Simboli volanti. Il ruolo iconologico degli uccelli all’interno dei bestiari

In epoca medievale e moderna i bestiari costituiscono le più affascinanti rappresentazioni di animali e piante; si tratta di manoscritti a scopo illustrativo, dove la componente didattica e l’intonazione moraleggiante – con frammenti dei testi sacri – si completa con la presenza iconografica di animali e mostri fantastici, ma anche di piante e ambienti naturali. In epoca altomedievale si inserisce il Bestiario di Aberdeen (1), uno dei più importanti codici mai realizzati, naturale continuazione rappresentativa del Fisiologo. Nei fogli di questi capolavori si da spazio alle vicende bibliche – dalla creazione del cielo e della terra sino al popolamento con uomini e animali – con richiami etici e riflessioni religiose, rappresentazione del più autentico simbolismo medievale (2).
Gli uccelli, animali che collegano il cielo e la terra, l’umano e il divino, e che con loro straordinaria dote del volo attraversano la storia del mondo e si pongono come baricentro tra le creature, sono fondamentali nelle rappresentazioni dei bestiari, così come nelle opere pittoriche di età moderna. 
Nel Bestiario di Aberdeen (3) un uccello ben descritto è la cicogna. Nel verso del foglio 48 questa creatura viene introdotta a partire del suo nome: e’ il suono che producono, urtando i becchi – il ciconio – a fornirgli l’epiteto. La cicogna porta con sé il senso della primavera, cioè della rinascita, e della comunità. Da parte delle cicogne c’è un forte senso del dovere verso i cuccioli, che difendono dai serpenti: spesso l’uccello è rappresentato con un serpente in bocca, a simboleggiare Cristo che combatte il demonio. La cicogna colpisce i rettili striscianti come il becco, allontanando l’influsso dei cattivi pensieri. Insieme ad alcuni uccelli, come la rondine, le cicogne portano alla fede coloro che non credono in Cristo. 
Una creatura volante con un importante ruolo nelle rappresentazioni iconologiche è l’ibis: nel Bestiario di Aberdeen si descrive come un uccello che si nutre di uova di serpenti e dei corpi morti di animali. E’ timorosa dell’acqua, non sa nuotare, e trascorre molte ore del giorno lungo la riva a cercare pesci. Si deduce, quindi, rispetto al ruolo cristologico della cicogna, che l’ibis sia molto più rappresentativo degli uomini dall’anima miserabile, che si nutrono perennemente e compiono ”atti mortali”. Il cristiano rinasce dall’acqua e non deve quindi temerla, come fa l’ibis. L’uccello è considerato impuro, a causa delle sue pratiche alimentare, e nel Deuteronomio è vietato mangiarne la carne. Rispetto all’Antico Egitto, dove l’uccello aveva un ruolo positivo perchè divoratore di serpenti, tanto che nella cerimonia della purificazione i sacerdoti utilizzava l’acqua dove l’ibis si era dissetato, nella simbologia cristiana è un simbolo del male e del peccato. L’unica dottrina cristiana che vede di buon occhio l’ibis è quella dei padri alessandrini, che lo ritengono la rappresentazione di Cristo che combatte Satana. 
Importantissima è la rappresentazione, nel Bestiario di Aberdeen, della colomba, uccello che incarna la Chiesa. La colomba ha due occhi: quello sinistro per guardare dentro sé stessa, e quello destro per contemplare Dio. Un’ala è per la vita contemplativa e una è per la vita attiva. Mentre vola la colomba rappresenta l’estasi, quando è a terra rappresenta la sobrietà del nostro animo quando viviamo con i fratelli. Il cuore della colomba giace sotto le sue piume dorate, in attesa di essere coperta dall’oro della beatitudine eterna. Le due ali rappresentano anche l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo. Si tratta quindi di un uccello con una intensa componente mistica, dove il corpo e l’anima sono sia per il divino che per l’umanità. Questi tre uccelli – cicogna, ibis e colomba – sono quindi la coerente rappresentazione del mondo celeste e di quello terrestre. L’ibis è l’uccello del livello infernale, la cicogna si pone nel mezzo – come Cristo che unisce l’uomo a Dio – e la colomba si fa uccello della santità, che inizia dalla vita nel mondo degli uomini e raggiunge poi l’Alto dei Cieli.
1. L. MORINI, Bestiari medievali, Torino, Einaudi, 1996;
2. Marie-Madeleine Davy, Il simbolismo medievale (traduzione di B. PAVAROTTI), Roma, Edizioni Mediterranee, 1988;
3. Il mio approfondimento sui primi fogli del bestario è www.italiamedievale.org/portale/la-creazione-della-terra-del-cielo-e-del-mare-nel-bestiario-di-aberdeen.

Enrico Laurito

Laureato in Storia Medievale, è appassionato di Storia della Chiesa nel Medioevo e nell’età contemporanea. Per L’Opinione delle Libertà scrive editoriali su storia, società e politica.
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