di Aldo C. Marturano.
Qualche anno fa per i tipi della Oxford Univ. Press uscì THE SACRED TRUST di R. Ekelund et al., un lavoro accuratissimo di ricerca imperniato su un esame storico-economico dell’ascesa della Chiesa Cattolica nel Medioevo durante i secc. XIII-XV. E’ sicuro che giammai alcun editore italiano tradurrebbe o pubblicherebbe quest’opera giusto per il suo contenuto, ma forse e soprattutto per autocensura. E sapete perché? Perché l’analisi, puntuale e documentata dei vari specialisti, mette a nudo le profondissime radici economiche della più grande organizzazione assicuratrice esistente al mondo.
L’organizzazione di cui si parla è talmente potente ancor oggi ed è così capillarmente diffusa (specialmente in Italia dove ha sede legale, ma anche in altri paesi sedicenti cattolici dell’America Latina e dell’Africa dove ci sono le filiali più importanti) che a parlarne su un piano diverso da quello “spirituale” (per chi è capace di astrarsi dal mondo reale) è molto pericoloso giacché ci si scontra con certi principi etici, cosiddetti universali dalla stessa Chiesa che li ha diffusi e inculcati, nei quali molta gente ha trovato i fondamenti mitologici per portare avanti la propria esistenza mondana e per riparare senza eccessive preoccupazioni nell’Aldilà e ai quali perciò è molto restia a rinunciare o a rivedere!
Che cosa emerge allora dal lavoro condotto da quegli studiosi? Cercheremo di riassumerlo nelle parole che seguono e allo stesso tempo non ci fermeremo esclusivamente su quel libro (non dovendone fare una recensione), ma integreremo il discorso con quanto noi stessi abbiamo raccolto nel tempo negli studi in relazione anche alla Chiesa Russa nel XIV-XV sec. Mettiamo in chiaro pure che i termini che qui useremo sono quelli correnti e convenzionali e non devono essere necessariamente colorati in modo negativo o positivo.
Intorno all’anno 1000 la Chiesa Cattolica comincia a dominare praticamente la parte centrale d’Europa dove ha sede il nuovo Impero Romano d’Occidente, da essa stesso voluto e fondato nel IX sec. contro quello d’Oriente o di Costantinopoli, sebbene il Paganesimo settentrionale fra Scandinavi e Slavi continua a far concorrenza al Cristianesimo. Per di più il Cristianesimo non si muove unito in queste aree, ma trova le due centrali cristiane, Roma e Costantinopoli, in scontro quasi permanente per la predominanza. Nella parte sud (il Mediterraneo) invece la concorrenza è impersonata dall’Islam che domina ormai tutto il Nord dell’Africa e la Spagna oltre ai vari suoi tentativi di insediarsi in Provenza e di radicarsi meglio in Sicilia o a Creta.
Se si guarda bene la situazione e le circostanze, la concorrenza non è tanto ideologica ossia fondata soltanto sull’educazione delle “anime” a nuove maniere di vivere quanto invece sul mercato che queste anime costituiscono, abitando all’interno di un corpo materialmente consumatore, in quel momento storico di crescita economica e demografica europea.
Se poi ci si chiede che cosa la Chiesa commercializzi, allora la risposta è abbastanza semplice: La Vita Eterna! E dove? In un mondo popolato da uomini, donne e bambini la cui vita è soggetta 1. a dispotici signorotti militari in guerra continua l’uno contro l’altro e in cui i vittoriosi considerano come miglior bottino proprio gli esseri umani da catturare, 2. dove lo sviluppo dell’agricoltura (e di conseguenza l’accumulo di derrate alimentari) è poverissimo e abbastanza arretrato, 3. dove carestie e pestilenze sono frequenti a causa del bassissimo livello igienico e della farmacopea poco sviluppata oltre che all’alimentazione insufficiente! La Chiesa, al contrario dei Paganesimi, offre non solo la Vita Eterna, ma vissuta in beatitudine nel proprio corpo originario! La prospettiva è molto attraente salvo il fatto che occorre passare attraverso il Giudizio Universale inappellabile e condotto dal dio cristiano il quale, se la vita vissuta sulla Terra è stata vissuta secondo i dettami cristiani, concederà la beatitudine altrimenti, ahinoi!, l’alternativa sono le pene eterne nel fuoco, anch’esso eterno, dell’Inferno! Con una vita precaria e di breve durata (media 30-40 anni) come quella del primo Medioevo, se questo “pacchetto di promesse” ha costi accettabili e effetti garantiti, passare da un Paganesimo indicato dalla Chiesa come negativo e foriero di tutti i guai del mondo (benché la Chiesa non abbia conosciuto affatto i contenuti mitologici dei vari Paganesimi nordici!) ad una fede che promette tutte queste belle cose, è una scelta convenientissima.
Come accedere allora all’acquisto della Vita Eterna? La Chiesa offre il pacchetto assicurativo giusto. Ci sono vari metodi e vari modi d’acquisto del “prodotto”, in cui i “listini” (poenitentiales) sono tutti fissati e regolati secondo la potenzialità economica dell’acquirente.
