La ricerca della felicità in Dante

 Mariagrazia Orlandi Un uomo in cammino

Mariagrazia Orlandi
Un uomo in cammino. Breve viaggio nella vita e nelle opere di Dante Alighieri
159 pp., € 18,00
2004 Scramasax
Scramasax
Via Cirillo, 2 c
50133 Firenze (FI)
Telefono: 055561207
Fax: 055561207
E-mail: scramasax@tiscalinet.it

di Mariagrazia Orlandi.

Da: Mariagrazia Orlandi, La ricerca della felicità in Dante.

L’immagine più forte di Dante sarà sempre quella di un uomo in cammino nel viaggio della vita, un uomo alla ricerca di se stesso e della propria felicità. Nel cammino dell’esistenza è fondamentale constatare di continuo un senso di evoluzione: in questo un fattore importante è quello del cambiamento, che non significa certo rinnegare posizioni precedenti o parti di sé, ma vuol dire, invece, cogliere il giusto sviluppo degli eventi in un percorso di maturità. Dante uomo tante volte modifica le sue posizioni, risistema il proprio universo, e questo è necessario perché i contesti cambiano, le situazioni maturano, le persone divengono nel tempo quello che sono. Sarebbe ingenuo e superficiale non saper tener conto di tutto ciò. La vita stessa è una prova continua verso il cambiamento, che necessariamente implica la capacità di rinnovarsi, di saper crescere e divenire. Tutto ciò, sia ben chiaro, in piena coerenza con se stessi: ecco la soglia che non si può mai varcare senza perdere il rispetto di sé e degli altri. L’esperienza insegna la prudenza e fa presupporre sempre la complessità nella vita di tutti, da cui sorge la volontà e la necessità di trovare equilibrio, di sapere che tutto è frutto di fatica e di costanza: tutto ha un prezzo e quello degli errori è il prezzo più alto, un conto che prima o poi si deve sempre saldare. Il cammino di Dante volle essere, ed ancora è, un cammino esemplare che parla a tutti gli uomini che vogliono vivere da protagonisti la loro storia, responsabili delle loro scelte.

Spesso è difficile isolare i dati certi della storia relativa a Dante e quelli che leggende secolari vi hanno aggiunto, e ciò non a caso. Infatti il divino poeta è stato fatto passare in quasi ogni angolo della nostra terra, che certamente tanto (e in gran parte anche dolorosamente) ebbe modo di conoscere bene. Ma dove l’Alighieri non è arrivato con i suoi passi, là è arrivata la leggenda di Dante. Anche questo aspetto è un elemento prezioso dell’eterna vicenda dell’exul immeritus, perché la leggenda dantesca, prendendo spunto dal quel suo complesso e completo universo, narra tante storie, tante realtà, tante verità; talora davvero diverse e lontane dall’archetipo, dal punto di origine, però non per questo meno interessanti. Ma perché tutto ciò si è reso possibile? Probabilmente perché la Commedia si può, a buon diritto, considerare un testo “aperto”, ovvero un lavoro che, raggiungendo l’universale, è attuale per sempre. Ecco perché la gente, da sempre, vi ha letto i propri dolori, le proprie speranze, i propri successi, la propria fatica. Questo senza dubbio è degno del massimo interesse, del massimo rispetto: tutti siamo un po’ figli dell’esperienza degli altri. Per cui è fondamentale, quando si cerca di rimettere insieme una storia, avere il coraggio e l’umiltà di tentare non di dimostrare una tesi ma, per quanto possibile, di ricostruire un fatto. L’esperienza che più attrae rimane l’esperienza di Dante uomo, che come ogni uomo cerca se stesso e il proprio benessere; senza alcuna reticenza l’audace fiorentino parla proprio di felicità. Non è la costituzione americana, sono davvero parole di Dante!

Da questo discende con urgenza la necessità della verità, di tornare cioè alla verità di Dante, che veramente è una verità molto importante, attuale, affascinante per chiunque ancora oggi; proprio perché in Dante (e questo lui stesso ce lo racconta, ce lo documenta, ce lo racconta per immagini e ce lo rende anche in maniera esegetica precisa in più parti delle sue opere) si attua un momento particolare, che è quello che poi rende ogni persona veramente uomo e cioè la scoperta della realtà, la realtà con il suo carico di fatica, di delusione, di dolore, di entusiasmo. Ciò avviene in lui con una straordinaria capacità: la capacità di saper cogliere nel reale quel qualcosa di prezioso, di inaspettato che non può appartenere al sogno, all’immaginazione e con questo riuscire a realizzare la conoscenza di se stesso, unitamente a quella della realtà.

