Pienza negli Annali delle epidemie in Italia

Palazzo Comunale di Pienza

Pienza negli Annali delle epidemie in Italia di Fabio Serafini

Introduzione
Alfonso Corradi è forse perlopiù non conosciuto, sebbene sia già stato utilizzato per la bibliografia di alcuni testi medici in lingua italiana ed inglese almeno per la sua pubblicazione degli Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850,[1]oltre ad essere stato autore almeno di un testo di chirurgia.[2]
Allo stato attuale è stato possibile rintracciare solo poche notizie riguardanti la sua biografia:[3] egli nacque a Bologna il 6 novembre 1833 e compì gli studi nella sua città natale, laureandosi in Medicina nel 1856 e poi specializzandosi in Chirurgia nel 1857; nel biennio successivo lavorò presso l’Ospedale Maggiore di Bologna come assistente, per poi diventare professore di Patologia generale all’Università di Modena nel 1859; si trasferì poi all’Università di Palermo durante il 1863, dove insegnò la stessa materia; nel 1867 ottenne invece la cattedra di medicina e farmacologia all’Università di Pavia, dove insegnò fino al 28 novembre 1892, giorno della sua morte.
Gli Annali a cui si è fatto cenno risalgono al suo periodo palermitano, in quanto si è firmato come professore della Regia Università di Palermo.
Va ricordato come gli Annali siano una narrazione della storia di un ordine o di una zona geografica più o meno grande suddivisi per anni – da qui il termine “annali” – e basati su documenti coevi – di norma inseriti nella pubblicazione – rintracciati dagli autori.
Gli Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850 costituiscono tuttavia una eccezione a quanto appena riportato, poiché il Corradi si è avvalso non di documenti coevi, bensì di quanto pubblicato da storici a lui precedenti.
Tuttavia, una simile pubblicazione costituisce ugualmente una importante fonte non solo per la storia della medicina – tanto da essere già stato utilizzato per la bibliografia specifica contemporanea, come già accennato -, ma anche per chi si interessa di storia nel suo significato più ampio, tanto da essere già stato anche in questo caso utilizzato come bibliografia per precedenti pubblicazioni.[4]
Per terminare, l’Alfredo Corradi che qui interessa non va confuso con l’omonimo pittore vissuto dal 1889 al 1972.[5]
Pienza negli Annali delle epidemie

La località di Pienza è fra quei luoghi menzionati negli Annali del Corradi e si ritiene utile uno specifico studio di approfondimento su una simile presenza in tale opera per una migliore conoscenza della medesima cittadina toscana.
La prima menzione di Pienza si ha per il 1468, anno per cui furono riportate vari avvenimenti, fra cui si conta una pestilenza non meglio identificata – che forse colpiva l’Italia già dal precedente 1460 – nelle città di Mantova, Parma, Piacenza, Perugia e Messina.[6]
La prima per così dire vittima fu Mantova, dove la pestilenza scoppiò nei primi giorni di aprile ed obbligò i suoi cittadini a fuggire; ai primi di giugno fu invece la volta di Parma, mentre a Piacenza giunse da Parma il 27 dello stesso mese e perdurò almeno fino al successivo 7 luglio; a partire dal 10 ottobre toccò Perugia, dove vi furono diverse vittime; in una data imprecisata, ma forse dopo il 10 ottobre, fu colpita anche Messina, dove la peste – così definita la pestilenza in una nota – colpì il quartiere ebraico.
Da una lettera del cardinale di Pavia inviata a Roma si può evincere come la malattia fosse presente anche nella capitale italiana, oltre anche ad Udine e Venezia.
Nella nota a piè di pagina aggiunta dal Corradi si evince come l’ecclesiastico abbia scritto a papa Paolo II il 23 giugno, consigliandolo di lasciare Roma poiché nella sua corte – forse da intendersi quella del pontefice – vi siano già state diversi decessi a causa della malattia.
Nella stessa nota venne inoltre riportata Pienza come la località in cui il cardinale scrisse la lettera indirizzata al pontefice.