Per quanto riguarda gli effetti garantiti, anche qui non ci sono problemi! La Chiesa possiede le testimonianze scritte (la magia di un libro dallo scritto immutabile aveva un gran peso in quei lontani tempi) e confermate dei 13 discepoli del supposto fondatore del Cristianesimo stesso, Cristo, che l’hanno visto morire e poi l’hanno visto risorgere dalla morte per assurgere al cielo, non senza aver fatto la promessa solenne di portare con sé nella casa celeste tutti coloro che crederanno nelle sue parole e nelle sue prescrizioni.
A questo punto non deve assolutamente scandalizzare il fatto di mettersi a studiare la Chiesa medievale sullo stesso piano di una multinazionale odierna che vende e commercia prodotti propri o fabbricati da altri, materiali o immateriali (in quest’ultimo caso, si pensi al multilevel marketing) poiché è proprio ad imitazione e per rielaborazione del sistema Chiesa Cristiana che è nata la moderna compagnia multinazionale (la Corporation di tipo “americano”, per intenderci).
D’altronde il problema che si pose a san Paolo, se fu proprio costui il primo costruttore della Chiesa come comunità di mutuo soccorso organizzata, fu quello di propagare le credenze giudaiche nella Diaspora mediterranea. Credenze che si erano originate nel Medio Oriente in un contesto di popoli nomadi con antichissime tradizioni e dunque diverso dall’ambiente dell’Impero Romano in cui si moveva il nostro innovatore. Questo era uno stato ormai multietnico la cui élite al potere a causa della bassissima tecnologia di quei tempi aveva bisogno di molti uomini al lavoro coatto per mantenersi e questo materiale umano se lo procurava con le guerre e le conquiste, allargando sempre più l’area delle incursioni armate. Di conseguenza i confini statali romani dovevano essere difesi contro eventuali intrusioni e, a quest’ultimo requisito, la risposta era la sedentarizzazione delle truppe (contadini abili sempre pronti a scendere in armi) lungo il limes e qualsiasi popolo che attentasse a questo ordine, come gli Ebrei, era considerato pericoloso. In altre parole l’Ebreo rappresentava per i romani un nemico naturalmente potenziale da tenere costantemente sott’occhio ed è logico che il modo di vivere e di credere giudeo era guardato ancora con maggior sospetto se si riproduceva nella Diaspora. San Paolo sapeva bene tutto questo ed è pertanto probabile che sia stato per questo motivo cioè per essere più libero di agire, che le credenze della “Setta Cristiana” furono offerte come una religione per tutti, anche per chi non fosse ebreo. Quando poi ci si accorse che il “Nuovo Ebraismo” era vincente e che gli adepti crescevano in numero, ecco che si ritenne utile riprodurre un vecchio schema ebraico di creare e mantenere un’èlite scelta, libera dal lavoro manuale, che fosse dedita soltanto ai contatti con Dio Creatore. In Palestina questa élite era stata la tribù di Levi alla quale non era stato assegnato un territorio definito, ma il diritto per i suoi membri di poter abitare sparsi fra tutte le altre tribù ed essere da esse mantenuti da queste per fare da ultimi giudici, da consiglieri etc. e per celebrare la grandezza del Dio d’Israele nelle feste comandate. A questo punto sorgeva il problema del consenso da parte dei membri delle nuove comunità che si andavano formando, non completamente ebraiche, ad appoggiare una istituzione passiva permanente simile alla tribù di Levi. Varie furono le maniere per vincere le resistenze, ma la più efficace fu ricorrere ad un’intensa propaganda, fatta tramite predicatori (o sedicenti profeti) professionisti. Di certo ciò fu un’innovazione nel mondo romano che raramente vedeva in giro per le città e per le campagne persone di questo tipo e al contrario imponeva il proprio modo di essere ricorrendo alle armi e con la costrizione fisica, ma disdegnando il parlare e l’elucubrazione astratta dei filosofi.
Qui non c’interessa ripercorrere tutta la storia del Cristianesimo e del suo divenire da società quasi segreta a organo dello stato romano nei primi secoli del Medioevo. Al contrario a noi sta a cuore un periodo particolare: il volgere del XII sec. Come mai? Perché sono gli anni in cui l’élite celebrante e pensante cristiana raggiunge l’acme della popolarità e del potere e può immettere sul mercato della fede un nuovo “servizio”: Dio ha concesso la sua rappresentanza personale esclusiva al Papa di Roma il quale, d’ora in poi con i suoi successori, deciderà delle sorti dell’uomo non più solo sulla continuazione della vita dopo la morte, ma anche sull’andamento della vita terrena attraverso uomini adatti!
Insomma dopo il 1000 in cui il Cristianesimo era minoritario in Europa (contro i primi successi anteriori) a causa dell’Islam vincente nel Mediterraneo e la presenza massiccia dei Paganesimi nordici, ora con i piccoli passi di un successo che di nuovo arride i dettati di San Paolo si modernizzano e la Chiesa si trasforma in una vera e propria Compagnia di Assicurazioni con una Polizza che sfrutta l’angoscia primordiale dell’uomo del non riuscire a prevedere il proprio futuro!
