S: Antonio Abate e S. Paolo Eremita, ca. 1440, National Gallery of Art, Washington
Stefano di Giovanni detto il Sassetta: S: Antonio Abate e S. Paolo Eremita, ca. 1440, National Gallery of Art, Washington

di Nicola Barbatelli.

Nella seconda meta’ del terzo secolo nasce in Egitto un poderoso movimento religioso-spirituale: l’ascetismo che a sua volta si ramifica e si sviluppa nelle sue varie forme di eremitismo, cenobismo e anacoretismo.

Gli anacoreti vivevano in grotte o addirittura tombe; i cenobiti conducevano invece una vita solitaria e si adeguavano ad una regola di vita comune; gli eremiti a loro volta passavano il loro tempo in celle separate e periodicamente si riunivano per adempiere ad atti comuni di culto.

Fin dai primi secoli del primo millennio il deserto egiziano si anima di uomini desiderosi di unirsi a Dio allontanandosi dalla confusione del mondo, dal vissuto quotidiano di una vita rumorosa e uniforme. La culla di questo grande movimento religioso fu la Tebaide, sita nel delta del Nilo pregna di antiche civiltà e culture.

Nacque in questo periodo il monachesimo orientale le cui gesta eroiche vengono anche romanzate attraverso vite di monaci illustri descritte talvolta con tinte di fantasia ma pur sempre su base veritiera e con l’intento di offrire un esempio da imitare nella ricerca della perfezione cristiana.

La “Vita Antonii” anche se precedute da opere considerate minori, è scritta da S. Atanasio, vescovo di Alessandria, intorno al 356 e 362, subito dopo la morte del Santo, mentre si trovava esule nella Tebaide per tentare di sfuggire alla terribile persecuzione dei seguaci di Ario, detrattore della divinita di Cristo.

Sant’ Antonio nacque a Comana (keman) nel 251 da genitori cristiani molto facoltosi, trascorrendo l’infanzia tra le mura domestiche e lontano dagli svaghi.Appena diciottenne rimane orfano dei genitori insieme ad una sorella minore ed un ricco patrimonio da curare ed amministrare. Un giorno recatosi in chiesa apprese dalla voce del presbiterio le parole di Cristo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”. Antonio a quel punto decise di devolvere tutti i suoi beni ai poveri, donando il denaro agli indigenti, affidando la sorella minore ad una comunita di vergini.Inizio a trascorrere una vita da asceta soggiornando in luoghi solitari lontano dalla sua citta’ (quanto ha fatto Gesu’ ritirandosi quaranta giorni nel deserto prima della sua vita apostolica e quanto ha fatto S. Paolo dalla caduta sulla via Damasco per due anni prima della sua evangelizzazione apostolica), lavorando per procurare il cibo per se e per gli altri, guadagnandosi l’appellativo di Teofilo, cioe amico di Dio.

Si diffonde ovunque la sua fama di Taumaturgo, riuscendo ad affascinare folle di uomini, tanto da indurre molti a seguire il suo esempio nella solitudine del deserto.

Sant’Antonio Abate si spense il 17 Gennaio del 356 a ben 105 anni sepolto dagli stessi discepoli in un luogo occulto della Tebaide, sua terra.

Affreschi del Monastero di Sant'Antonio abate in Egitto
Affreschi del Monastero di Sant’Antonio abate in Egitto
Per circa un secolo il sepolcro restera’ nascosto ed ignorato fino al quarto secolo, allorquando viene scoperto ed i resti mortali vengono trasferiti ad Alessandria d’Egitto per essere posti in un sarcofago della Chiesa di San Giovanni Battista sino al settimo secolo, quando per invasione dei Saraceni vennero trasferiti a Costantinopoli.

Per opera di un certo Jacelin de Catheau Neuf le spoglie di Sant’Antonio abate vennero trafugate e trasportate da Costantinopoli in Francia nella regione del Delfinato intorno al primo millennio dell’era cristiana. In questo luogo la spoglie del Santo vennero venerate dai fedeli per alcuni anni sino alla costruzione, nel 1070, di un mausoleo edificato da Giugue di Didier nel villaggio di La Motte sito nella citta’ di Vienne.

Il tempio, consacrato dall’arcivesco Guy di Vienne, nacque dalla necessita’ di accogliere degnamente le spoglie del Santo eremita e ricevere i migliaia di pellegrini e malati.

Successivamente Papa Urbano II nel 1088, avvertendo la necessita’ di affidare il tempio ad una giuda religiosa, concesse ai monaci benedettini di Montemaggiore di Arles in Provenza, la gestione delle reliquie del Santo sottraendole pertanto ai fedeli laici.

Mentre le anime e lo spirito dei malati e dei fedeli trovavano nei benedettini una guida solida e costante, il loro corpi per lo piu’ laceri ed affamati, giacevano sotto l’inclemenza delle intemperie lungo le terre circostanti la chiesa. Tale visione sconvolse emotivamente un nobile di Vienne tale Gaston, il quale dopo aver visto miracolosamente guarire suo figlio Grin dal male degli ardenti, decise unitamente ad altri nobili del Delfinato, di istituire un Ordine ed edificare un Ospitale nei pressi della chiesa di San’Antonio di Viennois. Stranamente sugli abiti neri dei monaci appartenenti all’Ordine di Sant’Antonio erano cucite dei grandi TAU azzurri definiti dagli stessi monaci come “La potenza di S. Antonio”.