Monumento funebre del cardinale Ammannati Piccolomini, nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma

L’ecclesiastico a capo della diocesi di Pavia va identificato con Giacomo degli Ammannati[7], nato a Pescia – sebbene studi precedenti abbiano riportato la provincia di Lucca – nel 1422, il quale studiò giurisprudenza a Siena e visse anche a Firenze, per poi entrare al servizio del cardinale Domenica Capranica.
Papa Callisto III lo nominò segretario apostolico e continuò nella sua carriera grazie a papa Pio II – nato a Corsignano, poi diventata Pienza in onore di questo pontefice[8] -, che lo elevò a vescovo di Pavia ed a cardinale nel 1461.
Il rapporto fra Pio II e Giacomo degli Ammannati fu di intima amicizia, forse già da un momento precedente all’elezione del primo sul soglio pontificio, tanto che al secondo fu concesso di aggiungere Piccolomini – il cognome di Pio II – al proprio nome, probabilmente accogliendolo così nella propria famiglia.
Infine, Giacomo degli Ammannati fu elogiato da chiunque come una persona dotata di contegno irreprensibile, oltre ad avere doti e virtù.
Non è conosciuto il motivo per cui Giacomo degli Ammannati fosse in quel periodo a Pienza, tuttavia si può essere convinti che abbia avuto degli interessi in tale località tanto da risultare presente a Pienza in più occasioni, come risulta da alcune sue lettere[9] di cui quella del 23 giugno 1468 è solo un esempio.[10]
Dalla lettura di quest’ultima è possibile venire a conoscenza del decesso di vari familiari del pontefice, fra cui Giovanni Condulmer e il cognato, medico personale di Pio II e morto di peste, di cui non venne riportato il nome nella lettera, ma che non deve essere identificato con Iacopo Gottifredi de Zocculis, morto in un momento successivo al decesso di Pio II.
In virtù di un documento datato 19 settembre 1469 da cui si evince l’esistenza di un appartamento locato a Siena di proprietà di Giacomo Ammannati,[11] si può ipotizzare anche una proprietà pientina del cardinale, che può essere forse stata confermata dal Cherubini in un proprio testo – che allo stato attuale non è stato possibile rintracciarne copia – in cui ha riportato gli spostamenti dell’Ammannati[12].
La presenza a Pienza dell’Ammannati si prorogò almeno fino al 12 luglio 1468, data in cui egli scrisse una lettera di complimenti a Domenico Dominici, anch’egli vescovo secondo gli Atti delle epidemie occorse in Italia.[13]
Il Corradi prese tuttavia in considerazione solo una delle lettere del vescovo di Pavia redatte in quel giorno, poiché il Cherubini ne ha rintracciate quattro, ognuna di esse trascritta a Pienza.[14]
Lo stesso Corradi fornì una seconda menzione di Pienza per il periodo intercorso fra il 1477 ed il 1479, durante il quale venne ricordata la cosiddetta congiura dei Pazzi contro Giuliano e Lorenzo de’ Medici, risalente al 26 aprile 1478 e la successiva guerra per togliere il potere fiorentino alla famiglia Medici.[15]
I Senesi, alleati del pontefice e del re Ferdinando e quindi avversarsi di Firenze, a causa delle poche vettovaglie si dovettero rifornire di farina a Pienza ed Acquapendente, ma parte del rifornimento risultò avvelenato, tanto da causare alcuni decessi e diversi ammalati, i quali soffrirono di rigonfiamenti e di rigurgiti.
Prendendo per veritiero quanto riportato dal Corradi – e non vi sono dubbi che egli abbia trascritto il falso -, si può dedurre che a Pienza fossero edificati, almeno nel triennio preso in considerazione, diversi mulini che producevano una discreta quantità tanto da poter rifornire celermente la richiesta dell’esercito senese.
Si può quindi credere che la produzione di farina a Pienza fosse maggiore del fabbisogno dei residenti ed il surplus può essere stato commercializzato, come nel caso appena ricordato, sebbene si debba credere che la quantità di farina pientina non sia stata elevata, se i Senesi dovettero in quell’occasione rifornirsi anche da Acquapendente.
È possibile inoltre ipotizzare che nel territorio pientino fossero presenti terreni destinati alla coltura di grano – forse contemporaneamente ad altro tipo di coltivamento – da destinarsi alla successiva produzione di farina.
A parte un caso di importazione, di cui si dirà a breve, che la Toscana più genericamente coltivasse e commercializzasse grano anche verso l’estero è provato da come Francesco Maria II Duca di Urbino, durante il 1592, donò agli abitanti del Montefeltro il grano ottenuto dal Granducato di Toscana.[16]
Quanto appena ricordato è indubbiamente lontano nel tempo dall’avvenimento legato all’esercito senese, tuttavia si può essere certi la Toscana in generale – e quindi forse anche Pienza nella fattispecie – abbia continuato a coltivare grano lungo un ampio lasso di tempo.
La Toscana in generale