L’abbiamo detto che nel Medioevo essere sopraffatti da un momento all’altro e privati della vita erano per la stragrande maggioranza delle persone una realtà quasi quotidiana e le paure di non sapere quando e come la morte violenta avrebbe colpito erano molto maggiori e pressanti di quelle che percepiamo noi, se pensiamo che in un certo qual modo oggi siamo più protetti e più curati nella collettività alla quale apparteniamo, almeno in una certa parte del mondo, e non abbiamo più bisogno di ricorrere ad altre istituzioni separate o diverse dalle nostre polizie o eserciti per essere difesi. Eppure continuiamo a sottoscrivere polizze assicurative o a munirci di pensioni e ad accumulare ricchezze e risparmi… non sapendo che cosa ci serbi il futuro! E’ un segno che non crediamo più a quanto il Cristianesimo ancora ci promette?
Torniamo però al Medioevo e alle Terre Russe…
Convinti e rassegnati a ricercare la felicità dopo la morte, chiunque era ben felice di accogliere chi potesse assicurargli una vita futura beata in un qualsiasi lontanissimo posto fuori dal mondo! E qui c’è un problema di comprensione: Come fare ad immaginare un altro mondo fuori da questo mondo? Il problema resterà irrisolto e la credenza che il Paradiso si trovasse sulla Terra durò fin nel XIV sec., se ricordiamo che a Novgorod, l’arcivescovo Monsignor Basilio II assicurava che certi suoi mercanti lo avessero visto in qualche luogo in Asia! La Chiesa inoltre non aveva tempo per permettere inutili esitazioni o ripensamenti ed imponeva la sua fede presentandosi al cliente o con la minaccia paventata a parole dell’Inferno, che aveva sicuramente un enorme peso in questo contesto (san Vladimiro di Kiev fu convinto alla scelta del Cristianesimo proprio da un’icona che mostrava le pene dell’Inferno), ma persino con gli armati, quando fosse necessario! Vedremo infatti che nel periodo che contempliamo la Chiesa ha già la possibilità di ordinare ai re e ai signori “secolari” di costringere i “ribelli” (eretici, infedeli, scismatici) che non accettano la fede ricorrendo ai mezzi delle armi o della rappresaglia d’altro tipo anche più orribile della morte e delle torture corporali.
Come mai proprio in questo periodo? Quali circostanze si sono verificate per spingere Roma proprio ora alla grande mossa? E chi sono questi uomini adatti?
Prima di proseguire dobbiamo però aggiungere che in questa struttura che si delinea appare un’organizzazione di tipo mafioso. Ancora una volta ribadiamo che nel termine non v’è alcuna negatività o positività voluta, ma che l’abbiamo scelto perché abbiamo constatato che cronologicamente le istituzioni cattoliche come parti di un’associazione organizzata in un certo modo precedono l’attività che la Mafia oggi conduce e che è considerata criminosa e fuori legge. A nostro avviso tuttavia, siccome è legittimo pensare che la Mafia si rifaccia a modelli anteriori, salvo poi applicarli, questi modelli, in un contesto storico e sociologico diverso come quello dell’oggi, da quel che sappiamo essa si presenta al suo cliente per difenderlo da attentati e da minacce, provocati infine da essa stessa, e, dietro pagamento, gli assicura l’immunità tramite i propri specialisti prezzolati… esattamente nello stesso modo in cui si presenta la Chiesa coi suoi possibili fedeli parlando di Vita Eterna e Salvezza dell’Anima?
Vediamo allora come i servizi, resi in particolare dalla Chiesa Cattolica si erano evoluti e fissati per i re e per i potenti ossia le élites armate fino a Innocenzo III.
Come conservatrice del sistema medievale di potere la Chiesa propagava la teoria che il dio cristiano concede il potere sugli altri uomini (sempre su intercessione del prelato addetto) soltanto ad alcuni “unti” i quali avevano il dovere di proteggere e appoggiare gli uomini di chiesa perché attraverso l’operato di questi ultimi il sistema si mantiene saldo e durevole. Gl’incaricati fanno in modo che i sudditi riconoscano il potere del “delegato divino” (gratia Dei cioè per concessione divina dice la formula ufficiale, ad esempio, del titolo di re) e lo “onorino” difendendolo e sostenendolo materialmente con offerte e tributi. Agli “unti” in cambio si richiede anche la decima annuale sulle loro entrate. Insomma, come si vede, le misure del servizio fede alla fine sono ritagliate a bella posta per il potere! I re, i signori, gli imperatori e i vescovi vengono fatti rientrare in supposti ruoli divini nei disegni imperscrutabili del dio cristiano e dunque, seppure costoro sono dispotici o pericolosi, tutto rientra in un normale piano di redenzione dell’umanità intera dalla sua aberrante condotta terrena da parte del Creatore.
