Musulmani a Lucera

Torre della Leonessa presso la fortezza di Lucera

Musulmani a Lucera di Gaetano Dini

Nel regno normanno di Sicilia esistevano ancora all’epoca di Federico II di Svevia delle resistenze arabe come a Entella paese nell’entroterra palermitano.
Le ragioni di ciò erano la decennale mancata integrazione con i dominatori e la speranza o meglio il sogno di ripristinare il dominio islamico sulla Sicilia.
Così Federico potente re anche di Germania con a disposizione quindi di grandi quantità di soldati sia italiani/normanni che tedeschi, decise nel 1220 di deportare questi musulmani siciliani fuori dall’isola.
Una buona parte fu imbarcata alla volta delle coste del Nord Africa, gli altri furono dislocati sul “continente”, 20.000 nella città di Lucera in Puglia (oggi in provincia di Foggia), 30.000 nei paesini pugliesi attorno ad essa e circa 10.000 sparsi tra Calabria, Lucania e Campania.
Col tempo i musulmani di fuori Puglia che nel frattempo non si erano convertiti, furono incanalati tutti verso Lucera.
Nel corso degli anni i musulmani di Lucera si ribellarono più volte alla loro nuova condizione cittadina e cercarono di ritornare in Sicilia.
Fughe queste tutte rintuzzate dall’esercito imperiale che riaccompagnava ogni volta i fuoriusciti nella città pugliese.
Ai musulmani di Lucera, esperti agricoltori, fu permesso di acquistare terreni agricoli con abitazioni annesse immediatamente fuori dal centro abitato.
Era consentito loro di esercitare anche il commercio, l’artigianato e l’arte medica.
Ma l’attività preponderante cui erano chiamati era quella della guerra.
Infatti le truppe musulmane erano costituite da valenti fanti e bravissimi arcieri e balestrieri.
Truppe queste che si dimostrarono sempre fedeli a Federico II in battaglia.
Sotto pressione del papa, frati domenicani cercarono di convertire gli abitanti di Lucera ma con successo quasi nullo.
La comunità musulmana di Lucera era libera infatti di praticare il culto islamico.
In città c’erano una moschea e scuole coraniche.
Vi risiedeva anche un Qadì, magistrato musulmano atto a dirimere le controversie giuridiche ordinarie, facendosi aiutare da esperti in materia religiosa islamica quando bisognava fare ricorso ai dettami della Shari’a.
Federico II aveva inoltre a Lucera un proprio harem di una trentina di giovani arabe.
Dopo le sconfitte dei discendenti di Federico II ad opera di Carlo I d’Angiò, l’insediamento musulmano di Lucera fu smantellato nel 1300 da suo figlio re Carlo II d’Angiò dopo aver posto sotto assedio la città che combattè prima di arrendersi.
Chi degli abitanti non si convertì al cristianesimo fu venduto come schiavo.

Gaetano Dini ha svolto lavoro amministrativo presso AUSL Rimini dal 1991, 10 anni di ricerche sociologiche, dal 1989 al 2017 insegnamento di Sociologia ed in seguito di Legislazione socio-sanitaria al corso infermieri (prima che diventasse corso di laurea) ed in seguito ai corsi di operatore socio-sanitario (OSS).
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