Le due vicende appena trattate sono le uniche inserite negli Annali delle epidemie in cui è menzionata Pienza, ma lo stesso testo riporta avvenimenti che riguardarono alcune singole province toscane o l’intera Regione che quindi potrebbero aver anche interessato anche la stessa Pienza, direttamente o meno.
Prendendo in considerazione anche questi fatti, sebbene in modo sintetico per motivi di spazio, furono segnalate carestie, dovute a più motivi ed in vari anni, durante i secoli XIII, XIV, XVI e XVIII, tanto che almeno in un caso creò seri problemi all’agricoltura cosicché si dovette importare grano dalla Sicilia, oppure si segnalarono decessi od ancora si patì la fame.[17]
In alcuni casi furono ricordati come, almeno durante i secoli XVI, XVII, XVIII e XIX eventi meteorologici avversi – piogge abbondanti o mancanti, forti venti, neve anche abbondante e caldo anche nei mesi “freddi” – crearono almeno in certe circostanze danni all’agricoltura, tanto da non poter macinare nel 1583, oppure portò la morte di animali ed il patimento del freddo da parte degli umani per non aver potuto procacciare legna.[18]
Talvolta i periodi di carestia durarono anni, alternati talvolta a periodi di abbondanza nel raccolto, come venne attestato in più occasioni per il secolo XIV.[19]
Fra i secoli XIII e XVI e poi ancora nei secoli XVIII e XIX i Toscani subirono malattie di vario genere, a causa delle quali vi furono anche diversi decessi sia fra gli uomini che fra gli animali.[20]
Quello toscano è stato altresì territorio di scontri bellici, dei quali quello che ha trovato spazio nella parte precedente è solo un esempio.

Particolare della statua mortuaria di Carlo di Valois

Carlo di Valois, dopo aver sposato Caterina di Courtenay, poté avanzare pretese per la corona di Costantinopoli; durante un tragitto che lo avrebbe portato in Toscana si arrestò in Toscana durante i primi mesi del 1302, lasciando poi la regione non pacificata nonostante la richiesta di papa Bonifacio VIII, oltre a trasferire nelle casse statali francesi l’obolo destinato a tale crociata.[21]
Attorno al 1505 la Toscana fu invece martoriata dall’esercito di Cesare Borgia, mentre nel 1527 l’esercito del sud Italia – in guerra contro la Chiesa – riuscì ad impadronirsi di un bottino anche in Toscana.[22]
Tornando al XIV secolo, nel luglio 1310 sono attestate processioni in gran parte della Toscana durante le quali molte persone, seminude, visitarono terre e chiese chiedendo penitenza, pace e misericordia mentre si flagellavano:[23] il Corradi, tuttavia, non riporta i motivi per simili processioni, limitandosi solamente a ricordare come espiazioni simili fossero in voga nel XIV secolo, sebbene attestate anche in altri periodi.
Vennero altresì ricordati diversi terremoti, verificatisi in un periodo compreso almeno fra i secoli XIV e XVIII.[24]
Per il 1363 è dato un aumento di mortalità per la Toscana, ma non ne è spiegato il motivo, poiché fu solo precisato come la peste dell’anno precedente non fu forte almeno per tale regione.[25]
A questi accadimenti ne vanno aggiunti tuttavia altri, ma riguardarono zone specifiche della Toscana non attinenti con quella in cui è locata Pienza ed ulteriori ricerche potrebbero forse dimostrare l’eventuale connessione fra la località di interesse e gli avvenimenti ricordati seppur sinteticamente in questa parte di studio.
Conclusioni

