Pavia infinita

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Testo e immagini di Luca Palumbo

Sono rimasto incantato da Pavia. Visitarla a più riprese è stata una scoperta sempre più profonda e affascinante. Non voglio entrare in spiegazioni più o meno tecniche di un viaggio che è stato puro e semplice divertimento, stupore, ed emozione. Mi sono fermato a riflettere sul fatto che Pavia è solo uno delle migliaia di comuni italiani, e sicuramente non il più famoso. Probabilmente non apparirebbe nemmeno in una classifica mediamente nutrita. Eppure a volerla conoscere fa letteralmente innamorare. A cercare i suoi tesori si rimane appagati, stupiti e anche rapiti da quel che si trova. Vien voglia di andare sempre più a fondo, a vedere se c’è dell’altro… se per caso ha ancora qualcosa da regalarti.
Indubbiamente si parte dall’alto. Dai grandi nomi, come San Michele Maggiore e San Pietro in Ciel D’oro. Probabilmente le due basiliche più importanti, oggi. Sono splendide. In particolare San Michele, torno a vederla appena posso. E ogni volta scopro qualcosa che non avevo visto. Osservo un dettaglio che era sfuggito. I bassorilievi, i capitelli, il mosaico del presbiterio. La cripta.
San Pietro in Ciel d’oro invece è la chiesa di Liutprando, che qui giace. E’ la chiesa di Sant’Agostino, che qui riposa da più di mille anni. Probabilmente visitando queste due Basiliche si inizia a percepire l’importanza storica della città. Se in San Michele si facevano incoronare i Re, come accadde per Federico Barbarossa, vuol dire che sicuramente non era una città da poco. Ed ecco che ci si trova a girare per le vie del centro, dove, più o meno ad ogni incrocio, dei cartelli ben studiati indicano i siti visitabili.
Santa Maria in Betlem. Santi Gervasio e Protasio, Santa Maria del Carmine, il Duomo, o ancora San Lanfranco (questa si trova fuori dal centro abitato), San Giorgio in Montefalcone e l’imperdibile San Teodoro, ricca di affreschi splendidi, di lacerti musivi di epoca longobarda, e con al sua splendida cripta. Ma è proprio durante il giro delle chiese, (che può richiedere diversi giorni, per essere fatto bene ed io stesso ho ancora molto da vedere) che ci si imbatte in altri siti, non segnalati dalle guide, che si dimostrano altrettanto interessanti.
Il caso più eclatante è la ex chiesa di San Felice, che ora è parte integrante dell’Università di Economia e Commercio di Pavia. Passando lungo l’edificio è’ impossibile non notare la parete sinistra di una chiesa, con parte della zona absidale, che un piccolo cartello marrone dice essere stata edificata nell’VIII secolo, che ora è parte integrante di un edificio di molto successivo. Indago, chiedo, contatto il custode della facoltà, che mi suggerisce di passare quando l’Università è aperta. Seguo il consiglio e provo ad entrare. Quella che ora è la sala di lettura degli studenti era la chiesa di San Fedele, con affreschi rinascimentali, ma anche con evidentissimi segni di epoca longobarda. Incredibili le tre tombe dell’VIII secolo, una delle quali riccamente decorata, e altrettanto preziosa è la cripta, che non sono ancora riuscito a visitare (ma non demordo).
Altrettanto affascinante è la chiesa di San Giovanni a Domnarum. Trovarla è stata un po’ un’impresa, in quanto si trova in un cortile all’interno di uno stretto vicolo, a pochissimi passi da Santa Maria del Carmine. Anche questa è una chiesa antichissima, come testimonia il campanile medievale, con archetti pensili, che si intravvede accedendo al vicolo, e la facciata, anch’essa romanica. La chiesa è piccola e abbastanza spoglia, ma la cripta è stupenda.
Altra tappa a mio avviso imperdibile, per l’importanza che ricopre è Sant’Eusebio. Antica chiesa ariana edificata da Re Rotari, demolita nel XVII (???) secolo per far posto ad altri edifici, ma della quale resta una splendida cripta con capitelli longobardi. Raro esempio di cripta longobarda, per di più ariana. So che c’è un’altra cripta molto importante, e mi piacerebbe organizzare con l’ufficio di informazioni turistiche un interessante “giro delle cripte”, per scoprire una parte sotterranea e poco conosciuta di Pavia.
Ultima scoperta fatta è all’interno del Seminario Vescovile. All’interno del chiostro ho trovato i resti di una torre longobarda. Tre croci. Pare poco, forse, ma è un “poco” che ha 1300 anni. E’ un “poco” di quello che ha da offrire Pavia. All’ombra delle sue numerose torri medievali.
Chiudere senza citare i musei del castello, che vantano una sala archeologica (fino ai longobardi) ed una romanica e rinascimentale ricchissime di reperti di prim’ordine, ed i suggestivi resti della Chiesa di Santo Stefano, della quale resta l’abside della navata sinistra e le campate che la collegano a quella centrale, è un errore che non potrei perdonarmi. C’è certamente dell’altro…ma devo ancora andarlo ad esplorare. Potrei chiamarla Pavia infinita.

Luca Palumbo
Sono un quarantaduenne alla perenne ricerca di castelli. Artigiano nel settore delle costruzioni meccaniche, ho la mania dei castelli e li vado a cercare dappertutto. Da qualche tempo ho iniziato ad interessarmi anche ai monasteri e alle chiese di epoca medievale, ma la passione più grande è per le merlature. Altre passioni sono per la meccanica ed i vecchi transatlantici. Transatlantici e castelli hanno in comune il fatto di esser realizzati dall’unione molte di molte persone che, come diceva un mio amico, si spezzavano la schiena per metterli in piedi, quando l’abilità dell’uomo era l’unica cosa che contava.
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