Guai però a non rispettare i termini del “contratto” (ricordiamo che in latino fides significa pure credito da riscuotere) stretto con la Chiesa! E’ infatti nella facoltà di questa di revocare la “concessione” all’unto attraverso la “scomunica” o l’”interdizione”… se non paga le decime o una congrua multa in caso di altre trasgressioni!
Certo! Qui non si vuol negare che la Chiesa offrisse tantissime soluzioni pratiche a certi inconvenienti tipici della società medievale, come ad es. l’accoglimento nelle proprie istituzioni dei reietti, dei deboli di mente, dei disoccupati, dei disabili, dei malati e simili. S’occupava persino di riscattare i prigionieri di guerra già cristiani, ma, appunto, per godere di tutto questo occorreva essere “cristiani”. Occorreva seguire attentamente e rigidamente certi rituali, praticare certi esercizi spirituali (la preghiera, fare da spettatore alle cerimonie liturgiche, etc.) e corporali (il digiuno o l’astenersi dal sesso eccessivo ad esempio!), purché si vivesse occupando il posto assegnato da Dio nella società, senza ribellarsi. Nella società cristiana occidentale erano già schematizzate le tre classi in cui l’uomo trova obbligatoriamente la sua collocazione nella vita terrena: Bellatores, Oratores e “Laboratores”. Una piramide in cui il corpo armato sta in cima, in mezzo il corpo degli intermediari con Dio e i faticatori, cioè tutto il resto della gente, alla base. Non solo! Si affermava che l’uomo è nato già col famoso “peccato originale” cioè con un danno o inferiorità che soltanto la Chiesa poteva eliminare col rito del Battesimo e quindi per l’accesso alla comunità cristiana occorreva subire questo immancabile rito! Il successo era però assicurato, come sappiamo: Dopo morti si andava in Paradiso!
A leggere l’Elucidarium, documento monastico di teologia (o in altre parole un manuale d’istruzioni per vendere meglio le Polizze Assicurative Cristiane, forse redatto in un monastero bavarese) era certo che dopo il Giudizio Universale Dio avrebbe cancellato tutte le conseguenze del peccato originale (e degli altri peccati): “Il castigo per il peccato – il gelo, la calura, la grandine, la tempesta, il fulmine, il tuono e le altre molestie – scomparirà completamente!” E ancora descrive la Terra che si sarebbe trasformata in un amabile e fragrante giardino avendo accolto tanto tempo fa il cadavere di Cristo. Irrigata col sangue dei martiri cristiani essa sarà adorna di fiori dolcemente profumati, di gigli, di violette, di rose che mai appassiranno e… “non vi sarà più né fatica, né pena!” Il manuale è del 1100 e fu diffusissimo per tutto il Medioevo, tradotto addirittura nei nuovi vernacoli nazionali resistette fino al tempo dell’invenzione della stampa, testimone della dottrina cristiana in vigore!
Attenti perciò! Dio e la Chiesa giudicano ogni atto umano e soltanto la Chiesa ha la facoltà di cancellare il mal fatto o peccato: Basta confessarsi al preposto ecclesiastico che invoca e ottiene da Dio il “perdono” (un’altra innovazione concettuale cristiana) dopo aver scontato le penitenze (e versato l’obolo volontario) già previste in modo preciso nei famosi “poenitentiales”.
Ecco! Più o meno il pensiero e l’organizzazione ecclesiastica cattolica sono a questo punto nel XII-XIII sec..
Gregorio VII
A nostro modo di vedere inoltre, le circostanze più importanti che portarono Innocenzo III al suo proclama furono 1. la chiusura della lotta fra Papa, in vincita, e Imperatore già inaspritasi con Gregorio VII contro Enrico IV, 2. l’allargamento delle conoscenze geografiche sia sul Nord Europa, temuta concorrente per il suo Paganesimo slavo e scandinavo, ma mercato importantissimo di materie prime (il legno, le pellicce pregiate, la santissima cera etc.) 3. l’incontro più immediato e intimo con l’Islam tramite le Crociate nel Medio Oriente e 4., ancor più importante, l’avvicinamento della Chiesa Ortodossa Costantinopolitana sotto i Comneni a Roma per la ventilata riunione, tanto desiderata dal Papa quale allargamento del proprio mercato della fede e poi mai avvenuta.
Se guardiamo la svolta di Innocenzo III dal punto di vista commerciale, ci accorgiamo subito che la concorrenza “religiosa” era cresciuta nell’Europa ormai cristiana sotto forma di critica dei poteri secolari al sistema ecclesiale troppo corrotto e spendaccione e con il sorgere di movimenti eretici sempre più insistenti sui temi della ricchezza e dell’ostensione del potere. Per cui, come dice M. Erbstösser a quest’ultimo proposito, “la lotta per le Investiture che durava dalla seconda metà del XI sec. fino ai primi decenni del XII sec. era un tentativo da parte del papato di adattare la Chiesa Cattolica alle nuove condizioni sociali come pure un’offensiva potente per far del Papato il centro ideologico di tutta l’Europa. Qualsiasi dipendenza pratica del Clero dai poteri secolari doveva essere combattuta.”