Gli Annali costituiscono un fondamentale supporto archivistico per gli studiosi di varie branche poiché riportano gli avvenimenti di un ordine o di una zona geografica – dalla singola città ad un intero Stato – sulla scorta dei documenti coevi ai fatti narrati, anch’essi pubblicati nei volumi di tali opere.
In tale contesto rientrano sicuramente gli Annali delle epidemie in Italia del Corradi, sebbene si sia avvalso non degli atti coevi ma di precedenti pubblicazioni, rimanendo comunque un valido supporto per la narrazione della storia in generale.
In una simile opera ha trovato spazio la località di Pienza, menzionata in tre occasioni, fra il 1468 ed il 1479.
Nel primo anno menzionato il cardinale Giacomo Ammannanti Piccolomini, vescovo di Pavia ed amico intimo di quel papa Pio II nato in quella Corsignano a cui trasformò il toponimo in Pienza e che permise allo stesso Giacomo Ammannanti di aggiungere il proprio cognome, soggiornò a Pienza almeno fra il 23 giugno ed il 12 luglio, date in cui inviò due lettere ed indirizzate a papa Paolo II ed al vescovo Domenico Dominici.
In un momento compreso fra il 26 aprile 1478, data della cosiddetta congiura dei Pazzi, ed il 1479 Pienza rifornì di farina l’esercito senese, che partecipò alla guerra scaturita a seguito della congiura appena ricordata.
Ciò permette di ipotizzare, se non di essere sicuri, che a Pienza vi fosse una discreta coltivazione di grano e la conseguente produzione di farina attraverso la presenza in loco di mulini e la stessa produzione di farina fu maggiore del fabbisogno dei residenti se ne venne consegnata ai Senesi, sicuramente in cambio di denaro.
L’autore degli Annali delle epidemie riportò inoltre alcune vicende accadute in Toscana e riguardanti carestie od al contrario periodi di buoni raccolti, malattie, problemi di vario genere a seguito del maltempo, terremoti e problemi alla popolazione a seguito di alcuni eventi bellici.
In alcuni casi venne riportata la zona della Regione in cui ciò avvenne, parte delle quali lontane da Pienza tanto da doverla escludere come parte attiva di tali eventi, mentre in altre occasioni fu invece riportata una generica Toscana come zona soggetta agli avvenimenti.
Pienza può essere quindi forse stata interessata ad uno o più fatti ricordati negli Annali delle epidemie, sebbene solo i risultati di eventuali nuove ricerche potrebbero dare probabilmente risposte certe, a cui fa tuttavia eccezione la parte riguardante i terremoti, già oggetto di un precedente studio.[26]
[1] E. Tognotti, La “spagnola” in Italia, Milano 2002; G. Cosmacini, L’arte lunga, Roma 2014; A. Porro – D. S. Iannotti, A peste, fame et bello libera nos, Rudiano 2020; J. Duffin – A. Sweetman, SARS in Context, Montreal 2006; M. Armiero – M. Hall (a cura di), Nature and History in Modern Italy, Athens 2010; R. Alibrandi, In salute e in malattia, Milano 2012; E. Gugliuzzo – G. Restifo, La piaga delle locuste, Napoli 2015; AA.VV., Archeologia medievale, VIII volume, Firenze 1981; G. Cosmacini, Guerra e medicina, Roma 2014.
[2] A. Corradi, Della chirurgia in Italia dagli ultimi anni del secolo scorso fino al presente, Bologna 1870; id., Della chirurgia in Italia dagli ultimi anni del secolo scorso fino al presente, Bologna 1871.
[3] L. Mazzotti, Necrologia del professore Alfonso Corradi, Bologna 1893; A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 316-317.
[4] F. Serafini, I Templari negli Annali delle epidemie occorse in Italia, pubblicato sul portale di Italia Medievale il 2 febbraio 2021.
[5] P. Mosca, Bergamo nella storia dell’arte, Bergamo 1985, p. 330; AA.VV., Il Novecento a Palazzo Isimbardi, Milano 1988, pp. 55, 56, 212.
