Passeggiata lungo antichi confini longobardi di Gaetano Dini
Caliamoci storicamente in epoca longobarda. L’odierna Città di Castello, chiamata in epoca romana Castrum Felicitatis, rappresentava l’ultima propaggine orientale della Tuscia longobarda.
Al di la c’era il limes, il confine con l’impero bizantino della Pentapoli.
La città rappresentava quindi un punto strategico all’interno del dominio longobardo regio ed era infatti stata colonizzata massicciamente. Inoltre il presidio militare longobardo al suo interno era particolarmente forte e ben armato.
La conquista della città era stato un fatto stabile e duraturo, fin dalla prima ora.
I Longobardi di Città di Castello, una volta che ebbero conquistato la cittadina di Umbertide, in un periodo imprecisato del loro regno di concerto forse con strateghi longobardi toscani, decisero di creare partendo da Umbertide un avamposto a consolidamento dei confini della Tuscia.
Scelsero come zona quella dell’attuale Pietralunga un paese in provincia di Perugia che si trova, percorrendo strade interne, a circa 25 km. da Città di Castello ma separato da colline ed a 22 Km. da Umbertide, collegatovi con una strada diretta.
E’ chiamata Pietralunga perchè è stata costruita sopra un massiccio di notevoli dimensioni che si erge alto sul terreno.
Se i longobardi di allora la chiamassero in altro modo, non c’è dato sapere.
Strategicamente la zona era stata ben scelta.
Nella piazza del paese si erge una magnifica torre longobarda di difesa del VIII secolo che meriterebbe per la sua architettura essenziale e cruda di essere riportata nei libri di storia dell’arte, come esempio di architettura di genere.
Tutta la zona attorno a Pietralunga era senz’altro possedimento longobardo.
Prendendo infatti con la macchina la strada che porta alla cittadina di Umbertide, dopo circa 5 km. di tragitto viene indicata sulla sinistra una località che porta il nome di Villa Longobardi, che non è altro oggi che un casermone adibito ad agriturismo, un tempo zona in cui si trovava senz’altro un fortilizio longobardo a presidio di quel territorio.
La stessa Umbertide, osservando un atlante storico, rientrava di poco all’interno del territorio longobardo della Tuscia, proprio a ridosso del confine con il territorio umbro posto sotto il controllo bizantino.
Ritornando ora a Pietralunga, ci si deve concentrare sul percorso che porta verso il confine della provincia di Pesaro, nel versante di Cagli.
Il confine si raggiunge dopo aver percorso circa 16 km., due km. prima di arrivare in località Pianello, il primo paese che si incontra in provincia di Pesaro.
Dal Pianello a Cagli poi, sono circa 12 km.
Il territorio longobardo doveva finire probabilmente all’altezza delle attuali frazioni di Aggiglioni e Corniole che si trovano sul lato sinistro della strada, in territorio del Comune di Pietralunga.
Dopo di esse doveva esserci qualche km. di zona franca, di terra di nessuno, né longobarda, né bizantina.
Se percorriamo la strada comunale di Aggiglioni e Corniole, in parte sterrata, ci si immette nella strada che collega Serravalle ed Acquapartita ad Apecchio.
All’altezza di questa strada, all’epoca si doveva rientrare senz’altro in territorio bizantino.
Continuando invece lungo la strada statale, le località che corrispondono al Pianello, a Secchiano e verso il Monte Nerone a Massa, Valdara e Serravalle, dovevano essere i primi villaggi che si incontravano appartenenti alla Pentapoli bizantina.
Ritornando indietro nella strada verso Pietralunga, circa un 6 km. prima del paese c’è una deviazione a destra con una strada che si inerpica in salita e si dirige verso un altro versante, quello di Apecchio, ultimo paese della provincia di Pesaro sulla strada che porta a Città di Castello attraverso il valico di Bocca Serriola.
La strada in argomento è un saliscendi continuo in parte asfaltata ed in parte sterrata.
E’ una strada conosciuta solo dalle persone di quei luoghi che sono poi le uniche a percorrerla.
Mentre la si percorre, un occhio attento si accorge che prende sempre più forma il confine di un antico territorio che da invisibile e muto per i secoli trascorsi si fà man mano più definito e nitido. E’ il confine, il limes del territorio longobardo con quello bizantino, sul versante che porta ad Apecchio.
Dopo circa 2 km. di questa strada ecco incontrare la località di Castelfranco, nome certamente medioevale.
