Da Ostia Antica a Alba Fucens

Dettaglio del pavimento della Cattdrale di Sutri
Dettaglio del pavimento della Cattdrale di Sutri

Immagini e testo di Luca Palumbo

Dal cuore del Lazio a quello dell’Abruzzo. Un filo comune lega queste terre. Forse un filo che ho voluto seguire io. Quello dei pavimenti e degli addobbi con decorazioni cosmatesche. Cosmateschi… termine a me ignoto fino a pochissimi anni fa, ora li inseguo, li cerco, li esamino. Cerco di cogliere dettagli che me li facciano apprezzare ancora di più. Magari, chissà, un giorno riuscirò anche ad identificarne l’autore o l’originalità. Ora mi limito a scrutarne i dettagli, osservarne le forme e i colori. Da Ostia antica a Alba Fucens, dicevo. Che c’entra Ostia Antica con i pavimenti cosmateschi, mi si potrebbe obiettare. Ostia è romana.

Ostia è una gran parte di una antica città romana giunta a noi in gloriose e ben conservate spoglie. Tra le vie, nelle case, in alcune, si possono osservare pavimenti (romani) musivi. Il cartello lo definisce Opus Sectile. Io lo interpreto come un mosaico a tessere più grandi, forme geometriche che si ripetono ordinate, bellissime. Materiali nobili, di colori diversi, incastonati con maestria. Tra le forme, inconfondibili, ecco alcuni motivi che avevo già notato in molte chiese di Roma, e del Lazio. Forme simili, troppo simili per non arrivare alla conclusione che i Cosmati si siano pesantemente ispirati a questi pavimenti. Quindi a Civita Castellana nel Duomo dei Cosmati e, poi, a Sutri, a Tarquinia, piuttosto che a Palombara Sabina, ritrovo, maestosi, i pavimenti cosmateschi, e quei disegni, realizzati con elementi di spoglio, sapientemente lavorati e incastonati, che la tradizione cosmatesca a saputo apprendere dall’arte romana e riportare nel XII secolo.

Noto differenze tra un pavimento e l’altro. Noto forme diverse, dimensioni diverse. Noto porzioni di epigrafi, che si leggono nei marmi grigi, tra una tessera e l’altra. Intorno, quasi ovunque, colonne di reimpiego. Capitelli dorici (in Sant’Andrea in Flumine a Ponzano Romano) o corinzi (In San Pietro, ad Alba Fucens, la cui anima è un antico Tempio, dedicato ad Apollo) o figurati, come quelli di Santa Maria al Castello in Tarquinia. Ad Alba Fucens, oltre all’antico borgo medievale e agli immensi scavi romani, (con splendido anfiteatro romano), c’è la bellissima Abbazia di San Pietro, che, come ho accennato, si poggia sulle colonne di un tempio dedicato ad Apollo. All’interno vi è uno splendido ambone, con decorazioni cosmatesche.

Ecco quindi che il cerchio si chiude, sulla scia dell’arte di questa importante famiglia di marmorari romani. Una sorta di cameo cosmatesco l’ho trovato anche all’interno del Sacro Speco a Subiaco, in provincia di Tivoli. Gioiello che ho trovato, per alcuni versi, simile al Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo. Solo che a Subiaco il Monastero è intitolato a San Benedetto e al suo interno ci si può perdere osservando una fittissima selva di affreschi che partono dal VI secolo per arrivare al rinascimento. Da non perdere, per il visitatore, l’affresco-rirtatto di San Francesco, che, a quanto pare, è stato eseguito quando il Santo era ancora in vita ed è estremamente verosimile. Concludo segnalando anche i ritratti di due papi a me molto cari, Innocenzo III (il Papa di San Francesco e Federico II di Svevia) e Papa Gregorio Magno. Ancora una volta, la ricerca del buon medioevo ha dato buoni frutti.

Luca Palumbo
Sono un quarantaduenne alla perenne ricerca di castelli. Artigiano nel settore delle costruzioni meccaniche, ho la mania dei castelli e li vado a cercare dappertutto. Da qualche tempo ho iniziato ad interessarmi anche ai monasteri e alle chiese di epoca medievale, ma la passione più grande è per le merlature. Altre passioni sono per la meccanica ed i vecchi transatlantici. Transatlantici e castelli hanno in comune il fatto di esser realizzati dall’unione molte di molte persone che, come diceva un mio amico, si spezzavano la schiena per metterli in piedi, quando l’abilità dell’uomo era l’unica cosa che contava.
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