di Renzo Nelli.
Quello che va solitamente sotto il nome di pellegrinaggio è fenomeno comune a tutte le grandi religioni, e non solo a quelle monoteiste ‘storiche’ (cristiana, ebraica, musulmana): è forte la pratica del pellegrinaggio anche nel buddismo e in tutte le altre religioni orientali, comprese quelle politeiste (induismo soprattutto, ma anche scintoismo e confucianesimo). In sostanza – e speriamo ci venga perdonato questo eccesso di semplificazione – qualunque religione abbia elaborato il concetto di luogo sacro, di santuario, ha originato e coltivato a vari livelli questo fenomeno, dal quale di fatto restano completamente escluse solo le religioni a carattere panteistico, probabilmente proprio perché, a causa della loro stessa natura, il suddetto concetto di ‘luogo sacro’ vi è assente. Né si può tacere completamente del versante ‘laico’, un fenomeno perlopiù culturale, ovvero di quella spinta che conduce a visitare luoghi legati a personaggi storici o a protagonisti della letteratura e della cultura in senso lato. Non è poi così esiguo il numero di coloro che si recano a Dublino o a Praga per ritrovarvi i luoghi descritti da Joyce o da Kafka e chi scrive deve confessare di aver compiuto qualcosa di analogo anche nei confronti di uno scrittore considerato ‘minore’ (ancorché un suo libro abbia segnato più di una generazione di giovani lettori) andando a ritrovare i luoghi dei ragazzi della via Pál di Ferenc Molnár nella Budapest odierna. Per non parlare poi degli ancora oggi numerosissimi ‘pellegrini’ che continuano ad affollare la villa di Elvis a Graceland o la tomba di Jim Morrison al cimitero parigino del Père Lachaise: e il paragone è meno blasfemo, o anche semplicemente irriverente, di quanto si potrebbe pensare. Ma, ovviamente, non è questa la sede per addentrarsi in un simile genere di considerazioni.
Il pellegrinaggio è dunque una pratica comune a quasi tutte le religioni, tanto che per quella musulmana quello alla Mecca costituisce addirittura uno dei cinque pilastri dell’Islam (Haji) ed è dovere di ogni buon credente compierlo almeno una volta nella vita; è però all’interno del cristianesimo che esso ha prodotto una mole particolarmente impressionante di testimonianze scritte. E altrettanto impressionante è l’arco cronologico lungo il quale queste testimonianze si collocano, che comincia nei primi secoli dell’era cristiana, conosce il suo periodo di massima fioritura in quel lungo periodo che va dall’inizio dell’avventura ‘crociata’ fino alla fine del XV secolo e a tutt’oggi non accenna a finire: si pensi, se non altro, alla recente grande ripresa della tradizione del pellegrinaggio a Santiago di Compostela e a tutta la letteratura che ha prodotto, costantemente in bilico fra autentico slancio religioso, turismo culturale e suggestioni new age.
Tutto ciò ha avuto come conseguenza, almeno a partire dall’inizio del suo periodo d’oro, la nascita di un vero e proprio genere letterario, non solo ‘inventato’ a posteriori dalla critica, ma anche sentito come tale dagli scrittori che vi si sono via via cimentati.
La consapevolezza dell’esistenza di un ‘genere’ innesca quasi sempre, come succede con alcuni fenomeni della fisica, due forze uguali e contrarie: una che tende alla ricerca delle similitudini e l’altra che cerca invece di individuare le differenze fra le varie testimonianze del genere stesso. A complicare ulteriormente le cose e a rendere ancor più ambigua questa tipizzazione si aggiunge il fatto che il genere dei resoconti di pellegrinaggio, sempre che tale lo si possa definire, finisce con l’essere inserito all’interno di un altro più ‘generale’ e complesso, quello del racconto di viaggio, che ha antenati ben più antichi e, per così dire, ‘archetipici’ (basti pensare alla figura di Ulisse), il quale a sua volta, almeno dal periodo medievale in poi, si può suddividere in tutta una serie di ‘sottogeneri’ diversi: viaggi di esplorazione geografica, di ambasceria, di mercatura, di conquista militare ecc. In età moderna vi si aggiungeranno poi almeno altre due importanti categorie: i viaggi di indagine scientifica naturalistica e quelli dovuti allo sviluppo istituzionale dell’attività missionaria da parte degli ordini religiosi, Francescani e Gesuiti in particolare, che riprese la preesistente tradizione medievale portandola a una sorta di ‘specializzazione’ che connotò i due Ordini suddetti per buona parte di quel periodo storico. Ognuno di questi generi o sottogeneri che dir si voglia, oltre ad una serie di caratteristiche appunto ‘tipiche’ e quasi esclusive, presenta anche tanti e tali punti di contatto con gli altri da renderne di fatto pressoché impossibile una trattazione rigidamente separata, se non a prezzo di rinunciare a possibili strumenti interpretativi e di comprensione. Non è un caso che Franco Cardini in un suo ormai datato, ma sempre valido saggio trattasse insieme di «viaggi di religione, di ambasceria e di mercatura», che Jean Richard abbia intitolato il suo tuttora fondamentale volume della «Typologie de sources» Le recits de voyages et de pèlerinages e che la nota appendice al lavoro di Aziz Atiya sul fenomeno crociato nel tardo medioevo, che costituisce tuttora uno degli elenchi da cui partire per lo studio di questo tipo di testi, si intitoli Pilgrims and travellers.
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Renzo Nelli è nato a Firenze il 10 novembre 1954.
Dal 1990 è bibliotecario presso la Biblioteca di Botanica dell’Università degli Studi di Firenze.
Dal 2005 è membro della Deputazione di storia patria per la Toscana.
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