La località consiste oggi in un edificio con piccolo bar/ristorante annesso ed in posizione vicina, di una bellissima chiesa di costruzione medievale. Varie case sono sparse attorno alla frazione.
Qualche centinaio di metri prima di arrivare alla chiesa, ci sono dei ruderi che appartengono al castello medievale di Castelfranco, certamente riedificato su un fortilizio longobardo posto in quel punto a difesa dell’estremo confine della Tuscia, di quel confine che da lì si affacciava sul versante del Monte Nerone, territorio bizantino.
Continuando a percorrere la strada, dopo un 5 km. da Castelfranco si incontra la frazione di Castelguelfo, altro nome medioevale. Castelguelfo consiste in qualche casa lungo la strada e posta su un poggetto, in una bella struttura con piccolo campanile, un tempo una chiesa, con caratteri architettonici simili a quella di Castelfranco.
Anche questa è una struttura medioevale ma riedificata certamente su un avamposto longobardo, posto a difesa di un confine che si fà sempre più vicino al territorio bizantino di Apecchio.
E’ da notare come i longobardi, popolo germanico abituato all’essenzialità, costruissero queste guarnigioni militari unicamente per uomini in armi, in linea una con l’altra a mò di luoghi di posta collegati a Pietralunga, sede dove c’era la vera Fara longobarda, con l’insediamento di parecchie famiglie longobarde e di molti uomini in armi.
Continuando a percorrere la strada, dopo circa 2 km da Castelguelfo si incontra la località di Pian della Serra, costituita da una casa padronale gigantesca, da una casa colonica di fronte ad essa e da parecchio terreno attorno disseminato di muri e casette.
Doveva essere stato un vero fortilizio, militarmente attrezzato più degli altri due.
Difatti da Pian della Serra si vede benissimo a valle il paese di Apecchio, distante esattamente 4 km. percorrendo la strada con la macchina.
Apecchio era l’ultimo paese della Pentapoli bizantina, nel versante di Città di Castello.
I Longobardi presidiavano quella parte di confine, con i fortilizi di Castelfranco, Castelguelfo e Pian della Serra mentre il confine longobardo continuando da Apecchio verso Città di Castello, doveva trovarsi in un punto imprecisato del valico di Bocca Serriola, forse dopo il suo scollinamento, senz’altro con frapposto un territorio di zona franca, di terra di nessuno così come per il confine longobardo nel versante di Cagli.
Infatti dopo circa 3 km da Apecchio sulla strada che porta al valico di Bocca Serriola, si incontrano in rapida successione le frazioni di Pietra Gialla, Osteria Nuova e Taverna.
Taverna è costituita attualmente da alcuni casermoni disposti su tre file lungo la scarpata che dà sulla strada.
Queste frazioni dovevano essere verosimilmente i luoghi di presidio più avanzati della guarnigione bizantina di stanza ad Apecchio e posti a guardia del confine longobardo/bizantino sul versante di Apecchio.
Circa 5 km. dopo queste frazioni si arriva al Valico di Bocca Serriola, che si trova a 9 km. da Apecchio. Il confine tra le province di Pesaro e Perugia si trova attualmente a 6 km. d’ Apecchio.
Dopo lo scollinamento si procede lungo la strada per circa 7 km. incontrando qualche casa isolata prima di arrivare alla frazione di Fraccano in comune di Città di Castello e distante da questa 8 km..
Entrando nella piazzetta della frazione si nota subito la disposizione delle case a mo’ di roccaforte, disposizione che richiama direttamente una pianta edilizia medioevale che riprendeva probabilmente un’antecedente pianta longobarda.
E’ verosimile che il luogo in cui sorge Fraccano, per la posizione in cui si trova a circa metà strada tra Città di Castello ed il Valico di Bocca Serriola, fosse l’avamposto longobardo a presidio del confine longobardo/bizantino sul versante di Città di Castello.
I confini storici sopra descritti, sono rimasti oggi nella divisione territoriale di questa zona tra Provincia di Pesaro nelle Marche e Provincia di Perugia nell’Umbria.
Gaetano Dini ha svolto lavoro amministrativo presso AUSL Rimini dal 1991, 10 anni di ricerche sociologiche, dal 1989 al 2017 insegnamento di Sociologia ed in seguito di Legislazione socio-sanitaria al corso infermieri (prima che diventasse corso di laurea) ed in seguito ai corsi di operatore socio-sanitario (OSS).
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