Piccarda Bueri, la donna che diede origine alla dinastia dei Medici di Laura Malinverni
“Guarda sempre avanti e provvedi acciocché il buon nome dei Medici permanga in questa città, così come tuo padre l’ha lasciato a te e a tuo fratello e aumentane se puoi il prestigio e il potere, giacché quest’ultimo, se usato nel giusto modo e cioè con misura e sensibile ingegno, reca benefici alla collettività”
Piccarda Bueri de’ Medici, lettera al figlio
Piccarda Bueri, nata a Verona da Edoardo, appartenente a un’antica e ricca famiglia fiorentina che si era trasferita nella città veneta, fu la moglie di Giovanni di Bicci de’ Medici, il capostipite della famiglia Medici, e la madre del primo signore di fatto di Firenze, Cosimo.
Purtroppo non abbiamo molte informazioni su di lei e non conosciamo il suo anno di nascita: alcune fonti indicano il 1368. Il poco che sappiamo di Piccarda ci è pervenuto dalle fonti epistolari conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze. La prima data certa è il 1386, anno in cui tornò a Firenze per sposare Giovanni di Bicci. Oltre a essere molto bella, Piccarda con la sua dote portava a Giovanni una piccola fortuna, 1.500 fiorini. All’epoca del matrimonio con Piccarda, Giovanni lavorava per il banco fondato dal padre Averardo, un commerciante di lana passato alla finanza: era già benestante, ma nel corso della sua vita riuscì ad accumulare una vera fortuna a capo del Banco Medici. Giovanni arrivò ad essere uno dei più ricchi fiorentini della sua epoca, e la dote di Piccarda fece la sua parte in questa evoluzione, venendo investita nell’acquisto della filiale romana del banco dello zio Vieri de’ Medici. Inoltre il legame stretto con i Bueri, famiglia prestigiosa, si rivelò utile per aggiungere lustro alla statura sociale, politica ed economica di Giovanni.
Nonostante le prevalenti motivazioni economiche e sociali, il matrimonio fra Giovanni e Piccarda fu riuscito e i due arrivarono, se non ad amarsi, a volersi bene e ad agire in comunità d’intenti. Da Giovanni, Piccarda ebbe quattro figli maschi, due dei quali morirono bambini e due arrivarono all’età adulta: erano Cosimo, celebre fondatore del ramo mediceo maggiore, nonno di Lorenzo il Magnifico, e Lorenzo, capostipite del ramo mediceo cadetto chiamato “Popolano”. I due rami si riunirono solo nel Cinquecento.
Piccarda e Giovanni vissero a Firenze in un palazzo a pochi passi dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, nell’attuale via Ricasoli. Piccarda era saggia, prudente, dotata di intelligenza acuta ed equilibrio: queste doti le consentirono di portare avanti con successo gli affari del Banco dei Medici durante i frequenti viaggi di lavoro di Giovanni. La donna era però totalmente contraria a un coinvolgimento politico, considerando la politica cosa “pericolosa e sporca”. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1429, Piccarda fu il polo attorno al quale ruotò la famiglia; Giovanni prima di morire aveva raccomandato ai figli “di rispettarla e di non toglierle i suoi meritati onori”, dato che la solidità economica raggiunta dalla famiglia (e probabilmente, non solo quella) dipendeva anche da lei. In casa Piccarda veniva chiamata “Nannina”, nomignolo che le aveva attribuito per primo il marito Giovanni: fu amatissima da nipoti e pronipoti e Piero il Gottoso l’amò tanto che soprannominò sua figlia Lucrezia “Nannina” in onore di sua nonna Piccarda. Piccarda morì il 19 aprile 1433 e fu sepolta accanto a Giovanni, nella sagrestia vecchia di San Lorenzo, nella tomba scolpita dal Buggiano. Carlo Marsuppini, umanista e poeta, scrisse alla sua morte una lettera ai due figli Cosimo e Lorenzo in cui ne celebrava le virtù, le doti umane e la fedeltà coniugale.

Visita il sito dell’autrice
Visita la pagina Facebook dell’autrice
Contatta l’autrice.
È autrice del saggio “La cucina medievale: umori, spezie e miscugli” (Italia Medievale, 2016) che si può acquistare online cliccando qui !