In realtà al Papato, sebbene non andasse giù che fossero i poteri secolari (ossia l’Imperatore Romano d’Occidente, prima di altri) a nominare abati e vescovi, vedeva una forte concorrenza per le enormi entrate che confluivano a Roma proprio attraverso i cosiddetti regalia ossia l’imposizione di tasse, lavori in appalto e simili che il signore locale dava in cambio delle Investiture. C’era un esplicito tentativo di sostituire l’amministrazione papale con quella del signore ossia una cosa assolutamente illegittima per Roma che ormai aveva consolidato la propria struttura commerciale e ideologica in cui soltanto il Papa e la Camara Cardinalizia erano il massimo potere amministrativo in questioni di… fede!
Esclusivamente in questa sede venivano prese tutte le decisioni sulla fornitura delle “polizze” e dei “servizi”. Qui venivano esaminate le domande di “franchising”, concesse o respinte, quando si trattava di fondare un’abbazia o un convento o ritagliare una nuova diocesi in un nuovo territorio. Non entreremo nel sistema fissato del “massimo prezzo di vendita ammesso” attraverso le indulgenze, esortando il lettore a consultare il libro da noi sopra nominato e diciamo invece più semplicemente che, per il fatto che troppi parenti dei poteri secolari erano ormai presenti nel circolo dei titolari del “franchising” della fede (vescovi e arcivescovi), bene fece Innocenzo III a prendere su di sé tutti i diritti di nominare, sospendere, spostare etc. queste persone senza alcuna interferenza da parte estranea. Ai signori locali, ai re e agli imperatori era soltanto concesso che i prelati “designati dal Papa” fossero riconosciuti e protetti, ma solo dopo essere stati nominati da Roma.
Proclamandosi unico Vicario di Dio in Terra ossia di Amministratore Unico dell’unica Assicuratrice Internazionale in questioni di Cristianesimo, Innocenzo III alla fine si arrogò il diritto di consacrare e di scomunicare a suo assoluto ed esclusivo giudizio qualsiasi persona di qualsiasi rango all’interno della società cristiana tri-stratificata o, in altre parole, assunse il potere di licenziare il manager incapace o ribelle.
Queste circostanze accrebbero ulteriormente l’allarme nella Chiesa Ortodossa quando si continuò a parlare di riunione con Roma, specie dopo l’”occupazione latina” di Costantinopoli del 1204, durata quasi sessant’anni.
La Chiesa Ortodossa era organizzata parimenti sulla base di una Multinazionale che vendeva “polizze assicurative per la vita nell’Aldilà” e un “merger” con Roma non era auspicabile, se si rischiava di diventare una semplice filiale. Le prebende che fluivano interamente al Patriarcato (già costantinopolitano) dalla diocesi maggiore ossia dalla Metropolia Russa (o della Rus’ Kieviana, com’era più nota) non erano da dividere con nessuno! In quegli anni inoltre nelle Terre Russe non esisteva più un unico stato cristiano-ortodosso in cui il Metropolita potesse distribuire i suoi vescovi in piena libertà com’era stato tempo prima e le cose erano diventate molto più complicate e più instabili. Addirittura le entrate dalle quali trarre la decima non erano più calcolabili e incamerabili dall’unica centrale di Kiev, ma cadevano delle mani dei singoli vescovi che operavano presso il principe e non si potevano raccogliere facilmente a causa delle continue guerre e delle conseguenti limitazioni al traffico che ne interrompevano spesso e volentieri il flusso. La situazione insomma soffocava persino le azioni di propaganda religiosa.
Nel Baltico poi le azioni dei Cavalieri Teutonici sottraevano continuamente territori e persone alla Chiesa Russa così come nel Mar Nero, dove i Latini agivano, da Costantinopoli alla Crimea, quasi in monopolio. Successivamente (nel 1240) nell’Anticaucaso si stabilirà lo stato dell’Orda d’Oro che isolerà frantumando ancor di più i piccoli stati russi e impedendone la tendenza ad unificarsi sotto un solo signore. Logicamente, siccome i traffici commerciali erano perlopiù per prodotti ad altissimo valore aggiunto, la Chiesa Ortodossa si assicurò non solo la protezione (e l’esenzione dalle tasse) dai nuovi signori tatari del Volga per le proprie attività, ma addirittura fondò una nuova eparchia nella capitale tatara “per le anime cristiane presenti” (i mercanti russi) ed i khan erano raccomandati al dio cristiano nelle preghiere e nelle liturgie, esattamente come i signori cristiani.
Qualsiasi decima proveniente dalle Terre Russe era infatti un apporto ricchissimo e indispensabile per il Patriarcato (ma anche per gli Imperatori imparentati con i principi russi), costituendone il cespite vitale maggiore. Evidentemente tutte le forze politiche, secolari e ecclesiastiche russe, non appena seppero delle intenzioni romane, s’impegnarono in tutti i modi per impedire che la Chiesa Cattolica partecipasse al lauto banchetto!