Il suo andare è una crescita spirituale con tappe precise, molto precise, che arriva ad una fase avanzata del percorso, alla fine del Purgatorio, dove viene incoronato da Virgilio signore di se stesso. Il poeta latino riconosce l’alto livello della consapevolezza raggiunto, consapevolezza di sé e degli altri, perché per un uomo del Medioevo le due cose non erano affatto separate, facevano parte di uno stesso ambito, e questo è molto importante per un uomo medievale del Duecento e del Trecento. Egli afferma, ad esempio, che vivere è ragione usare, dunque l’uomo deve essere assolutamente consapevole delle sue scelte, ma prima di tutto di se stesso. E nel suo viaggio oltremondano narra proprio questo, questa sua crescita, un cammino fatto in maniera esemplare per tutti. Un cammino che va verso che cosa? Verso qualcosa di preciso e di desiderato certamente da ogni uomo: verso la felicità. Proprio di felicità parla in più parti delle sue opere. Come è stato detto da Contini, l’Oltretomba non insegna a Dante il bene morire, ma il bene vivere. Lo stesso Jacopo di Dante parla della Commedia come della via per venire a felicitade.

Senza alcun dubbio questo è un aspetto che interessa tutti; e interesserà sempre, finché ogni uomo si ricorderà di essere tale. Una felicità completa da ricercarsi nella quotidianità di uomo, di persona, di uomo anche in quanto zoón politicón, animale politico, cittadino. Ecco l’aspetto fondamentale a cui tornare per conoscere la verità di Dante ed insieme ricevere una lezione di vita, oltreché un incoraggiamento per la vita stessa di tutti.

Leggendo Dante, e sforzandoci di vederlo nella sua luce di uomo medievale, si nota come ancora oggi egli raggiunga un’altra conquista: la rivincita della realtà sull’ideale; a differenza del mondo romantico, dove quest’ultimo può unicamente garantire la felicità, nel mondo di Dante è la realtà pratica, unita alla spirituale, l’assoluta protagonista. L’uomo ha un duplice fine da realizzare, quindi una duplice felicità, uno è legato a questa vita e l’altro alla vita oltre la morte. Tali sono i fini provvidenziali che ogni individuo deve sforzarsi di perseguire e per i quali sono stati previsti due aiuti, due guide, i due soli che devono illuminare questi due diversi ambiti di vita, i quali non sono affatto paralleli, bensì complementari; e i due soli sono il papa e l’imperatore. Ma l’esistenza di Dante dice di più: con la sua esperienza dimostra che, anche in assenza di questi riferimenti esterni, l’uomo è in grado di vivere felice e così facendo meritare la felicità eterna. Nel suo pensiero si distingue bene un elemento fondamentale: la felicità come equilibrio, stato d’animo che ogni persona può raggiungere e mantenere da se stessa e la felicità che dipende dalle relazioni esterne, che si devono coltivare secondo virtù perché siano autentiche e durature (poiché non si vive da soli e solo i contemplanti bastano già a se stessi, perché già interamente partecipano su questa terra del concetto proprio di Divinità). Fra questi obiettivi e la storia personale c’è uno spazio importante: è lo spazio del tempo, il luogo unico dove si gioca la vita di ciascuno. Ecco perché, nel suo andare, richiama sempre la necessità della conoscenza, della libera scelta, della fede salda in una precisa stella da seguire; poiché, senza fiducia nell’avvenire, senza progettualità, non si può intraprendere il viaggio della vita e non è pensabile affrontare le battaglie che inevitabilmente si incontrano lungo il cammino.

Il concetto di felicità è un concetto umano, è la soddisfazione che si prova nel sentirsi al proprio posto nel mondo, nel sentirsi realizzati e soddisfatti. È evidente che il concetto di felicità si realizza con il realizzarsi della persona e produce un sentimento che si manifesta in un modo di essere indipendente, in parte, dall’esterno. Con l’esterno, con gli altri, si può poi condividere ed accrescere. Questo è un aspetto della gioia che per realizzarsi ha bisogno degli altri. Soltanto i contemplanti raggiungono la felicità con la letizia intellettuale: essi hanno trasceso completamente i limiti terreni per gustare qualcosa di altro, è quel sentimento che Dante riconosce nel Paradiso alle anime beate: Luce intellettual, piena d’amore; / amore di vero ben, pien di letizia; letizia / che trascende ogni dolzore (Par. XXX vv. 40-42).

Già Platone aveva legato l’idea di felicità a quella di virtù, ma più ancora Aristotele aveva sottolineato il carattere contemplativo della felicità, fino a parlare proprio di beatitudine; in ogni modo, la felicità per lui è conforme a virtù e ciò a livello esterno, corporale, e relativamente all’anima. Ecco perché il saggio pare facilitato in questa ricerca, che assolutizzata può andare oltre il contingente per gustare “il pane degli angeli” e così bastare a se stessa. Il mondo medievale, anche quello di San Tommaso, muove da qui. Difatti la nozione aristotelica di felicità si confonde con quella di beatitudine, che è la pura contemplazione (secondo Tommaso l’ultima perfezione dell’uomo), poiché non dipende in nulla dal mondo circostante, ma consiste in una disposizione dell’anima. In Dante ciò è chiarissimo. Ma il pensiero dantesco è sempre personalissimo: partecipa di queste idee vivendole nei suoi giorni, dove la felicità si identifica con la vita, una vita consapevole che opera secondo virtù, andando così al contempo verso la beatitudine futura.

Felicità, dunque, come obiettivo concreto da perseguire nei giorni che si avvicendano costruendo la vita.

CATEGORIE
CONDIVIDI SU
Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
WhatsApp
Email
Stampa
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.