[6] A. Corradi, Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, parte prima, Bologna 1865, pp. 306-310.
[7] F. Di Bernardo, Un Vescovo umanista alla Corte Pontificia: Giannantonio Campano (1429 – 1477), Roma 1975, p. 91 nota 3, p. 117.
[8] F. Serafini, Corsignano nei documenti camaldolesi, in Canonica, volume 10, p. 48; C. R. Mack, Pienza, Ithaca 1987; N. Adams, The construction of Pienza (1459-1464) and the consequences of renovatio, in Urban life in the renaissance, Newark 1989, pp. 50-79.
[9] P. Cherubini (a cura di), Iacopo Ammannati Piccolomini. Lettere (1444-1479), volume I, Roma 1997; id., Iacopo Ammannati Piccolomini. Lettere (1444-1479), volume II, Roma 1997; id., Iacopo Ammannati Piccolomini. Lettere (1444-1479), volume III, Roma 1997.
[10] P. Cherubini (a cura di), volume II, cit., pp. 1121-1124, documento 323.
[11] P. Nardi, Maestri e allievi giuristi nell’Università di Siena, Milano 2009, p. 145, nota 63.
[12] P. Cherubini, Giacomo Ammannati PIccolomini. Libri, biblioteca, e umanisti, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento, Atti del 2° seminario (6-8 maggio 1982), Città dal Vaticano 1983.
[13] Si veda la nota numero 2 per l’anno 1468.
[14] P. Cherubini (a cura di), volume II, cit., documenti 339, 340, 341, 342, pp. 1150-1155.
[15] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 317-330.
[16] A. Corradi, Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, parte seconda, Bologna 1867, p. 304.
[17] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 143, 175, 178-179, 180-181, 186, 211, 215, 225, 233; id., parte seconda, cit., pp. 25, 32, 35, 98, 102, 117, 120, 134, 160, 278 nota 3, id., Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, parte quarta, p. 1519.
[18] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 304 nota 3, 311 nota 1, 356, 362 nota 1; id., parte seconda, cit., pp. 8, 16 nota 1, 25, 46 nota 1, 121 nota 1, 125, 138, 190-191, 196, 266, 286, 329 nota 1, 342 nota 3; id., Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, parte terza, Bologna 1870, pp. 263, 269 nota 1; id., parte quarta, cit., pp. 1335, 1336, 1339, 1340-1341, 1367, 1435-1436, 1443, 1454, 1523; id., Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, parte quinta, p. 2410.
[19] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 177, 180, 215, id., parte seconda, cit., p. 120.
[20] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 154, 181-184, 192, 198 nota 2, 226, 235, 241, 245, 247, 256, 264, 277, 281, 286, 318-319, 324; id., parte seconda, cit., p. 57 nota 1, 146, 193 nota 1, 212, 297, 313 nota 2, 315, id., parte quarta, cit., p. 1347, 1380, 1389, 1530, 1531-1543, 1556, 1560, 1580, 1599-1600, 1608-1609, 1614, 1790, 1795, 1809; id., parte quinta, cit., pp. 1831, 1848, 1860, 1867, 1874, 1893, 1978 nota 1, 1988, 1992 nota 1, 2003, 2006, 2008, 2010, 2221, 2226, 2242, 2283, 2339. 2355, 2407, 2409, 2420, 2508, 2543.
[21] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 161-162; H.-G. Beck, Tra Medioevo e Rinascimento, volume V/2, Milano 2002, p. 246; C. Gallgani, Pomponazzi, Roma 2019, p. 715.
[22] A. Corradi, parte seconda, cit., pp. 5, 44, 45.
[23] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 164-165.
[24] A. Corradi, parte prima, cit., pp. 170, 212, 301, 306 nota 1, 313; id., parte seconda, cit., pp. 95, 119 nota 2, 121, id., parte terza, cit., p. 287; id., parte quarta, cit., pp. 1621, 1639.
[25] A. Corradi, parte prima, cit., p. 219.
[26] U. Bindi – N. Petreni, Terremoti nella storia di Pienza e del territorio circostante, in Canonica, volume 5, Pienza 2015, pp. 5-27.