Ma torniamo per un momento al Papato quale maggior protagonista dei mutamenti in corso. Nell’analisi storico-economica esso appare organizzato in laboratori di ricerca sotto il controllo di una Centrale che mettono a punto il prodotto Vita Eterna ossia i monasteri e le abbazie (al principio quelle cistercensi, più affidabili e meglio organizzate sul territorio). La Centrale, Roma, ne fissa le procedure per la compravendita fissando prezzo minimo e prezzo massimo in modo da affrontare ogni tipo di consumatore disponibile e battere ogni concorrenza e finalmente cede il pacchetto-fede in franchising. La rete è costituita dalle diverse filiali o diocesi vescovili (a capo di cui, come abbiamo detto, di solito c’era un parente del potere secolare e perciò erano a questo soggette) e che (sempre facendo capo alle indicazioni di Roma) agivano nel “mercato consumatore” o sollecitavano la domanda per il prodotto-fede nei mercati vergini.
Le filiali del tipo Abbazie e Conventi perciò non erano soltanto luoghi di preghiera o di santa illuminazione, ma veri laboratori sperimentali, ad esempio, nella coltivazione agricola, nello sfruttamento intensivo delle risorse naturali e, soprattutto, nell’utilizzazione della mano d’opera a basso costo presa dai reietti della società. Questo, ad esempio, è in gran parte il lavoro eseguito in diretta col Papa dai Cavalieri Crociati del Baltico i quali risiedevano appunto in Conventi e qui mettevano a punto i modelli di amministrazione e pianificazione del territorio. Questi modelli, ricordiamolo, furono imitati nei secoli successivi dagli stati che sorsero in quell’area come la Lituania e la stessa Russia Moscovita.
Insomma s’intravedono i primi tentativi di instaurare un sistema a classi per lo sfruttamento dell’universo (risorse, uomini, natura) per il benessere di pochi e che in seguito il mondo protestante avrebbe chiamato capitalismo.
La Chiesa di Roma perciò non può rinunciare alle ricchezze del Nordest europeo e tramite vari ammiccamenti ai principi russi e ai lituani, con la catechizzazione forzata dei capetti finnici e baltici per opera dei monaci Cavalieri Teutonici e Livonici o con crociate danesi e svedesi ad hoc e altre aperture “religiose” ai Tatari di Crimea tentò in molti modi di convincere gli abitanti della Pianura Russa a passare nella “parrocchia latina”. Addirittura adottò una strategia molto sottile in cui, alla fine di un lungo processo erosivo di conversione condotto da Francescani e Domenicani fra le varie eparchie ortodosse, queste sarebbero risultate svuotate dei propri fedeli e o si sarebbero estinte quasi naturalmente o sarebbero confluite forzosamente nell’Uniatismo. A questa conclusione finale (Un unum sint!) tenderà proprio il Concilio di Ferrara-Firenze fra Cattolici e Ortodossi che porterà (fra i molti contrasti) ad un assorbimento, in verità marginale, di una parte degli Ortodossi nella Chiesa Cattolica (questo è infatti l’Uniatismo in cui si riconosce la supremazia del papa di Roma su qualsiasi altra autorità cristiana e in un’unica Chiesa Romana Universale) e, come reazione opposta russa, alla creazione del Patriarcato di Mosca sotto il patrocinio di un nuovo Imperatore Romano d’Oriente, stavolta il russo Giovanni IV il Severo (o Ivan il Terribile, se si preferisce)…
Purtroppo la Chiesa Ortodossa non istituendo ordini conventuali non era preparata alla concorrenza degli Ordini Mendicanti che si infiltravano in Bielorussia e in Volynia. Certo! Conosceva il monachesimo, ma i conventi nelle Terre Russe continuavano ad essere quelli delle origini ossia delle specie di cooperative di “disoccupati” che si radunavano su un pezzo di terra o concesso dal latifondo signoriale o abbandonato, sul quale e del quale costoro vivevano sotto la protezione di un qualche personaggio santo o altrimenti ben conosciuto. Le regole di convivenza non sempre erano ben definite finché il “convento” non veniva consacrato e passava sotto la dipendenza del vescovo più vicino o più influente nell’area. In altre parole tutto s’iniziava in un cosiddetto “deserto” nella foresta e, quando la comunità cresceva e il microvillaggio era riconosciuto dall’autorità ecclesiastica, veniva recintato come una fortezza secondo gli antichi usi slavi e a capo di esso era nominato un igumeno che rispondeva direttamente al vescovo. Solo allora erano imposte chiare regole da rispettare da parte di tutti i membri e il convento acquistava il diritto ad avere una chiesa alla quale fare riferimento. Quanto ad armarsi, i monaci russi lo fecero solo nel tardo XV sec. quando si intensificò la colonizzazione delle terre dei Finnici a partire dalla Terra di Perm’ per giungere nell’estremo nord, naturalmente suscitando l’ostilità dei locali che si vedevano privati della loro foresta dalla quale traevano tutto il loro vivere.