Il segno del Tau (taw in ebraico) ha un’origine antichissima, risalente alla Bibbia: lo si ritrova nel libro della Genesi (4, 15), nell’Esodo (12, 7), in Giobbe (31, 35) ma soprattutto in Ezechiele (9, 3-4), quando dice:

«Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono…»

In questo passo il Profeta Ezechiele raccomanda a Israele di restare fedele a Dio fino alla fine, per essere riconosciuto come simbolicamente segnato con il “sigillo” del Tau sulla fronte quale popolo scelto da Dio fino alla fine della vita. Infatti, nell’alfabeto ebraico il Taw (o Tau) è l’ultima lettera e rappresentava il compimento dell’intera opera rivelata di Dio.

La croce taumata fu adottata simbolicamente anche dall’ordine dei Cavalieri Templari, specialmente nel primo periodo del loro sviluppo. Infatti gli scudieri Templari avevano un Tau rosso cucito sul mantello, che diventava croce patente intera al momento del passaggio al grado di Cavaliere.

Il Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e significherebbe il compimento della Creazione, l’individuo in cui inizia la seconda parte dell’Opera, il Principio che conclude la Sintesi; si riferisce parimenti al Pane quotidiano e al Verbo Divino, cioè alle necessità fisiologiche e all’elevazione spirituale in osservanza della Parola evangelica: “l’uomo non deve vivere di solo pane ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Verbo di Dio). Secondo alcune interpretazioni esso indica un tesoro, oppure il luogo dove esso giace sepolto. Ma più semplicemente si può pensare che esso sia stato adottato dall’Ordine come duplice richiamo sia alla Croce, sia alla lettera “T” iniziale di Templum, ossia “Tempio”.

Il Tau fu adottato prestissimo dai cristiani per un duplice motivo. Esso, appunto come ultima lettera dell’alfabeto ebraico, era una profezia dell’ultimo giorno ed aveva la stessa funzione della lettera greca Omega, come si legge nell’Apocalisse di San Giovanni: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dalla fonte dell’acqua della vita… Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Apoc. 21,6; 22,13). In secondo luogo, i cristiani vedevano in questo segno la prefigurazione della croce di Cristo come compimento delle promesse dell’Antico Testamento, e come inizio di una perché essa rappresentava il mezzo con cui Cristo ha rovesciato la disobbedienza del vecchio Adamo, diventando il nostro Salvatore come “nuovo Adamo”.

Icona raffigurante S. Antonio abate
Icona raffigurante S. Antonio abate

Tornando all’Ordine (o Confraternita) degli Antuoniani, sappiamo che venne approvato nel 1095 da Papa Urbano II durante il Concilio di Clermont e successivamente confermato come Ordine Ospitaliero da Papa Onorio III nel 1218 il quale aggiunse la possibilita’ agli stessi membri di poter pronunciare i tre voti della religione.

Inizialmente l’Ordine dovette necessariamente adeguarsi alla Regula dei canonici regulari che obbligava i voti di poverta’,obbedienza e castita’, anche se non si puo’ escludere la possibilita’ che vi siano stati agganci con la Regola dei benedettini di Montemaggiore ai quali dipendevano.

L’Ordine crebbe in maniera esponenziale tra il XII ed il XIII sec. fondando ospitali e commanderie ovunque spingendo i monaci antoniani oltremare sino alla Terrasanta.

Nel 1253 Papa Innocenzo IV autorizzo’ a due monaci antoniani la costruzione di un impianto ospitaliero presso la Curia romana con il compito di assistere e seguire il Pontefice e la sua corte durante i suoi spostamenti.

Intanto pero’ le problematiche tra i monaci della chiesa di Sant’antonio di Vienne e i benedettini di Montemaggiore divennero sempre piu acute sino all’elezione del diciassettesimo Maestro dell’Ordine Antuoniano, Aimone de Montany.

Etienne abate di Montemaggiore per porre fine agli aspri conflitti penso’ di donare ad Aimone i possedimenti della chiesa di Sant’Antonio ma subito dopo decise di revocare tale concessione per farne dono ad un benedettino, tale Graton di Chateau Neuf, il quale vantava una discendenza da Jocelin.A quel punto Aimone decise di non retrocedere ma l’intervento di Umberto il Delfino e dell’arcivescovo di Vienne, pose fine al conflitto giungendo ad un accordo tra le parti a Ville de Romans.

Tale situazione pero’ coinvolse inaspettamente Papa Bonifacio VIII il quale dichiaro’ perpetuamente uniti il Magistero dell’Ordine dell’ospitale ed il Priorato di Sant’Antonio, elevando alla dignita’ di Abate Aimone assoggettando l’ Ordine alla regola di Sant’Agostino (ritenuta molto piu severa) ed sottomettendolo direttamente alla Santa Sede.

Venne pertanto prescritta la nuova regola conforme ai canoni agostiniani e recepita durante un Capitolo generale nel 1298 ma accolta dall’intero Ordine solo nel 1312.

Aimone mori’ dopo ben quarantatre anni di guida, riconoscendogli i meriti di grande uomo dalla figura carismatica e tenace.

L’ Ordine dei Canonici Regolari di sant’Antonio di Viennois, durante tutto il trecento conobbe un’espansione inaspettata anche in Italia. Vanno menzionate in territorio italiano le Precettorie di Pavia, Fabriano,Borgo San Donnino, Vicenza e Chieri.Successivamente vennero menzionate Viterbo, Parma, Piacenza, Mantova, Brescia, Voghera,Savona e Valenza.

Nell’Italia meridionale l’insediamento angioino nel Regno napoletano incremento’ l’arrivo dei monaci Antoniani in tutto il territorio del sud i quali si insediarono insieme ad altre comunita’ di monaci provenienti dalla Provenza.

Nicola Barbatelli

Accademico Costantiniano, ricercatore bizantinista nonche’ storico dell’Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem, da anni si occupa di ricerche di carattere storico-medievale in territorio lucano.

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