Fabio SerafiniFabio Serafini

Originario della regione del Montefeltro, oggi appartenente all’entroterra pesarese, si è poi trasferito a Fano, dove si è diplomato in Analista Contabile, per poi trasferirsi in altre città per motivi di lavoro, vivendo oggi a Ravenna. Fa parte della Libera Associazione di Ricerche Templari Italiani (L.A.R.T.I.), dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (A.r.a.r.) e dell’Archeoclub d’Italia – sede di Fano.

È stato relatore durante i seguenti convegni della L.A.R.T.I.:

  • XXX convegno (Cesenatico, 2012), con lo studio Falsi ed inesattezze sull’Ordine del Tempio;
  • XXXI convegno (Bologna, 2013), con gli studi La magione templare de La Rochelle e Falsi ed inesattezze nella ricerca templare;
  • XXXII convegno (Perugia, 2014), con lo studio Le dipendenze templari della magione de La Rochelle;
  • XXXIII convegno (Vicenza, 2015), con lo studio terreni dipendenti dalla magione templare de La Rochelle;
  • XXXIV convegno (Nizza Monferrato, 2016), con lo studio La bolla papale “Dura nimis est” sull’eventuale fusione degli Ordini templare e giovannita;
  • XXXV convegno (Roma, 2017), con lo studio Il ruolo di templari e giovanniti nella lotta all’eresia catara;
  • XXXVI convegno (Ravenna, 2018), con lo studio soggiorno di Rinaldo da Concorezzo in Francia;
  • XXXVII convegno (Fano, 2019), con lo studio I templari e i giovanniti nella Quarta Crociata visti dalle bolle pontificie.
  • XXXVIII convegno (2020) non effettuato per covid-19

Gli sono stati pubblicati i seguenti studi negli atti della L.A.R.T.I.:

  • Falsi ed inesattezze sull’Ordine del Tempio negli Atti del XXX Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2013;
  • La magione templare de La Rochelle negli Atti del XXXI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2014;
  • Falsi ed inesattezze nella ricerca templare negli Atti nel XXXI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2014;
  • Le dipendenze templari della magione de La Rochelle nel XXXII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2015;
  • Falsi ed inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2015;
  • I terreni dipendenti dalla magione templare de La Rochelle negli Atti del XXXIII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2016;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXIII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2016;
  • La bolla papale “Dura nimis est” sull’eventuale fusione degli Ordini templare e giovannita negli Atti del XXXIV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2017;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXIV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2017;
  • Il ruolo di templari e giovanniti nella lotta all’eresia catara negli Atti del XXXV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2018;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXV Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2018;
  • Il soggiorno di Rinaldo da Concorezzo in Francia negli Atti del XXXVI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2019;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXVI Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2019;
  • I templari e i giovanniti nella Quarta Crociata visti dalle bolle pontificie negli Atti del XXXVII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2020;
  • Falsi e inesattezze nella ricerca templare negli Atti del XXXVII Convegno di Ricerche Templari, edito nel 2020.

Gli sono stati pubblicati i seguenti studi nelle Ricerche A.R.S.O.M.:

  • I giochi dei Templari in Templari, Cavalieri, Architetture nella Sardegna medioevale – Ricerche A.R.S.O.M. 2013, edito nel 2013.

Ha pubblicato i seguenti studi nella rivista Cronache Medievali:

  • Piandimeleto, il paese dei Conti Oliva nel numero 43 (giugno-settembre 2014).

Per Italia Medievale ha pubblicato i seguenti studi:

  • La Rocca Brancaleone di Ravenna, il 5 dicembre 2014;
  • La Congregazione benedettina dei Silvestrini negli Annali Camaldolesi, il 21 dicembre 2020.

Nella rivista Medioevo Adriatico, della Società Internazionale per lo Studio dell’Adriatico nell’Età Medievale (Sisaem) ha pubblicato i seguenti studi:

  • San Marco, chiesa camaldolese e giovannita di Fano, inserito nel quinto volume, pubblicato nel 2015.

Gli sono stati pubblicati i seguenti studi astronomici sul bimestrale Oculus Enoch dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheytta Aps (A.R.A.R.):

  • Rheyta, un astronomo ed ottico boemo a Ravenna, nel numero 77 maggio-giugno 2019;
  • Paolo Maffei e l’infrarosso in astronomia, nel numero 81 gennaio-febbraio 2020;
  • Luigi Volta e la scoperta di cinque asteroidi, nel numero 84 luglio-agosto 2020;
  • Cassini, una dinastia scientifica, nel numero 86 novembre-dicembre 2020.

Sul mensile InStoria ha pubblicato i seguenti studi:

  • Platone Tiburtino Astronomo, matematico e “traduttore” del XII secolo, nel numero 150 del giugno 2020;
  • Gherardo da Cremona – Illustre traduttore di testi astronomici, nel numero 151 del luglio 2020;
  • Guido Bonatti – Illustre astronomo italiano di epoca medievale, nel numero 152 dell’agosto 2020;
  • Omero e l’astronomia – L’universo nell’Iliade e nell’Odissea, nel numero 153 del settembre 2020.

Sulla rivista Canonica del Centro Studi Pientini gli sono stati pubblicati i seguenti studi:

  • Corsignano nei documenti camaldolesi nel numero 10 del 2020.

Contatto e-mail dell’autore: fabio.serafini@hotmail.com

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