Lo scontro col Paganesimo, specialmente, è logicamente profondo e duro per la Chiesa Russa. Prima di tutto perché la mitologia slava non conosceva un vero e proprio Ade ossia un mondo dei morti come quello descritto dai preti cristiani. Per gli Slavi le anime dei defunti dopo la morte vagavano più o meno nell’oscurità in attesa di entrare in un corpo vivente nuovo e non esisteva il peccato ossia la colpa verso Dio, ma soltanto occasionali comportamenti devianti che però le forze della natura di solito arginavano e fermavano prima che si giungesse a danni irreparabili per gli uomini e per le cose. Quando tali danni c’erano, il fatalismo giustificava tutto in cui gli dèi avevano deciso così a causa di qualche errore compiuto da qualcuno della comunità colpita e allo scopo di ripristinare l’equilibrio disturbato. La natura stessa, della quale l’uomo era parte (al contrario della mitologia cristiana che invece vedeva l’uomo messo al di sopra delle cose esistenti), non era a disposizione dei bisogni e delle voglie dell’uomo e non era “appropriabile” per questo motivo da parte di nessuno, essendo essa stessa una materializzazione del divino e quindi solo per decisione divina e per un certo periodo (da propiziarsi con riti adeguati) l’uomo era autorizzato ad interagire con essa. Andare a caccia, coltivare piante etc. significava collaborare con tutti gli altri esseri viventi o combattere con essi, quando si poteva, e non semplicemente assoggettarli alle proprie voglie, senza permesso.
Tutto questo complesso mitologico, malamente deducibile dalle notizie che la Chiesa Cristiana ha lasciato trasparire, aveva dunque un fondo “ecologico” molto forte che si opponeva alla filosofia cristiana e all’idea di profitto cioè di accumulare ricchezze sottraendole alla natura per mezzo di azioni economiche esclusivamente egoistiche.
Pertanto quando il Cristianesimo apparve nelle Terre Russe verso il X sec. esso fu soltanto il credo delle classi armate che l’élite al potere nel primo stato russo stava costruendo… poggiando su un lungo passato pagano e “democratico” sui generis. Queste élites non avevano dietro di sé passati imperi romani, ma sorgevano quasi dal nulla incerte se scegliere, per il proprio sistema, il modello cristiano costantinopolitano, quello cristiano cattolico romano o quello cazaro-nomade, quest’ultimo quasi autoctono per le Terre Russe e in più di religione giudaica. Né le élites avevano idea di quello che esisteva sul territorio in risorse e in persone sui quali pretendevano di dominare e si viveva in un’organizzazione economica molto primitiva, ma eccessivamente mondana e vanitosa del proprio benessere.
Soltanto con il consolidamento del potere intorno alla fine del XV sec. l’èlite della schiatta rjurikide, considerata la fondatrice di tutti gli stati russi e diventata ormai sacra con l’intima collaborazione della Chiesa Russa (tutti i primi santi russi, e sono molti, sono rjurikidi) chiaramente nazionale e nazionalizzata, tenterà di rammodernare il suo nuovo stato moscovita. In quel momento storico però Costantinopoli, modello tipico per la nuova Russia, non c’è più, la Chiesa Russa è ormai isolata rispetto alle altre centrali patriarcali ed ha come acerrima antagonista esterna una potentissima Roma (sebbene anche questa lacerata da altri conflitti e contestata dal suo stesso interno dai vari movimenti protestanti).
Addirittura la Chiesa Russa sarà in grado di superare una crisi ideologica emersa principalmente al supposto avvicinarsi della fine del mondo proprio intorno al 1467 quando scoppia di nuovo la peste. L’epidemia infatti fu così micidiale che si cominciò a parlarne di segno annunciante la “fine del mondo”. Accenniamo brevemente alla questione che l’Occidente aveva già vissuto nell’anno 1000 allora con la derisione degli Ortodossi.
