
Testo e immagini di Luca Palumbo
Arrivare a Ravenna, per un occhio inesperto (e impreparato), è un’esperienza incredibile. Di quelle che non scordi più. Entrare nelle basiliche bizantine e scoprire i mosaici in tutto il loro splendore può essere un duro colpo anche per i cuori più forti. Tornare a Ravenna, con un occhio più preparato, e la consapevolezza di ciò che ci attende, è, se possibile, ancora meglio, più coinvolgente, e più emozionante. Premetto che ho avuto due giorni pieni a disposizione, per girare bene la città, facilitato negli spostamenti, dalla bicicletta che mi sono portato apposta. Ed è un consiglio che do a chiunque abbia intenzione di visitare Ravenna. I siti non sono sempre vicinissimi fra loro ed è meglio accorciare i tempi di spostamento. Ho visto tutto, o quasi, con calma.
San Vitale è certamente la chiesa più famosa e più affascinante. Con la zona absidale interamente musiva, ed il suo unico gioco di luci, che entrano dalle finestre e creano dei gioci di chiaroscuro che partono dal matroneo, per arrivare ai pavimenti. Un amico mi ha consigliato di entrare dall’ingresso del pubblico e di dirigermi verso il nartece guardando per terra. Così ho fatto. Ho abbassato lo sguardo, quasi socchiudendo gli occhi fino al nartece. Una volta giunto gli ho dato le spalle, mi sono voltato verso il presbiterio ed ho alzato lo sguardo. Effettivamente il colpo d’occhio è imperdibile. Ed è un suggerimento che allargo a chiunque dovesse arrivare a San Vitale. Poi ci si può sbizzarrire nel cercare i suoi tesori, dai pavimenti (originali solo in un limitato tratto), il suo splendido deambulatorio e, ovviamente, i mosaici. In particolare quello di Teodora e di Giustiniano. Mosaici che hanno richiesto decine di anni di lavoro.
Nello stesso cortile di San Vitale c’è il Mausoleo di Galla Placidia. Nonostante lo avessi già visto, non ho saputo contenere l’emozione. Mi ha travolto, con il suo cielo stellato e l’atmosfera che si respira. E qui troviamo la prima raffigurazione della Storia di San Lorenzo, e della sua grata.
Non si può non visitare Sant’Apollinare Nuova e poco fuori da Ravenna (bisogna spostarsi per forza in macchina, essendo diversi chilometri fuori dalla città), Sant’Apollinare in Classe. A dire il vero in tutte e due le mie visite a Ravenna, Sant’Apollinare in Classe l’ho visitata per prima. Per poi lasciare la macchina e muovermi, come già detto, in bici. Queste due Basiliche, analoghe per forma e dimensioni, hanno subito dei rimaneggiamenti successivi, ma hanno mantenuto un grandissimo fascino, capace di lasciare il visitatore assolutamente sbigottito e senza fiato. Inutile tentare di descriverle. Anche volendo, nessuna parola o descrizione, per quanto accurata potrebbe rendere onore a ciò che solo l’occhio è in grado di percepire.
Si aggiungono, al normale giro del “turista”, i due Battisteri: Quello Ortodosso e quello Ariano. Anche all’interno di queste due strutture sono i mosaici a mettere a dura prova cornee e coronarie.
Oltre a questi monumenti, è possibile, se si ha tempo, ed è rimasta qualche diottria, visitare altre chiese molto molto affascinanti. San Francesco, ad esempio, famosa per la sua cripta allagata, è in realtà una chiesa molto ricca di dettagli di pregio, a cominciare dai capitelli, e anche lei è stata edificata in epoca tardo antica. Così Come Sant’Agata. Non si può non andare a vedere San Giovanni, e i suoi lacerti pavimentali musivi, tratti dalla pavimentazione romanica.
Mi preme citare anche la Cripta Rasponi, in Piazza San Francesco. Non è strettamente medievale, in quanto l’edificio risale al XVII secolo. Il pavimento della cripta però (che non ha mai ospitato i defunti della famiglia Rasponi), è realizzato con lacerti musivi del pavimento della Basilica di San Severo. Questa Basilica mi ha affascinato profondamente. E’ coeva e quasi gemella di quella di Sant’Apollinare ed era edificata a pochi chilometri di distanza. Oggi è possibile vedere la zona di scavi che hanno rimesso alla luce la pianta della basilica. Molte parti di San Severo sono state riutilizzate nelle case delle ricche famiglie ravennate. Il caso della Cripta Rasponi ne è un esempio. Altre parti sono conservate presso il Museo TAMO (Tutta l’Arte del MOsaico) che si trova all’interno della trecentesca chiesa di San Nicolò dove è possibile osservare anche un modello che riproduce la Basilica di San Severo.
Il Cosiddetto palazzo ed il mausoleo di Teodorico, le altre numerose chiese che, in qualche modo si rifanno al periodo tardo antico, tra le quale mi ha fatto sorridere quella sconsacrata di San Michele in Africisco, che è a tutti gli effetti un negozio di abbigliamento, sono siti che, avendo tempo e voglia non si può non vedere. Sono ulteriori “mattoni” che rendono Ravenna una città formidabile, tanto che, ogni volta, ti viene voglia di dire…ci torno!

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