Nella Chiesa Ortodossa erano state composte secondo la tradizione canonica le tabelle che calcolavano i cosiddetti Paschalia ossia le date della Pasqua anno per anno e i calcoli, sicuramente per ragioni pratiche, terminavano nell’anno 7000 dalla Creazione del Mondo, secondo il computo del tempo ortodosso, anno che, secondo invece il computo dei latini, corrispondeva al 1492 d.C. (dopo la Nascita di Cristo)!! Rifacendosi alle scritture e all’Apocalissi di San Giovanni, si ricordava che prima del grande giorno del Giudizio Finale ci sarebbero stati dei segni nel cielo e sulla terra e che chi li avesse riconosciuti e fosse ricorso quindi al pentimento per i propri peccati, avrebbe poi goduto del perdono divino e sarebbe andato direttamente in Paradiso. Uno di questi segni era l’apparizione sulla Terra dell’Anticristo. In quegli anni, quasi a comprovare il presentimento della fine, si erano viste comete, c’erano stati terremoti (eventi abbastanza rari), inondazioni ed incendi. Sul Lago Njero a Rostov, addirittura, c’era stata la tenebra per ben tre giorni e poi si era sentito uno strano boato prima che tornasse a splendere il sole! E ancora campane che si misero a suonare per loro conto, sangue che usciva dalle tombe dei prelati morti, ed altri casi strani e, come abbiamo detto, tutti pensarono che questi fossero i segni mandati dal cielo. A Mosca successe di tutto. Si videro preti abbandonare il loro comportamento solito e darsi al divertimento più sfrenato. Al contrario il Metropolita Teodosio, da santo uomo che era decise di abbandonare il suo incarico e di dedicarsi a rimettere ordine e fiducia visitando monasteri e chiese. Dopodichè si rinchiuse in una cella del Monastero dei Miracoli dove visse gli ultimi anni della sua vita… servendo un lebbroso! Non solo, ma cominciò a circolare la voce che proprio il principe rjurikide Giovanni III di Mosca che si stava dando da fare in tutti i modi per rifondare un nuovo stato russo potesse essere l’Anticristo! Poi il 1492 passa e tutto ritorna alla normalità, ma con la gente e la Chiesa che non sa trovare una spiegazione a quanto non è accaduto… E così Mosca e il suo stato si trasforma spontaneamente nell’unica salvezza ideologica e fisica per le genti delle Terre Russe, ma, avendo assimilato moltissimo dei comportamenti tatari nel trattare con le persone e con le cose, si rinchiude in se stessa in una specie di autosufficienza in tutti i campi e sarà costretta quasi senza volerlo ad ergersi a modello “russo” per i popoli e le etnie intorno e dovrà inventarsi nuovi ordinamenti e nuovi traguardi di vita “russa” che in Europa saranno a volte vituperati e a volte ammirati.
Se la Chiesa Cattolica ha al suo servizio non solo molti dei poteri secolari occidentali, con le Crociate essa comincerà ad armarsi direttamente contro il mondo tutto e trascinando dietro di sé l’Europa tutta. I Crociati saranno un vero e proprio esercito “papale internazionale” sotto la forma dei vari Ordini Monacali Armati e con compiti di task forces con potentissimi santi protettori. Di qui ne seguirà il colonialismo, prima cattolico e poi protestante nelle Americhe e nell’Africa, che in seguito s’allargherà per il mondo mascherato sotto la dicitura “Grandi scoperte geografiche”.
E il nuovo Impero Moscovita non fu da meno. Anzi! Quali alti ideali perseguiva la Russia mentre colonizzava altri popoli e conquistava altre terre dal XVI al XIX sec. facendo credere di essere stata da sempre uno stato esclusivamente cristiano e proclamando che le sue campagne ideologico-militari non erano altro che crociate o guerre sante, proprio come quelle cattoliche? E perché, come giustamente lo storico A. Burovskii si chiede in un suo divertente lavoro, dai Rjurikidi (e poi dai Romanov) non scaturì una Russia musulmana o cattolica o buddista?
Ed oggi, ci chiediamo noi, dopo settant’anni di stato ateistico sovietico e, allo stesso tempo, di secoli di Paganesimo rimasto nascosto in seno alla campagna russa (la famosa tanto lamentata doppia-fede russa), è vero che i russi stanno ritornando in seno alla Chiesa Russa Ortodossa oppure in realtà la generazione nuova non ha mai conosciuto il Cristianesimo e ne è ora incuriosita dallo sfarzo e dai riti pittoreschi? E perché non dovrebbe invece “ritornare” alla vecchia fede pagana slava che si è conservata fino ai nostri giorni nel grandissimo serbatoio di folclore e tradizioni europee che sono le Terre Russe?
I segni verso una nuova religione ecologico-animistica ci sono già in Ucraina, in Bielorussia e nel Grande Nord, per quanto riguarda l’Europa, ma forse fanno capolino anche a Krasnojarsk, in Siberia dove appunto abita il prof. Burovskii…
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Nato a Taranto, ha studiato nelle Università di Bari, poi di Pavia, infine di Amburgo, dove ha chiuso i suoi corsi di laurea in chimica industriale. Non ha mai lavorato come chimico e ha invece sfruttato le sue conoscenze linguistiche. Conosce infatti (parla e scrive correntemente) russo, inglese, tedesco, francese, spagnolo, ungherese e ne ha studiate un’altra decina che spera di portare a maggiore perfezione nel prossimo futuro. Si è diplomato in Lingua Russa all’Istituto Pusckin di Mosca dove ha avuto inizio la sua avventura nel Medioevo Russo. Lavorando sui mercati internazionali si era infatti appassionato al Medioevo, ma quando scoprì che non riusciva mai a sapere gran che su quello russo, colse l’occasione della tesi all’Istituto Pusckin e scelse di studiare un personaggio del Medioevo bielorusso, Santa Eufrosina di Polozk: di lì via via è entrato in quel mondo magico e nuovo.
Ha pubblicato il saggio storico in chiave divulgativa Olga La Russa, 2001 (che non è la sorella di Ignazio La Russa, per carità!), e poi per i ragazzi L’ombra dei Tartari, 2002, ovvero la saga di Alessandro Nevskii.
Altre sue opere sul Medioevo russo sono visibili nel portale delle Edizioni Atena.
Collabora attivamente con il portale Mondi Medievali curando la rubrica Medioevo Russo.